https://anarcoqueer.files.wordpress.com/2016/02/forbici-per-tutte.pdf

Vilma Espin

Ciao a tutte e tutti,
anche quest’anno faremo Capodanno al Quadraro
Dalle ore 19 iniziamo con le previsioni astrali per l’anno che verrà con l’oroscopo di Astronza
dalle ore 21 Gran Cenone a sottoscrizione
Menù parziale: tartine in varie salse, polentata al sugo di spuntature e salsicce o funghi per vegetarian/vegani, contorni spaziali, lenticchie, cotechino…
…a seguire DjSet Improbabile a cura dei presenti e pilotato da Torino dall’assente Caciotta (fischi per lui)…bar attivo… capace che spunterà una chitarra sul finire…
Insieme a tutt* quell* che si oppongono all’attacco terroristico del dominio, alla violenza delle Istituzioni, alla colonizzazione borghese patriarcale del quotidiano continueremo appassionatamente e testardamente, con le unghie e con i denti, a percorrere strade di liberazione tenendoci per mano sotto il fuoco nemico…


Da diversi mesi la Valle di Susa, come altre terre di confine, si trova ad assistere a continui tentativi di passaggio di persone migranti verso la Francia. Spesso alle spalle si lasciano un futuro negato, dal sistema in cui viviamo, accompagnato da distruzione, miseria, guerre e traversate in mare passate miracolosamente indenni. Ad aspettarli, oltre alla rigidità dell’inverno alpino, c’è una pesante e spietata militarizzazione.
La barriera fisica delle montagne alla testata della vallata è resa selettiva dai governi, per le persone ma non per le merci. Per l’inutile e sovrastimato passaggio di queste ultime ci opponiamo come Movimento No Tav alla realizzazione di un’opera da miliardi di euro. Per il passaggio delle persone ci battiamo per la libertà di circolazione. Il Movimento No Tav è Antifascista, in quanto la nostra è una lotta contro le decisioni dall’alto che condizionano la vita delle persone ed è Antirazzista perché queste ultime devono avere eguali diritti. Scegliere dove costruirsi un futuro non deve implicare per forza intraprendere sentieri pericolosi con il rischio di morire sui nostri colli. Riteniamo inaccettabile l’utilizzo della montagna come strumento per l’arricchirsi di pochi, scavando un buco verso la Francia dall’inutilità conclamata. Allo stesso tempo rifiutiamo l’utilizzo di queste stesse montagne nel distruggere la vita delle persone che vi transitano. Per questi motivi il Movimento No Tav aderisce alla marcia del 7 Gennaio 2018 da Claviere a Montegèvre organizzata dalla Rete di Solidarietà “Briser Le Frontières”: contro le frontiere, per muoversi liberamente.
http://www.notav.info/post/701-il-movimento-no-tav-aderisce-alla-marcia-briser-les-frontieres/
da lavoratricilavoratrici
https://youtu.be/g6nnrg644rM


“Liberarci dal grande bluff del patriarcato.
La cosa più difficile è superare la contaminazione del contesto, anche nella critica e nello
smascheramento, perché il sistema che l’ha prodotto ha un solfeggio che propaga un
simbolico a favore di chi ha scelto e diretto le sue messe in note/atti di potere: insieme
formano un suono che le orecchie sentono solo dentro quello spartito, anche se provano a
udirle in suoni e corpi e strumenti altri dove le stesse note potrebbero “suonare” diverse nelle messe in atto. Ma come i suoni delle parole non prescindono dalle lingue che parlano, così i pensieri non prescindono da chi li pensa. Non è un caso, dunque, che siano le donne a provare a “intendere” e a poter parlare d’“altro”.

Con un lavoro lungo, di anni, un passo dopo l’altro, il neoliberismo ha ridisegnato tutta la società, ha investito tutti gli aspetti della vita, da quelli del mondo del lavoro a quelli ludici e personali, dalla sfera della sessualità a quella sociale, dai rapporti con gli oppressi e tra gli oppressi.
Questo attacco di cui si è fatta carico in prima linea la socialdemocrazia riformista è stato portato avanti con una determinazione, una pervicacia e una perfidia da lasciare gli oppressi e le oppresse attoniti, indifesi, spiazzati.
Tanto attoniti da non ragionare con la loro testa, tanto spiazzati da non seguire l’istinto, tanto indifesi da non recepire il ribaltamento totale che i termini e il lessico di sinistra avevano assunto nella sostanza. Hanno seguito i pifferai del PD e della triplice sindacale, hanno dato spazio alla “meritocrazia”, alla gerarchia, al “rendimento”, hanno accettato il controllo, le limitazioni del diritto di sciopero, i tagli, le privatizzazioni …si sono prestati alla guerra fra poveri, stigmatizzando il collega che non rendeva abbastanza, che non era ligio all’azienda, l’impiegata che portava i bambini a scuola o faceva la spesa nell’orario di lavoro, come se questo non fosse lavoro….
Ora sono basiti, muti, inermi, dotati/e di strumenti inadeguati per rispondere ad un attacco così violento che investe il mondo del lavoro…l’istruzione…la sanità…lo stato sociale…e questo attacco non ha solo valenza economica, ma è anche un attacco all’idea e alla pratica di comunità.
Il tessuto sociale ne è sconvolto: lavoratori/trici, contadini/e, donne, addette/i ai servizi…popoli del terzo mondo…sono tutti dentro un comune progetto di sfruttamento, questo sì diventato globale.
Dentro questo processo siamo tutti/e poveri/e, siamo tutti/e nelle mani di un potere che ci infantilizza, che ci plasma per uno sfruttamento in tutti i momenti della nostra vita.
Ad un attacco politico a tutto campo, la risposta non può che essere sullo stesso piano.
Le lotte devono essere immediatamente politiche, gli spazi di mediazione, di contrattazione, di richiesta sono stati rimossi dal neoliberismo.
Per ora ha vinto, ci ha tolto la parola, cambiato i riferimenti, azzerato la memoria.
Questo mondo si è convertito ai valori nazisti attraverso lo Stato etico e il suo sviluppo secondo moduli di guerra. Continua a leggere
DOSSIER/DALL’UNIVERSITA’ AI CONTESTI CIVILI: LA MILITARIZZAZIONE DEL SOCIALE
“La paura determinerà la politica europea e internazionale dei prossimi anni” Marco Minniti, Ministro dell’Interno.
Il dossier che hai tra le mani vuole essere uno strumento di analisi e riflessione su uno dei tanti cambiamenti che il sistema della formazione, in questo caso il mondo universitario, sta subendo negli ultimi anni. Da qualche anno i militari stanno silenziosamente entrando in un contesto che non è quello della guerra (dove ancora il nostro immaginario, non del tutto atrofizzato, li inserisce), ma quello della formazione e della ricerca civile.
Sempre di più i militari condividono con noi le strade delle città, così come la nostra quotidianità. Li ritroviamo spesso seduti ai banchi dell’università o dietro la cattedra, li rivediamo nei contesti di cosiddetta “emergenza” sia di carattere umanitario (legata ad esempio ai fenomeni migratori o alle calamità naturali) o di carattere securitario (legata negli ultimi anni soprattutto agli atti di terrorismo).
Questo dossier cerca capire il modo in cui il mondo dell’università si sta inserendo in questo contesto più generale e, soprattutto, come essa stia diventando parte di quella filiera bellica che vede la Sardegna come uno dei suoi anelli forti. Il fine, dunque, è di capire come il mondo della formazione si inserisca in un contesto che, secondo le parole di Minniti, è dominato sempre più dalla “paura” e dal carattere “emergenziale”.
Per questo motivo, il dossier parte da una panoramica su modalità e finalità con cui negli ultimi anni il militare si sta inserendo nell’ambito della formazione universitaria italiana, soffermandosi poi sul caso sassarese del Corso di Laurea in Cooperazione e Sicurezza Internazionale e offrendo infine una cornice generale sui progetti più recenti con cui il militare si è inserito nella gestione dell’ambito civile e sull’occupazione militare in Sardegna.

“…Il neoliberismo ribadisce prepotentemente la centralità dell’occidente nei confronti dei paesi del terzo mondo perché oltre a cannibalizzare e distruggere le economie di sussistenza e provocare l’inurbamento selvaggio in quei territori e la nascita di immense bidonvilles, spinge le popolazioni alla migrazione verso i paesi occidentali in cerca di una qualsivoglia altra possibilità di vita, vero e proprio miraggio creato ad arte. Ma così facendo il neoliberismo ottiene un altro ottimo risultato qui da noi: spinge alla guerra fra poveri, ricatta lavoratori e lavoratrici con una massa di manovalanza disperata costretta a lavorare in condizioni di semischiavitù…Il buonismo peloso del politicamente corretto, poi, ribadisce fortemente il razzismo perché pone l’occidente come portatore di democrazia, sensibilità e altruismo nei confronti delle popolazioni del terzo mondo e veicola inoltre una sorta di razzismo interno contro i poveri di casa nostra, contro quelli che non ce la fanno, che sono incapaci di mettersi in gioco in questa società e che perciò vengono relegati in una sfera delinquenziale…Ribadisce la bianchezza abbagliante e la ribadisce anche sul fronte interno…”
