E’-street / controestate diffusa

PROPOSTA DI RIFLESSIONE PER LA COSTRUZIONE DI UNA CONTROESTATE DIFFUSA

La volontà di organizzare E’-street (come l’avevamo chiamata l’anno scorso) nasce da una riflessione che da due anni a questa parte, con l’avvicinarsi dell’estate, abbiamo portato avanti sul cosiddetto tempo libero.

Non intendiamo dare una definizione di cosa sia il tempo libero, ma concentrarci sulla sua accezione come tempo non esplicitamente produttivo.

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Per chi ha un lavoro il tempo libero è quello esterno dall’orario lavorativo.

Per chi non ha un lavoro, ne ha uno precario o semplicemente ha smesso di cercarlo, il tempo esterno all’orario lavorativo è invece una condizione permanente.

Questo tempo è immediatamente produttivo in quanto caratterizza la condizione di ricatto cui siamo costantemente sottoposte/i ed è quello che tentiamo quotidianamente di liberare attraverso le nostre lotte: dall’occupazione delle case alla lotta sui posti di lavoro, dalla riappropriazione di spazi e saperi alla lotta contro la devastazione dei territori.

Oltre al tempo del lavoro ed a quello del ricatto, dal nostro punto di vista crediamo che produttivo sia anche quel tempo che a prima vista definiremmo di svago; la messa a valore delle nostre vite passa anche attraverso la commercializzazione di emozioni, sensazioni ed esperienze. Consapevoli della complessità dell’argomento e non volendo trattarlo in maniera esaustiva, vogliamo concentrarci in particolare sul cosiddetto “tempo del divertimento”.

Abituati a considerarlo tra gli aspetti secondari del nostro intervento, siamo portati a viverlo individualmente e scisso dall’azione militante; come fosse una sacca che, se non estranea alle logiche del profitto, certamente ne è meno influenzata e vi è meno influente.

L’uscita serale, la vacanza estiva o la domenica al centro commerciale, sono momenti di consumo vincolati alla possibilità economica e pertanto inaccessibili a chi tale spesa non possa permettersela.

A fronte di tale inaccessibilità sono tuttavia fortemente legati alla nostra percezione di benessere: è proprio attraverso il desiderio che suscitano, quindi, che esercitano la loro influenza.

In questo senso è paradigmatica “L’Estate Romana”: quella collezione di eventi gratuiti sponsorizzati da banche e fondazioni private, di vetrine per lo shopping, di concertoni dai 60 euro in su… Grandi eventi che vivono esclusivamente nel centro della città, i cui profitti sono garantiti dal divario tra costi di ingresso o consumazioni e lo stipendio orario di chi vi lavora: un successo tutto fondato sullo sfruttamento delle masse di precari e disoccupati accuratamente create durante il resto dell’anno dalle politiche di ricatto lavorativo.

All’interno di questo quadro abbiamo immaginato di creare un’alternativa al “pacchetto divertimento” offerto. Costruire momenti di socialità che non siano fondati sulla logica del profitto non vuol dire spendersi per una controcultura di nicchia da potersi rivendere in un secondo momento, ma riappropriarsi del proprio tempo libero, del proprio modo di viverlo. Ed in quest’ottica abbiamo pensato “E’-street, l’Estate instrada” come una cornice all’interno della quale le più disparate iniziative possano essere messe in comunicazione e presentate come un’alternativa reale all’estate romana ufficiale.

Da un lato vorremmo coinvolgere quella composizione sociale che in altri momenti difficilmente riusciamo ad intercettare: giovani che non vanno e mai andranno all’università, disoccupate/i, sottoccupate/i o lavoratori/trici che nella routine quotidiana non trovano il tempo o il modo di partecipare a lotte e vertenze che magari, pur riguardandoli, ancora non sentono proprie. Dall’altro vorremmo sperimentarci nel dar vita a momenti di festa che, anche se non immediatamente conflittuali, ci permettano di rinsaldare rapporti e di tentare un po’ di quelle forme di vita e socialità altre che vorremmo costruire.

Crediamo, infatti, che rivendicare ciò che viene fatto passare come “secondario” sia parte integrante del nostro agire politico; specialmente in un momento in cui lo smantellamento dello stato sociale e l’aziendalizzazione dei più disparati aspetti delle nostre vite vengono giustificati proprio in virtù di quest’essere “secondari”. In questo senso diviene quindi normale che i libri di testo abbiano costi estremamente elevati o che, come abbiamo visto accadere nei mesi passati al Policlinico Umberto I, un servizio essenziale come quello della mensa sia stato esternalizzato ad una cooperativa privata che trae profitto dalla scadenza del servizio stesso.

Il progetto è in fase di costruzione e questo stesso testo vuole essere solo uno spunto per una discussione più approfondita. L’idea è sostanzialmente di connettere le iniziative che comunque l’estate animano i vari territori di modo che siano riconoscibilmente contro l’Estate ufficiale, progetto quindi che ha tanto più senso quanto più è allargato.

Spazio sociale occupato Ex51-via Bacciarini 12-Roma

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