24 maggio/giornata mondiale contro Monsanto

Fuori dal seminato

Dumbles – feminis furlanis libertaris-

http://dumbles.noblogs.org/ alla categoria “OGM ed altre cose che fanno specie”   mail: dumbles@inventati.org

Da quando nei laboratori si è messa a punto la tecnica per il trasferimento dei geni da un organismo ad un altro, si sono creati molti OGM e molti se ne stanno creando e sperimentando.
Per non fare confusione facciamo riferimento perciò soltanto a quelli che sono o sono candidati ad essere usati in agricoltura, cioè a piante GM, fra queste al mais BT, modificato per essere resistente alla piralide, lepidottero parassita della pianta.
Per dire perché vorremmo tenerli fuori dal seminato, diciamo due cose sulle caratteristiche di ciò che si semina, perché da lì dipende almeno uno dei punti di discussione, ovvero: sono gli OGM la prosecuzione della selezione con altri mezzi?
Selezione su selezione, le piante coltivate ad uso alimentare sono, in realtà, tutt’altro che naturali; la pianta “addomesticata” non produce per sé, non lascia cadere la spiga che germina e si riproduce, non è resistente ai molti eventi avversi, non produce tossine contro i predatori, o meglio, le produce se viene indotta a farlo.
Il problema è il come – a partire dalla domesticazione- vogliamo indurre le specie a lavorare per noi.
Per molti biotecnologi il come non ha importanza.

ogm
Per noi ne deve avere, perché riteniamo che anche il mezzo faccia la differenza.
La selezione attraverso gli ibridi asseconda una propensione “naturale” al mescolamento genetico ed alla creazione di diversità con caratteristiche buone per la coltivazione ed il prodotto; ma molti ritengono i tempi biologici troppo lenti rispetto a quelli umani; si introducono perciò varie tecniche di mutagenesi, dal bombardamento con raggi gamma, all’induzione di mutazioni più puntuali con mezzi di biotecnologia molecolare, la genomica ci prova con la MAS (Marker Assisted Selection, selezione assistita da marcatori) e la transgenesi traffica con gli OGM.
Tra tutte queste tecniche, che passano per gradi diversi di “forzatura” genetica, quella che urta di più è l’inserimento di geni di una specie in un’altra anche filogeneticamente distanti cioè il trasferimento genico orizzontale che travalica il normale passaggio dei geni da genitori a figli, cioè verticale ed anche quello orizzontale fra procarioti (i batteri in modi diversi si passano informazione genetica; p. es. i fattori di resistenza agli antibiotici) o quello che può accadere fra virus ed altri organismi.
Certo, in natura molte cose possono accadere ed accadono, ma, in linea generale, pure a scuola ti spiegano che l’evoluzione ha selezionato le cellule affinché siano in grado di sviluppare sistemi di sicurezza contro l’acquisizione di materiale genetico estraneo e, non per nulla, il trasferimento genico orizzontale solleva diversi problemi di variabilità, imprevedibilità, imprecisione, ricombinazioni non controllabili ecc. ecc.
E allora questi “innesti” genetici sono davvero un mezzo fra i tanti per ottenere la varietà desiderata?
E possiamo accettare il principio di sostanziale equivalenza in virtù del quale si considera che gli OGM siano sostanzialmente equivalenti a prodotti analoghi già esistenti, per il solo fatto che le mutazioni ottenute corrispondono a quello che potrebbe, nella lotteria delle probabilità, avvenire in natura; che si tratta pur sempre di “piccoli cambiamenti in sequenze nucleotidiche”, di “riarrangiamenti di segmenti di DNA”… ecc. ecc.?(1)
Se un difensore degli OGM (2) ci spiega che “idealmente basta il cambiamento di una sola base sull’intero genoma (300 milioni di basi, -riferito all’avena-) per stravolgere la riproduzione della specie”, perché dovremmo pensare che un gene in più non faccia alcuna differenza?
Perché altrimenti questi costrutti sarebbero registrati come “invenzioni”?
Tanto uguali quando non si vuole suscitare diffidenza, ma tanto diversi da essere “inventati” quando si devono incassare le royalties.
Ma, chiarito che questa è una pratica di selezione diversa dalle precedenti (3) e che i prodotti ottenuti, pure, sono diversi, guardiamoli nel contesto nel quale e per il quale sono stati pensati: il “seminato”, ovvero l’agricoltura.
Per stringerla in due parole, il sistema agricolo è un “ecosistema” in disequilibrio costante; materia ed energia in entrata devono garantire, attraverso il “lavoro” di trasformazione della pianta, un surplus energetico che viene sottratto sistematicamente al sistema (quindi non reimpiegato in esso) in forma di prodotti.
Mantenere un basso livello di entropia costa; il costo, remunerato dal profitto, spinge allo sfruttamento del sistema, ma quanto più il sistema si impoverisce dal momento che non rimette in circolo ciò che produce, tanto maggiore deve essere l’energia ausiliaria apportata in termini di concimazione, insetticidi, pesticidi, diserbanti ecc.
L’agricoltura industriale, a differenza di quella tradizionale che riusciva a mantenere lo squilibrio latente, ha razionalizzato molti aspetti ad esempio con la meccanizzazione e la monocoltura, ma ha anche – e come avrebbe potuto non farlo?- aumentato l’instabilità del sistema.
Uno degli aspetti del disequilibrio è, per esempio, la pullulazione di infestanti ad alto potenziale biologico.
Ed eccoci al mais ed alla piralide e al mais BT e al Mon 810 che dovrebbe risolvere questo problema.
Ora, il problema è che non è questo il problema o meglio: in questo contesto, gli OGM rappresentano il punto di degenerazione terminale di questo sistema agroindustriale ormai giunto al capolinea, non più, né localmente, né globalmente, sostenibile.
L’avvicinamento fra ipersfruttamento e limiti del sistema è reso evidente anche dal fatto che le due grandi monocolture, mais e soia, hanno destinazioni d’uso alternative e concorrenti rispetto a quello alimentare. Servono ad allevare animali ed alimentare macchine. Zootecnia e biocombustibili. Nel mondo circa l’80 % della produzione di soia è destinata all’alimentazione animale ed anche la maggior parte del mais prodotto. I dati periodici dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ci dicono che l’agricoltura, con la zootecnia, è responsabile intorno al 18% delle emissioni di gas serra.
Ancora meno sostenibile il discorso dei biocarburanti legato direttamente allo sfruttamento del suolo quando non alla deforestazione diretta.
Guardato da questo punto di vista, il NO agli OGM è secco, perché è netto il NO a questo tipo di agricoltura.
No, anche se non nuocessero alla salute, all’ambiente, alla biodiversità.
Poi ci sono tutte le altre considerazioni.
Il loro impatto sulla salute, sull’ambiente, sulla biodiversità.
Poi c’è il balletto legislativo con decreti fatti apposta per essere impugnati; poi c’è la sostanziale ipocrisia di chi predica bene e razzola male a difesa di un Made in Italy di prodotti DOC che senza i mangimi GM importati non si trasformerebbero né in prosciutti né in formaggio da grattugia.
Per ogni punto ci sarebbero molte considerazioni da fare.
Brevissimamente, per quanto riguarda la valutazione sanitaria: nessuno ancora può dire l’ultima parola; per uno studio che viene ritirato perché errato in procedura, metodologia e valutazione dei risultati (vicenda Seralini) (4), ce ne sono altri che si affacciano sulla scena: l’ultimo propone una relazione tra le varie tossine Cry ottenute da Bacillus Thuringiensis espresse dal mais BT con leucemie e gravi patologie del sangue (5): test di laboratorio da valutare, si vedrà.
Visti, ma sempre oggetto di valutazioni contrastanti, i diversi impatti sull’ambiente, sugli animali non target, sulla persistenza e gli effetti della tossina Cry nel suolo, sulla diffusione con il polline ecc… Cosa certa invece è la forte pressione selettiva che il mais GM determina nei confronti dei parassiti i quali in tempi più brevi di quanto normalmente avverrebbe, selezionano soggetti resistenti. I dati sono freschi dallo Iowa (6): la Diabrotica virgifera, si è dimostrata resistente a più di una tossina Cry, con fenomeno di resistenza crociata (7) ed in tempi più brevi di quanto calcolato per gli insetti: 3,6 anni piuttosto che 6. Il consiglio per uscire da questo guaio, è l’abbandono della monosuccessione, la rotazione colturale come una volta! Come ha suggerito qualcuno: se non c’è il mais non c’è il suo parassita.
E nelle colture friulane, ultima propaggine della Pianura Padana a blave, blave, blave, già depauperata dall’orrore del riordino fondiario, dei pesticidi e diserbanti sparsi a gò gò (do you remember Atrazina?), ora assistiamo al grottesco balletto legiferativo della “prima regione OGM free”.
Si fanno decreti che saranno impugnati e probabilmente vinti perché c’è l’Europa a supervisionare e se vuole aprire agli OGM, apre (a tutt’oggi ha dato il via libera a 52); e quand’anche si orientasse, come pare a lasciar decidere ogni nazione, ci sarebbero da fare i conti con la libera circolazione delle merci, il WTO, ecc. ecc. … che Obama a fine marzo non è venuto in Europa per niente (8)
Sembra non esserci via d’uscita se non la presa d’atto, da parte di chi vorrebbe vivere del lavoro della terra, che la terra è finita e la sua responsabilità (come d’altra parte quella di tutt* in veste di “consumatori”) è grande nelle scelte che si fanno e nelle pratiche che si attuano, perché il peggior futuro prospettato è ora presente e si chiama soprattutto cambiamento climatico.
Quanto più il problema è grande, tanto più il ragionamento deve essere articolato e quanto meno un* può guardare solo al suo campo.
I Fidenati e associati, i sindaci come quello di Porpetto (9), sostenitori di una tecnologia che è una toppa peggiore del buco, sono fuori tempo, superati dagli eventi biostorici e bioclimatici.
Come d’altra parte i politici che ciucciano il dito e testano il vento del consenso; se soffia dalla grande distribuzione delle Coop a marchio Pd, si veleggia con decreti OGMfree in eterna attesa di una legge che stia in piedi e che non sono mai riusciti a fare tanto da essere perennemente in procedura di infrazione.
Non sono riusciti ad adottare una clausola di salvaguardia; dovranno provare con una legge sulla coesistenza che è come trovare la quadratura del cerchio: la misura giusta per dire a che distanza devono stare le colture GM da quelle NoGM con l’intento di impedire le colture GM ma senza vietarle.
Tireranno numeri.
D’altra parte, che altro si può fare nella misurazione dei parametri fisico-biologici su tutta la filiera di produzione? Passi per come e cosa si misura, ma: chi controlla? I dati dell’ultima inchiesta FAO riportano di un costante aumento di contaminazioni in alimenti e mangimi (10).
Quando Silvano Dalla Libera, consocio di Fidenato, trebbiò il suo Mon810 un’ordinanza del servizio forestale della Regione gli intimò di controllare, prima della semina di questa primavera, la nascita di eventuali piante erratiche nate dal seme sfuggito; nel caso di positività avrebbe dovuto “procedere al diserbo dell’appezzamento a mezzo di erbicida ad azione sistemica”.
Non si parla del seme andato fuori del seminato; che non sarebbe una tragedia perché qui il mais non ha parenti selvatiche; ma qui siamo in pieno dentro una commedia, una sceneggiata che la crew Futuragra ha intenzione di continuare obbligandoci tutt* a guardare al loro ombelico (leggi reddito) mentre il mondo intorno si dibatte in uno stato permanente di calamità naturale, complice anche un’agricoltura industriale ormai deGENEre.
Suggeriamo a Fidenato titolare dell’Azienda “In trois” di cambià troi, suggeriamo al sindaco di Porpetto di non farla sul campo degli altri, suggeriamo agli/le agricoltori/trici di non guardare solo hic et nunc, suggeriamo di riprendere un’agricoltura diversificata per l’alimentazione umana, suggeriamo a noi tutti di consumare niente -o comunque meno- carne.
Ai/lle politici/che di professione non suggeriamo nulla, li cestiniamo in quanto inadatti a gestire la crisi globale che stiamo vivendo. Dopotutto anche loro sono OGM: Onorevoli Generosamente Mantenuti/e … :-))))

NOTE
1) Klaus Ammann: “Genomic Misconception: a fresh look at the biosafety of transgenic and conventional crops. A plea for a process agnostic regulation” – New Biotechnology, Volume 31, Number 1 ¨C January 2014

2) Pietro Morandini, “Naturalità, rischi e benefici degli OGM”, esposizione al convegno “L’impatto degli OGM in agricoltura: aspetti scientifici, agricoli ed economici”, Senato della Repubblica, 4 febbraio 2014

3) In realtà ogni pratica va considerata per se stessa.
Altre tecniche di mutagenesi possono riservare altrettanti problemi che gli OGM.
Caso classico è la tecnologia Clearfield messa a punto dalla BASF che tramite la mutazione di un gene ha ottenuto riso resistente agli erbicidi imidazolinonici. Introdotto in Italia a partire dal 2006; nel 2012 si registrava già lo sviluppo della resistenza del “riso crodo” (Oryza sativa ¨C var. silvatica) infestante delle risaie.

4) vedi http://dumbles.noblogs.org/2012/09/23/il-responso-del-ratto/

5) Mezzomo B.P. et Al. “Hematotoxicity of Bacillus Thuringiensis as Spore-crystal Strain Cry1Aa, Cry1Ab, Cry1Ac or Cry2Aa in Swiss Albino Mice” in Journal of Hematology & Thromboembolic Diseases, Dic. 2013

6) Gassmann A. J. et al. “Field-evolved resistance by western corn rootworm to multiple Bacillus thuringiensis toxins in transgenic maize” in Proceedings of the National Academy of Sciences, january 2014

7) L’endotossina Cry, codificata dal gene del Bacillus thuringiensis inserito nella pianta, ha la funzione di far morire le larve degli insetti (lepidotteri o coleotteri) che se ne nutrono. Ci sono più tipi di endotossina Cry (il Mon 810 esprime la tossina Cry 1Ab). Resistenza crociata significa che un insetto esposto e resistente ad una tossina specifica, risulta immune anche alle altre varianti che quindi non si possono usare in alternativa.

8) Vedi TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) http://en.wikipedia.org/wiki/Transatlantic_Trade_and_Investment_Partnership
Uno dei punti in discussione è la pressione sulle importazioni dagli USA e soprattutto maggiore efficenza da parte europea nelle procedure di approvazione degli OGM per i quali si lamenta che 4 anni per il sì definitivo sono troppi.
9)Vedi http://dumbles.noblogs.org/2014/01/14/il-podesta-e-il-podere/

10) Vedi http://lastampa.it/2014/03/14/scienza/ambiente/inchiesta-fao-aumenta-contaminazione-ogm-in-alimenti-nel-mondo-sC9ZYB34YJYQA9HCG0Li8K/pagina.html

 

Il 26 aprile il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di Fidenato contro il decreto interministeriale 12/7/2013 che si poggia su una sorta di clausola di salvaguardia ed impedisce la coltivazione di Mon 810 per diciotto mesi (scadenza febbraio 2015). Contemporaneamente il Tar del Friuli ha pure rigettato il ricorso dello stesso contro le disposizioni dell’autunno 2013, sempre in materia di Mon 810.
Ma il Fidenato sconfitto non si arrende, ricorre al Consiglio di Stato e non molla il suo Mon 810.
Prima di pasqua lo semina a Colloredo di Monte Albano (a 16 km. da Udine) nel campo messogli a disposizione da un biologo free lance il quale così fa un incidente probatorio (!)(1) per dimostrare che il mais non uccide nessuno, neanche i lepidotteri non target come le belle Inachis che semmai muoiono per via delle ortiche che non ci sono, degli insetti che le parassitano e delle cince che le mangiano.
Ecco un bell’esempio di relazioni trofiche, proprio quelle che l’agricoltura intensiva, quella OGMfree, industriale, per intenderci, ha sempre ignorato andando di insetticidi a manetta…. Che dire?
Gli OGM sono meglio, dicono loro, perchè usi meno insetticida…. forse sì, se parliamo di piralide, dal momento che è la pianta di mais trasformata in insetticida vivente a fare il trattamento antilarvale in tua vece. E brave la me blave! (bravo il mio mais)
“Io, e molti altri agricoltori, scelgono gli OGM perchè vogliono produrre cibi sani, in un ambiente sano ed economicamente profittevole. (2) E’ un principio della Fidenato’s philosophy.
Sano: parola grossa e ancora da dimostrare. Profittevole: da disambiguare. Profittevole per l’agricoltore: forse, probabilmente nei primi anni, poi forse no per esempio per via delle resistenze indotte anzitempo di cui si parlava più sopra, che poi torni punto e a capo e anche peggio. Profittevole per il produttore: sicuramente sì.
Il produttore del Mon 810 è Monsanto.
Monsanto è una delle sei multinazionali che hanno in mano il 90% del mercato mondiale delle sementi e l’80% del quello degli agrofarmaci. Negli Usa dove mais e soia sono quasi tutti transgenici il prezzo delle sementi è cresciuto in pochi anni del 259% e del 325%.
Del Mondo secondo Monsanto (3) sappiamo tutto. E gli OGM associati a questo nome diventano una tecnologia ripugnante.
Il 24 maggio ci sarà l’annuale marcia contro la Monsanto,4) benfatto e benvenga.
Ma lo sappiamo, non solo di Monsanto e di multinazionali si tratta.
Si tratta di modelli di agricoltura, -di cui gli OGM sono solo l’ultima espressione-, che non sono più proponibili come non lo è il modello agroindustriale che in regime di oligopolio controlla il mercato dei prodotti.
Il “profittevole” di Fidenato è il deserto coltivato a mais che è diventata la pianura padana, Friuli compreso. Una forzatura estrema che non sta più in piedi se non con sussidi per i continui stati di calamità climatica e pesticidi per il tipo di coltivazione intensiva. Anche con gli OGM il giochetto è finito se non altro per via del cambiamento climatico.
Ogni territorio dovrebbe riconsiderare le sue potenzialità e condizioni ambientali, ripartire da lì, ricostruire un’agricoltura per il cibo e non per le macchine. Per il cibo umano e non per gli allevamenti intensivi di animali da reddito, altra barbarie che ci accompagna.
Il biologo free lance ingaggiato da Fidenato avrebbe fatto meglio a lasciare le ortiche in quel campo. Pianta nutrice per le Inachis, e meraviglioso vegetale dai molteplici usi, culinari, medicinali ed agricoli. Ecco, cura anche l’ipertrofia prostatica.
L’ipertrofia affaristica e speculativa sui semi e sulla terra si cura in altro modo.
Ad ognun* scegliere il suo.

1) http://www.salmone.org/coltivazioni-mon-810-di-fidenato-e-incidente-probatorio/

2) http://www.movimentolibertario.com/2014/05/fidenato-ogm-spero-di-trovare-un-giudice-a-berlino/

3) http://www.youtube.com/watch?v=zkA6qHqXzLo

4) http://www.march-against-monsanto.com/p/il25-maggio-gli-attivisti-di-tutto-il.html
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