“ANALISI CONCRETA DI COSE CONCRETE”
«non esiste una verità astratta, la verità è sempre concreta» Lenin

Se il pensiero dialettico, come diceva Lenin, consiste nell’«analisi concreta delle condizioni e degli interessi delle diverse classi» significa che deve analizzare il tempo presente e gli interessi di classe nel tempo presente e prima di tutto definire sempre nel tempo presente la composizione di classe.
Il neoliberismo è la struttura ideologica della borghesia transnazionale che ha portato avanti in questi anni una guerra all’interno della propria classe senza esclusione di colpi e ha ridotto le borghesie nazionali ad un ruolo di servizio e proletarizzato la piccola e media borghesia. Ci troviamo di fronte a un variegato insieme di strati sociali oppressi e vessati dal neoliberismo, un arco che va dalle classi medie impoverite al sottoproletariato urbano, agli immigrate e alle immigrate. Questa composizione ha fatto sì che molti abbiano gridato alla scomparsa delle classi sociali, alla definizione di un insieme sociale caratterizzato da fluidità e quindi difficilmente catalogabile ed inquadrabile.
Ma è la vessazione neoliberista che accomuna tutti questi strati sociali seppure in modalità e con livelli di sfruttamento diversificati ma solo apparentemente in contraddizione. E’ proprio l’operare dell’ideologia neoliberista che vorrebbe far credere alla scomparsa delle classi e che inoltre mette in atto una serie di meccanismi molto precisi, ma anche di facile lettura, per fomentare uno strato sociale contro l’altro.
Abbiamo assistito in questi anni ad una lunga serie di tentativi, nella maggior parte dei casi riusciti, di mettere impiegati contro commercianti, cittadini contro dipendenti pubblici, precari contro così detti garantiti, insegnanti contro genitori, proletari delle periferie contro immigrati, uomini contro donne…e, tanto per rimanere all’attualità, vaccinati contro non vaccinati, fragili contro tutelati, chi ha avuto dei sussidi contro chi non li ha avuti…
Una sorta di tutti contro tutti per impedire la composizione delle lotte e per dare la sensazione di una grande insicurezza sociale su cui fondare un controllo serrato e una militarizzazione dei territori oltre che un affossamento dei così detti privilegi di settore in nome di un desiderio collettivo, o meglio spacciato per tale, di eliminazione di ambiti favoriti ma utilizzato, in effetti, per abbassare drasticamente i livelli di protezione sociale.
Dare sponda e fiato a questa guerra tra i vari strati subalterni significa fare gli interessi del neoliberismo. Mai e poi mai la sinistra di classe dovrebbe prestarsi a mettere uno strato sociale vessato contro l’altro, mai e poi mai dovrebbe prestarsi a difendere interessi categoriali che ledono altri strati oppressi. E questo non per un posizionamento etico ma per un semplice interesse di tutte le classi subalterne.
In questi anni abbiamo assistito alla perdita dei riferimenti di base, alla distruzione delle coordinate dell’agire politico operata con molta sistematicità dal neoliberismo e all’impostazione di lotte sociali con parole del tipo <prima i poveri> oppure <la crisi facciamola pagare ai ricchi> che sono definizioni assolutamente spoliticizzate e che un tempo neppure le Acli si sarebbero sognate di usare.
E’ necessario trovare il comune denominatore della sofferenza sociale che sicuramente è la vessazione economica operata dallo Stato attraverso una miriade di tassazioni dirette e indirette che vanificano anche qualsiasi sforzo di miglioramento salariale e di reddito in senso lato. E’ necessario abbandonare moralismi e modalità di lotta di stampo ottocentesco e ricondurre a sintesi il malcontento. Questo significa che partendo dalla profonda sofferenza economica che attraversa tutti coloro che sono vessati dal neoliberismo si potrà immediatamente risalire alle cause politiche di questo danno e scardinare nelle menti i concetti che hanno permesso l’asservimento generalizzato e l’incapacità di riflessione e rivolta: meritocrazia, legalitarismo, la così detta sicurezza, delega, infantilizzazione, controllo sociale e tecnologico serrato, scientismo…
Lo strato sociale che sarà in grado di operare questa sintesi sarà il soggetto rivoluzionario del nostro tempo.
Tesi fondamentale della dialettica è che non esiste una verità assoluta ma la verità è sempre concreta. Attualmente, invece, la sinistra antagonista, salvo pochissime ed isolate realtà, non è stata assolutamente in grado di capire e fornire una risposta al malessere dilagante e si è focalizzata su rivendicazioni tutte interne al sistema. L’obiettivo del potere è una accelerazione verso un tipo di società controllata digitalmente e militarmente a tutto campo e basata sull’asservimento volontario, ed è qui che, insieme alla lotta contro la vessazione economica, è necessario concentrare gli sforzi. La mobilitazione contro l’obbligatorietà dei vaccini, lo smascheramento della sperimentazione su milioni di persone di vaccini di cui non si conoscono affatto gli effetti a medio e a lungo termine, ma neanche quelli a breve, la lotta contro il pass vaccinale, contro l’impostazione ricattatoria di tutti i provvedimenti coercitivi che sono stati messi in atto nei confronti di chi lavora nella sanità ma che saranno sicuramente estesi man mano a tutta la popolazione, sono solo alcuni dei temi che la sinistra di classe non solo non affronta ma della cui pericolosità non si rende nemmeno conto tacciando di complottismo chiunque osi denunciarli. Continua a leggere→