Sulle mobilitazioni contro il lasciapassare/Primi appunti

Sulle mobilitazioni contro il lasciapassare. Primi appunti.

Lavc58.54.100

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È piuttosto evidente che la questione di cosa dire e fare contro il “green pass”, di come rapportarsi con la gente che sta scendendo in strada contro questa misura di discriminazione, di controllo e di ricatto, non è separabile da cosa si pensa – e da cosa si è fatto a proposito – dell’Emergenza Covid-19 in generale. Le vere e proprie perle di allineamento servile e di imbecillità che si stanno regalando a sinistra e all’estrema sinistra non arrivano inaspettate. Così come solo coloro che non si sono accorti che un mondo gli è passato a fianco si chiedono improvvisamente chi è, da dove esce e che cosa vuole tutta questa gente. Si strilla alle “piazze reazionarie” senza nemmeno un minimo di imbarazzo nel trovarsi nello stesso coro di banchieri, industriali, generali della Nato, giornalisti di regime, ministri degli Interni, scienziati di Sua Maestà… Il pericolo del “fascismo” (tranquilli: la democrazia basta e avanza), non lo si vede nell’azione dello Stato e di una classe dominante che colpisce compatta, ma nelle presenze di estrema destra ad alcune manifestazioni contro il lasciapassare. Come se i passi avanti della potenza coercitiva dello Stato in nome della “salute collettiva” fossero “neutri” rispetto al conflitto di classe nel suo insieme; come se il silenzio-assenso sulla discriminazione sociale e lavorativa di chi non vuole vaccinarsi non oliasse la stessa macchina che attacca i lavoratori che resistono ai licenziamenti, i rivoluzionari, e tutte le lotte.

Un fatto sociale totale

Riprendendo un concetto di Marcel Mauss, potremmo definire l’Emergenza da Covid-19 un fatto sociale totale. Essa ha fatto venire a galla – nella società come nei “movimenti” – quello che già c’era, ma che non si vedeva. Aver affrontato, di quel fatto sociale totale, solo alcuni pezzi o scampoli, battendo le strade teoriche e pratiche più sicure e meno problematiche, ha avuto – e ancor più avrà – delle conseguenze disastrose. L’Emergenza ha spostato il conflitto sociale su terreni inediti, “politicizzando” i gesti più intimi, le scelte più quotidiane, quelle dimensioni apparentemente “private” e “soggiacenti” rispetto ai posizionamenti ideali (i corpi, il senso di sicurezza, la paura di morire, il rischio di ammalarsi e di ammalare). Decenni di foucaultismi più o meno d’accatto si sono infranti nell’urto con una gestione statale e tecnocratica che ha applicato fino in fondo, e per davvero, un programma “biopolitico”. Improvvisamente, per lanciare delle iniziative di lotta – e persino per discutere collettivamente –, bisognava rompere anche sul piano epistemologicoDecidere non più solo su piani in qualche modo “esteriori” – lo sfruttamento, i padroni, lo Stato –, ma anche su virus, corpi, sistema immunitario, mascherine, tamponi, gel, distanziamento ecc. Con rare eccezioni, negli ambiti “antagonisti” si è separato ciò che sarebbe “neutro” – le evidenze scientifiche, il bollettino su “positivi”, malati e morti, le misure di tracciamento e di contenimento del virus ecc., insomma il regno della necessità – da ciò che è “conflittuale” – le cause dell’epidemia, le contraddizioni tra misure sanitarie e logica del profitto, il rischio di ammalarsi differenziato tra le classi e tra i generi, le ricadute economiche del lockdown ecc., cioè il regno della possibilità. Passato il disorientamento iniziale, è cominciata la rimozione. Così anche la vaccinazione di massa è stata ricondotta in fretta e furia al regno neutro della necessità, riservando il conflitto alla questione dei brevetti, delle disparità tra Nord e Sud del mondo ecc. Quelli un po’ più lucidi e preparati hanno fatto notare che la vaccinazione è uno strumento comunque insufficiente, e che questi vaccini – basati sull’ingegneria genetica, con tecnologia a m-RNA o a DNA ricombinante – riservano non poche incognite. Anche sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario si è preferito nicchiare (oppure si è parlato di un rifiuto emotivo, dettato dalla paura e dalle palesi contraddizioni della “comunicazione scientifica” ufficiale). Ora, di fronte all’introduzione, ampiamente prevedibile e anche prevista, del lasciapassare sanitario, i meno rintronati si pongono il problema di non lasciare le piazze all’estrema destra (un pericolo, questo, che qualcuno aveva sottolineato con largo anticipo) e di condurre… un’inchiesta sulla loro composizione. Fuori tempo, ci pare. Non perché la partita non sia tutt’ora aperta (anzi, il conflitto più duro deve ancora arrivare), ma perché l’“inchiesta” andrebbe condotta innanzitutto al proprio interno. E in extremis. Benché siano piazze – in Italia come nel resto del mondo – assai eterogenee, ci sono almeno tre punti che accomunano decine di migliaia di persone: l’opposizione all’obbligo vaccinale, senza se e senza ma; il rifiuto della discriminazione di chi non si vaccina; la questione delle cure domiciliari negate. Concentrarsi solo sul “green pass” è riduttivo e fuorviante come terreno di un possibile incontro con una parte di chi scende in strada. Si accetta o meno l’obbligo vaccinale (oggi per i sanitari, domani per il personale scolastico e persino per gli studenti, dopodomani per gli operai)? Sì o no? Questo va affermato a chiare lettere. Se la risposta è “no”, allora essa va inserita con convinzione tra i punti delle proprie mobilitazioni anche su altri obiettivi (il fatto che il “comunicato unitario” del sindacalismo di base per lo sciopero generale del 18 ottobre prossimo, ad esempio, non vi accenni nemmeno, significa tre cose: quell’obbligo non è poi così sbagliato; si tratta di un argomento “divisivo”; la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori che non vogliono questi vaccini è indegna di far parte della lotta di classe). Continua a leggere

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Basta guerra contro i poveri!

Basta guerra contro i poveri!

*Giovedì 5 agosto, a Udine in via Leopardi*, dalle *h 10.30*, l’Assemblea
permanente contro il carcere e la repressione FVG promuove un *presidio in
solidarietà* con due persone senzatetto e la loro bambina, colpite dalla
repressione di Stato mentre attendevano il pullman nella zona stazione.
In quella zona della città friulana la pressione da parte degli sbirri è
divenuta insostenibile e in questi anni le giunte non hanno fatto altro che
spingere sempre più la repressione, identificando nelle fasce marginali e
nella microcriminalità, nelle persone emigranti in stato di necessità, il
nemico pubblico e applicando contro queste “devianze” un regime penale di
guerra.
Non lasciamoli soli, resistiamo uniti e unite contro questa guerra contro i
poveri!

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione FVG
liberetutti@autistiche.org

Associazione “Senza sbarre”
c.p.129, 34121 Trieste

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Sul lasciapassare sanitario e sul mondo di dopo

Venerdì 23 luglio, a Trento, circa settecento persone hanno partecipato alla manifestazione indetta dal Collettivo salute e libertà contro il lasciapassare sanitario. Tante persone incontrate nelle diverse lotte di questi anni e tantissime altre mai viste prime. Parecchi gli interventi, una rabbia palpabile, nessun tricolore.

da il rovescio.info

Questo il discorso introduttivo.

Sul lasciapassare sanitario e sul “mondo di dopo”

Intervento introduttivo alla manifestazione del 23 luglio a Trento

Prima di tutto, presentiamo brevemente il Collettivo Salute e libertà, che ha lanciato l’appuntamento di oggi.

Diverse di noi facevano parte dell’Assemblea per la libertà di scelta nata per contrastare gli obblighi vaccinali introdotti dalla legge Lorenzin nel 2017; assemblea che ha organizzato conferenze, presìdi davanti alle scuole dell’infanzia e cortei. Il Collettivo è nato a marzo di quest’anno. Oltre ai volantinaggi fuori dagli ospedali e dalle RSA contro l’obbligo vaccinale imposto al personale sanitario, abbiamo organizzato sia le assemblee al terreno no tav per provare ad organizzare la resistenza, sia i presìdi di solidarietà sotto l’Ordine delle Professioni Infermieristiche in occasione delle convocazioni degli infermieri renitenti alla vaccinazione OGM.

Perché siamo in piazza oggi?

Appena si è dichiarato aperto il “dibattito” tra cosiddetti esperti e politici sull’introduzione anche in Italia del “pass sanitario” sul modello di quello annunciato dal presidente francese Macron (che a sua volta si rifà al “modello italiano” imponendo l’obbligo vaccinale al personale sanitario), non ci voleva la sfera di cristallo per capire che sarebbe stata una questione di giorni, e che il finto scontro tra partiti era solo fumo negli occhi. Infatti la manifestazione di oggi arriva a qualche ora dal decreto del Consiglio dei Ministri sulla proroga fino a fine dicembre dello “stato di emergenza” e sul “green pass”. Dal 6 agosto non si entrerà più in tutta una serie di luoghi (bar, ristoranti, piscine, teatri, cinema, stadi ecc.) senza il lasciapassare sanitario. E per l’autunno il programma è quello di estendere il pass anche ai treni e persino agli autobus. Si annuncia anche l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico e per gli stessi studenti. Confindustria, per avere un’arma di licenziamento in più, propone il pass anche per le fabbriche (raccogliendo subito il plauso del capo dei cosiddetti esperti, Walter Ricciardi). Con una indubbia coerenza poliziotta, la parlamentare del PD Alessia Morandi propone di introdurre il pass obbligatorio anche per entrare in Parlamento, ma il 5Stelle Fico, presidente della Camera, risponde che è impossibile chiedere ai parlamentari se sono vaccinati o no. Il che non solo dimostra in modo plateale che governare è sempre decidere per le vite degli altri, ma aggiunge alla tragedia della discriminazione di massa la farsa per cui l’unico “luogo pubblico” chiuso in cui si può entrare senza pass è proprio il Parlamento…

Se un paio di anni fa ci avessero detto che avremmo avuto un generale della Nato a occuparsi di salute, che ci avrebbero imposto confinamenti, coprifuoco e infine il lasciapassare, non solo non ci avremmo creduto, ma avremmo dato per scontato che simili misure avrebbero provocato una dura e persino violenta resistenza. E invece eccoci qui, con un piede nel “mondo di dopo”.

Quello che sta accadendo è di una gravità inaudita, e pensiamo che oggi il silenzio – che si sia o meno vaccinati – diventa complicità. Continua a leggere

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Comunicato sull’iniziativa antimilitarista tenuta a Napoli il 22 luglio

*UNA GIORNATA DI LOTTA  AL FIANCO DEI PORTUALI E IN DIFESA DELL’AMBIENTE! *

Giovedì 22 gli Antimilitaristi campani, accogliendo la sollecitazione
proveniente dai portuali del CALP di Genova, hanno tenuto un presidio in
solidarietà con la loro iniziativa contro il transito nel porto ligure
della “nave della morte” Bahri Jazan che trasporta esplosivi e altri
armamenti.
Il nostro presidio è stato parte della più ampia mobilitazione che ha visto
il blocco del Porto di Napoli da parte dei lavoratori portuali e dei
lavoratori della manutenzione stradale appartenenti al Si Cobas, dei
disoccupati organizzati nel Movimento 7 novembre, dei comitati e delle
realtà di movimento in mobilitazione contro il G20 dell’ambiente tenutosi
in città il 22 e il 23 luglio.
Dopo il blocco della viabilità interna al porto nei pressi del consorzio
CONATECO con interruzione del transito di numerosi Tir, un corteo si è
diretto alla sede dell’Autorità Portuale occupandone l’ingresso ed esigendo
un incontro con il Presidente avv. A. Annunziata per chiedere il reintegro
dei lavoratori licenziati e interventi urgenti per le gravi criticità a
carico dell’attività lavorativa; denunciare le condizioni di insicurezza e
inquinamento del porto, reso ancora più grave dagli sversamenti illegali di
rifiuti speciali presso alcuni terminal; dire no al nuovo deposito di GNL e
all’ampliamento della darsena nell’area Est; dire no al transito delle navi
che trasportano armi.
All’incontro, risultato dell’azione di lotta, su tutte queste tematiche
sono stati chiesti impegni precisi dalle realtà presenti.
Rispetto al transito di navi armate, è stato ribadito il rifiuto dei
lavoratori al carico/scarico delle  armi e la netta opposizione al transito
di navi armate e sommergibili a propulsione nucleare. Le realtà
antimilitariste hanno, per l’ennesima volta, chiesto che la popolazione
venga informata del piano di emergenza previsto dalla legge per affrontare
eventuali incidenti.
La nostra partecipazione alla mobilitazione nel porto di Napoli, oltre ad
essere un momento di forte solidarietà con i portuali del CALP di Genova in
presidio nello stesso momento sotto Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità
Portuale di Genova, ed ai lavoratori del porto di Napoli, ha rappresentato
un altro momento importante per portare il punto di vista antimilitarista
nelle mobilitazioni contro il vertice G20 sull’ambiente. Infatti, sia nella
fase preparatoria che nel  controvertice abbiamo provato a sottolineare gli
effetti e le cause della guerra, della produzione di armi e del
mantenimento dell’apparato militare sull’ambiente e sui territori, oltre
che sulle popolazioni che subiscono le aggressioni delle grandi potenze.
Insieme alla denuncia abbiamo insistito sulla necessità che il movimento
ambientalista tutto si faccia carico di questa battaglia essendo la
questione ambientale, quella dello sfruttamento del pianeta e dell’uomo ed
il militarismo, facce di un’unica lotta contro un sistema basato sul
profitto.
Speriamo che questi primi momenti di iniziative condivise siano l’inizio un
percorso che rilanci sia l’opposizione alla guerra e alla militarizzazione
che la più generale opposizione contro le politiche di un governo che,
mentre avalla licenziamenti, precarietà e riduzione delle tutele, sta
usando anche la cosiddetta transizione ecologica per finanziare gli
inquinatori, gli sfruttatori ed i guerrafondai di sempre e garantire loro
un nuovo ciclo di profitto.

Antimilitaristi Campani
Napoli 24/07/2021

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La Parentesi di Elisabetta del 4/8/2021

PERDERE E’ UNA QUESTIONE DI METODO

 Elisabetta Teghil

Sono venuta a esplorare il relitto.
Le parole sono propositi.
Le parole sono mappe.
Sono venuta a vedere il danno che è
stato fatto
e i tesori che sono rimasti. […]
Siamo, sono, sei
per viltà o per coraggio
quell’uno che torna sempre
a questa scena
portando un coltello, una macchina
fotografica
un libro dei miti
nel quale
i nostri nomi non compaiono.

Adrienne Rich

<Alla fine degli anni ’70 i capitalisti ritrovano capacità offensiva e avviano un nuovo ciclo storico neoliberista. Quaranta anni più tardi la questione sembra ormai definitivamente risolta, hanno fatto tabula rasa del passato. La via tracciata sembra senza ritorno. E’ stata intaccata l’idea stessa di sinistra non solo sulla fattibilità dei suoi progetti ma sul futuro stesso di cui era portatrice. Un sentimento di vuoto, come la perdita di una certezza. Una sorda disperazione che paralizza.>*

A guardare alla quasi totalità delle rivendicazioni e delle lotte dell’oggi ci troviamo di fronte ad un panorama sconfortante e non perché siano poche rarefatte e discontinue, ma perché improntate a modalità assolutamente dissociate dalla realtà che abbiamo di fronte.

Stiamo attraversando un cambiamento epocale della società teorizzato e messo in atto dall’ideologia neoliberista. La così detta pandemia ha permesso al sistema di potere di accelerare questo mutamento e di portare avanti trasformazioni che avrebbero avuto bisogno di un tempo molto più lungo.

Il potere ha usato poi l’emergenza pandemica come un test socio-politico. Ma che cos’è che lo ha confortato oltremodo? E’ stata da una parte la risposta della popolazione che si è adeguata molto facilmente. Ci sono state e ci sono, è vero, delle frange recalcitranti tacciate immediatamente come complottiste, ignoranti, becere e irresponsabili, ma la maggior parte della gente ha avuto atteggiamenti molto produttivi per il sistema del capitale.

Il primo di paura addirittura irrazionale imperniato sull’incapacità di valutare autonomamente anche episodi di facile lettura, il secondo fondato sull’ossequio di natura fideistico-religiosa allo scientismo tanto che un vaccino che è una sperimentazione di massa a detta anche delle stesse Big Pharma viene accolto come una panacea e come l’unica via di salvezza, il terzo caratterizzato dall’asservimento volontario a qualsiasi imposizione e controllo anche estremamente ridicolo come il coprifuoco o il pass vaccinale o il chiudersi in casa.

Dall’altra  il potere si è sentito piacevolmente assistito dalla mancanza pressoché assoluta di risposta da parte della sinistra che si definisce antagonista. Il timore di rivolte che serpeggiava nelle prime dichiarazioni dei governi, non solo italiani ( rivolte che sarebbero state non solo legittime ma doverose vista la tragicità sociale sotto tutti i punti di vista economico, sanitario, dei rapporti umani, della salute mentale, del lavoro…) ha lasciato subito il posto ad una piacevole sensazione di paternalistica onnipotenza. I cittadini morivano di stenti ma si affidavano, crepavano di fame ma credevano nello Stato e la sinistra antagonista aiutava la gente non a ribellarsi come avrebbe dovuto fare ma portando la spesa a casa alle vecchiette, supportando così le istituzioni inesistenti dal punto di vista sociale e trasformandosi in missionaria rossa della carità, dimostrando chiaramente una scarsa conoscenza del collaudato approccio ipocrita-pietistico dei cattolici  che è l’unico che riesce ad ottenere vantaggio dal fare la carità. Come diceva Totò <mi dia retta, lei il prete non lo sa fare>. Le poche timide manifestazioni di rivolta, qualche esproprio a qualche supermercato nel sud sono stati immediatamente tacciati di legami con la camorra. Da non credere!

La violenza dello Stato è stata ed è inaudita, ma nessuno lo dice. O quasi. Chi lo dice o si azzarda anche minimamente a fare qualcosa va in galera preventiva.

Il potere ha così verificato che il suo lavorìo di anni è stato proficuo, la gente, ma anche i compagni/e, si fanno dettare tempi, modi e importanza delle cose dal nemico. Continua a leggere

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I lacci della sottomissione

<I lacci della sottomissione>

di Nicoletta Poidimani

Questa breve lettera di N’Drea, contenuta in Medicina maledetta ed assassina(*), è la più efficace risposta a chi, oggi, usa in modo manipolatorio e ricattatorio il concetto di salute e blatera autoritariamente di “bene della comunità”, senza aver mai proferito nei decenni mezza parola sulla privatizzazione della sanità, sulle nocività e sulle produzioni di morte, sulle devastazioni ambientali e sul saccheggio capitalista delle risorse del pianeta che seminano morte e miseria.

A tutti/e loro va il mio più sincero disprezzo.

(*) Il testo completo si può scaricare in pdf dal sito dell’Archivio Primo Moroni (segnatura Coll:P6.16.006 Continua a leggere

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Una bella presa in giro tutta da leggere!

Una bella presa in giro su Giorgio Cremaschi e accoliti da ilrovescio.info tutta da leggere!

 

Scusate, ci siamo sbagliati. Palinodia a Giorgio Cremaschi

Chi si oppone al #green pass dovrebbe coerentemente opporsi a: patente di guida tessera sanitaria carta d’identità certificato di residenza ogni simile diavoleria della dittatura comunista. Svalvolati certo, ma anche semplicemente #fascisti allo stato brado.

Giorgio Cremaschi,

noto dirigente della FIOM-CGIL e poi di Potere al popolo,

su twitter, 20 luglio 2021

Pensavamo, da svalvolati quali siamo, di difendere quel poco che resta della libertà in questa società sempre più schiavizzata e militarizzata, dove ormai polizia, telecamere e mimetiche sono a ogni angolo di strada (mentre i “tecnici” della BCE, di Vodafone e Leonardo-Finmeccanica sono al Governo, e un bravo Figliuolo della NATO si occupa amorevolmente della nostra salute). Presi da fantasiose paranoie complottiste, abbiamo creduto di vedere nell’isteria sanitaria da Covid-19 il peggior giro di vite contro ogni forma di dignità e libertà dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Rifiutando prima le restrizioni e i confinamenti, e poi quegli incredibili miracoli della Scienza moderna che sarebbe riduttivo chiamare “vaccini”, siamo scivolati pian piano nell’oscurantismo più medievale e nel cospirazionismo più reazionario. Ma adesso, dopo che un saggio compagno ci ha fatto notare che non siamo altro che «fascisti», abbiamo messo la testa a posto, tornando dallo stato brado allo Stato civile.

Di fronte al montare della Reazione, chiamiamo alla mobilitazione “antifascista”, riaffermando i sacri valori “antifascisti” aggiornati al Terzo Millennio.

Illuminati dal compagno Cremaschi, siamo pronti a giurare che:

  • è “antifascista” accettare restrizioni di ogni sorta per un tempo illimitato e in base a criteri arbitrari
  • è “antifascista” comunicare tutti i propri movimenti a qualsiasi poliziotto che ci fermi
  • è “antifascista” fidarsi di esperti a libro-paga delle multinazionali
  • è “antifascista” farsi somministrare un test diagnostico dai militari
  • è “antifascista” la censura degli scienziati quando non sono allineati a una propaganda statale sempre più illogica
  • è “antifascista” accettare che i medici di base non curino la Covid-19, mentre quelle migliaia di loro che si ostinano a farlo rischiano la fedina penale e la radiazione dall’Ordine
  • è “antifascista” tacere di fronte allo smantellamento finale della sanità pubblica realizzato con l’Emergenza, mentre piovono miliardi nelle tasche dei produttori di tamponi inutili e “vaccini” nocivi
  • è “antifascista” l’intimidazione dei lavoratori della sanità che si esprimono contro i “vaccini” (un passo da gigante nella militarizzazione del lavoro)
  • è “antifascista” stare con Confindustria quando pensa alla salute degli operai (pretendendo il green pass anche in fabbrica)
  • è “antifascista” far da cavie a una sperimentazione biotecnologica di massa
  • è “antifascista” essere tracciati a ogni istante da un lasciapassare elettronico
  • è “antifascista” obbedire e pensarla sempre come il Governo
  • è “antifascista” lasciare la lotta per la libertà ai fascisti

Ci perdoni, davvero, il compagno Cremaschi, e porga ai cari compagni Draghi, Colao, Cingolani e Figliuolo le nostre scuse più sentite.

Hasta la victoria… del Capitale!

Svalvolate e svalvolati rinsaviti e vaccinati

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Autodeterminazione!

AUTODETERMINAZIONE!

Nicoletta Poidimani

Il mainstream non ha potuto censurare, come invece sta facendo da tempo con le voci di autorevoli non embedded, la dichiarazione del guru degli esperti embedded, Fauci:
«La variante Delta del coronavirus può contagiare anche le persone che sono state vaccinate e queste possono a loro volta trasmettere il virus ad altri. […] I dati sulla mutazione che abbiamo a disposizione oggi mostrano che il livello di infezione nelle mucose in una persona vaccinata è lo stesso di quello in una persona non vaccinata».

L’unica differenza, secondo il guru, sarebbe che in chi è vaccinato il rischio che la malattia si manifesti in forma grave è più basso: «È estremamente raro che una persona vaccinata, se pur contagiata, finisca in ospedale».

Quindi la si faccia finita una volta per tutte con le fake news sull’immunità data dal vaccino (quello che è accaduto a Bolzano parla da sé) e la televisione smetta di pubblicare i dati sui vaccinati presentandoli come dati sugli “immunizzati”.
Ma soprattutto la si smetta di colpevolizzare chi, per le più svariate ragioni, non si è vaccinato/a.

Che ciascuno/a si informi e scelga liberamente se vaccinarsi o meno, se accollarsi gli eventuali effetti dei vaccini o gli eventuali, ma non scontati, effetti di un’influenza che potrebbe anche non prendere.

L’autodeterminazione, su cui si fondano le scelte consapevoli, non può che rafforzare i nostri sistemi immunitari.

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Due parole-necessarie-sulla scuola

Due parole-necessarie-sulla scuola

di Nicoletta Poidimani

È inutile aspettare il pronunciamento ufficiale del governo: che estendano l’obbligo vaccinale al personale scolastico è ormai scontato, basta annusare l’aria che tira.
Mi sembra a questo punto necessario fare alcune considerazioni, in modo schematico – e pure un po’ sillogistico…

  1. Le scuole di ogni ordine e grado non sono state focolai di covid, come hanno dimostrato ampiamente i mesi precedenti al lockdown, in cui andavamo tranquillamente a scuola, nelle solite classi sovraffollate, senza indossare alcun dispositivo né rispettare alcun distanziamento. Malgrado ciò, non si sono sviluppati quei pericolosi focolai che si sono verificati, invece, in strutture sanitarie come le rsa e i pronto soccorso.
    Dati alla mano: secondo Inail dall’inizio della “pandemia” tra insegnanti delle scuole italiane di ogni ordine e grado (pubbliche e private), docenti e ricercatori universitari i casi di covid sarebbero stati 2800 in totale. Se consideriamo che il numero di insegnanti/docenti/ricercatori di cui sopra in Italia si aggira intorno al milione e centomila (esclusi docenti e ricercatori delle università private, di cui non ho trovato il numero esatto), abbiamo una percentuale irrisoria di contagiati in tali situazioni forzatamente promiscue: poco più dello 0,25%.
  2. Nella sagra delle buone intenzioni istituzionali dello scorso anno sovrabbondavano gli impegni ad eliminare una volta per tutte le classi-pollaio e intanto i soldi venivano investiti in inutili ‘banchi a rotelle’ mentre gli edifici scolastici continuavano a sbriciolarsi sopra le nostre teste. Come nella migliore delle tradizioni istituzionali italiane, alle parole non sono seguiti i fatti e col nuovo anno scolastico ci troveremo ancora a fare i polli in batteria.
  3. Dunque perché l’obbligo vaccinale? Forse per compensare l’ennesima occasione persa per ridurre – auspicabilmente una volta per tutte – il numero di studenti per classe? Sicuramente lo Stato risparmia se, anziché dimezzare le classi e assumere nuovi/e insegnanti, risolve – apparentemente – i problemi iniettando a ciascuno/a una o due dosi di vaccino. Si tratta dunque della solita mentalità capitalistica che tende ad ottenere il massimo del profitto con il minimo di spesa, senza risolvere i problemi alla radice, perché di quei problemi reali alle istituzioni, in tutt’altre faccende affaccendate, di fondo non importa nulla. Quello che abbiamo visto fare con la sanità lo vediamo anche con l’istruzione: uno sciorinare problemi e possibili soluzioni lasciando poi, di fondo, che tutto resti come prima. Anzi: peggio di prima, perché nel frattempo la fatiscenza di gran parte degli edifici scolastici – così come degli ospedali pubblici – è andata peggiorando e gli spazi agibili per docenti e studenti sono, in molte scuole, sempre più ridotti.

In sostanza, viene imposto al personale scolastico un obbligo – quello vaccinale – non solo per eludere ed occultare un annoso e crescente problema strutturale ma anche per scaricare su di noi responsabilità che lo Stato non intende assumersi.

Ma non finisce qui. Continua a leggere

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NO AL GREEN PASS! NO AL CONTROLLO SOCIALE!

NO AL GREEN PASS! OGGI MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA E NON SOLO!

Il femminismo non è un’opinione, è lotta di liberazione! no al controllo sociale!

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Genova luglio 2001/ Storia e Memoria

Genova 2001/2021

[…] Chi siamo noi? Ora siamo il mare,
il mare nero che si scatena
Che si rovescia sopra al porto,
sopra al porco che lo avvelena
Il mare più salato
che ci avete fatto lacrimare
Date un bacio ai vostri candelotti,
giusto prima di affogare.
Chi siamo noi? Ora siamo il vento
che non potete più fare ostaggio
Aria libera dai mulini,
dalle catene di montaggio
Il vento che spazzerà via,
cancellerà l’orma dei vostri passi
Che schianterà muri e sbarre
scatenandosi per Marassi […]

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Contro le navi della morte nel porto di Genova

CONTRO LE NAVI DELLA MORTE NEL PORTO DI GENOVA

dal Collettivo autonomo lavoratori portuali

GIOVEDÌ 22 LUGLIO H 10-12 PRESIDIO A PALAZZO SAN GIORGIO

CONTRO L’ARRIVO DELLA BAHRI JAZAN

È in arrivo la Bahri Jazan, una “nave della morte”.

I portuali non vogliono collaborare a questo mercato e chiedono che il porto di Genova adotti un codice etico di rifiuto dei traffici di armi verso i teatri di guerra civile e i paesi che violano i diritti umani. Come del resto stabilisce la legge 185/1990.

Occorre che le istituzioni (Autorità di sistema portuale, Dogane, Capitaneria di porto, Magistratura, Prefettura) rispondano alle istanze dei lavoratori e dei sindacati, vigilino sui traffici di armi e rendano pubblici i dati sui carichi in movimentazione e transito, anche a garanzia della sicurezza dei lavoratori e dei residenti nei quartieri limitrofi al porto.

INVITIAMO TUTTI I LAVORATORI, MOVIMENTI CONTRO LA GUERRA, MILITANTI E COLLETTIVI POLITICI, ATTIVISTI,ANTIMILITARISTI, PACIFISTI, DEMOCRATICI AL PRESIDIO DAVANTI A PALAZZO SAN GIORGIO.

CHIEDIAMO DI CONOSCERE IL CARICO DELLA NAVE SE CORRISPONDE ALLE NORME DI SICUREZZA DEI LAVORATORI E DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE DI ARMI.

CHIEDIAMO LARCHIVIAZIONE DELLINGIUSTO PROCEDIMENTO PENALE CONTRO 7 LAVORATORI PORTUALI PER AVERE MANIFESTATO CONTRO LE BAHRI.

CHIEDIAMO DI LAVORARE PER IL COMMERCIO PACIFICO AL SERVIZIO DEL BENESSERE DEI POPOLI NON PER LA GUERRA E LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI.

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Insorgiamo!/ portare a sintesi le lotte

Portare a sintesi le lotte

Abbiamo letto il comunicato dei lavorator* della Gkn, che incolliamo qui sotto e che proprio come femministe ci è piaciuto molto. Va molto di moda parlare di intersezionalità come andava di moda contaminare, intersecare, condividere…ma il problema invece è portare le lotte a sintesi, vale a dire lottare in ogni ambito contro quelli che sono i cardini dell’oppressione e dello sfruttamento neoliberista <Chi parla di indennizzi e di ammortizzatori si mette quasi sullo stesso piano di chi ci vuole chiudere. Noi siamo in fabbrica, questa è casa nostra, da qua non ce ne andiamo. Qualsiasi altra cosa che verrà, sarà il risultato della nostra disperazione economica, non di certo della lotta. Ma l’obiettivo della nostra lotta è solo e soltanto bloccare i licenziamenti. Qua e ovunque.> Questo ci dicono e noi rispondiamo che hanno ragione e che come femministe dire basta alla violenza patriarcale significa autorganizzarsi, basta pietire, basta vittimizzazione e richieste allo Stato, il corpo è nostro, è casa nostra, e non intendiamo delegare a nessuno il suo controllo e la sua gestione. Lottare contro il controllo sociale in tutte le sue forme significa portare a sintesi la lotta che stanno conducendo i lavorator* delle Gkn, questa è la nostra solidarietà.  

Comunicato dei lavoratori della Gkn

Permetteteci di puntualizzare alcune cose:

1. I lavoratori Gkn non sono 422. Sono oltre 500 perché noi siamo tutti colleghi sotto lo stesso tetto: interni e ditte in appalto.

2. Siamo stati licenziati con una modalità atroce e con una violenza psicologica importante. Questo aiuta a farvi capire che abbiamo a che fare con persone senza scrupoli. Tuttavia chi si concentra solo sulla modalità con cui siamo stati licenziati, si concentra sulla forma e non sulla sostanza.

3. Chi parla di “caso specifico” Gkn si mette quasi sullo stesso piano di chi ci vuole chiudere. Ma soprattutto mette in pericolo tutti i lavoratori di questo paese. Perché nega implicitamente che siamo gli ultimi di una lunga serie e i primi di una ulteriore serie di chiusure e delocalizzazioni. 

4. Se sfondano qua, sfondano da tutte le parti. Perché siamo una grossa azienda e siamo organizzati. Immaginatevi aziende piccole e meno organizzate.

5. Chi parla di indennizzi e di ammortizzatori si mette quasi sullo stesso piano di chi ci vuole chiudere. Noi siamo in fabbrica, questa è casa nostra, da qua non ce ne andiamo. Qualsiasi altra cosa che verrà, sarà il risultato della nostra disperazione economica, non di certo della lotta. Ma l’obiettivo della nostra lotta è solo e soltanto bloccare i licenziamenti. Qua e ovunque.

6. Il Mise venga qua a incontrarci. Le multinazionali delocalizzano, noi invece chiediamo di localizzare la trattativa. Sempre che il Mise abbia il coraggio di reggere lo sguardo di una comunità orgogliosa e non piegata

7. La nostra vicenda si lega indissolubilmente a quella di FCA stellantis. Cosa dobbiamo aspettare per una mobilitazione del settore?

8. A tutti coloro che ci portano solidarietà (circoli Arci, categorie sindacali, singoli lavoratori,  ecc) diciamo grazie, grazie, grazie. Non riusciamo a rispondervi né a citarvi tutti senza fare torto a qualcuno. Sarà lunga. Non dimenticateci quando l’attenzione mediatica calerà

9. Proprio per avere un canale di solidarietà più puntuale, nascerà una pagina di solidarietà alla vertenza. Avrete notizie a breve

10 Sciopero generale e corteo nazionale: è quello che stiamo valutando. Avrete nostre notizie

Abbiamo le lacrime agli occhi, mille storie umane da raccontare ma oggi non è questo il punto. Non siamo i poveri operai che vanno a casa. Siamo dignità, orgoglio e resistenza.

Fate un favore a voi stessi unendovi alla nostra lotta.

Insorgiamo.

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Estremamente grave!/ Università di Milano

L’Università di Milano escluderà gli studenti non vaccinati dal diritto all’alloggio

https://www.lindipendente.online/2021/07/16/luniversita-di-milano-escludera-gli-studenti-non-vaccinati-dal-diritto-allalloggio/

 

Come ogni anno le università stanno pubblicando i bandi attraverso i quali gli studenti che ne abbiano i requisiti di reddito possono richiedere di alloggiare negli studentati ad affitto calmierato. Tra queste anche l’Università di Milano “La Statale”, che ha però aggiunto un nuovo requisito: gli alloggi saranno disponibili solo per gli studenti che si siano vaccinati. Non chiede il possesso del passaporto vaccinale, ma esclusivamente l’avvenuta vaccinazione, facendolo diventare di fatto un obbligo da assolvere per tutti gli studenti che desiderino accedere al diritto della richiesta di alloggio.

A pagina tre del “Bando di concorso per il servizio alloggi per il diritto allo studio” si specifica infatti che è previsto «quale requisito di accesso al posto alloggio di essere muniti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid-19″. Un requisito ribadito laddove si elencano i requisiti di ammissione, specificando che «alla domanda deve essere allegata la certificazione di avvenuta vaccinazione Covid–19 per chi ne è già in possesso». E chi non ne fosse ancora in possesso? Potrà comunque accedere al bando, ma con l’impegno a presentare il certificato di avvenuta vaccinazione entro il 31/12, pena l’esclusione. Si specifica infatti all’art. 6.3 del bando che «Gli studenti sprovvisti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid–19 sono ammessi con riserva fino al 31/12 /2021. In caso di mancanza del requisito saranno esclusi dalla graduatoria e i posti rimasti vacanti saranno riassegnati mediante scorrimento». Continua a leggere

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Zardins Magnetics ritorna il 23 luglio

Causa momentanea indisponibilità a realizzare contributi e approfondimenti da remoto, la puntata di giovedì 16 non andrà in onda.

Ritorneremo in diretta dagli studi di via Volturno a Udine a partire da giovedì 23 luglio.

A presto sui 90.0 Mhz di Radio Onde Furlane o in streaming!

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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