Domenica 6 marzo/ al Femminile di Rebibbia

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8 marzo 2022/ Posizionamento 1

La coordinamenta verso l’8 marzo 2022

La necessità di scegliere da che parte stare.

L’8 marzo è una ricorrenza. L’8 marzo è una giornata per ribadire tutto quello per cui lottiamo continuamente.  Ma se la ricorrenza è vano rituale che ripete stereotipi di lotta svuotati dall’interno come un guscio d’uovo senza contenuto, se è uno sciorinare belle parole che non hanno gambe per camminare allora è funzionale al dominio. Il periodo storico che stiamo attraversando è di cambiamento epocale, le scelte che vengono fatte non sono innocue e neutrali, il potere ha decretato che obbedire alle sue imposizioni è imprescindibile per vivere, che non possiamo decidere di noi stesse ma solo pietire qualche briciola che forse ci sarà concessa solo se dimostreremo asservimento, disponibilità e accettazione.

Allora scegliere da che parte stare è una necessità imprescindibile e coinvolge presente e futuro di tutte noi. Il nostro posizionamento rispetto ai diktat del sistema e al tentativo del potere di imporre una lettura degli avvenimenti sia sul fronte esterno che sul fronte interno manipolata, falsa e tendenziosa deve essere esplicito in qualsiasi contesto e deve essere chiaro qualsiasi lotta portiamo avanti.

Ne va della vita e del futuro nostro e di tutt*

POSIZIONAMENTO 1 Storia e memoria

…CAMMINARE RICORDANDO… 

                                                       

L’area della comunicazione sociale è l’area della vita sociale. Sul terreno sociale, l’esistenza di un evento è strettamente legata al suo essere comunicato. Gli avvenimenti esistono quando e in quanto vengono comunicati. La prima scelta che il capitale fa è di dare o non dare comunicazione di un evento. E, in questo, ci agevola il compito perché ci dice dove quell’evento è collocato. Successivamente avvelena l’informazione con la simulazione e la manipolazione. Ed ancora, con la selezione di tutti i testi e con la conseguente rimozione di quelli che entrano in contraddizione antagonistica con l’ideologia ufficiale. E’ la trasformazione dei fatti accompagnata dalla selezione, per cui certi elementi vengono tradotti in testo ed altri, tramite la voluta dimenticanza, dichiarati inesistenti.

L’usura del tempo non c’entra con il fatto che una catena di eventi venga ad essere rimossa dalla memoria collettiva. La causa e i processi di dimenticanza e di oblio sono voluti e perseguiti attraverso la falsificazione dell’esperienza storica, la produzione di ricordi sostitutivi, di codificazioni fuorvianti e fraudolente. In definitiva, un far sapere diverso, la falsificazione di un evento, la sua rimozione e /o sostituzione. Si parla di un evento “trasgressore” non per rappresentarlo, ma per farlo esistere come elemento di legittimazione del potere. In tal modo, esso è taciuto, per quanto riguarda il contenuto liberatorio e rivoluzionario, e parlato, per giustificarne lo stravolgimento-assorbimento, quando non la repressione. In luogo del non far sapere, si sceglie di far sapere ciò che legittima il potere e, pertanto, funziona come strategia di controllo sociale.

La produzione di falsificazioni, mentre dissimula eventi sociali reali, ne propone una “rimodellizzazione” falsa. E’ vera e propria controrivoluzione che si svolge e si pratica sul terreno dei linguaggi. Le reti della comunicazione sociale si trasformano in un’occasione di scontro e la posta in gioco è la memoria di un genere, di una classe, di un’etnia…. L’esperienza passata condiziona quella futura e si configura dunque come codice dell’attività riproduttrice; pertanto, la declinazione e la traduzione della memoria collettiva assumono un’importanza enorme. Per questo, si tende a legittimare quei comportamenti del passato che non entrano in contraddizione con gli interessi di conservazione della società patriarcale e capitalista. Per questo, è necessario conquistare una memoria autonoma e collettiva della trasgressione femminista.

Non occorre andare molto indietro nel tempo.

Basta ricordare la caccia alle streghe organizzazione repressiva messa in atto per costruire il modello femminile funzionale al nuovo assetto capitalista. Ogni tentativo di sottrazione alla nuova norma costituita era punito con il rogo o con indicibili sofferenze.

Basta ricordare l’epoca vittoriana quando le donne che osavano trasgredire la norma non avevano altra strada che quella della prostituzione perchè nessuno le avrebbe mai aiutate e, allo stesso tempo, le prostitute erano additate come il peggiore dei mali  perchè se erano finite così significava che se lo erano meritato e si erano messe fuori dalla società senza appello.

Basta ricordare i servizi sociali di stampo poliziesco, che ci rammentano molto quelli attuali neoliberisti, dell’organizzazione sociale nazista. Le donne internate nel campo di Ravensbruck venivano segnalate come asozialen  proprio dai servizi sociali perchè osavano disobbedire, sottrarsi o non essere conformi al nuovo ordine imposto. Vi ricorda qualcosa?

Ora assistiamo ad uno spostamento importante verso uno Stato etico che si arroga il diritto di decretare per noi quello che è buono e quello che non lo è e noi dovremmo adeguarci e se non ci adeguaiamo, non obbediamo, veimo ricattate, colpevolizzate, punite, ci viene impedito perfino di vivere

Allora dobbiamo porre molta attenzione a non essere compartecipi di questa visione autoritaria del sociale. Dobbiamo evitare accuratamente di contribuire a creare stigma e divieti, norme e colpevolizzazione altrimenti il femminismo diventerà anch’esso strumento di repressione e controllo sociale. Non ci si deve prestare ad essere strumento del neoliberismo. Mai come in questo momento storico in cui il potere, attraverso un legiferare continuo, invasivo e capillare si arroga il diritto di intervenire in ogni aspetto della nostra vita, l’illegalità diffusa assume connotati di presa di coscienza.

Essere contro il green pass in tutte le sue accezioni e modalità, contro ogni imposizione e ricatto, contro ogni tentativo da parte del potere di costringere la nostra vita all’interno di paletti, steccati, gabbie…è una necessità imprescindibile.

E’ necessario camminare ricordando…

qui il volantino posizionamento 1

Coordinamenta femminista e lesbica/ coordinamenta.noblogs.org/coordinamenta FB/coordinamenta@autistiche.org

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L(l)OTTO ALLA BASE/ La guerra inizia qui! Fermiamola qui!

L(I)OTTO ALLA BASE

MANIFESTAZIONE FEMMINISTA SEPARATISTA : DONNE, LESBICHE, PERSONE TRANS E NON BINARIE LUNGO LE RETI DELL’AEROPORTO MILITARE DI DECIMONANNU  CHIAMATA MANIFESTAZIONE LOTTO3ANTIMILITARISTA 2022

CONCENTRAMENTO 8 MARZO 2022, ALLE ORE 10.00 – GIARDINO MEGALITICO DI SAN SPERATE

LA GUERRA INIZIA QUI, FERMIAMOLA QUI.

All’indomani della manifestazione antimilitarista separatista dell’8 marzo 2020 a Teulada è iniziato il lockdown. In questi due anni, nonostante la pandemia e la particolarità della nuova situazione che questa ha portato, potenziamento delle misure repressive incluso, non ci siamo fermate. Dopo l’8 marzo sono state organizzate altre azioni antimilitariste, separatiste e miste.

Di contro neanche la macchina della repressione si è fermata: il 27 gennaio 2021 è iniziato il processo per l’Operazione Lince, con 45 indagate e indagati per le attività antimilitariste e contro l’occupazione militare, di cui 5 imputatie di 270bis, associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Vogliamo ribadire che a bloccare la macchina della guerra c’eravamo e continuiamo ad esserci tutte, tuttx, tutti, e che per l’8 marzo 2022 torneremo a dare vita a una giornata di lotta sottorete, questa volta all’aeroporto militare di Decimomannu.

Vogliamo percorrere delle zone militari invalicabili, risignificare con i nostri corpi quelli che ora sono confini, creare nuovi immaginari, restituire nuove identità. Vogliamo farlo a partire da noi, sperimentandoci in una pratica separatista riservata a donne, lesbiche, persone trans* e non binarie, che ci permetta di pensare e agire collettivamente i nostri femminismi.

Abbiamo scelto di manifestare all’Aeroporto Militare di Decimomannu perché rappresenta uno dei punti nodali della filiera bellica nell’isola, dove si svolgono la maggior parte dell esercitazioni aeree in Sardegna e in cui ha sede il Reparto Sperimentale e di Standardizzazione di Tiro Aereo (RSSTA) inserito nei programmi di addestramento e sperimentazione del Poligono di Quirra (PISQ). Attualmente è uno dei due centri, insieme alla base di Galatina (Lecce), in cui si sta costituendo la International Flight Training School (IFTS), progetto portato avanti dal Ministero della Difesa italiano insieme a Leonardo (Ex Finmeccanica). L’IFTS è una scuola di addestramento al volo avanzato per i piloti delle aviazioni NATO e per alcuni partner esterni, tra cui Israele, Qatar e Giappone.

La guerra inizia qui.

L’Aeronautica e la Difesa si adeguano alle mode del momento e si lanciano in dichiarazioni roboanti sull’ecompatibilità delle esercitazioni simulate: peccato che basti passare nei pressi dell’aeroporto militare per rendersi conto che il numero di voli è vistosamente aumentato negli ultimi mesi. Oltre a ciò, il suolo sottostante è ormai compromesso da decenni, le falde acquifere sono altamente contaminate da sversamenti di carburante e l’eventuale diminuzione delle ore di volo effettive non cambierà di certo questa situazione.

Ci disgusta che le forze armate lavino di verde le loro scintillanti (mortifere) installazioni e che persino la fabbrica di bombe e droni killer Rheinmetall-RWM si tinga di rosa e venga premiata per la sua “attenzione alla gender diversity” e al multiculturalismo, mentre continua impunita la sua produzione letale. Oltre al green/pinkwashing, sappiamo bene che queste basi e queste aziende producono competenze e ordigni che sono funzionali ad uccidere e a causare devastazione, carestie, migrazioni forzate.

Sappiamo che senza militarismo non c’è patriarcato e che questi sistemi sono interconnessi, le nostre elaborazioni teoriche e le nostre pratiche vogliono metterlo in luce e farla finita con entrambi. Il militarismo si fonda su una logica e un insieme di norme che perpetuano il sistema patriarcale neoliberista, razzista, estrattivista, colonialista.

L’ideologia militarista si basa sulla violenza autoritaria e verticistica, sulla gerarchia, sul decoro, sull’idea di sopraffazione degli uni sugli altri e si esprime in termini di possesso, controllo, egoismo, appropriazione dell’esistenza e annientamento della libertà altrui, sfruttamento e depredazione delle risorse naturali. Si fonda sulla costruzione e l’assunto che esistano esclusivamente due generi: uno maschile che prevale su quello femminile. È attraverso questo simbolismo del rapporto di dominio di un genere sull’altro – o meglio sugli altri – che il potere dei colonizzatori su terre, corpi e culture “da civilizzare” è stato interiorizzato come parte dell’ordine naturale delle cose. Il militarismo difende la necessità dell’uso della forza per la risoluzione dei conflitti e prepara la società a questo, non si limita a proiettarsi in conflitti che vediamo come “esterni”, lontani, ma si estende ai conflitti interni. Il militarismo è cultura dello stupro: arma usata in tempi di pace e in tempi di guerra.

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La coordinamenta verso l’8 marzo!

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Crisi ucraina: nessuna solidarietà nazionale ma lotta al nostro imperialismo!

Crisi ucraina: nessuna solidarietà nazionale ma lotta al nostro imperialismo!

di Assemblea Militante  assemblea_militante@inventati.org

L’attuale precipitazione militare in Ucraina è il risultato di una decennale politica di accerchiamento ed isolamento della Russia, perseguita con determinazione da parte degli Usa e dei loro alleati europei.

Una politica fatta di progressiva estensione del proprio dispositivo militare NATO fin sotto i confini della Russia, con dispiegamento di micidiali armamenti e continue esercitazioni militari allo scopo di minacciare quel Paese e di ridimensionarne le aspirazioni a ritagliarsi un proprio spazio all’interno del mercato capitalistico internazionale.

Un colpo decisivo a tali aspirazioni fu dato dal vero e proprio colpo di stato in Ucraina nel 2014 a seguito di una classica rivoluzione colorata, come tante orchestrate nel mondo, sostenuta e fomentata dalle potenze occidentali e con evidenti connotazioni nazi-fasciste, che spostò definitivamente questo paese nell’orbita di influenza statunitense ed europea.

Un risultato, questo, che ha provocato conseguenze durissime per la stessa popolazione ucraina attraverso la sottomissione alle ricette lacrime e sangue imposte dal Fondo Monetario Internazionale, la definitiva distruzione e svendita dell’apparato produttivo del paese, la penetrazione dei capitali occidentali (italiani in primis) che hanno spostato insediamenti industriali per poter usufruire di una classe lavoratrice sottoposta a condizioni di lavoro inaudite e salari da fame. La distruzione dello Stato sociale, l’aumento della disoccupazione e lo sfruttamento bestiale hanno incrementato l’emigrazione di ucraini in cerca di una possibilità di sfuggire alla miseria crescente. Essendo in maggioranza donne, sono finite a fare le badanti e le domestiche nelle case degli occidentali a prezzi stracciati, per sopperire alla progressiva distruzione del welfare che avanzava anche in questi Paesi.

A questo scenario apocalittico cercarono di sottrarsi le regioni orientali del Paese (Donbass), a prevalente popolazione russofona, dichiarando la propria indipendenza con l’aspirazione di tornare a far parte della Russia per sfuggire al crescente sciovinismo ucraino e alla devastazione economico-sociale che si stava abbattendo sul Paese. Sottoposte a continue aggressioni da parte dello Stato ucraino, con il supporto di reparti organizzati da gruppi politici dichiaratamente nazisti e quello delle potenze occidentali, in questi otto anni le due repubbliche hanno resistito strenuamente, pagando un prezzo altissimo in termini di distruzione e morti.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la richiesta da parte ucraina di entrare a far parte della NATO e le dichiarazioni da parte del governo di voler arrivare ad una “soluzione finale” con gli indipendentisti del Donbass, stracciando per l’ennesima volta gli accordi di Minsk. Per la Russia equivale ad una vera e propria richiesta di resa incondizionata e ad un suo definitivo ridimensionamento a potenza locale.

Questa la dinamica dei fatti, che hanno portato alla crisi attuale e alla invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Si tratta di una reazione difensiva da parte di uno stato pienamente capitalista che, sottoposto a ripetuti attacchi e ad un progressivo accerchiamento, punta a tutelare una propria sfera d’influenza sia economica che politico-militare. Ma anche a difendere i suoi tentativi di unificare il mercato interno per dar vita ad un’ulteriore concentrazione dei suoi capitali, di uscire dalla fossa di Paese semplice fornitore di materie prime e di sottrarsi al controllo finanziario occidentale che, attraverso la gestione dell’intermediazione nella vendita di gas e petrolio, riesce ad appropriarsi persino della maggior parte dei profitti di questo comparto produttivo fondamentale.

Se questo tentativo di progressivo strangolamento e ridimensionamento della Russia andasse in porto, le sorti della sua popolazione, e soprattutto del proletariato, sarebbero molto peggiori di quelle vissute sotto il blocco di potere rappresentato da Putin, come hanno potuto verificare sulla propria pelle gli ucraini in questi anni e come hanno potuto constatare gli stessi russi durante l’epoca eltsiniana, quando il Paese era stato praticamente svenduto all’Occidente. Nessuna illusione, quindi, circa gli interessi di cui si fa portatrice la Russia guidata da Putin: difendere in primo luogo le esigenze del proprio capitale nazionale ed in subordine garantire un minimo di relativo benessere alla parte maggioritaria della popolazione al fine di mantenere la pace sociale interna, altrimenti a rischio di sommovimenti sociali. Ma, altrettanto, nessuna concessione alla narrazione dominante: l’invasione russa dell’Ucraina è solo l’ultimo atto in uno scontro tra potenze statali e capitalistiche che dura da decenni, e del quale il nostro imperialismo targato NATO ha la maggiore responsabilità. Continua a leggere

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Un mondo migliore non è MAI NATO!!!!

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Archivio RIAVVOLTE! tutto da conoscere!

Costruiamo case, abbattiamo muri, ripensiamo la memoria.

So may we start?

Luca Marchetti Alice Ortenzi Carla Oppo Arianna Lodeserto Fabrizio D’Alessio Anita Rizzi Camilla Iannetti Ottone Ovidi Beatrice Buzi Noemi Fuscà Giulia D’Alia

da gennaio a ottobre 2022 a Magliana!

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Tutta la nostra solidarietà!!!

Tutta la nostra solidarietà a* compagn* del Trentino colpiti dalla repressione!

Trentino: operazione repressiva e nuove misure contro anarchici

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5 marzo a piazza delle Gardenie alle ore 16.00 con Nicoletta Poidimani!!!

Vi aspettiamoooooo!!!!!!!

Nocività, difesa ipocrita della vita e militarizzazione della salute, dall’Icmesa di Seveso (1976) all’attuale gestione della ‘pandemia’

10 luglio 1976: una nube tossica contenente diossina fuoriesce dall’Icmesa di Seveso (MI), fabbrica chimica di proprietà della svizzera Hoffmann-La Roche che, nei fine settimana, produce armi all’insaputa della popolazione. 

Le istituzioni impongono piani d’emergenza e stravolgono la vita di chi abita nel territorio circostante con deportazioni di massa e militarizzazione. 

Quarantacinque anni più tardi, col pretesto della ‘pandemia’ da Covid-19, viene dichiarato lo stato d’emergenza su tutto il territorio italiano e un generale della Nato viene nominato ‘Commissario per la gestione dell’emergenza epidemiologica’. Ancora una volta alle questioni irrisolte sulla salute le istituzioni rispondono con misure coercitive e con la militarizzazione.

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5 marzo/Riprendiamoci la vita, la musica e le strade!!!!!

Riprendiamoci la vita, la musica e le strade!!!!

Il 5 marzo vi aspettiamo a piazza delle Gardenie dalle 16 in poi!!!!!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics /giovedì 24 febbraio 2022

Zardins Magnetics di giovedì 24 febbraio 2022

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

* Controinsurrezione e controllo sociale (dal Canada a noi)
* Rabbia, memoria, vendetta per Matteo Tenni assassinato da un carabiniere
il 9 aprile 2021

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Pensieri, musica, parole:
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione

Contatti di posta:
Associazione Senza Sbarre
Casella Postale 129 – Trieste centro
34121 Trieste

Contatti di posta elettronica:
liberetutti@autistiche.org

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Anticipazione! Anticipazione!

TUTTE LE NOTIZIE E LE  INDICAZIONI A SEGUIREEEEEE!

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Sabato 26 febbraio a Busto Arsizio con l’Assemblea Popolare!

L'<assemblea romana contro il green pass> sabato 26 febbraio sarà a Busto Arsizio all’iniziativa dell’<Assemblea Popolare>che da molti mesi lotta contro la deriva autoritaria della gestione pandemica.

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Mercoledì 23 febbraio Cultura Sospesa!

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La questura ha chiuso SANDRINO’S !!!

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