Contro il MUOS nessuna sentenza, ora e sempre Resistenza!

Contro il MUOS nessuna sentenza, ora e sempre Resistenza!

http://www.nomuos.info/contro-il-muos-nessuna-sentenza/

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Pochi giorni fa la sentenza del CGA (sebbene non definitiva) ha rimesso in discussione la sentenza del TAR, che ha portato al sequestro dell’impianto MUOS.

Non aggiungeremo adesso molto di più a quanto espresso dai legali no muos, in quanto siamo convinti come loro che il la sentenza del CGA sia una sentenza politica, che mette nelle mani del governo ulteriori controlli circa gli impianti. Naturalmente non si può che essere diffidenti circa l’imparzialità di tali studi, ma non è questo il punto.

La portata della sentenza del CGA, per quanto non definitiva, riapre nuovamente la questione sul MUOS. Per questo, nella notte scorsa, un gruppo di attiviste e attivisti si sono recati alle reti della base e, in risposta ad una sentenza politica e di parte, hanno tagliato pezzi di rete per un lungo tratto del perimetro della base, in modo che la marina militare sia costretta a cambiare diversi metri della rete a recinzione della base. Ancora una volta, l’azione diretta, di disturbo e danneggiamento, è una pratica riconosciuta non solo come valida, ma come risposta a tribunali fin troppo spesso troppo politici e poco tecnici.

Riprendiamo le parole di una compagna del movimento che, vista la situazione, sembrano più che appropriate:

“Entriamo
Usciamo
Saliamo
Scendiamo
Tagliamo
Ogni volta che vogliamo.
Sappiatelo“

Contro il MUOS nessuna sentenza, ora e sempre Resistenza!

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NO GUERRA NO NATO!

NO GUERRA NO NATO!

Portare l’Italia fuori dal sistema di guerra

Attuare l’articolo 11 della Costituzione

L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno.

Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno. 

È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva.

Già il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la NATO aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvò il Nuovo Concetto Strategico, ribadito ed ufficializzato nel vertice dell’aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in “risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”,  per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza  che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell’area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l’aggressione militare. 

La nuova strategia è stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia (1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Il Nuovo concetto strategico viola i principi della Carta delle Nazioni unite.

Uscendo dalla Nato, l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola  la nostra Costituzione,  in particolare    l’articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.

L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.

La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato è perciò, di fatto, sotto il comando degli Stati uniti che la usano per i loro fini militari, politici ed economici.

L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.

Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

L’Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranità: sarebbe così in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

Sostieni la campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato

                                  per un’Italia neutrale.

                          LA PACE HA BISOGNO ANCHE DI TE

http://cambiailmondo.org/

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NOI SIAMO kOBANE! 14 Settembre a Milano

NOI SIAMO KOBANE! Basta massacri di civili, basta Erdogan! 14 settembre, corteo a Milano

Ovviamente ci saremo anche noi!

Ci saremo per ricordare che, mentre il massacro voluto dallo stato turco continua a mietere morti e feriti e si intensifica l’uso dello stupro e della tortura sessuale come arma di guerra per terrorizzare le donne kurde, le donne non smettono di vigilare e armarsi e solo grazie all’autodifesa si contengono le perdite umane.

Ci saremo per far sentire tutta la nostra solidarietà a fianco delle donne kurde, yezide, assire, arabe che si sono armate e si mobilitano dal punto di vista ideologico, sociale, politico e militare.

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da Retekurdistan

NOI SIAMO KOBANE! Basta massacri di civili, basta Erdogan! Corteo cittadino a Milano

In vista della settimana dedicata alla Turchia da Expo, in un momento in cui l’offensiva repressiva del governo turco sta colpendo duramente la popolazione kurda in Turchia e nel Rojava, lanciamo un’assemblea cittadina per organizzare un corteo che denunci le politiche del governo Erdogan.

 

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Libertà per Shilan! Libertà per Gulay! Libertà per Fréderike!

Libertà per Shilan! Libertà per Gülay! Libertà per Fréderike! Libertà per tutte!!!

images Incomincia oggi, a Londra, il processo a Shilan Ozcelik, diciottenne in custodia cautelare dal marzo scorso, in base al Terrorism Act del 2006, con l’accusa di aver fatto un viaggio in Siria per lottare contro ISIS e aver tentato di unirsi alle Unità di protezione delle donne del PKK.

Ozcelik e la sua famiglia sostengono che fosse andata in Siria per intervenire come operatrice umanitaria e la comunità kurda in Gran Bretagna ha definito questo processo come un “esempio lampante di criminalizzazione selettiva e politica”.

In ogni caso, per noi il dato di fatto effettivo è che combattere contro ISIS in Europa è considerato un reato.

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Sul presidio del 5 settembre al Cie di Ponte Galeria

Sul presidio solidale e le proteste nel CIE di Ponte Galeria

Sabato 5 settembre un centinaio di solidali sono tornati/e sotto le mura
del CIE di Ponte Galeria. Il presidio, che ormai da un po’ di tempo di
si svolge una volta al mese, è iniziato verso le 18,00 andando avanti
per circa un paio di ore.

Sin dal primo pomeriggio, le persone recluse hanno portato avanti
proteste vivaci attendendo l’inizio del presidio solidale. I detenuti
della sezione maschile, una volta usciti nel cortile dopo il pranzo,
hanno provato a resistere e restare fuori dalle celle per sentire meglio
le urla, la musica e le parole che sarebbero arrivate dopo poche ore dal
presidio all’esterno.
Come d’abitudine, di fronte al tentativo di resistenza dei ragazzi, le
guardie sono arrivate con cani e manganelli ed hanno rinchiuso tutti
nelle celle. Per rispondere a questo ennesimo sopruso, alcuni materassi
sono andati in fiamme e dei fuochi sono stati accesi in alcuni cortili
comunicati tra le celle.
Immediato l’intervento degli operatori di Acuarinto e delle forze
dell’ordine che hanno spento le fiamme rivolgendo gli idranti anche
contro le persone recluse. Continua a leggere

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8/12 settembre in piazza a San Basilio per Fabrizio Ceruso

8 settembre 1974/8 settembre 2015

“…..Parlare di memoria è anche parlare di eredità e non è mai facile. E’ un lavoro che non ha fine o meglio che, forse, dovremmo essere in grado di accettare e assumere come interminabile, almeno dal punto di vista di una tensione ideale. Non ci sono modi per pensare un patrimonio che ci viene lasciato come altro rispetto a noi. Volgere lo sguardo al passato e ascoltare è pratica nient’affatto banale, e molte volte dolorosa, perché comporta una sorta di rinuncia: smettere di pensare idealmente la propria individualità, e aprire invece la possibilità di pensarsi storicamente, la qual cosa comporta un confronto con il mondo e con l’altro. Io come giovane donna come figlia come erede non esisto in e per me stessa, come individuo isolato, determinato da un carattere e da una personalità innate, ma esisto nella relazione con gli altri e nella misura in cui appartengo ad un società, ad una famiglia, ad una storia. Ciò che desideriamo per il futuro è inconsistente se non è letto alla luce dell’esperienza, di ciò che ci ha costituito e formato per come siamo ora, qui, a parlare. Non si comprende la natura e la forma delle propri ambizioni senza confrontarsi con il passato, con la cultura da cui si proviene, consapevoli dell’interiorizzazione che si è fatta dei valori con i quali si è cresciute. La storia cioè, sia quella con la lettera maiuscola, sia quella di ognuna di noi, non può essere ascoltata e compresa se non mettendosi in gioco come parte attiva, come soggetto, singolare e plurale, nella sua storicità e attualità: io sono parte del sistema che osservo e lo modifico anche solo per esserne l’osservatrice. La memoria, dunque, quando riesce ad essere vissuta come costruzione di sé, e non esercitata come attività neutra, si fa strumento di presenza a noi stesse e quindi alle altre e agli altri…….” (ATTI dell’Incontro Nazionale Separato “Memoria collettiva, Memoria femminista” 2012-Margherita Croce, pag.35)

Stralcio da  www.progettosanbasilio.org

“…..Proprio partendo dall’esperienza di Fabrizio e della rivolta del ’74, la memoria di quelle giornate può essere importante non come rito di consuetudine ma come organizzazione di una comunità di fronte a bisogni, problemi e contraddizioni più che mai attuali come l’emergenza abitativa, il lavoro, le possibilità di sussistenza, il consumo di suolo, la cementificazione, la mancanza di spazi sociali…”

Martedì 8 Settembre:
alla lapide di via Fiuminata
ore 9: “Un fiore per Fabrizio”
ore 17: Presidio

Sabato 12 Settembre:
a Largo Arquata del Tronto…..
….dalle 20: Cena popolare
Presentazione del documentario sulla storia del quartiere e la rivolta del ’74
dalle 22: Concerto con Giulia Anania e Bella, Gabriella!
Una dedica emozionale a Gabriella Ferri e alla sua Roma di ieri e di oggi

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Sulla cultura dello stupro-Parte terza

Sulla cultura dello stupro – Parte terza

Infatti, secondo l’autrice, “Applicato ai rapporti sessuali, in un sistema patriarcale, in una condizione quindi di disuguaglianza, il consenso assume una precisa connotazione di genere ed esprime la disponibilità della donna ad appagare le istanze di godimento dell’uomo, a sottomettersi ai suoi desideri e al suo potere decisionale”.

La ricerca svolta da M. Barbagli, G. Dalla Zuanna e F. Garelli sulla sessualità maschile degli italiani e citata dall’autrice conferma questa asimmetria e fa emergere il nodo del consenso come questione prioritaria.

51NqU7WuOdL._SY498_BO1,204,203,200_ Per altro, le risposte citate in questa ricerca mi hanno riportato alla memoria un testo di Renata Pisu, Maschio è brutto. L’uomo italiano in trecento lettere sessuali (1976), che ho letto tanto anni fa. Si trattava di lettere inviate da uomini su tematiche inerenti la sessualità alla rubrica “La posta di Cristina” (dove Cristina Leed era lo pseudonimo usato da R. Pisu) di un settimanale diffuso fra gli anni ’60 e i primi anni ’70. Quelle lettere mettevano in luce non solo l’ignoranza e l’arretratezza dei maschi italiani per quanto riguarda la sessualità, ma anche come lo stupro fosse spesso concepito come comportamento “normale” (quando non veicolo di veri e propri “miracoli“!).

Non sto ad anticipare altro, e rimando alla lettura diretta dell’intervento, che riporto qui sotto.

Vorrei però, a margine, fare un’altra considerazione

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8 arresti NoTav nella notte per iniziativa contro il cantiere

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Ieri sera 8 arresti, ma questa sera davanti al carcere per non lasciare solo nessun*

A Cecca, Donato, Luca, Damiano, Mattia, Nicola,Francesca, Jacopo, Gianluca, Pierpaolo, Alex, Valeria, Checco, Carlo, Liberi Tutti, avanti notav!

Riportiamo da:

http://www.notav.info/post/davanti-al-carcere-per-non-lasciare-da-solo-nessuno/

http://www.notav.info/post/8-arresti-notav-nella-notte-per-iniziativa-contro-il-cantiere/

Ieri sera un nutrito gruppo di no tav ha cercato di avvicinarsi al cantiere della Val Clarea. Durante l’iniziativa un reparto di polizia è riuscito a dividere il gruppo in due tronconi uno dei quali non è più riuscito ad allontanarsi. Gli arrestati sono otto tra cui uno studente delle scuole superiori di Torino che è stato portato al carcere minorile di Torino. Altri 4 sono studenti universitari torinesi, un altro un compagno del centro sociale Askatasuna e due No Tav bolognesi.
Questi arresti non ci intimidiscono e non fermeranno la nostra lotta che è fatta di tanti momenti, tra cui le iniziative notturne contro quel cantiere che devasta e uccide il nostro territorio e il futuro di tutti.
Stasera confermiamo il presidio sotto il carcere delle Vallette, appuntamento alle 19 al capolinea del tre.

Per mercoledì sera organizzeremo una fiaccolata di solidarietà a Bussoleno.

liberi tutti, avanti notav!

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SEMINIAMO RESISTENZA!

SEMINIAMO RESISTENZA!

DAL  4  AL  6 SETTEMBRE

http://www.notav.info/post/31946/

notav settembre

SEMINIAMO RESISTENZA

Il 4, 5 e 6 settembre chiamiamo una volta di più a raccolta tutto il popolo NoTav dentro e fuori la Valle di Susa per una 3 giorni di resistenza in difesa della Terra e per lo smantellamento immediato del cantiere Tav di Chiomonte.
Chiamiamo a raccolta tutti coloro che non intendono piegarsi a questa impunita e sfacciata distruzione ambientale e spreco di risorse pubbliche, con lo spirito cocciuto dei contadini che difendono la nostra terra ed il frutto del loro lavoro.
Il cantiere Tav in Val Clarea è uno sfregio alla natura perpetrato nel nome degli interessi di pochi e con il solo scopo di creare profitto per le lobby affaristiche e mafiose.
Vogliamo restituire alla natura ed alla popolazione ciò che è stato indebitamente sottratto con la violenza e per questo chiediamo a tutti di partecipare alla manifestazione popolare del 5 settembre a Giaglione, portando sementi e concimi vari, per una semina collettiva attorno e dentro il cantiere. Seminare: un gesto antico come il mondo, semplice ma denso di valori significato.
Le ragioni e lo spirito delle resistenze contadine animeranno tutta la 3 giorni “Seminiamo resistenza” contro le folli logiche del profitto e contro lo sfruttamento senza limiti delle risorse della Terra. La manifestazione del 5 settembre sarà il cuore di una tre giorni di spettacoli teatrali, musica, mercato scambio dei produttori agricoli, cibo e cucina “consapevole” ed un torneo di calcio anti-razzista.
La Valle non è affatto silente e pacificata. Tutti insieme con le generazioni di valsusini che sono nate e cresciute nel segno della lotta No Tav saremo ancora a Venaus ed a Chiomonte per ribadire a modo nostro che quel cantiere di morte e devastazione va chiuso! La Valsusa che vogliamo non è cemento e recinzioni, non è un corridoio di traffico ma una valle viva e verde.

IL 4-5-6 SETTEMBRE NON DELEGARE, PARTECIPA!
“SEMINIAMO RESISTENZA” ANCORA E SEMPRE NO TAV!

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Noi stiamo con Karima!

Noi stiamo con Karima

http://dumbles.noblogs.org/2015/09/01/noi-stiamo-con-karima/

noisiamoqui365“Io sto con Karima” scrive Simonetta Zandiri narrando la vicenda di questa donna sottoposta a TSO per essersi ribellata alla segregazione del marito in un CIE dopo che entrambi erano andati a denunciare ai carabinieri il tentato stupro della figlia sedicenne.
Qui il post di Simonetta.
Questa è la risposta istituzionale alla denuncia di violenza sessuale: quello che denunci interessa solo in virtù di chi tu sei.
Neanche la violenza è uguale per tutt*; per la figlia di Karima è anche il padre al CIE e la madre al ricovero coatto, oltre all’indifferenza dei media che nella notizia guardano al crimine (sic!) dei documenti irregolari dell’uno e all’irriducibile ribellione dell’altra.
Il circuito istituzionale ci fa guardare a loro come a quelli da punire.
Noi guardiamo a Karima e al suo coraggio.
A lei tutta la nostra solidarietà.

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Con le facchine della Yoox!!!

Con le facchine della Yoox!!!

Ieri le facchine della Geodis e quelle licenziate per ritorsione da MrJob, imprese entrambe appaltatrici della Yoox, hanno indetto uno sciopero. La loro lotta ormai è di lunga durata, la potete ripercorrere qui

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/29/sciopero-operaie-youx/

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/04/le-operaie-della-yoox-rilanciano-la-lotta/

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/06/14/donne-che-si-ribellano-2/

e potete ascoltare  qui le ultime interviste da

http://ftp.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/15345-bologna-yoox-sciopero-alla-geodis-contro-ricatti-e

 

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Sulla cultura dello stupro-Parte seconda

Sulla cultura dello stupro – Parte seconda

 Ieri sera con alcune compagne si parlava di rappresentazioni oggettificanti del corpo femminile, complicità e postvittimismo.
Una di loro, che ringrazio tantissimo, mi ha segnalato il documentario Donne a metà di Mariano Tomatis, che non conoscevo.
Pur non trattandosi di un lavoro prodotto da una donna, ho deciso di ospitarlo in questo sito perché propone una prospettiva interessante sulla spettacolarizzazione/normalizzazione della violenza maschile contro le donne, senza indulgere in luoghi comuni ma ponendo domande.

Buona visione (si fa per dire…)

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La fine è importante in tutte le cose

La fine è importante in tutte le cose

http://intersezioni.noblogs.org/condivisioni/la-fine-e-importante-in-tutte-le-cose/

intersezioni

Provi a non pensarci: ogni giorno ti alzi come fosse sempre il primo. E’ un’illusione che ci accompagna in ogni nostra azione quotidiana, la pia speranza che tutto ciò che amiamo, tutto ciò che ci sembra appartenerci e definirci possa continuare per sempre. Cerchiamo di mettere radici e di sentirci invincibili di fronte allo scorrere del tempo, della vita stessa.

Lei, imperturbabile, silenziosamente ma inesorabilmente rosicchia pezzettino dopo pezzettino quello che tanto ci siamo affannati a costruire, che con fatica abbiamo realizzato e crediamo saldo e finalmente acquisito.  Succede sempre, è una delle poche costanti che non vogliamo vedere né ammettere: tutto cambia, e tutto finisce.

Intersezioni è stato un progetto politico fondamentale per chi ne ha fatto parte: eravamo – e forse ancora siamo – persone molto diverse, ma accomunate dalla passione politica e da una convinzione, intuitiva ma potente, che il futuro dei movimenti per la liberazione, umana e non umana, dipenderà dalla capacità di includere il variegato caleidoscopio delle lotte in una sollevazione animale, etica e politica dirompente.

Senza questa inclusività, non c’è futuro, e ognun* soffocherà nella piccola pozza della propria lotta “personale”, prosciugata dal sol dell’avvenire che non è proprio quello che ci si augurava… Le magnifiche sorti e progressive si sono dimostrate quello che sono: una vera sòla. Continua a leggere

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Sulla cultura dello stupro-Parte prima

Sulla cultura dello stupro-Parte prima

Benché la cultura dello stupro sia ancora dominante, se ne parla ormai poco, soprattutto quando riguarda l’Occidente neoliberista.

Sono convinta che una prospettiva postvittimistica non trovi gambe per camminare se non rimette all’ordine del giorno l’analisi e la lotta contro questa cultura, a cui ci siamo talmente assuefatte da diventare, sempre più spesso, incapaci di riconoscerla nel nostro quotidiano.

Ho, così, deciso di cominciare a ripubblicare alcuni interventi di altre donne da cui chi vorrà potrà trarre spunti per analisi e – auspico – conseguenti pratiche.

Poco mi importa che si condividano al 100% questi interventi: il criterio in base al quale li ho scelti non è la corrispondenza col mio pensiero quanto, invece, il fatto che problematizzino il nodo in questione senza inutili dogmatismi o facili ricettucole trionfalistiche che non porterebbero da nessuna parte.

Mi auguro che questa prima ripubblicazione, a cui ne seguiranno altre, ci stimoli a recuperare le tracce di una memoria perduta, per scardinare le “cause che hanno portato gran parte del movimento delle donne su posizionamenti vittimistici facendo perdere quello slancio e quella radicalità che aveva negli anni ’70 […] alimentando un approccio “consumistico” della politica, del tipo usa-e-getta, che rende difficoltosa la continuità di un percorso politico collettivo” (Domande, riflessioni e spunti su etica, pratiche e orizzonti di liberazione, in dakobaneanoi).

Per cominciare, ho scelto un intervento di Mariella Bettarini e uno di Alyn Pearson, di cui potete fare il download cliccando sui nomi.

Dedico questo inizio di percorso alle due giovani donne indiane che il criminale e tutto maschile consiglio di villaggio aveva condannato allo stupro – fortunatamente senza riuscirci! – per riparare al gesto con cui il fratello aveva rotto la rigida gerarchia di caste.
La loro vicenda non riguarda soltanto un altro continente e dovrebbe sollecitarci a riconoscere e combattere la cultura dello stupro nelle sue declinazioni e dissimulazioni, oggi e qui.

Buona lettura!

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Venerdì 4 settembre con DEGAGE!

Venerdì 4 settembre ore 18 piazzale Tiburtino( San Lorenzo)

Siamo tutt* Degage!!!

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