Acidità di Stomaco N°23

La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica!L’ironia è una grande arma che vi  aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Amici del PD

Prima Berlusconi rappresentava gli interessi della borghesia nazionale, e il PD invece rappresenta gli interessi transnazionali. Ora hanno ammesso che sono amici, la sopravvivenza supera gli interessi.

Mafia

Ah ora hanno ammesso che c’è stata una trattativa stato-mafia. Moh va tutto bene.

Miglior articolo

Vince come migliore articolo sulla trattativa stato-mafia Il Tempo, che onora le guardie del Ros, potrei fare battute a non finire ma andatevelo a leggere che da solo fa ridere, quella è la destra che ci manca 😉

Festival nazista

Finalmente è stato sdoganato legalmente il nazismo. Dicono che la costituzione tedesca permetta a tutti le manifestazioni pacifiche. La cosa non ci sorprende molto, il nazizmo è sempre stato lì dove lo avevano lasciato, al potere. È solo l’ammissione di uno stato su una condizione già esistente. Ci tranquillizzano dicendo che ci sarà la polizia a controllare ovunque ahahhahahhahahahhhahahhaahaahha, allora tutto apposto! Se ci stanno le guardie coi nazisti, allora la democrazia verrà conservata, mi raccomando però niente bandiere del terzo reich!

Armi

Che poi stiamo qui a discutere di guerra, quando poi continuiamo a rimanere uno dei maggiori produttori di armi, ma meno male che non dovevamo più comprare gli F35! Sono bravi tutti a fare i pacifisti senza avere idea dei soldi che porta all’Italia l’industria bellica. Illusi.

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Sabato 28 aprile a Ponte Galeria!

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Architettura migrante o iniziativa coloniale?

Architettura migrante e meticcia… o di un’iniziativa coloniale, grottesca e controproducente: l’ “Hospital(ity) School” a San Ferdinando

Fonte: Campagne in lotta

Apprendiamo che alcuni giorni fa, all’ingresso del campo di lavoro di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro, è sorta una strana struttura. Gli iniziatori del progetto, ideato e pubblicizzato da tempo, l’hanno chiamata Hospital(ity) School, perché dovrebbe servire al contempo come ambulatorio, scuola e sportello legale della Cgil con la collaborazione di Sos Rosarno. La struttura è stata costruita in Trentino, grazie al lavoro di volontari italiani e – splendida idea, in linea con le direttive di Minniti – di richiedenti asilo.

Rimettiamo questa iniziativa nel suo contesto: lo scorso agosto, nonostante le proteste di lungo corso degli e delle abitanti dei vari insediamenti della Zona Industriale di San Ferdinando, con la complicità di diversi soggetti del mondo associazionistico e sindacale è stato inaugurato un ennesimo campo di lavoro, riservato a chi è in possesso di un regolare permesso di soggiorno e controllato con sistemi di rilevazione biometrica. Il campo rappresenta il punto sinora più alto della politica di controllo e contenimento portata avanti in questi anni dalle istituzioni contro i lavoratori e le lavoratrici migranti, a cui in questi spazi non è permesso avere una vita sociale, affettiva, sessuale libera e autodeterminata. Nè questi spazi evitano il proliferare di insediamenti informali e privi di qualsiasi infrastruttura e servizio, anzi lo incoraggiano, come dimostrano i fatti.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: questa situazione di sfruttamento, di povertà estrema e di sempre maggiore controllo e disciplinamento delle persone migranti è il risultato, da un lato, di politiche specifiche, e dall’altro della ricerca di profitto che struttura le filiere agro-industriali globali e che quelle politiche sostengono. Non ha niente di naturale, né si cura con la carità: si distrugge, con le lotte.

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21 aprile/ Cassa antirepressione sarda

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Aprile Antifascista

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Milano 5 maggio/Spezzone femminista/Donne che non danno pace e Compagne per l’autodifesa femminista!

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Sabato 5 maggio a Milano/Attacchiamo i padroni (prima gli italiani)!

Sabato 5 maggio corteo a Milano

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Assemblea pubblica/ Sabato 21 aprile a Milano

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Acidità di Stomaco N°22

La rubrica settimanale di Noemi Fuscà ogni domenica!L’ironia è una grande arma che vi  aiuterà a far passare quell’acidità che prende allo stomaco quando vi sentite sommerse da notizie stupide, pericolose, irritanti, strumentali, false, tendenziose…

Shock

Repubblica si shocka perché un soldato esulta sparando ad un palestinese, o anche perché gli israeliani vanno a vedere come si uccidono i palestinesi. Mi sarei shockata di più se i soldati si fossero ribellati contro il sionismo.

Simpsons

In America sono molto criticati perché politicamente scorretti con il personaggio indiano Apu. Vengono accusati di dare un esempio non progressista ai ragazzi, nonostante la figura moraleggiante di Lisa. Oramai il politicamente scorretto lo vedete ovunque dovrebbe diventare una patologia!

Workfare mascherato da welfare

Il welfare aziendale raddoppia la produttività. Però, nonostante ci freghino, ci rubino il tempo e ci controllino tutto, noi acconsentiamo per due spicci, anzi peggio, accettiamo un buon pasto al posto della libertà, perché quello che offrono è un pasto decente in prigione. Ma cosa può fare una semplice donna di fronte al fatto che alcune aziende si occupano di ricongiungimento familiare dei dipendenti stranieri? Domandarsi perché esiste questa pratica burocratica sarebbe troppo. Più contentini per tutte. Continua a leggere

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Delirio di onnipotenza!

Quelli che hanno la pretesa di essere i padroni del mondo, USA, Inghilterra, Francia spingono l’umanità verso il baratro. In un delirio di onnipotenza, senza scrupolo alcuno commettono ogni sorta di crimine ricorrendo a colpi di Stato, guerre interetniche e religiose, aggressioni militari contro tutti quelli che sono asimmetrici ai loro interessi. Vogliono trasformare il mondo in una loro colonia.   

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Storia e memoria

 Storia e Memoria

“Vorremmo che questo incontro potesse costituire un momento prezioso di condivisione,
di consapevolezza e analisi, che arricchisse i singoli percorsi di nuove idee
e pratiche, e che potesse anche significare la riappropriazione di una cultura conflittuale,
di cui sono portatori i movimenti femministi e antagonisti in genere, che viene sempre più marginalizzata e criminalizzata. Riappropriazione che passa per la lotta contro i deliri securitari e il controllo sociale, contro la devastazione dei territori, la medicalizzazione, la gerarchia, l’espropriazione costante di tempi e modi di vita, contro lo sfruttamento e, in generale, contro l’oppressione e la violenza di razza, genere e classe; riappropriazione che deve anche confrontarsi con l’enorme patrimonio che abbiamo ricevuto in eredità dal pensiero e dall’azione femminista. Continua a leggere

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14 aprile 2018 /Sezione Storia e Memoria/ ROTE ZORA

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Podcast dell’iniziativa “Laboratori di autodifesa”

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Ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza”

Sezione Autorganizzazione: autonomia femminista,autodifesa,separatismo,rifiuto della delega, militanza.

AUTONOMIA FEMMINISTA E AUTORGANIZZAZIONE

“L’autonomia è un modo di lettura della società capitalista/patriarcale, dei suoi protagonisti, del modo di distribuzione dei suoi poteri, della dinamica del suo sviluppo, che prevede la presa in carico direttamente da parte nostra dei nostri desideri e la consapevolezza della possibilità di realizzarli. Pertanto, è una teoria di liberazione. E’, quindi, il rifiuto della delega, non solo perché la delega dà ad altri soggetti, al di fuori di noi, l’autorizzazione a lottare, chiedere, decidere al nostro posto, ma, soprattutto, perchè questi soggetti, non essendo noi, portano avanti, per noi, esigenze che, nella migliore delle ipotesi, credono nostre, nella peggiore e più comune, sono invece loro. La capacità di produrre autonomia, per esempio, la classe operaia l’ha espressa compiutamente negli anni ’70, quando, in contrasto con le lotte sindacali che contrattavano più o meno orario, più o meno salario, più o meno lavoro, gli operai hanno preso in carico, appunto in autonomia, quello che era il sentire loro proprio e cioè lo sganciamento del lavoro dal rendimento e “il rifiuto del lavoro salariato”. Non è possibile dunque delegare alle organizzazioni sindacali, ai partiti, a soggetti esterni la nostra liberazione, dato che solamente chi vive concretamente lo sfruttamento può incidere profondamente nelle lotte, e la collaborazione con le Istituzioni e le loro protesi compresi i partiti e i sindacati è controproducente e dannosa poichè così non si fa che riprodurre un modello sociale in cui c’è chi è predisposto a decidere e chi a subirne le conseguenze (con relativa definizione delle competenze e dei ruoli). Per questo solamente la realizzazione di un’organizzazione autonoma dei soggetti sociali sfruttati può modificare il senso stesso delle relazioni umane e far si che non si riproducano forme di gerarchia e dominio. Questa prospettiva di liberazione ci lega inevitabilmente a tutti e tutte coloro che lottano contro la società capitalistica poiché una reale liberazione non può esistere in una società che si fonda sullo sfruttamento di una classe sull’altra. La nostra lotta deve necessariamente essere sottrazione al comando sul lavoro, nell’oppressione di genere, nelle gerarchie sociali, in un rifiuto netto del principio gerarchico in cui è incardinata questa società. L’autonomia è un tessuto di comunicazioni e organizzazioni, ricco di lotte, informazioni, conoscenze e saperi che si oppone alla società capitalista e patriarcale e della quale è alternativa. L’autonomia, permette la nostra crescita e il nostro arricchimento affrancate dal dominio del plusvalore, è sintesi sociale diversa e contrapposta a quella della società neoliberista patriarcale, alla società seriale che si realizza nell’universo dei ruoli. E’ affermazione di una diversità irriducibile. E’ capacità di esprimere rottura e identità politica, di scardinare il controllo sociale che si manifesta nel dominio culturale e sociale prima ancora che in quello militare e repressivo. E’ la riappropriazione di un tempo liberato dal lavoro salariato, dal lavoro di cura, dai ruoli, ed è coscienza e tessuto di comunicazione e organizzazione sociale. E’ la non partecipazione alle cicliche ristrutturazioni capitalistiche e patriarcali e la capacità di allargare i propri spazi. L’autorganizzazione è la ricerca e la messa in atto, all’interno di un insieme oppresso, di strumenti per poter realizzare i desideri espressi dall’autonomia. Autonomia e autorganizzazione sono due entità che si rapportano dialetticamente, non c’è un prima e un dopo. L’autorganizzazione è quindi il riconoscimento che i settori subordinati in un’organizzazione sociale di oppressione e sfruttamento, sono in grado di produrre al proprio interno gli strumenti necessari per liberarsi. Ci sono degli elementi di base che definiscono l’autorganizzazione in un’ottica femminista, ossia che sono in grado di produrre all’interno dell’insieme di genere, oppresso dalla società patriarcale/capitalista, strumenti necessari al percorso di liberazione: – l’orizzontalità dei processi decisionali che non ha nulla a che fare con la “teoria del consenso”, con le “decisioni a maggioranza” e con la così detta “democrazia dal basso” che fa sempre riferimento, comunque, ad un’autorità superiore, ad esempio lo Stato, a cui rimettere le decisioni prese. – il lavoro politico per la presa di coscienza di genere che è costituito dal rapportarsi con le “donne” che costituiscono l’insieme oppresso e dall’analisi delle contraddizioni e delle oppressioni, in un rapporto dialettico tra teoria e pratica. – la messa in comune delle esperienze e delle sperimentazioni così che la condivisione crei realmente una crescita collettiva facendo fronte alla sproporzione che nella società capitalistica c’è tra chi può accedere ad un’istruzione qualificata e alla cultura e chi non ha le possibilità materiali per sperimentare e conoscere. – l’anti-istituzionalità perché un reale percorso di liberazione è alternativo e incompatibile con le strategie e le finalità che hanno le componenti istituzionali. Queste (partiti, partitini, sindacati, associazioni ecc..) mirano o a incentivare lo sfruttamento o tutto al più a migliorare le sproporzioni esistenti tra le classi, i generi, le etnie mentre il nostro obiettivo è l’eliminazione delle classi, dei generi ecc … E’ evidente quindi che non esistono scorciatoie o compromessi sulle prospettive che dobbiamo darci come femministe e che deve essere sempre chiara la necessità dell’uscita dalla società patriarcale e capitalista quale obiettivo e continuo riferimento delle nostre lotte.”

Questa la registrazione dell’iniziativa del 7/04/2018 

Laboratorio postvittimista “REATTIVE!” con Nicoletta Poidimani

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14 aprile 2018/Quinto appuntamento!

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11 aprile/Si parte e si torna insieme!

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