“Le Patriarche”
Non ci si adatta mai a questa società con il suo ordine stabilito fatto di oppressione, di gerarchia, di ingiustizia, di razzismo, di privilegi, tanto intollerabile quanto si constata che è talmente radicato nella nostra cultura che può apparire spesso accettabile e persino naturale.
La società patriarcale nelle modalità in cui viene subita è l’esempio più evidente di questa paradossale sottomissione. Un rapporto sociale particolarmente odioso che ci tocca tutte da vicino, che permea la società, ne è diventato un tratto distintivo conosciuto e riconosciuto da ognuna/o.
Sinora il perpetuarsi di questo rapporto di dominio risiedeva, non esclusivamente, ma per certi versi principalmente, in seno alla famiglia che, giustamente, ha catalizzato l’attenzione del femminismo, così come del resto in altre istanze quali la scuola e le istituzioni. Oggi, nella stagione neoliberista, la nuova frontiera del perpetuarsi della società patriarcale passa anche attraverso la cooptazione di donne che in cambio della loro promozione personale vendono le altre donne e svendono la lotta femminista. Per fare questo spacciano la loro promozione personale per emancipazione.
Non è emancipazione quando si fa il lavoro sporco di licenziare altre donne, quando si reprimono e si condannano, forti di una divisa e di una carica istituzionale, quando si giustificano le guerre umanitarie, non è emancipazione quando si partecipa alla medicalizzazione dell’esistenza delle altre donne, né quando si partecipa da posti di responsabilità negli ospedali, mimetizzate con un camice bianco, alla guerra alla 194. Non sono donne emancipate, sono Patriarche, la versione femminile di quegli odiosi maschi che sono stati e sono il puntello, i protagonisti e i fruitori della società patriarcale e che nel momento che hanno visto la terra tremare sotto i piedi hanno chiamato le loro alter ego al femminile.
I motivi della lotta femminista sono ancora validi ed ancora più urgenti ed oggi abbiamo la consapevolezza che non dobbiamo fare i conti solo con i maschi, ma anche con le Patriarche.
Occorre chiedere ad un’analisi materialista conto dell’economia, del valore d’uso, dei beni simbolici per liberare tutte le forze della rivoluzione femminista, per uscire dalla società androcentrica che vive nei maschi, nelle donne e nelle diversità che si fanno complici.
La memoria delle socialdemocratiche non ricorda, assolve. La memoria di poche, quelle diventate potere, vorrebbe diventare memoria di tutte. E in questo modo disconosce e lascia nel buio le eterne invisibili. E tutto si risolve per le socialdemocratiche nel recitare la sciocca litania della propria bravura che diventa la propria sacralizzazione.
I media.. le accademiche… non aiutano a capire la realtà e a ricostruire la memoria. Incapaci volutamente di riconoscere le proprie origini, proiettano il tempo presente nel futuro come la propria ripetizione. Per loro, domani è un altro oggi. L’organizzazione patriarcale del mondo, cambiato l’abito di scena, come in teatro, rappresenta lo stesso dramma.
E, sempre secondo loro, l’ingiustizia o è una fatalità o è stata rimossa e, pertanto, non si può uscire da questo falso dilemma.
La violenza patriarcale richiede cattiva memoria, amnesia, oblio.
La nostra memoria è nell’aria che respiriamo, a differenza delle Patriarche che mettono nella memoria quello che vogliono trovarci, proprio come fa la polizia durante le perquisizioni.
Non esiste lotta femminista muta, è inutile ingannarla e manipolarla, la memoria femminista rifiuta di lasciarsi imbavagliare. La lotta batte ancora, viva, nelle vene del tempo presente.
Per noi, femministe materialiste, non vuole essere un approdo, ma un porto di partenza, non rinnega la nostalgia, ma preferisce la speranza.
Le Patriarche, volutamente prive di qualsiasi legame con la realtà, adepte della cultura neoliberista, ne hanno abbracciato i principi e i valori e hanno i loro punti di riferimento esclusivamente nel presente così come si è imposto e pretendono di sapere tutto e citano, citano….a conferma che dimmi chi citi e ti dirò chi sei.
Le Patriarche hanno interiorizzato i valori di questa società e scelgono con gran cura i propri maestri e professori. Se una è fuori dal serraglio e dal clan sarà sistematicamente negata, mentre verrà elevato al rango di guida chiunque appartenga a quel mondo di manipolazione e di occultamento che si può definire il trionfo dell’ideologia neoliberista nella società in tutte le sue articolazioni.
Questo comincia dal momento in cui si adotta il metodo graduale e felpato delle regole del consenso, il rispetto per le presunte autorità e per le istituzioni riconosciute ed ancora la conformità a tutte le loro azioni nonché ai loro elaborati, magari in sintonia con l’opinione dominante che coincide con quella riformista e socialdemocratica, con la stessa operazione per cui, per comunità internazionale, si intende quella occidentale.
Le Patriarche vivono soltanto nel presente, attente alle mode passeggere, soggette alle loro regole e norme in conformità al loro ruolo teso a rendere redditizio il loro addestramento, come del resto l’animale che riceve il premio dal padrone quando fa la cosa giusta.
Non sono le nostre amate streghe, ma lo stregone che presenta le sue conclusioni rivestite da una fraseologia apparentemente ragionevole e per risultare convincenti devono dire ogni tanto un minimo di cose accattivanti e plausibili. Continua a leggere→