La Parentesi di Elisabetta del 7/11/2018

 La Coordinamenta verso il 25 novembre/Materiali

“Nodi irrisolti”

2007-2017/ dieci anni di femminismo ovvero come il femminismo si è consegnato nelle mani del nemico.

Il femminismo è di gran moda. Se ne fa un gran parlare, non c’è canale televisivo, quotidiano, rivista, sede istituzionale o paraistituzionale che non parli di femminicidio, che non nomini la violenza sulle donne, da quella sessuale agli abusi sul lavoro, dalla necessità delle quote di rappresentanza femminili, di qua o di là, alla disparità di trattamento economico e via discorrendo. Si vendono le cuffie con le orecchie rosa, le borse con il simbolo di genere perfino nei mercatini rionali. Detto così sembrerebbe un gran bene. Invece il “femminismo” che va per la maggiore, svuotato di ogni valenza antagonista e liberatoria, diventato merce e strumento delle logiche di dominio, sta portando ai resti il femminismo tutto.

E’ stato un lungo percorso che si è dipanato dalla fine degli anni’70 fino ad oggi e nella deriva a cui siamo giunte ha una parte importantissima la scelta politica di non affrontare e risolvere alcuni nodi fondanti: la sorellanza, l’emancipazione, la trasversalità, l’interclassismo, il conflitto.

Tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 le donne hanno scoperto di essere tutte sorelle nella consapevolezza della comune oppressione. Non più un problema femminile, dunque, di cui tutti quelli che avevano a cuore una società migliore avrebbero dovuto e voluto occuparsi, non più una carenza di attenzione e di diritti a cui la società avrebbe dovuto porre rimedio, bensì una questione strettamente legata ad un modello socio-economico, il patriarcato, assunto e affinato dalla società del capitale, che prevedeva ruoli sessuati precisi, gerarchicamente impostati, in cui il maschile veniva costruito come dominante e il femminile dominato per una resa ottimale degli individui messi al lavoro in una divisione precisa dei compiti e con uno sfruttamento differenziato e gerarchico. Tutte le donne, quindi, avevano un nemico comune, gli uomini, perché erano quelli a cui era stato affidato il compito di pretendere e far assolvere alle donne il compito sociale per loro costruito. L’asservimento del genere femminile era ed è trasversale alle classi sociali, seppure declinato in maniera diversa per ogni classe o frazione di classe.

La consapevolezza politica di cosa fosse il patriarcato e la presa di coscienza della sua natura strutturale aveva portato anche al separatismo. E qui dobbiamo aprire una piccola parentesi su cosa si intenda per strutturale, una parola di cui il femminismo riformista continua a riempirsi la bocca dicendo che l’oppressione sulle donne è strutturale perché si riconosce e si ritrova in ogni ambito della società. Invece è proprio il contrario. L’oppressione sulle donne si ritrova in ogni ambito della società perché è strutturale. E, quindi, la risposta a cosa significhi strutturale viene mistificata e non viene data. Dovrebbero svelare che il patriarcato è un modello economico che il capitalismo ha assunto e di cui l’aspetto culturale è solo la conseguenza, che il patriarcato è un modello organizzato per un ottimale sfruttamento e che per questo i ruoli sessuati maschili e femminili sono estremamente specializzati, che è un modello impostato sulla gerarchia, sul possesso, sul dominio e che quindi è impensabile destrutturare il concetto di proprietà fisica, affettiva, economica nello specifico del nostro sfruttamento senza porsi il problema di destrutturarlo nella società tutta. E questo vale, naturalmente, anche per la gerarchia e per il dominio che si basano sulla filiera meritocratica tanto cara al neoliberismo.

Ma l’assunzione del principio di sorellanza avulsa dall’analisi di come si muove questa società ha condotto a risultati perversi e ha perpetuato equivoci. Continua a leggere

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La chiamano sicurezza ma è violenza quotidiana

Giovedì 15 novembre alle ore 18.00 in piazza della Marranella

https://hurriya.noblogs.org/

A Torpignattara la costante intensità di retate e controlli delle forze dell’ordine sta suscitando l’interesse a discuterne tra chi abita il quartiere.
Se da una parte le vicende repressive spingono nei guai chi viene colpito, il fatto che siano molto diffuse produce, inevitabilmente, l’interesse a parlarsi, raccontando i molteplici episodi, immaginando qualcosa che vada oltre la lamentela individuale, poco utile a uscire dalle difficoltà.

Nel corso degli anni, una parte delle persone che abitano il quartiere ha già organizzato delle giornate di protesta contro la criminalizzazione della popolazione immigrata che media e politici associano al terrorismo, contro la conseguente chiusura di luoghi di preghiera con pretesti burocratici e contro il muro di gomma che le amministrazioni locali oppongono alla richiesta di certificati di residenza per chi vive in quel quadrante.

Al giorno d’oggi prosegue una vera e propria caccia all’uomo nelle strade di Torpignattara.
La polizia municipale scende in campo con le sue squadrette contro i venditori ambulanti e un capillare controllo del territorio viene esercitato da uomini di qualsiasi divisa: identificazioni continue a chi cammina in strada, ripetute “visite” a piccole attività commerciali con l’intento di trovare qualsiasi pretesto per impartire pesanti multe.
Anche i numerosi bar presenti nel quartiere vengono considerati come delle tonnare dove prelevare la gente, dei luoghi di ritrovo dove le forze dell’ordine eseguono continui rastrellamenti tra la clientela.

Purtroppo, come accade sempre più spesso, lo Stato trova anche i suoi complici e, come accaduto al Pigneto, gruppi facebook e comitati di quartiere sono strumenti utilissimi per spingere le persone alla delazione.
Alcune pagine sui social network e alcuni gruppi della cosiddetta società civile hanno scelto di “intervenire” nel quartiere, segnalando semplicemente alle istituzioni ciò che non va.
Dal segnalare l’immondizia che straripa ovunque sono passati a fotografare la vicina di casa che getta il sacchetto della spazzatura accanto il secchione colmo, da questa tendenza ossessiva, quotidiana, si è arrivati a dirette video su qualsiasi episodio nel quartiere e esposti collettivi alle forze dell’ordine contro gli schiamazzi in strada, associati a bar e piccoli alimentari.
Persone che si battono il petto e piangono per le vicende legate alla morte di Stefano Cucchi, oggi sono disposte a creare lo stesso inferno al proprio vicino di casa. Esposti, denunce e segnalazioni, piuttosto che scendere da casa e parlare, anche in maniera accesa, per risolvere i problemi legati alla vita quotidiana.

In questo clima pesante, mentre qualcuno gioca al computer con la vita altrui, le ripercussioni sui singoli sono reali.
Qualcuno passa nottate intere in questura per semplici identificazioni, qualcuno viene raggiunto da decreti di espulsione e denunce, chi lavora per strada deve correre via con le bancarelle per evitare il sequestro della merce, qualche piccola attività commerciale viene costretta a chiudere in ripetute occasioni, qualche bar viene costretto alla chiusura perché “fonte di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica” date le frequentazioni.
Sotto attacco ci sono le esistenze di tanti e tante.

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Le donne che non difende nessuno

Le donne che non difende nessuno

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Sgomberato il Liceo Virgilio occupato!

La scuola del neoliberismo

Sgomberato il Liceo Virgilio occupato!

Con un ingente dispiegamento di forze di polizia è stato sgomberato il Liceo Virgilio occupato. La guerra e la demonizzazione delle occupazioni e dell’agire politico nelle scuole viene da lontano. A novembre 2017 lo stesso Liceo è stato oggetto di una campagna denigratoria riguardante presunti festini, uso di droghe , spaccio e gruppi di potere all’interno dell’occupazione, il tutto sbandierato sui media mainstream in funzione di ordine pubblico e recupero della serietà delle scuole contro le occupazioni. Al governo c’era il Pd e Gentiloni. Anni fa lo stesso Liceo è stato oggetto di monitoraggio al suo interno da parte di agenti in borghese travestiti da operai. Quello che è successo dunque non è che l’ultimo episodio di una lunga serie rispondente ad una strategia di normalizzazione e di adeguamento alla nuova scala di valori meritocratica e gerarchica messa in atto dal neoliberismo nei confronti del mondo dell’istruzione. Dimenticare questo anche in previsione delle mobilitazioni studentesche che sono previste per il 13 ottobre significa proprio fare il gioco del neoliberismo e riproporre la socialdemocrazia come depositaria di democraticità. Ci viene in mente a questo proposito il recente comunicato del Liceo Mamiani, anch’esso occupato che così recita < Ci teniamo infine a precisare che non abbiamo nulla contro la Preside e il corpo docenti e il nostro impegno sarà per lo sviluppo di una protesta “pulita” nell’interesse di tutti e per questo chiediamo a tutti noi studenti il rispetto verso la nostra scuola. > talmente e pericolosamente politicamente corretto da essere incensato da Repubblica.

A proposito del percorso neoliberista nel mondo della scuola vi linkiamo le riflessioni femministe che abbiamo fatto in questi anni.

1-Scuole sicure, controllo assicurato

2-Al liceo Virgilio è arrivato anche il SAP(sindacato autonomo di polizia)

3-I carabinieri al Liceo Virgilio!

4-DOSSIER/DALL’UNIVERSITA’ AI CONTESTI CIVILI: LA MILITARIZZAZIONE DEL SOCIALE“La paura determinerà la politica europea e internazionale dei prossimi anni” Marco Minniti, Ministro dell’Interno.

5-Riflessioni femministe sulla scuola

6-Delle prassi infami dell’alternanza scuola-lavoro

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Si parte e si torna insieme!Solidarietà a chi Resiste, comunicato

L’autunno del Governo giallo-verde si presenta sulla scena politica con una serie di decisioni, rispetto alla Grandi Opere, in sorprendente continuità a quelli precedenti: fare la TAP, il via libera alla Pedemontana, al passaggio delle navi nella laguna veneta e le numerose indiscrezioni rispetto all’irrinunciabilità del Terzo Valico.
 
Tutto ciò ben prima dell’esito della oramai messianica analisi costi benefici, che dovrebbe analizzare in maniera oggettiva il rapporto tra utilità delle opere e i costi relativi ai danni ambientali e l’impegno di denaro pubblico che queste portano inevitabilmente con sé.
 
Se rispetto al Tap questa decisione contraddice gli impegni internazionali dell’Italia rispetto agli accordi sottoscritti che impongono la progressiva limitazione del commercio e dell’uso di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas), dall’altro palesa la storica supremazia degli interessi economico-politici su ciò che dovrebbe essere la priorità di ogni governo: l’investimento in opere utili e necessarie, la tutela ambientale e la sicurezza dei territori.
 
Il bollettino delle persone che continuano a perdere la vita in questo paese continua ad aumentare, solo pochi giorni fa a causa del maltempo, ma continuativamente negli ultimi anni tra ponti che crollano, aree che si allagano, interi centri abitati spazzati via dai terremoti ecc…
 
Poco tempo fa siamo stati nelle zone terremotate delle Marche ed abbiamo visto coi nostri occhi come la ricostruzione, a seguito della devastazione portata dai terremoti più recenti, non sia nella priorità di questo governo, come in quelle dei precedenti.
 
Con tutti i territori che lottano per la loro sopravvivenza e tutela, con tutti coloro che negli anni hanno deciso di non abbassare la tasta, noi in questi anni abbiamo compiuto un lungo percorso di lotta e condivisione e di questo siamo estremamente orgogliosi.
 
Continuiamo a lottare fianco a fianco, perché per noi “Si Parte e Si Torna insieme” non è solo uno slogan, ma stella polare del nostro agire quotidiano.
 
Solidarietà a tutte le popolazioni Resistenti, ci vediamo in Valsusa il 17 Novembre per continuare a costruire insieme il futuro che ci meritiamo.
 
Movimento No Tav
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No Pentagono!!!

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Podcast degli Incontri in Sardegna 18/22 Ottobre 2018

“Le militanti del Black Panther Party”

Abbiamo incontrato insieme a Silvia Baraldini le compagne e i compagni di Sassari, Nuoro, Siniscola e Cagliari. Un ringraziamento a tutte e a tutti per la condivisione, gli scambi, l’ospitalità e un abbraccio alla terra sarda che ci ha accolte. 

Sassari giovedì 18 ottobre 2018/S’idea libera e Banduleras Atòbia Feminista

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Nuoro venerdì 19 ottobre 2018/ Nugoro Antifascista

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qui l’introduzione all’iniziativa Introduzione Nuoro

Siniscola sabato 20 ottobre 2018/ Tramas de Libertade e Gana e Gortoe

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qui l’introduzione all’iniziativa   Siniscola Incontro 2010 BP (1)

qui la traduzione di Mauro Piredda in sardo di un testo di George L. Jackson da “Con il sangue agli occhi” Traduzione di Mauro Piredda docx

Cagliari domenica 21 ottobre 2018/ B.A.Z. Biblioteca Autogestita Zarmu

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Camminate di donne a Milano

Riceviamo dalle compagne di Milano 

Camminate di donne a Milano

Da qualche mese ad oggi qualcosa a Milano ha iniziato a muoversi: donne diverse si sono incontrate ed hanno iniziato a camminare insieme per le strade dei quartieri popolari/periferici di questa città.

Portando un messaggio chiaro: le strade sicure le fanno le donne che le attraversano unite, l’autodifesa è delle donne, pratichiamola insieme!

E’ stata portata l’attenzione su problemi che riguardano tutti: il degrado e l’abbandono in cui sono intenzionalmente stati lasciati i quartieri e la minaccia degli sgomberi; la dilagante gentrificazione che spinge i poveri, sempre più numerosi, sempre più lontano dagli occhi di chi accumula ricchezza grazie al sistematico sfruttamento dei lavoratori; la crescente militarizzazione della città con la scusa della necessità di maggiore “sicurezza”; parallelamente, i sempre più frequenti episodi di violenza nei confronti delle donne, soprattutto le donne migranti che si trovano in una condizione di maggior vulnerabilità.

E’ evidente la necessità di organizzarsi insieme per resistere e creare comunità forti, reali alternative a questo sistema. Le donne sono il cuore della comunità, per questo è importante incontrarsi, conoscersi, organizzarsi localmente nei territori, e creare reti in tutto il mondo.

La pratica di incontrarsi e portare insieme i nostri contenuti nelle strade, in mezzo alla gente, rimane valida anche oggi ed è per questo che abbiamo deciso di produrre e diffondere questi brevi video: perché possano essere utili spunti per tutte le donne che decidono di organizzarsi insieme.

Vi sentite abbandonate? Le donne, in tutto il mondo, si stanno organizzando!

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Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere

“Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere”

di Noemi Fuscà

Quello che è successo a Desirée è l’ennesima violenza subita da una ragazza, e purtroppo non sarà l’ultima. Per scardinare la violenza, lo abbiamo già scritto in mille salse, è necessario il femminismo, non quello istituzionale, né quello emancipazionista né quello donnista. È necessaria l’autodifesa femminista, è necessaria una lettura di classe, è necessario riconoscere il proprio nemico per evitare di essere strumentalizzate dall’ennesimo pacchetto sicurezza o dalle ordinanze anti alcol, come sta succedendo di nuovo. Queste soluzioni servono solo per poterci controllare meglio, perché in questi casi succede spesso che con la scusa del degrado o dello spaccio si limiti la nostra agibilità, il nostro movimento, proprio con la scusa di tutelare i cittadini ma soprattutto le cittadine. Forse dovremmo chiederci cos’è il degrado? Come mai se ne parla così tanto negli ultimi anni? L’infantilizzazione funziona sempre. Una responsabilità diffusa e condivisa ci ha stretto in una morsa asfissiante, siamo colpevoli ma non tutte, e quindi una cartaccia per terra è come un rifiuto nucleare; aver bevuto o essersi drogata equivale a essersela cercata e via dicendo. Mentre noi siamo sempre più costrette a chiedere “per favore”, il neoliberismo espropria tutto, pure le vite.
Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere. La questione delle violenze sulle donne ora va di moda in politica, perché è uno strumento di assoggettamento, perché il modello di oppressione ha funzionato così tanto bene su di noi che dopo secoli di prova hanno deciso di allargarlo a tutti, questa è la globalizzazione baby.
Vorrei poter difendere la memoria di Desirée, evitare che un’altra volta una ragazza sia strumentalizzata, che il suo corpo venga dilaniato dai media, dai tribunali, dalla politica ma non potrò farlo. Spero solo che ci svegliamo da questo intorpidimento, guardiamo in faccia il nostro vero nemico, e a quel punto lo distruggiamo.

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La Parentesi di Elisabetta del 24/10/2018

“Universo incantato”

Lo sport è raccontato come un universo incantato che non avrebbe nulla a che spartire con orientamenti politici, conflitti sociali, convinzioni religiose. Lo sport sarebbe neutro, apolitico, al di fuori della lotta di classe, né di destra né di sinistra, al di sopra delle dispute di parte e delle tensioni sociali. E l’impudenza di questa narrazione arriva ad affermare che lo sport, animato dallo spirito decoubertiano, contribuirebbe a combattere il razzismo.

I principi propagandati del credo sportivo sarebbero fair play, rispetto dell’avversario, tregua olimpica, amicizia tra i popoli, festa dei giovani cosicché tutto questo culmina in false equazioni: sport e pace, sport e democrazia, sport ed emancipazione dei popoli, sport e rispetto dell’ambiente, sport e solidarietà.

La realtà ci racconta dell’affarismo, del doping, degli esiti truccati, della corruzione che vi  alligna, ma ci racconta anche di aspirazioni sociali, di collocazione di parte, di metabolismo sociale. Ci racconta quindi della parabola dello sport moderno che si accompagna ed è parte integrante della parabola della società borghese.  Continua a leggere

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“Mai contro sole” al Nido di Vespe/Venerdì 26

“Mai contro sole”

<Quando si decide di intraprendere una lotta, il primo problema che ci si dovrebbe porre è il riconoscimento del nemico. Non è questione da poco o da sottovalutare altrimenti rischiamo di combattere “contro sole” e, non vedere chi abbiamo di fronte, significa perdere in partenza.>

<Il percorso di liberazione se anche è un sogno non è meno reale di un passo, il sogno senza il passo si dissolve nel cielo delle idee, ma il passo senza il sogno arranca nel pantano.

Il passo e il sogno disegnano un progetto politico. Il compito ai giorni nostri si annuncia sicuramente rude, ma se sapremo far convergere le classi medie, il mondo operaio, i precari, i marginalizzati, i migranti, i quartieri periferici…cioè tutti coloro che sono attaccati dal neoliberismo e spazzare via i partiti socialdemocratici, comunque si chiamino, potremo determinare un progetto politico capace di mettere in moto le lotte.

E dovremmo partire strappando il velo ad un capitalismo che si è messo una maschera buonista e “democratica” e che così si è spinto a definire e a leggere la sofferenza come una colpa personale e perciò l’io sofferente umiliato, maltrattato viene derubricato dalla sua sofferenza e viene reinserito nel mercato come merce. Un capitalismo per il quale ogni colpa è sempre dell’essere umano che è bacato, fallato e attanagliato da un intimo disordine da combattere ricorrendo alla medicina, al marketing, alla psicanalisi e alla polizia, per cui il conflitto sociale non può che essere un malinteso, le lotte, le ribellioni, gli scioperi i picchetti non possono che essere un disordine intimo da sciogliere in un modo, nell’altro o nell’altro ancora.

In questa società pervasa da inquietudini, da angosce, da sconcerto perfino un granello di umanità può essere uno zoccolo nell’ingranaggio. E’ necessario costruire un baluardo contro il dilagante e vincente neoliberismo che è la realizzazione di una società contemporaneamente feudale, ottocentesca e nazista.>

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Trident Juncture 2018/Fronte esterno e fronte interno

Trident Juncture 2018

La Trident Juncture 2018, imponente esercitazione militare Nato, quest’anno si svolge nella Norvegia centrale e orientale, nelle zone prossime al Nord Atlantico fino all’Islanda e nel Mar Baltico. E’ cominciata il 17 ottobre scorso e troverà il suo culmine nel periodo tra il 25 ottobre e il 17 novembre. Sono coinvolte le forze armate dei paesi membri della Nato e, oltre a questi, la Svezia e la Finlandia.

Il comandante dell’esercitazione è l’ammiraglio statunitense James Foggo che comanda la Forza Congiunta Alleata di Lago Patria a Napoli e le Forze Navali Usa in Europa e le Forze Navali Usa per l’Africa, con quartier generale a Capodichino sempre a Napoli.

La Trident Juncture 2015 si è svolta in Sardegna.

< Nel 2015 la Sardegna ebbe “l’onore” di ospitare l’importante esercitazione NATO, il 3 novembre un corteo a Teulada riuscì a bloccarla, superando le reti del poligono e invadendolo. Una delle più belle pagine dell’antimilitarismo sardo, o addirittura di quello europeo, degli ultimi decenni, purtroppo molto avari di grandi giornate di lotta.[…] la ‘Trident Juncture 2018’, che, oltre ad essere un momento di addestramento fondamentale per mantenere e incrementare la interoperabilità tra i 28 Paesi membri dell’Alleanza atlantica, costituisce un’occasione unica per rafforzare la coesione e la solidarietà, nonché per dimostrare l’alto livello di preparazione e la prontezza di reazione ad eventuali minacce di tipo convenzionale[…] Le Forze armate italiane hanno un ruolo di primaria importanza, essendo responsabili per tutto il 2018, attraverso il comando del Corpo d’armata di reazione rapida di Solbiate Olona, della Nato Response Force, complesso di forze in prontezza operativa costituito da diverse componenti (terrestre, marittima, aerea e di forze speciali). Inoltre, partecipano anche 1.200 militari su base 132.ma Brigata ‘Ariete’, rinforzata con il 187.mo reggimento paracadutisti ‘Folgore’, che costituisce la Very High Readness Joint Task Force (Vjtf), unità ad elevatissima prontezza operativa della Nato, la cui responsabilità è a rotazione annuale tra i Paesi membri.> https://nobordersard.wordpress.com/

La Nato opera sul fronte esterno e sul fronte interno.Sul fronte esterno si propone di destabilizzare interi paesi e aree geografiche, di rovesciare governi asimmetrici agli interessi dell’imperialismo statunitense e dei suoi vassalli, sul fronte interno si propone come polizia militare per reprimere le rivolte popolari nel cuore stesso dei paesi occidentali. Si tratta quindi di modellare le condizioni per migliorare e rendere più efficace il proprio ingaggio militare tattico. A quest scopo alcuni anni fa è stato diffuso il rapporto Nato “Urban Operations in the Year 2020”. Riportiamo virgolettato dal testo>Lo spazio di battaglia dell’anno 2020 sarà variabile in densità. non-lineare e più disperso. Sarà di natura cellulare, multidirezionale e sempre più determinato da elementi aerei e spaziali che si trovano al di sopra dei campi di battaglia. L’ambiente urbano sarà l’ambiente di conflitto più difficile, ma allo stesso tempo più probabile.>Si caldeggia quindi il dominio  sull’informazione, una maggior capacità tecnologico militare e una ottimizzazione della logistica. Non è un caso, bensì una precisa scelta strategica quella di coinvolgere le popolazioni locali durante la Trident Juncture allo scopo di usarle nell’individuazione e isolamento delle forze nemiche.E assieme al coinvolgimento delle popolazioni c’è il controllo territoriale serrato sul fronte interno.

La Nato non è più un problema solo di chi si pone in maniera antagonista, non è un problema politico e ideologico, è motivo di preoccupazione per tutti/e quelli/e che pensano che diritti civili, diritto internazionale e autodeterminazione dei popoli non siano solo parole vuote di propaganda.

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21 ottobre al COX 18 a Milano

Domenica 21 ottobre 2018
dalle cinque del pomeriggio
al CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano
 
In occasione della ripubblicazione del libro di
Nicoletta Poidimani
DIFENDERE LA “RAZZA”
Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini
[Sensibili alle foglie, Roma, 2009-2018]
 
Archivio Primo Moroni – Calusca City Lights – CSOA Cox 18
organizzano un incontro con l’autrice che, attraverso immagini e pubblicazioni dell’epoca coloniale, mostrerà
 
LA VERA STORIA DEL RAZZISMO ITALIANO
 
Ottant’anni dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, alcune istituzioni quali le università riconoscono finalmente le proprie complicità nella persecuzione degli ebrei, ma continuano a ignorare la persecuzione etnica delle popolazioni rom e sinti, fingono di non ricordare che le colonie italiane del Corno d’Africa sono state il laboratorio sperimentale delle politiche razziali del ’38 e, soprattutto, evitano di mettere in luce il “filo nero” che le lega alle attuali politiche italiane ed europee sull’immigrazione.
 
Una conoscenza non edulcorata della storia del colonialismo italiano è fondamentale per individuare i dispositivi razzisti e de-umanizzanti che si formarono nei cinquant’anni dell’esperienza coloniale in Africa e che oggi vediamo riattivarsi sulla pelle di donne e uomini immigrati, col pretesto della sicurezza e all’ombra di una paura alimentata e sfruttata tanto politicamente che economicamente.
 
CONOSCERE IL PASSATO, PER COMBATTERE IL PRESENTE
 
L’iniziativa è organizzata in solidarietà con le immigrate e gli immigrati che ogni giorno cercano di attraversare le frontiere della “fortezza Europa” e con i compagni e le compagne processati per aver partecipato, nel maggio 2016, a una manifestazione al Brennero contro la “barriera anti-migranti”.
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“Prima la mente, adesso il braccio”

“Prima la mente, adesso il braccio”, Centri di Permanenza per il Rimpatrio e la costruzione del ricatto.

“Prima la mente, adesso il braccio”, Centri di Permanenza per il Rimpatrio e la costruzione del ricatto.

Mentre La campagna “Mai più lager” inizia a muovere primi passi, sono Tante le voci che si stanno alzando contro le politiche fortemente razziste e discriminatorie portate avanti da questo e dai precedenti governi. Tuttavia, per combattere contro qualcosa, quel qualcosa devi conoscerlo. O meglio, riconoscerlo.
In un processo di lotta l’individuazione del nemico è il primo passo da compiere e, se l’attuale governo con Salvini in testa gioca la sua legittimità e la sua retorica su suprematismo e razzismo e sull’ immagine di discontinuità rispetto ai governi precedenti cercando di capitalizzarle, non ne è il primo Fautore.

Le azioni portate avanti dall’attuale ministro dell’interno si pongono, infatti, in una linea di naturale successione e continuità con quelle che sono state le decisioni prese dagli scorsi governi, in particolar modo dal governo Gentiloni e del suo ex ministro degli interni Marco Minniti.

Cerchiamo qui di delinearne un percorso:

Analizzando le politiche poste in essere dal Partito Democratico infatti, risulta più che evidente come il percorso intrapreso da Salvini abbia l’obiettivo di perfezionare quanto studiato e architettato in precedenza.

Prima la mente, adesso il braccio. Prima l’idea e il progetto, adesso la sua attuazione.

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La Parentesi di Elisabetta del 17/10/2018

“…di luce intellettual piena d’amore”

L’esito del primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile ha lasciato sbigottiti se non amareggiati tanto che alcuni uomini politici e della società civile della sinistra brasiliana hanno lanciato appelli all’unità per contrastare la vittoria di un candidato che si richiama esplicitamente ai valori della dittatura militare e che spara a zero contro la classe politica, sentina di ogni male. Questi appelli animati da buone intenzioni dovrebbero essere però corredati dal racconto di quello che è successo in questi anni in quel paese. Una categoria di persone che si autodefinisce di sinistra ha sollevato una miriade di eccezioni, chiamiamole eufemisticamente così, nei confronti dei governi Lula e Roussef “scoprendo” l‘esistenza delle favelas, dei ninos de rua, la brutalità della polizia…tutte cose vere ma che da tempo immemore esistono in Brasile. Sembrava, invece, dal loro racconto che fossero nate con quei governi. Naturalmente non sono mancati dotti cattedratici che hanno pontificato che i governi Lula e Roussef, essendo troppo cauti si erano allontanati dai bisogni del popolo.

Di converso il governo Maduro, sempre secondo questi perspicaci analisti, si sarebbe allontanato dal popolo per il motivo inverso, aveva fatto una fuga in avanti. E sempre costoro auspicavano la discesa dalle colline del popolo che avrebbe dovuto rovesciarlo. Naturalmente ci sono anche i più raffinati che, dimentichi di quello che avevano detto a suo tempo di Chavez, ci raccontano che Maduro lo ha tradito e comunque è tutt’altra cosa.

Gli scenari cambiano ma il risultato finale è sempre lo stesso: Rafael Correa avrebbe avvelenato la terra, inquinato l’atmosfera e tradito gli ecuadoregni, in Nicaragua gli ex guerriglieri avrebbero affossato lo spirito e gli ideali della rivoluzione e sarebbero passati dall’altra parte della barricata reprimendo il popolo. Il ritornello è sempre lo stesso < i sogni muoiono all’alba>. Dulcis in fundo ci sono anche i duri e puri che ci raccontano che tutte queste sono lotte inter borghesi, fra frazioni della borghesia, e che invece si deve stare con la classe operaia rimandando al giorno del poi e all’anno del mai ogni appuntamento di lotta. Come è successo, d’altra parte, con la proclamazione della repubblica catalana. <Noi non appoggiamo la repubblica catalana, siamo colti e incliti e guidati dalla coscienza di classe, noi vogliamo la repubblica federale spagnola>. Come a dire <noi non ci saremo ma la vedranno i nostri nipoti e pronipoti, noi intanto non prendiamo posizione e pensiamo in grande>. Il fatto è che non prendere posizione, è prendere posizione.

E che dire del governo dei Kirchner che aveva aperto i processi contro torturatori e responsabili della dittatura militare in Argentina, ma anche aperto alla rivendicazione e riabilitazione delle lotte e dei progetti emancipatori delle vittime rendendo palese inoltre questo posizionamento con azioni simboliche come la rimozione del quadro di Videla dal “Colegio Militar di Campo de Mayo”. Continua a leggere

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