KRISIS/Corpi,confino e conflitto

E’ in uscita il 28 luglio per Catartica Edizioni  un libro di riflessione e di analisi su quello che è successo per affrontare in maniera fattiva quello che succederà

“KRISIS. Corpi, Confino e Conflitto.” 

E’ una pubblicazione collettiva a cui hanno partecipato anche Nicoletta Poidimani ed Elisabetta Teghil con un intervento ‘a quattro mani’ dal titolo «Riflessioni femministe sull’epidemia del nostro tempo: l’assoggettamento volontario».

 

“Tutte le fragilità emerse nella primavera del 2020 intorno al Covid-19 necessitano di un’analisi critica.
Il disastroso collasso ecologico, il terrore dettato dal disciplinamento politico e mediatico, il conseguente distanziamento sociale, la dissoluzione del corpo collettivo di cui il lato medico-sociale è solo una delle tante peculiarità, fanno capire che quello che è avvenuto è molto di più di un’epidemia e determinerà irreversibilmente l’intero XXI secolo.
Questo libro, focalizzandosi sui corpi e il loro confino, non racconta solo il presente ma anche il futuro, le sue radici e i conflitti possibili.”

E’ possibile prenotare il libro sul sito di Catartica Edizioni. Per eventuali presentazioni contattateci su coordinamenta@autistiche.org o scrivete all’editore.

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Di CPR si continua a morire/ancora a Gradisca

<Riceviamo e diffondiamo la notizia della seconda morte nel CPR di Gradisca.

Ci dicono che un ragazzo albanese è rimasto senza vita e che un ragazzo marocchino al momento è ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale di Gorizia. Circolano varie versioni dei fatti.

Durante il primo pomeriggio ci sono state rivolte nella zona rossa del CPR; la notizia della morte si sta diffondendo tra le varie zone della struttura, da dove ci raccontano che nella zona rossa è stato bruciato un materasso.

Nella zona blu, quella dove si trovavano i due ragazzi, sono stati sequestrati tutti i cellulari.

Quello che sappiamo con certezza è che, dopo solo sei mesi dalla morte di Vakhtang, un’altra persona ha perso la vita all’interno di questa atroce struttura…>

Leggete qui

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/07/14/morte-nel-cpr-di-gradisca/

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/07/15/quello-che-sappiamo-del-ragazzo-morto-a-gradisca-video/

E’ inutile che insegnanti e scuole organizzino lezioni sui campi di concentramento nazisti e sui campi di internamento italiani, che organizzino visite  scolastiche educative a quelli che chiamano i luoghi della memoria…c’è qualche professor* che parli ai suoi alunni dei Cpr e di come la nostra democratica repubblica abbia istituito questi campi di internamento? c’è qualche professor* che porti in visita scolastica i suoi alunni al CPR più vicino che sia Gradisca, Ponte Galeria o Corelli? E’ inutile che vengano sfornate corone di fiori e cerimonie nei soliti anniversari, dal 25 aprile alle ricorrenze di turno…quando a qualche chilometro di distanza delle persone sono rinchiuse in lager di Stato solo per quello che sono, per la loro condizione senza aver fatto alcunché ma per la colpa di non essere graditi a questo sistema. E’ incredibile che nessun* delle persone che si incontrano per strada si chieda che cos’è un CPR e se interrogate caschino, o facciano finta, di cascare dalle nuvole…E’ possibile che non si rendano conto che la detenzione amministrativa riguarda anche loro, che adesso vengono internati i/le immigrati/e senza permesso di soggiorno ma che un domani potrà toccare a chi non sarà gradit* allo Stato per qualunque altra cosa? E’ inutile che il femminismo che va per la maggiore si sbracci chiedendo leggi contro l’omotransfobia, la misoginia…non è con le leggi corporative, con gli orticelli protetti che si conquista la liberazione, ma cambiando i rapporti di forza…Ravensbruck insegna che le prime <asozialen> internate erano lesbiche e donne fuori dalla così detta norma e venivano mandate in internamento dai servizi sociali.

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CPR di Gradisca/ manganellate, autolesionismo, censura/video

Riceviamo dalle compagne friulane e riteniamo importante pubblicare

Ciao a tutt*,

scriviamo per comunicare che al CPR di Gradisca nell’ultima settimana ci
sono stati dei pesanti atti di autolesionismo che, secondo quanto ci
raccontano, sono seguiti ad un pesante sopruso. Sempre da quanto ci raccontano
quest’episodio ha portato a delle conseguenze fisiche per la persona
coinvolta che durano tutt’ora, nel silenzio dei media.

Invitiamo quindi tutt* ad una diffusione di questa notizia:

https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/07/12/ordinaria-violenza-del-cpr-manganellate-e-autolesionismo-video/
https://www.facebook.com/nocprfvg/photos/a.510550989419235/929065827567747/

Assemblea no CPR no frontiere (Trieste)

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Letture da Angela Davis/Zardins Magnetics

Letture da Angela Davis/ da Zardins Magnetics del 9 luglio/

Un’ analisi molto interessante sullo schiavismo e le donne nere, sui ruoli, sull’intreccio di oppressioni di genere/razza/classe come riflessione storica e come strumento per le lotte presenti per la liberazione di tutte le donne.

ascolta qui

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Zardins Magnetics del 9 luglio 2020

     Zardins Magnetics

Trax di giovedì 9 luglio 2020

Stasera, alle 20, ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane – in  FM 90.0 MHz – in  streaming ascoltareradio.com/onde-udine/ –                                                                          in podcast https://soundcloud.com/radiaz10n3

Oggi: l’eredità della schiavitù, lettura da Angela Davis; una
mobilitazione per ESOF 2020; appello dal CPR di Gradisca. Musica: Ennio
Morricone, Nina Simone, Marianne Faithfull, Mia Martini, Charlie, Flavio
Giurato. 

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Annamaria Mantini/ 8 luglio 1975

Per Annamaria Mantini/8 luglio 1975

Ricordare è importante, ricordare è fondamentale, chi non ricorda la sua storia e non ne mantiene viva la memoria ha già perso. Vogliamo ricordare Annamaria riannodando la sua lotta al presente 

 

[…]è necessario resistere, opporre resistenza personale, interpersonale, politica alla marea montante della normalizzazione e rimanere fortemente ribelli alle molteplici oppressioni, renitenti alla chiamata della leva, ferme nel nostro pensare femminista con una lucidità che respinge la disperazione, la delusione[…] Insieme a tutte le donne e le compagne che rifiutano la delega, che continuano a lottare per la propria autodeterminazione, che si prendono ciò di cui hanno bisogno, che conquistano a spinta i propri diritti, che si autodifendono e si autorganizzano contro la violenza di genere esercitata dagli uomini, dalle istituzioni e anche dalle donne, insieme alle donne vessate dalla magistratura e rinchiuse in carcere o nei cpr, insieme a tutte quelle che si oppongono alla militarizzazione dei territori, alle<guerre umanitarie>, alle speculazioni e alle nocività,, che siano un tav, un muos, un inceneritore o lo sfruttamento lavorativo, insieme a tutte quelle che ancora vogliono la luna. Rimanere rivoluzionarie è il solo modo di costruire strade di liberazione[…]

<Quattro passi>p.49

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La Parentesi di Elisabetta del 1/7/2020

“La salute e un par de scarpe nove”

… Quanno c’è ‘a salute c’è tutto
Basta ‘a salute e un par de scarpe nove
Poi girà tutto er monno
E m’accompagno da me

Tanto pe’ cantà- (E.Petrolini 1932) Nino Manfredi 1970

La lucidità di pensiero è stata destabilizzata da un virus, il Covid-19. Improvvisamente (quasi) tutti e tutte tre mesi fa, sinistra di classe compresa, sono stati colti/e dalla paura della malattia e del contagio. Il <qui si muore> è stata la risposta secca e anche violenta a qualsiasi tentativo di analisi e di riflessione sulla propaganda terroristica e sul controllo asfissiante messo in atto dal sistema di potere a cui non si è mai accompagnata, guarda caso, nessuna indagine degna di questo nome sulle cause reali e sulle ragioni della propagazione del virus soprattutto in Lombardia. C’è in ballo la salute, la salute è la cosa più importante è stato il refrain di questi mesi.

Ma che cos’è la salute? Cosa significa essere in salute, mantenersi in salute? La salute fisica e mentale, poi, sono inscindibili e sono il risultato dell’equilibrio del nostro essere. Non stiamo qui ad indagare posizionamenti e teorie, ci perderemmo nei meandri di una discussione senza fine ma sicuramente la salute non è legata ad una specifica malattia piuttosto dipende dalla qualità della vita e anche della morte in quella che sembra una contraddizione ma non lo è. E la qualità della vita proprio perché non dipende dalla presenza o dall’assenza della malattia non è altro che il rapporto intercorrente tra i nostri desideri e la possibilità di realizzarli, tra il nostro senso della vita e la rispondenza reale che a questo senso viene data. Altrimenti perché ci sarebbe chi è disposto a giocarsi la vita per un ideale politico o a rischiarla per un traguardo che sia il raggiungimento di una cima inesplorata o la trasvolata dell’Atlantico o, molto più semplicemente, a indebitarsi per comprarsi una casa sapendo che molto probabilmente dovrà sfiancarsi di lavoro e mangiare come insegna la saggezza popolare “pane e cipolle”?

Pensate veramente che abbia avuto importanza la salute nuda e cruda per chi si è fatto/a ammazzare nelle piazze e nelle lotte per una vita che valesse la pena di essere vissuta? o per chi ha passato lunghissimi anni in carcere, per chi ha fatto il partigiano/a in montagna o semplicemente i picchetti alle quattro di mattina nel gelo dell’inverno?

Tra l’altro la propaganda mediatica terrorizzando le persone rispetto ad una singola malattia ha fatto di colpo dimenticare che si muore tutti i giorni, con numeri altissimi, continuamente, di cancro e di infarto, di malattie cardiovascolari e ictus, di tranquillanti e di ansiolitici…per quello che mangiamo e per quello che beviamo, per i luoghi che abitiamo, per il lavoro che facciamo, perché dobbiamo essere sempre efficienti e disponibili…e per questo ci dobbiamo imbottire di farmaci con lauti guadagni per le case farmaceutiche e per il business sanitario. Continua a leggere

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9 luglio a Roma/Black Lives Matter/Incontro con Silvia Baraldini

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Dal tubo dell’aspirapolvere alla sorveglianza speciale!

Partecipate! condividete! fate girare!

Il 17 luglio alle ore 20 ci vediamo a Cagliari, in Viale Sant’Ignazio, per un benefit della Cassa per le Spese Legali contro le attività militari.
Vieni e porta chi vuoi!

Se non puoi venire puoi contribuire :

IBAN IT29I0760105138251929251931
Intestatario: Alessia Tranquilli
Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):
Numero carta: 5333 1710 1182 3339

Dal tubo dell’aspirapolvere alla sorveglianza speciale!

C’era una volta un tubo di aspirapolvere che era finito dentro l’aula di un tribunale.
Non si tratta di una favola di Gianni Rodari ma di una storia vera e, come spesso accade, la realtà supera l’immaginazione.

Per diverso tempo questo tubo di un aspirapolvere rotto era diventato il pomo della discordia di una coppia in fase di ristrutturazione, dopo un lutto importante.
Come ogni oggetto, una volta terminata la sua funzione primaria, poteva essere conservato come pezzo di ricambio o assumere altre forme, come la base di una lampada o un reggi pianta, ad esempio, ma si sarebbe anche potuto buttare immediatamente. Così, di fretta, venne conservato in macchina per evitare di essere scaricato nell’isola ecologica più vicina e, soprattutto, per interrompere qualsiasi altra discussione in merito.

C’è chi, invece, forse condizionato dalle congiunzioni astrali del momento, ha attribuito al tubo dell’aspirapolvere una finalità inaspettata.
Durante un campeggio antimilitarista organizzato nel 2016 dalla rete “No Basi né qui né altrove”, a 3 giorni dalla manifestazione prevista all’aeroporto militare di Decimomannu, nella Piazza di Santa Greca furono fermate e perquisite dai carabinieri due compagne.
Il verbale riportò il sequestro del tubo ritrovato nel cofano della macchina, cui seguì la denuncia penale per detenzione di arma impropria.
Non si sa come mai non siano stati oggetto di interesse anche i libri, notoriamente usati come sanpietrini, o anche la coperta, per un ipotetico soffocamento.
Insomma, l’accaduto si commenta da solo.

Sappiamo perfettamente che chi agisce politicamente è soggetto continuamente a una repressione fantasiosa, ne siamo consapevoli e in qualche modo “ce ne facciamo una ragione”.
Spesso, fortunatamente, cade tutto nel vuoto per l’infondatezza delle accuse, ma rimane sempre un confine molto sottile tra quello che ti immagini e ciò che invece potrebbe accadere in tribunale.
E se si pensa alle ultime richieste di sorveglianza speciale per l’attivismo politico di cinque compagne e compagni e alle 45 persone coinvolte nell’indagine per le lotte antimilitariste degli scorsi anni (operazione Lince), allora non c’è tanto da stare serene e tranquilli.
Effettivamente la strategia della repressione dello Stato può funzionare perché costringe ad impegnare molte energie per affrontarla e a mantenere costantemente la calma degna di una partoriente.

Anche perché una delle tattiche in parallelo alle indagini è quella di far accumulare tante piccole denunce di varia natura per creare il profilo di persone socialmente pericolose, un curriculum criminale (sic!). In questo modo si creano le fondamenta non solo delle richieste di sorveglianza speciale, ma anche di costrutti più complessi e fantasiosi, come l’accusa di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (270bis) su cui si basano i 4 anni di indagini dell’operazione Lince (2015-2019).
Quindi cosa rimane? Chi restituisce il tempo e l’energia buttate dietro queste cazzate? E chi ha i soldi per difendersi continuamente?

Ritornando al tubo, per quanto sia una storia a lieto fine dato che la persona accusata è stata assolta, si sono comunque tenute 4 udienze, sono stati coinvolti tre testimoni, è stato chiesto di mostrare “il corpo del reato” nell’aula del tribunale, ci sono stati anni di attesa (dal 2016 al 2020), è stato nominato un avvocato per la difesa e, anche se si è vinta la causa, nessuno è stato risarcito per tutte le spese sostenute.
Fortunatamente il senso di quello che si fa lo si ritrova prima di tutto nella solidarietà delle persone. Per questi motivi nascono le casse per sostenere le spese legali.
Ma i soldi non sono tutto, perché la vicinanza sociale, o meglio la sorellanza, la si sente quando si incontra lo sguardo dell’altro o dell’altra.

Il 17 luglio alle ore 20 ci vediamo a Cagliari, in Viale Sant’Ignazio, per un benefit della Cassa per le Spese Legali contro le attività militari.
Vieni e porta chi vuoi!

Se non puoi venire puoi contribuire :

IBAN IT29I0760105138251929251931
Intestatario: Alessia Tranquilli
Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):
Numero carta: 5333 1710 1182 3339

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Il corpo delle donne

Dedicato a chi immagina “un mondo di padroni benevoli”

http://www.nicolettapoidimani.it/?p=1535

Ringrazio di cuore Silvia Baraldini per avermi segnalato lo scritto di Caroline Randall Williams You Want a Confederate Monument? My Body Is a Confederate Monument. Una potente riflessione sulla consuetudine di stuprare le schiave negli Stati Uniti e sulla manipolazione della memoria storica, il cui incipit – «Ho la pelle color stupro» – toglie il respiro.

Leggendolo mi ritornava alla mente Amatissima di Toni Morrison, ma pensavo anche ai nostrani apologeti del colonialismo che ripetono all’infinito la menzogna degli “italiani brava gente” e che difendono la memoria di Indro Montanelli. Montanelli era andato in Africa, secondo le sue stesse parole, «non a cercar “colore”, ma a cercarvi una coscienza di uomo», e quella coscienza se l’è costruita – e l’ha costruita all’Italia intera – partecipando a stermini, “comprando” e stuprando una giovanissima colonizzata, guidando poi per decenni il gruppo dei negazionisti sull’uso di armi chimiche nella guerra d’Etiopia. Soltanto nel 1996, infatti, quel crimine di guerra sarebbe stato ammesso dal ministro della Difesa in risposta ad alcune interrogazioni parlamentari.

Rammento ai suddetti apologeti che Montanelli ringraziava Mussolini scrivendo «Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora» [*].

Abbattere le statue non è sufficiente se al contempo non si riscrive la storia!

A proposito: questa è un’immagine dello sgombero, avvenuto nella primavera del 2009, del residence Leonardo da Vinci di Bruzzano (nei pressi di Milano), occupato da profughi eritrei. Vi ricorda qualcosa?

___________________________________
[*] Su queste infami porcherie di Montanelli e sulla polemica con Del Boca sull’uso delle armi chimiche si vedano i libri di Angelo Del Boca Italiani, brava gente? (Neri Pozza Editore, 2005), in particolare le pagg 191, 197-198 e I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia (Editori Riuniti, 1996), pagg 28-48

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Pelle nera sociale

“Pelle nera sociale.”

(19 ottobre 2016) Elisabetta Teghil,  Mai contro sole, pp.158,161

Le uccisioni di persone afroamericane da parte delle forze di polizia che stanno avvenendo negli USA per le strade, ai posti di blocco o in semplici controlli di routine o dentro le carceri sono uno stillicidio. L’ultimo in ordine di tempo il caso di Michael Sabbie.

“Un nuovo video shock scuote l’America. Mostra almeno sei agenti che saltano addosso ad un detenuto afroamericano in una prigione tra il Texas e l’Arkansas. Michael Sabbie, 35 anni, implora “Non respiro, non respiro”. Il giorno dopo verrà trovato morto in cella. L’episodio è stato già ribattezzato come ‘un nuovo caso alla Eric Garner’, l’afroamericano di New York ucciso da un agente nel 2014 nonostante implorasse di mollare la stretta alla gola che lo stava soffocando.” 

I “neri/e” sono assimilati e promossi socialmente se si integrano e si mettono la maschera bianca, se aderiscono ai valori di questa società, se sono disponibili a farsi tramite per la divulgazione dei valori dominanti. Il presidente degli Stati Uniti è nero, tanti/e giudici, magistrati, politici, poliziotti… lo sono, ma i neri sono la maggior parte della popolazione povera e oppressa e rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione carceraria. Vengono uccisi quotidianamente per le strade e sono socialmente emarginati a tutti i livelli, hanno i lavori più scadenti, sottopagati e senza nessuna tutela.

Anche da noi ai migranti si chiede l’integrazione. Il migrante bravo è quello che abbandona i suoi valori e assume quelli occidentali, che ce la fa, che sponsorizza questa società e contribuisce a sostenere leggi securitarie, Cie, perbenismo, legalità… e condanna come violenti quelli che non ce l’hanno fatta e sono rimasti in miseria e che protestano e si ribellano. Ai migranti appena arrivati si chiede di collaborare a pulire parchi, sponsorizzare il politicamente corretto, fare volontariato nei settori più disparati.

Ma questo non riguarda solo i/le migranti o gli/le afroamericani/e, riguarda anche quelle/i che hanno una pelle nera sociale.

E’ stato approvato, qui da noi, un Decreto Interministeriale, operativo dal 18 luglio 2016, che prevede che i poveri/e, gli emarginati, i senzatetto possano accedere a qualche aiuto e sostegno (che poi tra l’altro è sempre di minima) se collaborano al sociale, se si rendono conto che devono provare a partecipare a questa società, se prendono atto della loro scarsa attitudine a concludere “qualcosa di buono”, se realizzano che l’unica strada che hanno è quella di rimettersi in gioco, pena l’esclusione definitiva e a tutto campo.

Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un Progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. Il progetto viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni e coinvolge tutti i componenti, instaurando un patto tra servizi e famiglie che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni.”

Chiaramente bisogna essere attivi, chiedere la partecipazione, essere in possesso dei requisiti e venire inseriti in una “valutazione multidimensionale del bisogno (sic!)”. Per il progetto sono stati stanziati 750 milioni di euro per il 2016.

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Val Susa/Presidio in Movimento/ dal 2 al 5 luglio

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Per il Grup Yorum il 26 giugno a Roma!

Per il Grup Yorum e per Helin Bolek!

L’AMBASCIATA TURCA  a Roma si trova in Via Palestro 28.
VENERDÌ 26 GIUGNO 2020 ALLE ORE 11:00

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Udine/presidio solidale sotto il carcere/27 giugno 2020

Riceviamo dalle compagne di Udine

Qui il testo del volantino del presidio dell’11 giugno scorso volantino UD 11 giugno

Qui la trasmissione di Zardins Magnetics dell’11 giugno

https://soundcloud.com/radiaz10n3/zardins-magnetics-11-giugno

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I Puntini sulle A/ Autoformazione femminista/I nuovi appuntamenti!

AUTOFORMAZIONE FEMMINISTA: I NUOVI APPUNTAMENTI!

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