L(l)OTTO ALLA BASE/ La guerra inizia qui! Fermiamola qui!

L(I)OTTO ALLA BASE

MANIFESTAZIONE FEMMINISTA SEPARATISTA : DONNE, LESBICHE, PERSONE TRANS E NON BINARIE LUNGO LE RETI DELL’AEROPORTO MILITARE DI DECIMONANNU  CHIAMATA MANIFESTAZIONE LOTTO3ANTIMILITARISTA 2022

CONCENTRAMENTO 8 MARZO 2022, ALLE ORE 10.00 – GIARDINO MEGALITICO DI SAN SPERATE

LA GUERRA INIZIA QUI, FERMIAMOLA QUI.

All’indomani della manifestazione antimilitarista separatista dell’8 marzo 2020 a Teulada è iniziato il lockdown. In questi due anni, nonostante la pandemia e la particolarità della nuova situazione che questa ha portato, potenziamento delle misure repressive incluso, non ci siamo fermate. Dopo l’8 marzo sono state organizzate altre azioni antimilitariste, separatiste e miste.

Di contro neanche la macchina della repressione si è fermata: il 27 gennaio 2021 è iniziato il processo per l’Operazione Lince, con 45 indagate e indagati per le attività antimilitariste e contro l’occupazione militare, di cui 5 imputatie di 270bis, associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

Vogliamo ribadire che a bloccare la macchina della guerra c’eravamo e continuiamo ad esserci tutte, tuttx, tutti, e che per l’8 marzo 2022 torneremo a dare vita a una giornata di lotta sottorete, questa volta all’aeroporto militare di Decimomannu.

Vogliamo percorrere delle zone militari invalicabili, risignificare con i nostri corpi quelli che ora sono confini, creare nuovi immaginari, restituire nuove identità. Vogliamo farlo a partire da noi, sperimentandoci in una pratica separatista riservata a donne, lesbiche, persone trans* e non binarie, che ci permetta di pensare e agire collettivamente i nostri femminismi.

Abbiamo scelto di manifestare all’Aeroporto Militare di Decimomannu perché rappresenta uno dei punti nodali della filiera bellica nell’isola, dove si svolgono la maggior parte dell esercitazioni aeree in Sardegna e in cui ha sede il Reparto Sperimentale e di Standardizzazione di Tiro Aereo (RSSTA) inserito nei programmi di addestramento e sperimentazione del Poligono di Quirra (PISQ). Attualmente è uno dei due centri, insieme alla base di Galatina (Lecce), in cui si sta costituendo la International Flight Training School (IFTS), progetto portato avanti dal Ministero della Difesa italiano insieme a Leonardo (Ex Finmeccanica). L’IFTS è una scuola di addestramento al volo avanzato per i piloti delle aviazioni NATO e per alcuni partner esterni, tra cui Israele, Qatar e Giappone.

La guerra inizia qui.

L’Aeronautica e la Difesa si adeguano alle mode del momento e si lanciano in dichiarazioni roboanti sull’ecompatibilità delle esercitazioni simulate: peccato che basti passare nei pressi dell’aeroporto militare per rendersi conto che il numero di voli è vistosamente aumentato negli ultimi mesi. Oltre a ciò, il suolo sottostante è ormai compromesso da decenni, le falde acquifere sono altamente contaminate da sversamenti di carburante e l’eventuale diminuzione delle ore di volo effettive non cambierà di certo questa situazione.

Ci disgusta che le forze armate lavino di verde le loro scintillanti (mortifere) installazioni e che persino la fabbrica di bombe e droni killer Rheinmetall-RWM si tinga di rosa e venga premiata per la sua “attenzione alla gender diversity” e al multiculturalismo, mentre continua impunita la sua produzione letale. Oltre al green/pinkwashing, sappiamo bene che queste basi e queste aziende producono competenze e ordigni che sono funzionali ad uccidere e a causare devastazione, carestie, migrazioni forzate.

Sappiamo che senza militarismo non c’è patriarcato e che questi sistemi sono interconnessi, le nostre elaborazioni teoriche e le nostre pratiche vogliono metterlo in luce e farla finita con entrambi. Il militarismo si fonda su una logica e un insieme di norme che perpetuano il sistema patriarcale neoliberista, razzista, estrattivista, colonialista.

L’ideologia militarista si basa sulla violenza autoritaria e verticistica, sulla gerarchia, sul decoro, sull’idea di sopraffazione degli uni sugli altri e si esprime in termini di possesso, controllo, egoismo, appropriazione dell’esistenza e annientamento della libertà altrui, sfruttamento e depredazione delle risorse naturali. Si fonda sulla costruzione e l’assunto che esistano esclusivamente due generi: uno maschile che prevale su quello femminile. È attraverso questo simbolismo del rapporto di dominio di un genere sull’altro – o meglio sugli altri – che il potere dei colonizzatori su terre, corpi e culture “da civilizzare” è stato interiorizzato come parte dell’ordine naturale delle cose. Il militarismo difende la necessità dell’uso della forza per la risoluzione dei conflitti e prepara la società a questo, non si limita a proiettarsi in conflitti che vediamo come “esterni”, lontani, ma si estende ai conflitti interni. Il militarismo è cultura dello stupro: arma usata in tempi di pace e in tempi di guerra.

L’insulto sessista e la minaccia dello stupro sono una forma di controllo sistemico quotidiano, uno strumento di umiliazione e di annullamento, un mezzo per controllare e limitare l’indipendenza e la libertà di tutte le donne, le lesbiche, le persone trans* e le soggettività non conformi. Ancora oggi viene punita con l’arma dello stupro e col femminicidio qualsiasi forma di lotta di liberazione e di autodeterminazione delle donne: dalle resistenti del Rojava alle femministe cilene, dalle migranti a tutte coloro che vogliono semplicemente liberarsi da un rapporto di coppia.

Come femministe, donne, lesbiche, trans*, persone non binarie rifiutiamo queste logiche, rifiutiamo di essere ridotte a soggetti deboli, da mettere sotto tutela; rifiutiamo il pinkwashing; rifiutiamo che sui nostri corpi siano ideati “pacchetti sicurezza”, vengano creati sistemi di controllo e repressione, siano giustificate politiche razziste, confini, guerre. Vogliamo nominare privilegi e oppressioni che ci attraversano e farlo anche in quanto appartenenti ad un’isola che rappresenta un territorio di confine, che politicamente appartiene “all’Occidente”, è partecipe delle politiche colonizzatrici ma è al contempo colonizzata.

Ci interroghiamo spesso su come mettere in pratica, da qui, la solidarietà per supportare la resistenza e le lotte delle altre donne, soggettività dissidenti e delle popolazioni attaccate e violentate anche dagli stati “occidentali” in cui viviamo.

Pensiamo di non poterci sottrarre a una presa di parola e di azione anticolonialista, sappiamo di avere privilegi che diamo troppo spesso per scontati, dovuti solo al fatto di vivere in questa parte di mondo, privilegi che invece vogliamo e dobbiamo decostruire.

La guerra inizia qui, molto prima dell’ultimo conflitto in Ucraina. Fermiamola qui!

Da più di 60 anni vediamo aerei militari sfrecciare nel cielo e bombardare terra e mare, strade rotte dai camion che trasportano missili e carri armati, sentiamo esplosioni, viviamo in territori che non potranno essere più bonificati.

Alcune attività lavorative sono ferme grazie alle esercitazioni militari in cambio dell’elemosina degli indennizzi. Sappiamo delle malattie e dei nostri morti, conosciamo bene l’omertà di chi è ricattato e vive quotidianamente con i militari in casa. Sappiamo che non esiste un registro tumori e che si occultano verità in nome del segreto militare. Lo Stato italiano cambia le leggi per sottrarsi ai propri doveri nei confronti dei territori occupati dai militari e sappiamo che la magistratura cerca continuamente di insabbiare le poche denunce dei civili contro le basi e contemporaneamente collabora con le forze armate per criminalizzare il movimento antimilitarista e contro l’occupazione militare in Sardegna.

Sappiamo anche che tutto questo serve a rafforzare la fortezza Europa, depredare altri territori e risorse, oliare il business degli armamenti, difendere gli interessi di poche persone a costo di molte morti e vite spezzate.

Vogliamo portare la nostra solidarietà alle comunità che da anni si oppongono alla presenza militare e alle nostre compagni e compagne antimilitariste indagate recentemente per la loro militanza.

Vogliamo dire ai signori e alle signore della guerra che noi non ci riconosciamo nella cultura dello stupro, le basi militari e le industrie della guerra devono essere chiuse e i militari se ne devono andare.

I nostri corpi e la terra che con essi attraversiamo non sono luoghi di conquista: scegliamo di farne luoghi di resistenza.

CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLO STUPRO

Assemblea Lotto3Antimilitarista

Sono gradite improvvisazioni femministe situazioniste, saltimbanche, tamburelliste, elettriciste, corali, sferruzzanti, performative, contributi a sentimento. Porta grane da piantare!

Indossa scarpe comode, porta con te pranzo al sacco e acqua. Il percorso è su sterrato, la distanza totale è di circa 5,5 km.

Questa voce è stata pubblicata in 8 marzo, Antimperialismo, Autodifesa femminista, Autorganizzazione, Internazionalismo, Movimenti, Violenza di genere e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.