Gli incestuosi sono uomini come gli altri

Alcuni giorni fa, ai primi di quest’anno, in Francia è stato reso pubblico da Camille Kouchner un caso di incesto all’interno della sua famiglia che ha fatto molto scalpore. Questa la notizia: <Accusato di abusi e incesto, si dimette il noto politologo francese Olivier Duhamel. Il racconto nel libro della figlia acquisita, Camille Kouchner, in cui denuncia il suo patrigno di aver abusato del fratello gemello quando erano adolescenti.>

Riportiamo da incendo.noblogs.org un’intervista ad un’antropologa francese che si è occupata per molti anni di questa problematica e che ha scritto un libro riedito da poco sull’argomento. Mentre condividiamo l’analisi che lei fa dell’incesto come elemento strutturante della società patriarcale in quanto legato alla figura maschile di dominio  ed uso dei corpi che il maschio ritiene gli appartengano e condividiamo il fatto che gli incestuosi siano uomini come gli altri, troviamo debole la conclusione che auspica una sensibilizzazione della società come se una problematica strutturale non mettesse in causa l’organizzazione sociale nel suo complesso.

N.B. nell’intervista vengono nominati i bambini al maschile ma ci si riferisce a bambini e bambine, ragazzini e ragazzine…

<GLI INCESTUOSI SONO UOMINI COME GLI ALTRI>

Per l’antropologa Dorothé Dussy non dovremmo vedere l’incesto come una patologia ma come un meccanismo strutturale dell’ordine sociale.

L’antropologa Dorothé Dussy, autrice dell’opera <Le Berceau des dominations, amthropologie de l’inceste>(La culla delle dominazioni, antropologia dell’incesto) (fuori catalogo, ripubblicato da Pocket in aprile) ha condotto per anni interviste a vittime e autori d’incesto.

-Nel tuo libro parli della banalità dell’incesto e arrivi al punto di dire che struttura l’ordine sociale …

-Questo è l’intero paradosso di un ordine sociale che ammette l’incesto ma lo proibisce in teoria. Da settant’anni in Nord America, in Europa, in Francia: resta la stessa prevalenza di abusi sessuali su minori all’interno della famiglia, che varia dal 5% al ​​10% dei bambini secondo i sondaggi. Non è una successione di piccole congiunture che si accumulano, piuttosto un meccanismo strutturante dell’ordine sociale. Si fonda sul silenzio attorno alle pratiche incestuose: i bambini – e i loro parenti con loro – vengono socializzati con questa ingiunzione a tacere e a perpetuarla una volta che sono adulti. Viene così trasmesso di generazione in generazione.

-Quali sono i meccanismi di questa legge del silenzio?

-Non possiamo capire come funzioni l’incesto se ci atteniamo strettamente al rapporto tra chi mette in atto e chi subisce l’incesto: dobbiamo considerare anche l’intorno. L’incestuoso – non necessariamente il padre, ma il patrigno, lo zio, il cugino, il fratello maggiore – è quasi sempre un uomo che gode di una posizione dominante all’interno della famiglia. Ed è tutta quanta vincolata al silenzio: il coniuge, gli altri figli, i nonni, il resto dell’entourage frequentato nella quotidianità o in vacanza. Dall’aggressore alla vittima, il vincolo al silenzio si gioca su più registri: quello della seduzione, della clandestinità (“È il nostro piccolo segreto”) o della minaccia (“Tua madre soffrirà se parli”). Spesso non servono nemmeno le parole. L’incesto funziona sempre attraverso un meccanismo di retribuzione: quelli che mettono in atto l’incesto costruiscono la sensazione di aver estorto un servizio sessuale al bambino in cambio di un regalo. Questo dà loro l’impressione di aver pagato la vittima e che l’atto non sia quindi un problema.

-Anche una volta rivelato, la famiglia spesso preferisce negare o sminuire l’incesto e fare quadrato attorno all’autore?

Sì. Il cuore dell’ordine sociale è il funzionamento incestuoso della famiglia. Questa può funzionare molto bene, anche con un membro che ne aggredisce altri quotidianamente per anni. D’altro canto se il fatto venisse svelato, si fermerebbe tutto. Quindi, per mantenere l’ordine familiare, la famiglia si chiude nel silenzio. In generale, escludendo la vittima che svela i fatti. La famiglia Duhamel è un caso da manuale: i bambini Kouchner non vedevano più la loro madre. A parte la zia e alcune persone che hanno preso le distanze, tutti hanno continuato a frequentare questa cerchia familiare. Chi ha svelato è stato escluso.

-Gli autori di incesto sono spesso molto ben integrati nella società. Dobbiamo scostarci quindi dal mito del mostro incestuoso?

-Chi commette incesto di solito non è un pedofilo. E’ più simile a un uomo normale che si concede – quando se ne presenta l’occasione, perché è uno stupro a buon mercato – di fare sesso con un bambino in famiglia. Egli pensa che questo bambino sia a sua disposizione: lo sottopone quindi al suo desiderio sessuale del momento. Quelli che fanno incesto non sono mostri ma uomini come gli altri: il tuo vicino di casa, il tuo collega. Niente li distingue. C’è una percentuale  dal 5% al ​​10% di bambini violentati, la stessa percentuale di adulti sono uomini incestuosi. Uomini normali, che fanno i conti sia con la legge che con il consenso della loro vittima. Sanno che lo stupro è proibito, ma non hanno la sensazione di stuprare o di essere dei cattivi. Camille Kouchner lo racconta bene: il suo patrigno è un uomo più che normale, libero, a suo agio nella sua pelle, solidale e attento.

-Come destituire questa legge del silenzio?

Continuando ad accogliere le rivelazioni, ma anche parlando direttamente agli uomini nelle campagne di sensibilizzazione. Spesso queste si rivolgono di più alle vittime, come se il problema non fossero gli autori. Tuttavia, se ci sono molti incesti, è perché ci sono molti uomini incestuosi. Il tabù non è tanto l’incesto in sé; è la banalizzazione degli stupratori nella società che continua a non essere denunciata. Perché ciò implica mettersi in discussione collettivamente. Continuare a pensare che questa sia una patologia, o che gli autori degli incesti siano pazzi, impedisce di comprenderne i meccanismi e depoliticizza la questione. Non vedere a che punto l’incesto è strutturante dell’ordine sociale è controproducente.

Propos recueillis par Alexandra Pichard

Source : Libération, 6 janvier 2021

 Le Berceau des dominations, anthropologie de l’inceste

Aggiungiamo anche un interessante pdf  dal sito di Nicoletta Poidimani sul significativo dibattito giuridico che c’è stato in Italia intorno a questa pratica

<http://www.nicolettapoidimani.it/wp-content/uploads/2021/01/22137.pdf>

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