La Parentesi di Elisabetta del 23/3/2016

“24 Marzo”

Morire-di-Zastava_large Il 24 marzo 1999 è una data da non dimenticare. E’ la data in cui  l ‘Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti, Bill Clinton presidente e Madeleine Albright Segretario di Stato, senza alcun mandato delle Nazioni Unite, avviava la campagna militare “Allied Force”, che, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia. La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado. Questo è stato possibile perché in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell’SPD, in Francia  primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra  primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D’Alema, con il PdCI che faceva parte dell’esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE ,Javier Solana.

Il neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto utilizzare e ha potuto contare sulla socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale.

Il secondo governo D’Alema fu costituito proprio per poter aderire e partecipare all’aggressione alla Jugoslavia. Furono imbarcati anche noti fascisti e il PdCI era nell’esecutivo con il suo segretario ministro della giustizia. Non passando attraverso l’autorizzazione del Parlamento e violando gravemente l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia partecipò ad una campagna di aggressione militare condotta unicamente dal cielo, costellata di bombardamenti che non risparmiarono le strutture civili come case, ospedali, scuole, fabbriche. Fu bombardata la sede della televisione jugoslava e la sede dell’ambasciata cinese a Belgrado. Ogni crimine venne perpetrato. Furono usate anche bombe all’uranio impoverito.

Il governo rimase indifferente a milioni di italiani/e che scendevano in piazza contro la guerra. Le scritte sui muri che denunciavano la responsabilità del governo D’Alema e l’aggressione venivano sollecitamente cancellate dai sindaci del PD che mobilitavano le squadre per il decoro urbano.

Ancora oggi non sappiamo quanti operai siano morti sotto le macerie dei bombardamenti delle fabbriche. Quanti i civili uccisi. Ma sappiamo con certezza che ancora adesso nei territori dell’ormai ex Jugoslavia si muore per effetto delle conseguenze dell’uranio impoverito, che anche militari italiani sono morti per questo e che le acque del mare Adriatico sono inquinate pesantemente, come del resto le acque del Mediterraneo, perché gli aerei che hanno partecipato all’aggressione alla Jugoslavia come del resto anche a quella libica, avevano l’ordine di sganciare in mare nel viaggio di ritorno gli ordigni inutilizzati, con buona pace dei Verdi sponsor di tutte le aggressioni Nato.

Vi furono molti esposti a molte Procure, tutti respinti o fatti decadere, mentre centinaia di militanti e pacifisti/e furono denunciati, processati e condannati.

La data del 24 marzo, quindi, è tanto più importante oggi che gli Stati Uniti spingono perché l’Italia si imbarchi in un’avventura neocoloniale in Libia. Sarà un caso, ma gli stessi circoli del PD che allora promossero l’aggressione alla Jugoslavia oggi escono dal loro letargo e spingono per l’avventura libica.

Senza giri di parole, stiamo parlando di Massimo D’Alema. E chi l’appoggia se non Giorgio Napolitano che fu lo sponsor principale dell’aggressione alla Libia del 2011? Potremmo definirlo un teatro dell’assurdo se le vicende non fossero così tragiche: coloro che sono stati la causa principale della rovina della Libia oggi si trovano in prima fila per spingere l’Italia a ritornare da colonizzatrice in quello sventurato paese.

Il PD è un partito guerrafondaio nella misura in cui tutela gli interessi delle multinazionali e in particolare di quelle anglo-americane.

Attualmente, le mobilitazioni che pure sono state indette contro le nuove avventure militariste hanno avuto poco seguito, checché ne dicano gli organizzatori. Ma questi ultimi dovrebbero fare autocritica per il silenzio, quando non per l’assenso alle precedenti avventure neocoloniali. Come possono avere fortuna mobilitazioni che sono promosse con sigle e figure screditate per aver partecipato alle precedenti aggressioni ed aver votato i crediti di guerra? Ora che sono all’opposizione vorrebbero cavalcare i sentimenti pacifisti, ma nessuno dà loro più credito. Hanno fatto da cassa di risonanza a tutte le più grossolane bugie dette dalla NATO, da massacri di massa mai esistiti e ricostruiti attraverso false testimonianze e riprese e foto manipolate a rivoluzioni colorate e a primavere arabe, usando parole come “tiranno” o “novello Hitler” come un marchio itinerante per far fuori tutti i politici asimmetrici agli interessi americani, avallando il TPI, tribunale penale internazionale che non è altro che un braccio del Dipartimento di Stato americano.

Ricordare il 24 marzo serve per poter ricominciare perché i 600 raid aerei giornalieri fatti contro la Jugoslavia non solo hanno raso al suolo quel territorio ma hanno anche distrutto la credibilità del termine “sinistra” di cui la socialdemocrazia ha fatto strame.

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