Non in mio nome

NOT IN MY NAME. Sulla vicenda della violenza sessuale avvenuta alle palazzine ollimpiche ex-Moi a Torino
12.06.2015 -⁠ Collettivo Altereva -⁠ Torino

Nella giornata dell’11 giugno abbiamo appreso dello stupro subito da una
donna da parte di tre uomini, poi identificati tra gli occupanti delle
palazzine olimpiche dell’Ex Moi.

*Come donne, che lavorano e lottano tutti i giorni contro discriminazioni,
molestie, abusi, vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla vittima di
questa terribile ed inaccettabile violenza.*
Il mondo in cui viviamo, il paese in cui viviamo, è pervaso da una cultura
patriarcale in cui la violenza sulle donne è ancora un fatto sociale, una
realtà quotidiana giustificata dall’omertà di una società che non ha ancora
assunto come propria, in maniera diffusa e consapevole, la lotta alla
violenza sulle donne.
La reazione che ne è seguita è data dall’uso mediatico della vicenda da
parte di esponenti di partiti politici quali Fratelli d’Italia e la Lega
Nord, atto a propagandare il loro odio razzista.
*Anche in questa occasione, le donne e i loro corpi sono considerati
oggetti al servizio di altri interessi: *dall’abuso sessuale si passa con
agghiacciante immediatezza all’abuso simbolico, in cui la donna vittima di
violenza diventa uno strumento, una bandiera di altre ideologie.
In questo modo, il corpo delle donne non esce dal circolo patriarcale della
violenza, da diretta a simbolica, e così si compie un ulteriore sorpruso:
le donne continuano a essere un pezzo di carne a servizio delle strategie
politiche dei potenti.
*Dimenticare che la violenza sulle donne avviene maggiormente tra le mura
domestiche da parte di uomini “molto vicini” alle vittime significa
dimenticare che, indipendentemente da ignobili prese di posizione su razza
e nazionalità o altro, la violenza sulle donne è un fatto strutturale che
ha ancora radici profonde in questo Paese. *

Additare “gli extracomunitari”, generalizzando a intere nazionalità e/⁠o
etnie il comportamento di alcuni singoli, significa cercare un capro
espiatorio per continuare a ignorare la necessità di un intervento
strutturale e culturale, significa fregarsene di prevenire e combattere la
violenza, significa fregarsene di tutelare le vittime.

Quando le donne scrivevano *“NOT IN MY NAME”* intendevano proprio questo:
* la violenza sulle donne è un fatto grave da debellare e non può diventare
uno strumento al servizio del potere per innescare la guerra al diverso. *

*Il nostro affetto, il nostro appoggio, la nostra attenzione e cura sono
dirette alle donne che subiscono violenze. Questo è l’unico posto in cui
vogliamo stare.*
Non nelle parole della politica degli slogan, non tra le mani di altri
uomini, non a fianco di chi usa la nostra sofferenza.

Come l’8 marzo di quest’anno, quando a seguito di uno stupro avvenuto in
zona san paolo le donne sono scese in piazza, oggi continuiamo ad affermare
con forza *“Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”.*

12.06.2015 -⁠ Collettivo Altereva -⁠ Torino

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