Legame di sangue

LEGAME DI SANGUE

 di Elisabetta Teghil 

11/10/2010

Il procedimento scientifico sperimentale ci ha portate/i fuori, ormai da tempo, dall‘ipse dixit ed è stato un contributo fondamentale che la rivoluzione borghese ha fornito ai processi di liberazione. Il conseguente concetto di progresso scientifico è stato assimilato al miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità ed ha pervaso le esperienze ed i concetti informativi della sinistra, sia riformista che di classe.

Ma la scienza, come qualsiasi altra cosa, non è asettica, non è neutra, né imparziale. Può essere piegata, a seconda delle esigenze, a questo o a quel risultato, può essere usata per questo o quell’obiettivo e, addirittura il tipo di ricerca effettuato è dovuto a questo o quell’interesse, a questo o quell’indirizzo di mercato.

La borghesia si è resa conto molto presto delle potenzialità insite nella scienza come strumento di controllo, indirizzo e uso delle coscienze e dei corpi e delle potenzialità economiche, di mercato, di sfruttamento, di profitto.

E ha stretto con la scienza un legame di sangue.

A seconda, quindi, delle necessità, il sistema di potere usa la scienza come strumento di manipolazione con la disponibilità e la collaborazione dei vari livelli di specialisti. E, infatti, la così detta “sinistra riformista” continua a presentare scienza, processi scientifici e tecnologie associate come strumenti di progresso dell’umanità, ben conscia che attraverso tutto ciò può condizionare ed usare le coscienze ed i corpi. Cosa significa questo nella configurazione attuale, neoliberista, della società? Significa:

-medicalizzazione delle esistenze in modo che nessuna/o possa decidere da sola/o, ma ritenga necessario affidarsi ad un esperto/a;

-“controllo della salute” in funzione delle esigenze economiche e di profitto, sia direttamente ( induzione ai medicinali ed in particolare ad uno piuttosto che ad un altro, a screaning ricorrenti, alla prevenzione di tutto e del contrario di tutto giocando sulla paura dei soggetti nei confronti della malattia) sia indirettamente dettando regole “scientificamente provate ” di ogni tipo per controllare il lavoro, la produttività, perfino il riposo ed il tempo libero (il sonnellino pomeridiano fa bene si può fare in ufficio così si rende di più, lavorare fa vivere più a lungo, lo stress esalta le doti personali, si deve fare palestra, dormire, anzi no, non troppo, niente alcool, niente fumo, niente discoteca, mangiare cibi bio, l’industria del bio va alla grande…)

-controllo della fertilità e, quindi, delle donne, con la riproposizione della “naturalità” della maternità, della “naturalità” degli istinti di disponibilità e di cura, ma anche con la contraccezione mirata e indirizzata ( l’aborto è un “trauma” è meglio, molto meglio la pillola e di una marca particolare guarda caso; niente figli? è una donna non realizzata, tanti figli? è una coniglia, non riflette su quello che fa; due, due è il numero giusto che diamine! lo dice uno studio scientifico in proposito!)

Chiaramente fanno parte di questo ambito tutte le teorie rigorosamente scientifiche, secondo le quali il cervello delle donne ha zone istintuali diverse da quelle maschili. Alcune zone del cervello, poi, sono responsabili delle “devianze” sia sessuali che comportamentali. E’ particolarmente importante per il sistema incasellare le persone in ruoli prestabiliti in modo che le reazioni siano controllabili e le “devianze” facilmente etichettabili, riconducibili e sanzionabili. Attente! Noi femministe abbiamo qualche lobo del cervello a pallini!!

Allo stesso tempo incentivazione delle pratiche di sperimentazione sugli embrioni, sulla fecondazione assistita ecc. ecc. che lungi dall’essere a tutela delle scelte e dei desideri di ognuna, come dovrebbe essere, sono strumenti per controllare la nostra fecondità e medicalizzarla il più possibile.

La stessa RU486 da una parte viene demonizzata, dall’altra deve essere soggetta a controllo diretto con l’ospedalizzazione, dall’altra ancora può essere data previa constatazione dell’equilibrio mentale della donna (!?!) Tutte queste posizioni prevedono, comunque, un nulla osta nei nostri confronti.

-controllo delle menti con la ricerca delle zone del cervello da manipolare per ottenere individui asserviti. La ribellione non è dovuta all’ingiustizia che subiamo, ma a qualche meccanismo del nostro cervello che non va bene.

Se poi siamo rivoluzionarie organizzate, allora, addirittura, ci lobotomizzeranno.

A proposito, a quando il test per definire” scientificamente” se possiamo o no fare una figlia/o e per definire se siamo madri affidabili? (e il nostro partner potrà esigere il test per riprendersi le figlie/i?)

-sperimentazioni sugli embrioni, studi sul DNA, clonazione degli organi e dei tessuti (per carità, la motivazione è sempre nobilissima: si cureranno tante malattie!) ma, in verità, l’essere umano non ha mai smesso di cercare nuovi schiavi. A quando la creazione dei replicanti? a quando i dibattiti della sinistra riformista su quanti e quali diritti potranno avere? o i dibattiti della destra e della chiesa sulla possibilità che abbiano o meno l’anima?

-controllo sulla morte. Già adesso il sistema ha deciso quando siamo morte e quando siamo vive con la legge sulla “fittizia” morte cerebrale e quando possiamo essere fatte a pezzetti con la legge sugli espianti/trapianti (come al solito la motivazione è nobilissima: salvare altri esseri umani! Ma la verità è la pretesa di usare i nostri corpi a seconda delle esigenze della sperimentazione e del mercato.)

Si aprono scenari inquietanti addirittura sulla possibilità di venire conservate e messe da parte per ogni evenienza (ma morte? vive? semimorte? semivive? lo deciderà una legge!?!) Mi astengo, chiaramente, dal sottolineare che questa società è divisa in classi (ops, termine desueto!) è divisa in ricchi e poveri, oppressi e oppressori (va meglio così?) e quindi l’uso e il consumo delle leggi è appannaggio di alcune/i a danno di altre/i. Ma, da femministe, abbiamo ben chiaro che noi donne siamo soggetti ad altissimo rischio e che soltanto noi possiamo decidere delle nostre sorti e della nostra vita.

Non deleghiamo niente, ma proprio niente, a nessuna/o.

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