LIBERTA’ SENZA CONDIZIONE!

Riceviamo da una compagna di Napoli il volantino che segue importante e condivisibile.

NO AL GREEN-PASS PER LA CIRCOLAZIONE
LIBERTA’ SENZA CONDIZIONE

<Se il semplice fatto di vivere è un diritto concesso, il prodotto di un ricatto, allora la vita stessa diventa una prigione e la lotta per la libertà diventa lotta per la vita.>

Un gruppo di cittadine e cittadini napoletani contro il Green-pass

Fin dall’inizio della pandemia, abbiamo assistito ad un’alleanza, per certi versi inedita, fra potere politico e scienza medica. Certamente, in una situazione di emergenza pandemica, il parere medico diventa fondamentale; tuttavia, in questa particolare congiuntura, abbiamo visto la terapia medica diventare addirittura un nuovo modello di governance politica.
È stato un cambiamento di non poco conto, che ha portato con sé innumerevoli conseguenze. La prima e più rilevante riguarda il dibattito pubblico e democratico che, di fronte alla priorità assoluta assegnata alla “salute pubblica”, è stato brutalmente sospeso.
Abbiamo visto la scienza farsi dogma, per bocca di certi suoi rappresentanti spalleggiati da politici ed opinionisti, negare ogni dialettica e tradursi in un nuovo, paradossale “ipse dixit”, diventando un feticcio, un mistico totem cui affidare a occhi chiusi la salvezza, rinunciando ad adoperare proprio quelle risorse critiche e analitiche che ne dovrebbero costituire l’essenza e il metodo peculiare. Opinioni divergenti sulle strategie più utili ad affrontare la pandemia, espresse da medici e ricercatori parimenti autorevoli, sono state brutalmente censurate o schernite.
Da due anni, cioè da quando la pandemia è scoppiata, siamo vittime di una riduzione coatta e mortificante del nostro orizzonte esistenziale alla sola dimensione biologica: ormai ci percepiamo, siamo descritti e ci trattiamo, perfino, esclusivamente come potenziali incubatori del virus della Covid-19.
Il virus ha giustificato, da parte dei governi che si sono susseguiti, il ricorso continuativo allo “stato di emergenza”, una misura che, implicando la sospensione di tutti i diritti fondamentali, o denota uno stato di guerra o diventa il contrassegno più eloquente della transizione ad una dittatura.
Per i cittadini e per le loro relazioni private, fortemente influenzate dalla narrazione dominante dei media, focalizzata esclusivamente e in modo martellante sul dato sanitario e sull’andamento del contagio, il virus è diventato il parametro assiologico supremo su cui modellare ogni giudizio e ogni opzione.
Da due anni siamo indotti a concentrarci esclusivamente sui livelli di garanzia, relativamente al contagio, che possiamo reciprocamente esibire o attestare ad ogni contatto, con tutto ciò che questo comporta in termini di ossessioni profilattiche, di censure autoinflitte, di inibizione dell’emotività, di accanimento delatorio, di rinuncia antropologicamente e culturalmente inammissibile a pratiche fondative della civiltà, come l’accompagnamento alla morte e il compianto funebre, e di abdicazione irrazionale ad ogni disamina critica di fronte all’onnipervasivo ed unico “rimedio”, il vaccino, presentato come la panacea “normalizzante”.
Abbiamo sopportato, in questo clima, divieti contraddittori, vessatori e ipocriti; abbiamo subito restrizioni severe della libertà di movimento, la prima e più naturale libertà di tutti i viventi; abbiamo dovuto osservare il cosiddetto “coprifuoco”, un termine che evoca non a caso e in modo del tutto specioso uno stato di guerra, adoperato per predisporre la popolazione ad accettare la dismissione quasi totale delle libertà di circolazione e manifestazione del dissenso, in ragione di una condizione di emergenza sanitaria. Continua a leggere

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AUTODETERMINAZIONE!

Dalle compagne dell’Autoformazione Femminista, per tutte noi!

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NON PASS/ Streghizzazione

Da oltre cinque secoli la streghizzazione è un efficace strumento di governamentalità.

di Nicoletta Poidimani

Luciano Parinetto, di cui il prossimo dicembre ricorrerà il ventennale della morte, è stato uno dei più importanti studiosi della caccia alle streghe a livello internazionale.
Il suo campo di ricerca non ha riguardato soltanto la caccia alle streghe intesa come «ouverture del mondo moderno» (1). Scriveva, infatti: «La caccia alla stregoneria del diverso è ancor oggi imperante (anche perché è più che mai imperante la stregoneria del capitale, la più organizzata delle prassi e delle ideologie!); anzi, forse più proterva e pericolosa che nel passato. È per questo che interessa la stregoneria: oggi e qui!» (2).

Sull’attualità delle streghe parinettiane ho scritto un saggio una decina di anni fa, ma torno a scrivere oggi perché stiamo assistendo ad una nuova streghizzazione: quella nei confronti di chi non intende delegare le scelte sulla propria salute a quello stesso Stato che ci costringere a vivere tra devastazioni capitaliste, nocività e produzioni di morte.

I toni di certe affermazioni recenti, anche da parte di alcuni operatori sanitari, nulla hanno da invidiare ai toni del Malleus Maleficarum, inclusa la tortura – una infermiera di un ospedale toscano ha infatti minacciato: Tra poco ce li troveremo in reparto e qualche sassolino dalla scarpa me lo devo togliere. Sai bucare una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla? Ecco… E poi mi verrà in mente altro. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics!/ giovedì 12 agosto 2021

Zardins Magnetics di giovedì 12 agosto 2021

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Gli argomenti:

-Green Pass: più falliscono i vaccini più aumenta l’autoritarismo

Pensieri, musica e parole:
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione

Per contatti:
liberetutti@autistiche.org

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Trento: cineforum contro il green pass!

ilrovescio.info

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NON PASS- dei ricatti e dei pollai

NON PASS- Dei ricatti e dei pollai

Nicoletta Poidimani

All’incirca un anno fa, in un intervento per il libro collettivo Krisis, scrivevo:
Prima di entrare nel vivo della questione vorrei, dunque, enunciare il mio posizionamento come femminista radicale anticapitalista/materialista, perché è proprio da questo posizionamento che ho osservato e vissuto i dispositivi di potere messi in atto nelle settimane di confinamento forzato.
Con molti di questi dispositivi le donne si confrontano già dall’infanzia e, soprattutto, dall’adolescenza, quando il desiderio di uscire e sperimentarsi si scontra con l’autorità familiare che, in nome del “nostro bene”, ci nega libertà e autodeterminazione – infantilizzandoci, poi, fino alla morte.
A quale bambina/adolescente/donna non è stato detto che il mondo esterno è, per lei, popolato da minacce e pericoli e che in nome del “suo bene” è giusto che stia rinchiusa nelle mura domestiche?
A quale bambina/adolescente/donna ribelle che sceglie di rompere la reclusione nell’alveo familiare, se incappa in una di queste minacce o pericoli non viene detto “Te la sei cercata”?
A quale bambina/adolescente/donna non viene insegnato a mendicare protezione e cercare sicurezza delegando ad altri – immancabilmente uomini – la propria difesa?
[…] Secoli di sperimentazione sulla pelle delle bambine/adolescenti/donne hanno costituito un vero e proprio laboratorio delle forme di sfruttamento, controllo, repressione e reclusione tipiche della modernità capitalista – dalla schiavitù al colonialismo e alle prigioni, dai manicomi ai lager per immigranti. Dispositivi che hanno spianato la strada alla costruzione della paura e alle conseguenti politiche di confinamento coercitivo che hanno caratterizzato il grande esperimento sociale dissimulato sotto il nome di “emergenza covid”
.

Il ricatto è un altro dei dispositivi di potere che bambine/adolescenti/donne vivono immancabilmente sulla propria pelle: ricatti in famiglia (“se non fai la brava…”, “se non fai quello che ti dico…” ecc, ecc.), ricatti – anche sessuali – nei luoghi di lavoro, ricatti nelle relazioni di coppia (“se mi ami, allora devi…”, “se mi lasci ti ammazzo” ecc. ecc.) e chi più ne ha più ne metta.

Quindi, guardando la situazione attuale possiamo tranquillamente dire che non c’è nulla di nuovo sul fronte patriarcale: tutto è già stato ampiamente sperimentato e con grande successo. Non devono sorprendere i ricatti plurimi cui siamo sottoposte/i da mesi, perché essi non sono che l’effetto di feroci attacchi all’autodeterminazione che il sistema patriarcale porta avanti da lungo tempo.
Occorre, inoltre, considerare l’efficacia che hanno i ricatti (e i conseguenti sensi di colpa) in un paese in cui è ancora radicata la cultura cattolica.

Con la scuola hanno raggiunto il top, schiudendo la strada a politiche che verranno applicate in tutti i luoghi di lavoro, a partire dalla pubblica amministrazione.

Fino a qualche giorno fa mi aspettavo – ingenuamente, forse… – che estendessero l’obbligo vaccinale al personale scolastico, dopo averlo imposto a quello sanitario.
Ma poi mi sono resa conto che la logica del ricatto sarebbe stata più funzionale allo scarico delle responsabilità sulle singole e sui singoli: non ti vaccini? a casa senza stipendio e senza la possibilità di ricevere la disoccupazione (tanto ci saranno le/gli iperprecari e ipersfruttati “docenti covid” a tappare magnificamente tutte le falle). È così semplice, no?!?

Lo Stato evita in tal modo il rischio di dover risarcire chi soffre gli effetti collaterali dei vaccini, magari anche lasciandoci la pelle, e preferisce farlo accollare a ciascuno/a attraverso il consenso informato, così se ci lasci la salute o la vita son fatti tuoi, perché vaccinarti è stata una tua scelta. Costringere proprio attraverso i ricatti è funzionale a questa deresponsabilizzazione istituzionale.

Qui potete guardare la conferenza stampa del CdM di ieri sera. Consiglio di ascoltare attentamente le parole del ministro Bianchi dal min. 5.06 al min. 5.26 (l’intero suo intervento va dal min 3.52 al min 9.56).
Testuale: […] è raccomandato il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale di un metro, salvo le condizioni strutturali e logistiche degli edifici che lo consentono – cioè, come ha detto il Comitato tecnico scientifico, distanziamento là dove è possibile […].

«Là dove è possibile»: quindi le classi pollaio rimangono, in quanto non sono considerate un problema prioritario…
Eppure, come ricorda Anief, ogni 35 metri quadrati ci dovrebbero essere 14 studenti e un/una insegnante. Credo sia il sogno di qualunque docente di ogni ordine e grado, ma è, appunto, un sogno.

Poco più di un anno fa, nelle “Proposte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per le linee guida relative alla riapertura delle scuole” (cioè per il famoso “Piano scuola”) potevamo leggere: Nel primo punto di quelle proposte viene indicato in 2 metri quadrati lo spazio individuale per studente, ulteriormente precisato (in riferimento al DM 18/12/1975) in 1,80 mq/alunno per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado, e in 1,90 mq/alunno per gli istituti di secondaria di II grado. Viene precisato anche che la distanza interpersonale tra il docente e i banchi prossimi alla cattedra dovrà essere di almeno 2 metri. […] Primo esempio: aula di scuola secondaria di I grado con queste dimensioni: larghezza m. 5,6, lunghezza 6,8, pari a mq 38,08 lordi, cioè 28,8 mq utili (detratti i 10 mq di rispetto (a). A 1,80 mq per alunno, la capienza massima è pari a 15,6, arrotondati a 16 alunni. Secondo esempio: aula di scuola secondaria di II grado: larghezza m. 5 e lunghezza m. 8, pari a 40 mq lordi, cioè 30 mq utili per gli alunni (detratti i 10 mq di rispetto (a). A 1,90 mq per studente, la capienza massima è pari a 15,8 arrotondato a 16 alunni. Continua a leggere

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NON PASS

NON PASS

https://www.nicolettapoidimani.it/

NON PASS! è una piccola rubrica di resistenza che inauguro oggi in questo mio sito come riposta alla pagliacciata del cosiddetto ‘green pass’ (e ti pareva che non gli dessero un nome in inglese…) che, a ben guardare, di green non ha proprio nulla.

Mai come in questo momento l’Italia e la Francia sembrano due mondi paralleli: qui una sinistra (moooolto spesso anche quella centrosocialara) completamente asservita alle Big Pharma e agli embedded tace e acconsente acriticamente a qualunque ordine, là invece pensano ad uno sciopero generale….

Però qualcosina si muove anche sulla scuola, alcuni genitori cominciano a non poterne più e denunciano “indebite pressioni su genitori e alunni”.

Chi, come me, è irreversibilmente nauseata dalla propaganda e dalle menzogne di regime (qui i dati sui vaccinati contagiati) finalmente avrà occasione di ascoltare una voce critica seria – Luc Montagnier – che sarà a Firenze il 12 agosto e interverrà in diretta streaming (se facebook non lo censura…). Montagnier è stato fra i primi a dire che il covid era un virus creato in laboratorio ma, soprattutto, è tra i pochi a rivelare che i vaccini stanno creando le varianti.

Nell’attesa, vi invito a fare questo gioco che ha inventato una geniale compagna… Buon divertimento! Continua a leggere

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Riascoltate le ultime puntate di Zardins Magnetics!

Riascoltate le ultime puntate di Zardins Magnetics la trasmissione su Radio Onde furlane ogni giovedì dalle ore 20 alle 21 e 30 circa

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Questi gli argomenti della trasmissione di giovedì 5 agosto

* NO al green pass
NO all’obbligo vaccinale
NO all’apartheid vaccinale
* In extremis ovvero quando si arriva al lasciapassare – il contributo di
un compagno che fu obiettore totale agli obblighi militari
* Medicina maledetta e assassina – presentazione dell’opuscolo ristampato
* Udine zona stazione – Basta con il terrore della polizia! – cronaca di un
presidio

Contatti:
liberetutti@autistiche.org

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Busto dice basta! Assemblea popolare!

Riceviamo dalle compagne!

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Sulle mobilitazioni contro il lasciapassare/Primi appunti

Sulle mobilitazioni contro il lasciapassare. Primi appunti.

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https://ilrovescio.info/

È piuttosto evidente che la questione di cosa dire e fare contro il “green pass”, di come rapportarsi con la gente che sta scendendo in strada contro questa misura di discriminazione, di controllo e di ricatto, non è separabile da cosa si pensa – e da cosa si è fatto a proposito – dell’Emergenza Covid-19 in generale. Le vere e proprie perle di allineamento servile e di imbecillità che si stanno regalando a sinistra e all’estrema sinistra non arrivano inaspettate. Così come solo coloro che non si sono accorti che un mondo gli è passato a fianco si chiedono improvvisamente chi è, da dove esce e che cosa vuole tutta questa gente. Si strilla alle “piazze reazionarie” senza nemmeno un minimo di imbarazzo nel trovarsi nello stesso coro di banchieri, industriali, generali della Nato, giornalisti di regime, ministri degli Interni, scienziati di Sua Maestà… Il pericolo del “fascismo” (tranquilli: la democrazia basta e avanza), non lo si vede nell’azione dello Stato e di una classe dominante che colpisce compatta, ma nelle presenze di estrema destra ad alcune manifestazioni contro il lasciapassare. Come se i passi avanti della potenza coercitiva dello Stato in nome della “salute collettiva” fossero “neutri” rispetto al conflitto di classe nel suo insieme; come se il silenzio-assenso sulla discriminazione sociale e lavorativa di chi non vuole vaccinarsi non oliasse la stessa macchina che attacca i lavoratori che resistono ai licenziamenti, i rivoluzionari, e tutte le lotte.

Un fatto sociale totale

Riprendendo un concetto di Marcel Mauss, potremmo definire l’Emergenza da Covid-19 un fatto sociale totale. Essa ha fatto venire a galla – nella società come nei “movimenti” – quello che già c’era, ma che non si vedeva. Aver affrontato, di quel fatto sociale totale, solo alcuni pezzi o scampoli, battendo le strade teoriche e pratiche più sicure e meno problematiche, ha avuto – e ancor più avrà – delle conseguenze disastrose. L’Emergenza ha spostato il conflitto sociale su terreni inediti, “politicizzando” i gesti più intimi, le scelte più quotidiane, quelle dimensioni apparentemente “private” e “soggiacenti” rispetto ai posizionamenti ideali (i corpi, il senso di sicurezza, la paura di morire, il rischio di ammalarsi e di ammalare). Decenni di foucaultismi più o meno d’accatto si sono infranti nell’urto con una gestione statale e tecnocratica che ha applicato fino in fondo, e per davvero, un programma “biopolitico”. Improvvisamente, per lanciare delle iniziative di lotta – e persino per discutere collettivamente –, bisognava rompere anche sul piano epistemologicoDecidere non più solo su piani in qualche modo “esteriori” – lo sfruttamento, i padroni, lo Stato –, ma anche su virus, corpi, sistema immunitario, mascherine, tamponi, gel, distanziamento ecc. Con rare eccezioni, negli ambiti “antagonisti” si è separato ciò che sarebbe “neutro” – le evidenze scientifiche, il bollettino su “positivi”, malati e morti, le misure di tracciamento e di contenimento del virus ecc., insomma il regno della necessità – da ciò che è “conflittuale” – le cause dell’epidemia, le contraddizioni tra misure sanitarie e logica del profitto, il rischio di ammalarsi differenziato tra le classi e tra i generi, le ricadute economiche del lockdown ecc., cioè il regno della possibilità. Passato il disorientamento iniziale, è cominciata la rimozione. Così anche la vaccinazione di massa è stata ricondotta in fretta e furia al regno neutro della necessità, riservando il conflitto alla questione dei brevetti, delle disparità tra Nord e Sud del mondo ecc. Quelli un po’ più lucidi e preparati hanno fatto notare che la vaccinazione è uno strumento comunque insufficiente, e che questi vaccini – basati sull’ingegneria genetica, con tecnologia a m-RNA o a DNA ricombinante – riservano non poche incognite. Anche sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario si è preferito nicchiare (oppure si è parlato di un rifiuto emotivo, dettato dalla paura e dalle palesi contraddizioni della “comunicazione scientifica” ufficiale). Ora, di fronte all’introduzione, ampiamente prevedibile e anche prevista, del lasciapassare sanitario, i meno rintronati si pongono il problema di non lasciare le piazze all’estrema destra (un pericolo, questo, che qualcuno aveva sottolineato con largo anticipo) e di condurre… un’inchiesta sulla loro composizione. Fuori tempo, ci pare. Non perché la partita non sia tutt’ora aperta (anzi, il conflitto più duro deve ancora arrivare), ma perché l’“inchiesta” andrebbe condotta innanzitutto al proprio interno. E in extremis. Benché siano piazze – in Italia come nel resto del mondo – assai eterogenee, ci sono almeno tre punti che accomunano decine di migliaia di persone: l’opposizione all’obbligo vaccinale, senza se e senza ma; il rifiuto della discriminazione di chi non si vaccina; la questione delle cure domiciliari negate. Concentrarsi solo sul “green pass” è riduttivo e fuorviante come terreno di un possibile incontro con una parte di chi scende in strada. Si accetta o meno l’obbligo vaccinale (oggi per i sanitari, domani per il personale scolastico e persino per gli studenti, dopodomani per gli operai)? Sì o no? Questo va affermato a chiare lettere. Se la risposta è “no”, allora essa va inserita con convinzione tra i punti delle proprie mobilitazioni anche su altri obiettivi (il fatto che il “comunicato unitario” del sindacalismo di base per lo sciopero generale del 18 ottobre prossimo, ad esempio, non vi accenni nemmeno, significa tre cose: quell’obbligo non è poi così sbagliato; si tratta di un argomento “divisivo”; la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori che non vogliono questi vaccini è indegna di far parte della lotta di classe). Continua a leggere

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Basta guerra contro i poveri!

Basta guerra contro i poveri!

*Giovedì 5 agosto, a Udine in via Leopardi*, dalle *h 10.30*, l’Assemblea
permanente contro il carcere e la repressione FVG promuove un *presidio in
solidarietà* con due persone senzatetto e la loro bambina, colpite dalla
repressione di Stato mentre attendevano il pullman nella zona stazione.
In quella zona della città friulana la pressione da parte degli sbirri è
divenuta insostenibile e in questi anni le giunte non hanno fatto altro che
spingere sempre più la repressione, identificando nelle fasce marginali e
nella microcriminalità, nelle persone emigranti in stato di necessità, il
nemico pubblico e applicando contro queste “devianze” un regime penale di
guerra.
Non lasciamoli soli, resistiamo uniti e unite contro questa guerra contro i
poveri!

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione FVG
liberetutti@autistiche.org

Associazione “Senza sbarre”
c.p.129, 34121 Trieste

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Sul lasciapassare sanitario e sul mondo di dopo

Venerdì 23 luglio, a Trento, circa settecento persone hanno partecipato alla manifestazione indetta dal Collettivo salute e libertà contro il lasciapassare sanitario. Tante persone incontrate nelle diverse lotte di questi anni e tantissime altre mai viste prime. Parecchi gli interventi, una rabbia palpabile, nessun tricolore.

da il rovescio.info

Questo il discorso introduttivo.

Sul lasciapassare sanitario e sul “mondo di dopo”

Intervento introduttivo alla manifestazione del 23 luglio a Trento

Prima di tutto, presentiamo brevemente il Collettivo Salute e libertà, che ha lanciato l’appuntamento di oggi.

Diverse di noi facevano parte dell’Assemblea per la libertà di scelta nata per contrastare gli obblighi vaccinali introdotti dalla legge Lorenzin nel 2017; assemblea che ha organizzato conferenze, presìdi davanti alle scuole dell’infanzia e cortei. Il Collettivo è nato a marzo di quest’anno. Oltre ai volantinaggi fuori dagli ospedali e dalle RSA contro l’obbligo vaccinale imposto al personale sanitario, abbiamo organizzato sia le assemblee al terreno no tav per provare ad organizzare la resistenza, sia i presìdi di solidarietà sotto l’Ordine delle Professioni Infermieristiche in occasione delle convocazioni degli infermieri renitenti alla vaccinazione OGM.

Perché siamo in piazza oggi?

Appena si è dichiarato aperto il “dibattito” tra cosiddetti esperti e politici sull’introduzione anche in Italia del “pass sanitario” sul modello di quello annunciato dal presidente francese Macron (che a sua volta si rifà al “modello italiano” imponendo l’obbligo vaccinale al personale sanitario), non ci voleva la sfera di cristallo per capire che sarebbe stata una questione di giorni, e che il finto scontro tra partiti era solo fumo negli occhi. Infatti la manifestazione di oggi arriva a qualche ora dal decreto del Consiglio dei Ministri sulla proroga fino a fine dicembre dello “stato di emergenza” e sul “green pass”. Dal 6 agosto non si entrerà più in tutta una serie di luoghi (bar, ristoranti, piscine, teatri, cinema, stadi ecc.) senza il lasciapassare sanitario. E per l’autunno il programma è quello di estendere il pass anche ai treni e persino agli autobus. Si annuncia anche l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico e per gli stessi studenti. Confindustria, per avere un’arma di licenziamento in più, propone il pass anche per le fabbriche (raccogliendo subito il plauso del capo dei cosiddetti esperti, Walter Ricciardi). Con una indubbia coerenza poliziotta, la parlamentare del PD Alessia Morandi propone di introdurre il pass obbligatorio anche per entrare in Parlamento, ma il 5Stelle Fico, presidente della Camera, risponde che è impossibile chiedere ai parlamentari se sono vaccinati o no. Il che non solo dimostra in modo plateale che governare è sempre decidere per le vite degli altri, ma aggiunge alla tragedia della discriminazione di massa la farsa per cui l’unico “luogo pubblico” chiuso in cui si può entrare senza pass è proprio il Parlamento…

Se un paio di anni fa ci avessero detto che avremmo avuto un generale della Nato a occuparsi di salute, che ci avrebbero imposto confinamenti, coprifuoco e infine il lasciapassare, non solo non ci avremmo creduto, ma avremmo dato per scontato che simili misure avrebbero provocato una dura e persino violenta resistenza. E invece eccoci qui, con un piede nel “mondo di dopo”.

Quello che sta accadendo è di una gravità inaudita, e pensiamo che oggi il silenzio – che si sia o meno vaccinati – diventa complicità. Continua a leggere

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Comunicato sull’iniziativa antimilitarista tenuta a Napoli il 22 luglio

*UNA GIORNATA DI LOTTA  AL FIANCO DEI PORTUALI E IN DIFESA DELL’AMBIENTE! *

Giovedì 22 gli Antimilitaristi campani, accogliendo la sollecitazione
proveniente dai portuali del CALP di Genova, hanno tenuto un presidio in
solidarietà con la loro iniziativa contro il transito nel porto ligure
della “nave della morte” Bahri Jazan che trasporta esplosivi e altri
armamenti.
Il nostro presidio è stato parte della più ampia mobilitazione che ha visto
il blocco del Porto di Napoli da parte dei lavoratori portuali e dei
lavoratori della manutenzione stradale appartenenti al Si Cobas, dei
disoccupati organizzati nel Movimento 7 novembre, dei comitati e delle
realtà di movimento in mobilitazione contro il G20 dell’ambiente tenutosi
in città il 22 e il 23 luglio.
Dopo il blocco della viabilità interna al porto nei pressi del consorzio
CONATECO con interruzione del transito di numerosi Tir, un corteo si è
diretto alla sede dell’Autorità Portuale occupandone l’ingresso ed esigendo
un incontro con il Presidente avv. A. Annunziata per chiedere il reintegro
dei lavoratori licenziati e interventi urgenti per le gravi criticità a
carico dell’attività lavorativa; denunciare le condizioni di insicurezza e
inquinamento del porto, reso ancora più grave dagli sversamenti illegali di
rifiuti speciali presso alcuni terminal; dire no al nuovo deposito di GNL e
all’ampliamento della darsena nell’area Est; dire no al transito delle navi
che trasportano armi.
All’incontro, risultato dell’azione di lotta, su tutte queste tematiche
sono stati chiesti impegni precisi dalle realtà presenti.
Rispetto al transito di navi armate, è stato ribadito il rifiuto dei
lavoratori al carico/scarico delle  armi e la netta opposizione al transito
di navi armate e sommergibili a propulsione nucleare. Le realtà
antimilitariste hanno, per l’ennesima volta, chiesto che la popolazione
venga informata del piano di emergenza previsto dalla legge per affrontare
eventuali incidenti.
La nostra partecipazione alla mobilitazione nel porto di Napoli, oltre ad
essere un momento di forte solidarietà con i portuali del CALP di Genova in
presidio nello stesso momento sotto Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità
Portuale di Genova, ed ai lavoratori del porto di Napoli, ha rappresentato
un altro momento importante per portare il punto di vista antimilitarista
nelle mobilitazioni contro il vertice G20 sull’ambiente. Infatti, sia nella
fase preparatoria che nel  controvertice abbiamo provato a sottolineare gli
effetti e le cause della guerra, della produzione di armi e del
mantenimento dell’apparato militare sull’ambiente e sui territori, oltre
che sulle popolazioni che subiscono le aggressioni delle grandi potenze.
Insieme alla denuncia abbiamo insistito sulla necessità che il movimento
ambientalista tutto si faccia carico di questa battaglia essendo la
questione ambientale, quella dello sfruttamento del pianeta e dell’uomo ed
il militarismo, facce di un’unica lotta contro un sistema basato sul
profitto.
Speriamo che questi primi momenti di iniziative condivise siano l’inizio un
percorso che rilanci sia l’opposizione alla guerra e alla militarizzazione
che la più generale opposizione contro le politiche di un governo che,
mentre avalla licenziamenti, precarietà e riduzione delle tutele, sta
usando anche la cosiddetta transizione ecologica per finanziare gli
inquinatori, gli sfruttatori ed i guerrafondai di sempre e garantire loro
un nuovo ciclo di profitto.

Antimilitaristi Campani
Napoli 24/07/2021

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La Parentesi di Elisabetta del 4/8/2021

PERDERE E’ UNA QUESTIONE DI METODO

 Elisabetta Teghil

Sono venuta a esplorare il relitto.
Le parole sono propositi.
Le parole sono mappe.
Sono venuta a vedere il danno che è
stato fatto
e i tesori che sono rimasti. […]
Siamo, sono, sei
per viltà o per coraggio
quell’uno che torna sempre
a questa scena
portando un coltello, una macchina
fotografica
un libro dei miti
nel quale
i nostri nomi non compaiono.

Adrienne Rich

<Alla fine degli anni ’70 i capitalisti ritrovano capacità offensiva e avviano un nuovo ciclo storico neoliberista. Quaranta anni più tardi la questione sembra ormai definitivamente risolta, hanno fatto tabula rasa del passato. La via tracciata sembra senza ritorno. E’ stata intaccata l’idea stessa di sinistra non solo sulla fattibilità dei suoi progetti ma sul futuro stesso di cui era portatrice. Un sentimento di vuoto, come la perdita di una certezza. Una sorda disperazione che paralizza.>*

A guardare alla quasi totalità delle rivendicazioni e delle lotte dell’oggi ci troviamo di fronte ad un panorama sconfortante e non perché siano poche rarefatte e discontinue, ma perché improntate a modalità assolutamente dissociate dalla realtà che abbiamo di fronte.

Stiamo attraversando un cambiamento epocale della società teorizzato e messo in atto dall’ideologia neoliberista. La così detta pandemia ha permesso al sistema di potere di accelerare questo mutamento e di portare avanti trasformazioni che avrebbero avuto bisogno di un tempo molto più lungo.

Il potere ha usato poi l’emergenza pandemica come un test socio-politico. Ma che cos’è che lo ha confortato oltremodo? E’ stata da una parte la risposta della popolazione che si è adeguata molto facilmente. Ci sono state e ci sono, è vero, delle frange recalcitranti tacciate immediatamente come complottiste, ignoranti, becere e irresponsabili, ma la maggior parte della gente ha avuto atteggiamenti molto produttivi per il sistema del capitale.

Il primo di paura addirittura irrazionale imperniato sull’incapacità di valutare autonomamente anche episodi di facile lettura, il secondo fondato sull’ossequio di natura fideistico-religiosa allo scientismo tanto che un vaccino che è una sperimentazione di massa a detta anche delle stesse Big Pharma viene accolto come una panacea e come l’unica via di salvezza, il terzo caratterizzato dall’asservimento volontario a qualsiasi imposizione e controllo anche estremamente ridicolo come il coprifuoco o il pass vaccinale o il chiudersi in casa.

Dall’altra  il potere si è sentito piacevolmente assistito dalla mancanza pressoché assoluta di risposta da parte della sinistra che si definisce antagonista. Il timore di rivolte che serpeggiava nelle prime dichiarazioni dei governi, non solo italiani ( rivolte che sarebbero state non solo legittime ma doverose vista la tragicità sociale sotto tutti i punti di vista economico, sanitario, dei rapporti umani, della salute mentale, del lavoro…) ha lasciato subito il posto ad una piacevole sensazione di paternalistica onnipotenza. I cittadini morivano di stenti ma si affidavano, crepavano di fame ma credevano nello Stato e la sinistra antagonista aiutava la gente non a ribellarsi come avrebbe dovuto fare ma portando la spesa a casa alle vecchiette, supportando così le istituzioni inesistenti dal punto di vista sociale e trasformandosi in missionaria rossa della carità, dimostrando chiaramente una scarsa conoscenza del collaudato approccio ipocrita-pietistico dei cattolici  che è l’unico che riesce ad ottenere vantaggio dal fare la carità. Come diceva Totò <mi dia retta, lei il prete non lo sa fare>. Le poche timide manifestazioni di rivolta, qualche esproprio a qualche supermercato nel sud sono stati immediatamente tacciati di legami con la camorra. Da non credere!

La violenza dello Stato è stata ed è inaudita, ma nessuno lo dice. O quasi. Chi lo dice o si azzarda anche minimamente a fare qualcosa va in galera preventiva.

Il potere ha così verificato che il suo lavorìo di anni è stato proficuo, la gente, ma anche i compagni/e, si fanno dettare tempi, modi e importanza delle cose dal nemico. Continua a leggere

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I lacci della sottomissione

<I lacci della sottomissione>

di Nicoletta Poidimani

Questa breve lettera di N’Drea, contenuta in Medicina maledetta ed assassina(*), è la più efficace risposta a chi, oggi, usa in modo manipolatorio e ricattatorio il concetto di salute e blatera autoritariamente di “bene della comunità”, senza aver mai proferito nei decenni mezza parola sulla privatizzazione della sanità, sulle nocività e sulle produzioni di morte, sulle devastazioni ambientali e sul saccheggio capitalista delle risorse del pianeta che seminano morte e miseria.

A tutti/e loro va il mio più sincero disprezzo.

(*) Il testo completo si può scaricare in pdf dal sito dell’Archivio Primo Moroni (segnatura Coll:P6.16.006 Continua a leggere

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