15 dicembre a Napoli/ Contro le gabbie di Stato e patriarcato

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

<Nella giornata di domenica 15 dicembre a Napoli, diverse decine di individualità anarchiche e transfemministe hanno improvvisato un corteo nelle vie principali dello shopping, affollate dalla ressa ai saldi, in solidarietà ad Alfredo, ormai a quasi tre mesi di sciopero della fame, e a tuttx lx prigionierx in lotta, contro 41bis, ergastolo e galere. Ricordando che la lotta del compagno è la lotta di tuttx e che la lotta per la libertà contro una società opprimente non hanno niente a che vedere con ipocrite indignazioni democratiche.
Lo stato è responsabile per ogni persona che rinchiude nelle sue gabbie.
Finché queste esisteranno, nessuna pace per le loro città vetrina.
Morte a stato e patriarcato>

Cospito, in Galleria a Napoli uno striscione a sostegno dell’anarchico

 

qui sotto un volantino distribuito durante il corteo

Contro le gabbie di Stato e patriarcato

In quanto femministe conosciamo bene il volto patriarcale e violento dello Stato, di cui una delle espressioni più estreme sono il carcere e la tortura del 41bis.

I regimi differenziali e le carceri speciali infatti nascono con l’obbiettivo della deprivazione sensoriale e la spersonalizzazione dellx detenutx.

Noi donne, lesbiche, frocie, persone trans* e non binarie conosciamo bene il disciplinamento e l’oppressione che passa attraverso i corpi. Quando ci rifiutiamo di aderire alle norme di genere e all’eterocispatriarcato, veniamo rinchiusx e stigmatizzatx come pazzx. Il carcere è la punizione per chi disobbedisce alle regole di questo sistema, al suo ordine, come ogni corpo dissidente fuori dal genere viene rimesso sui binari. Ogni donna, lesbica, frocia, persona trans* e non binaria viene riportata al suo dovere, testa bassa difronte al padre, al padrone, al marito, allo Stato.

La strategia dello Stato è togliere a chi rifiuta l’ordine imposto tutto quello che ha: la libertà, le relazioni, la possibilità di agire e di essere. In una situazione di estremo isolamento carcerario l’unica arma che rimane è il corpo. Questo è quello che Alfredo ha scelto di fare da più di 80 giorni portando avanti uno sciopero della fame fino alle estreme conseguenze. A lui si sono uniti negli ultimi due mesi diversx compagnx – Juan, Ivan, Anna. Per giudici e giornalisti, per cui è inconcepibile un mondo senza gerarchie, Alfredo sarebbe il “capo di un’organizzazione”. Non potranno mai capire che, per lx anarchicx, capi, strutture e gerarchie non possono esistere. D’altra parte si dimenticano della compagna Anna, incarcerata per la medesima operazione repressiva, che con Alfredo e lx altrx compagnx anarchicx porta avanti questa lotta da sempre. La forza della loro resistenza risuona in molti luoghi e fa sì che la rabbia si trasformi in azione.

Vogliamo che la nostra solidarietà passi attraverso quelle odiate sbarre e arrivi ad Alfredo e a tutte le persone detenute, perché crediamo che la spinta di libertà è contagiosa, e possa risuonare più forte della loro autorità.

Sappiamo bene l’importanza della solidarietà diretta e attiva, perchè in quanto femministe non abbiamo nessuna fiducia nello Stato e nella sua giustizia. Magistrati, ispettori, secondini e stupratori nella peggiore delle ipotesi ci criminalizzano quando ci autodifendiamo o ci sottraiamo alle norme di genere a noi imposte. Nella migliore delle ipotesi ci trattano con paternalismo, pretendendo di doverci difendere. Rifiutiamo ogni delega e ogni paternalismo, che quando non ci vede passive e vittime ci mostrifica.

Come femministe anarchiche ci riconosciamo in una lotta contro il 41bis e l’ergastolo perchè un’operazione repressiva di quest’ampiezza è un chiaro monito per chiunque porti avanti le idee e pratiche anarchiche. Alfredo non è il primo compagno sottoposto a questo regime, ricordiamo altre 4 compagnx che si trovano al 41bis da quasi vent’anni. Tra loro due compagne, Diana Blefari, morta nelle mani dello Stato, e Nadia Lioce, in lotta contro questo regime di tortura da anni.

Come identità sessuali e di genere dissidenti ci uniamo alla lotta di Alfredo e tuttx lx compagnx contro il 41bis, regime da cui tra l’altro si può uscire soltanto tramite l’abiura. Quotidianamente ci viene chiesto di rinnegare noi stessx per adattarci a una norma che ci vorrebbe addomesticatx e passivx. Rifiutando qualsiasi compromesso con Stato e giustizia, riconosciamo nella lotta contro il 41bis e tutte le forme di detenzione la nostra lotta.

Tuttx liberx

Fuoco alle galere

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Documento dell’Assemblea popolare di Busto Arsizio contro il 41Bis

Materiale diffuso dall’ Assemblea popolare di Busto Arsizio ieri alla manifestazione di Milano nello spezzone nogp

!Liberiamo Alfredo Cospito!

La società che ha prodotto il green pass è una grande gabbia nella quale vige la logica premiale/punitiva.

Sembra acqua passata. Il dispositivo green pass è stato inizialmente introdotto a livello europeo nel giugno 2021, nel mese successivo è entrato in vigore in Italia e dal 15 ottobre, evento senza precedenti nella storia della Repubblica, la necessità di esibire un lasciapassare per poter lavorare. Nonostante le contrarietà e le resistenze di parte della società, il certificato verde col passare dei mesi è diventato ancora più stringente con il green pass rafforzato dal 6 dicembre 2021 al primo maggio, giorno della sospensione di tale misura escluse le RSA, gli hospice e gli ospedali, dove l’infame obbligo è rimasto fino al 31 dicembre 2022.
Hanno tentato in tutti i modi di convincerci che le limitazioni introdotte (nella ‘’prima ondata’’ per tutti, mentre nella seconda solo per i non sierati) servissero a proteggerci dal contagio e, in seguito, a difendersi dagli untori che non si sottoponevano al trattamento genico sperimentale. Le false promesse, le bugie in malafede, l’arroganza, le vessazioni sui luoghi di lavoro, il finto altruismo, gli inganni semantici… gli aneddoti sarebbero troppi da citare, su tutti basti ricordare la tragicomica dichiarazione della responsabile di Pfizer che, in audizione al Parlamento Europeo lo scorso 10 ottobre, ha ammesso “Vaccini antiCovid? Nessun test per lo stop ai contagi durante il trial, nessuno ce lo ha chiesto e noi non avevamo tempo. Dovevamo muoverci alla velocità della scienza”.
Ma non lasciamoci trarre in inganno! Ciò che veramente ha caratterizzato la campagna militar-vaccinale è stata la sua logica premiale. A coloro che – per convinzione, debolezza o confusione – hanno aderito alla narrazione dominante e ai fanatismi scientisti, a chi si è fatto somministrare l’ennesima dose di siero sperimentale, a chi ha provato giovamento nell’esibire un certificato per vivere o si è sentito soddisfatto nel vedere discriminati i soggetti non conformi, a costoro il potere ha offerto l’illusione di una vita più comoda e “sicura” sottoposta alla bieca morale dell’acritica obbedienza.
A chi, invece, si è posto dubbi e domande e ha forse trovato risposte differenti dalla narrazione dominante e dai fanatismi scientisti imposti dall’alto, a chi ha pensato che nelle società neoliberiste la salute del cittadino non è mai stata una priorità e non lo sarebbe stato nemmeno in questo particolare frangente, a chi ha deciso di passare, forse per la prima volta, dalla parte della minoranza, dell’escluso, del torto, a costoro il potere ha mostrato la verità di una vita scomoda, adornata da tutta una serie di proibizioni e dallo stigma sociale.
Proprio in questa profonda frattura sociale che ancora colpisce e divide l’Italia, si innesta una vicenda che sembra non c’entrare nulla e che invece dimostra chiaramente quanto possa essere dura la condizione di chi dissente e si oppone al pensiero dominante. Continua a leggere

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Femministe antimilitariste/ Comunicato per Alfredo

Femministe Antimilitariste https://www.facebook.com/FemministeAntimilitariste/photos/

Comunicato di solidarietà ad Alfredo Cospito
dell’Assemblea Lotto3antimilitarista

Il 5 maggio 2022 il compagno Alfredo Cospito è stato deportato in Sardegna (di fatto colonia penale dello Stato italiano) nel carcere di Bancali e rinchiuso nel regime di 41 bis per interrompere il suo contributo epistolare all’analisi e al ragionamento nell’ambiente anarchico. Il 6 luglio la Cassazione ha condannato nel processo “Scripta Manent” Anna, Alfredo e Nicola per il reato di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico (articolo 270 bis c.p.). Inoltre, la Corte ha accolto la richiesta di riqualificare l’accusa verso Alfredo e Anna, dal reato di strage semplice al reato di strage politica (articolo 285 c.p.) – che prevede come pena l’ergastolo – in relazione ad un attentato esplosivo alla scuola allievi carabinieri di Fossano che ha provocato danni materiali alla struttura, senza conseguenze lesive.

Ricordiamo come il regime detentivo del 41 bis sia a tutti gli effetti una tortura: non poter vedere la luce del sole, avere solo un’ora di colloquio al mese con i propri cari attraverso un vetro, stare in una cella minuscola per 22 ore al giorno, non poter leggere ciò che si vuole nè comunicare con l’esterno, tutte condizioni di deprivazione sensoriale che lasciano importanti strascichi psicologici e fisici sulla persona detenuta.

Dal 20 ottobre Alfredo è in sciopero della fame per l’abolizione del regime di 41 bis e dell’ergastolo ostativo (senza benefici, il carcere a vita).
A lui, in diversi momenti, si sono uniti altri compagni pesantemente colpiti dalla repressione, Ivan Alocco, Juan Sorroche, Toby Shone, la compagna Anna Beniamino, e diversi altri compagni prigionieri hanno portato avanti gesti di solidarietà.
A livello internazionale sono centinaia le iniziative e le azioni che si susseguono per supportare e dare visibilità alla sua lotta.

Varie di noi hanno partecipato in questi mesi alla mobilitazione in supporto di Alfredo, e con altre compagne/x/i siamo presenti due volte la settimana al presidio-del-campo-di-fave sotto le infami mura del carcere di Bancali per superare la censura e l’isolamento imposti.

Siamo solidali alla lotta di Alfredo perché le riflessioni e le pratiche femministe, transfemministe, lesbiche e queer non possono prescindere da un posizionamento critico antimilitarista ed anticarcerario, pensiamo che sia necessario schierarsi e lottare in questo senso. Continua a leggere

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Domenica 15 gennaio a Milano/ 41bis tortura di Stato

Uno sciopero della fame a oltranza per la libertà di tutte e tutti. A Milano ancora in piazza domenica 15 gennaio!

Domenica 15 gennaio
MANIFESTAZIONE 
Ore 15
Porta Genova – Milano

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Il perché di una lotta

Il perché di una lotta.

Ci è stato detto da più parti <perché vi scaldate tanto per Alfredo Cospito?>, <che c’entrano le femministe con Alfredo Cospito?> e, infatti, il femminismo, quello che si autodefinisce così e che va per la maggiore, è silente. Qualche articolo sparuto di donne che si dicono femministe ma mai di impronta femminista. Ma, d’altra parte, il femminismo è non pervenuto su un mare di problematiche fondanti di questa fase storico-politica, quando non esplicitamente dalla parte del potere, quindi il fatto non ci meraviglia per niente.

Allora abbiamo deciso di prendere parola, perché noi appoggiamo la lotta di Alfredo proprio perché siamo femministe.

Perché noi non dimentichiamo.

Non dimentichiamo che ci hanno torturate, massacrate, demonizzate e bruciate sui roghi per instaurare il nuovo ordine capitalista.

Non dimentichiamo che le suffragette hanno dovuto mettere le bombe nei cestini e sono state anche ammazzate per ottenere una cosa risibile come il diritto di voto.

Non dimentichiamo che tutte le volte che abbiamo rifiutato la norma imposta ci hanno fatte passare per isteriche e per pazze e ci hanno rinchiuse nelle case di cura e nei manicomi.

Non dimentichiamo le compagne che sono state uccise a sangue freddo dalle così dette forze dell’ordine di questo Stato e quelle torturate negli anni settata e ottanta nelle carceri italiane da quegli stessi che hanno creato il 41bis.

Non dimentichiamo quelle che sono ancora prigioniere e quelle proprio ora in 41bis

Sappiamo che quella che abbiamo è solo una parvenza di libertà, una libertà vigilata.

Sappiamo che non possiamo disporre del nostro corpo, possiamo abortire solo secondo le leggi di questo Stato e se lo facciamo fuori dalle regole è reato. Non è vero che l’aborto è depenalizzato, se volessimo autodeterminarci e fare gli aborti tra noi finiremmo in galera.

Sappiamo quanto in questi due anni di così detta pandemia sono state ricattate, coartate, perseguite, demonizzate tutte quelle che non condividevano le regole arbitrarie che questo Stato ha imposto, fino ad essere licenziate, private della sussistenza, private della stessa possibilità di partecipare al consesso sociale.

Sappiamo che questo sistema sta usando il femminismo e le diversità per presentarsi come attento, sensibile, civile e democratico sfruttando il tradimento di quelle che si prestano al collaborazionismo.

Perché è questo che lo Stato vuole da noi: collaborazionismo e delazione.

Abbiamo assunto la lotta di Alfredo Cospito perché non lottiamo per Alfredo, lottiamo con Alfredo e con tutte le prigioniere e i prigionieri nelle carceri italiane e non, perché lottiamo per noi stesse.

Coordinamenta femminista e lesbica

Qui il volantino Il perché di una lotta

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Giovedì 19 gennaio 2023/ mobilitazione internazionale e internazionalista

Giovedi 19 Gennaio 2023 chiamiamo una giornata di mobilitazione internazionale ed internazionalista, per l’abolizione del 41 bis e di tutte le forme di isolamento e tortura, perché da ogni luogo della terra si innalzino i bagliori delle prigioni in fiamme.

Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta

NESSUNA RESA LA LORO LOTTA E’ LA NOSTRA LOTTA

In un mondo in cui il profitto è il motore universale che sposta e determina gli eventi del pianeta, non ci stupisce che la guerra sia ogni giorno più presente nelle nostre vite. Guerra guerreggiata ai confini d’Europa, guerra contro-insurrezionale al nemico interno: la guerra moltiplica i profitti dei soliti noti e infierisce sugli strati più poveri della popolazione, sulla natura, sulla vita stessa.

I fini sono gli stessi a tutte le latitudini: dominare, sfruttare, saccheggiare.

Le conseguenze anche: carovita, sofferenza e sfruttamento.

Chi a tutto ciò oppone resistenza, incappa negli ingranaggi repressivi, che siano movimenti di lotta popolari o le organizzazioni e gli individui rivoluzionari che osano coniugare idee e azione. stessi meccanismi di isolamento e alienazione che nella società civile dilagano rendendoci soli e deboli, vengono riprodotti e si fanno estremi all’interno del carcere, pilastro insostituibile del sistema capitalista, attraverso l’isolamento, la dispersione e l’applicazione di regimi differenziati.

E se carceri e tribunali sono da sempre feroci strumenti della lotta di classe, dentro alle galere c’è chi a questa battaglia non si sottrae. Oggi lo stanno facendo tutte quelle compagne e compagni che hanno scelto di intraprendere lo sciopero della fame a oltranza, fino alla morte.

In Italia, Alfredo Cospito, in sciopero dal 20 ottobre per l’abolizione del regime d’isolamento 41 bis e dell’ergastolo ostativo e in solidarietà con tutti prigionieri rivoluzionari.

In Francia, Ivan Alocco, in sciopero oggi per la seconda volta per sostenere la lotta di Alfredo Cospito.

Nei territori occupati da Israele, Nidal Abou Aker, Ghassan Zawahreh, Salah Hamouri, Ziad Qaddoumi e decine di altri prigionieri, in sciopero contro la detenzione amministrativa, potenzialmente infinita.

In Turchia militanti, giornalisti e rappresentanti del partito filocurdo HDP incarcerati con pretestuose accuse di terrorismo e condannati a decine di anni di prigione. Da anni i prigionieri curdi conducono una battaglia con gli strumenti della resistenza e dello sciopero della fame contro il carcere speciale e per la liberazione di Abdullah Ocalan e di tutti i prigionieri politici dalla segregazione.

In Grecia, il combattente anarchico Thanos Hatziangelou, in sciopero contro il trasferimento punitivo nel carcere di Negrita in seguito alla sua partecipazione alle lotte dei detenuti.

Chi lotta con determinazione non ha mai perso: mettere in gioco la propria vita per l’affermazione dei propri valori rivoluzionari è di per se una vittoria. Ma a volte la lotta paga nel senso più empirico del termine. È notizia di pochi giorni fa che dieci degli undici prigionieri e prigioniere rivoluzionari turchi, detenuti in Grecia, in sciopero della fame dal 7 ottobre scorso sono stati liberati su cauzione. Questi compagni chiedono la revisione del processo, rifiutano e rispediscono al mittente l’accusa di terrorismo, segnalando il collaborazionismo spietato tra gli Stati turco, greco e statunitense che ha portato al loro arresto.

Ciò che gli Stati pretendono attraverso la tortura e l’isolamento è il pentimento, la capitolazione, l’abiura. Questi compagni rifiutano l’ipotesi della resa e della collaborazione, rifiutano di essere sepolti vivi. Lo sciopero della fame è il loro strumento di lotta, il loro corpo l’ultima trincea. La resistenza di questi prigionieri è grande, generosa. Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la possibilità e la necessità della rivoluzione. A qualsiasi tendenza politica appartengano sono una parte preziosa del movimento di liberazione. Come dicono le prigioniere ed i prigionieri turchi che hanno che hanno lottato con un lungo sciopero della fame

​“La nostra resistenza ci unisce.

La nostra resistenza è il fondamento dell’internazionalismo.

La nostra resistenza rafforza l’unità dei nostri popoli.”

Giovedi 19 Gennaio 2023 chiamiamo una giornata di mobilitazione internazionale ed internazionalista, per l’abolizione del 41 bis e di tutte le forme di isolamento e tortura, perché da ogni luogo della terra si innalzino i bagliori delle prigioni in fiamme.

Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 12 gennaio 2023

Zardins Magnetics di giovedì 12 gennaio  2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Al fianco di Lina Pinto! Sulla mobilitazione per la sua liberazione, su altre donne imprigionate di oggi e di altri tempi

✓ Riflessioni a partire dall’articolo “Produzione in serie di esseri umani: per quanto ancora rimarrà una distopia?”

✓ Alfredo non deve morire! Aggiornamenti

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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In replica il venerdì alle ore 17.00 su RadiAzione, emittente web di Padova
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Zardins Magnetics va in onda a cura dell’Assemblea permanente contro il
carcere e la repressione del Friuli e Trieste

Contatto di posta elettronica:
liberetutti@autistiche.org

Contatto di posta (utile soprattutto a chi è incarcerata/o e quindi
l’invito è a girare/segnalare l’indirizzo ai vostri contatti dentro):
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casella postale 129 – Trieste centro
34121 Trieste

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Sabato 21 gennaio 2023/ la coordinamenta a Viareggio!

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Al fianco di Lina Pinto/ 16 gennaio 2023

Come Rete internazionalista e anticarceraria chiamiamo alla mobilitazione internazionale in solidarietà con Lina: il giorno 16 gennaio 2023 dalle 8.30 saremo presenti fuori dal tribunale penale di Bari in Viale Saverio Dioguardi 1, dove si svolgerà l’udienza e dove faremo sentire forte il nostro grido ribelle. Chiediamo a movimenti, collettivi, associazioni e chiunque percepisca il dolore di questa ingiustizia di essere per strada o fuori alle sedi che rappresentano la malvagità dello stato italiano ognuno con le proprie pratiche di dissenso.
Solo la lotta paga. La solidarietà è un’arma, la solidarietà è una prassi, usiamola! Fuori tutte e tutti dalle galere, libertà per Lina!

di Nicoletta Poidimani

https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2076 <https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2076>

Lina, anziana donna proletaria cagionevole di salute, da ottobre è rinchiusa nelle carceri pugliesi. Intorno alla sua vicenda il silenzio è assordante, malgrado sia lo specchio di questa società disciplinare.

 

Rete Mapuche ha reso pubblica la sua storia e sta sostenendo la mobilitazione – che rilancio – per la sua liberazione.

Questo il comunicato dello scorso dicembre sulla sua incarcerazione:
Siamo amici ed amiche di Lina, una donna di 76 anni, rinchiusa da quasi due mesi in carcere (prima a Trani e da due settimane a Lecce). All’inizio ci abbiamo messo un po’ per affrontare collettivamente ed insieme al figlio, incredulità, rabbia e dolore nel pensarla rinchiusa, alla sua età e con i sui acciacchi, nel Carcere, lontana dalla sua casa, dai suoi affetti e dalle sue abitudini di donna libera e determinata nel vivere la vita in maniera semplice e genuina. Lina è una proletaria che vive insieme al figlio in uno dei tanti palazzi del quartiere Libertà di Bari.
Spesso a Bari le discussioni sono animate e non si sa mai come possono andare a finire; a causa di una di queste discussioni Lina finisce ai domiciliari a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria causato da una presunta lite condominiale e dopo alcuni giorni viene portata nel carcere di Trani in quanto considerata “evasa” dai domiciliari che le avevano imposto. L’avvocato non viene avvisato ed il figlio scopre che la madre è stata portata via dai carabinieri dagli abitanti del quartiere.
Lina è stata portata nella discarica sociale del paese Italia; è stata rinchiusa nel carcere femminile di Lecce perché lo stato, i servizi sociali, il welfare, la cura e il sostegno che tutti gli anziani di questo paese dovrebbero avere è loro negato, soprattutto se si è poveri, se si vive in un quartiere proletario e se non si dispone del denaro per poter affrontare al meglio i guai della vita.
Lina è una donna anziana, con diverse patologie e con i segni di un’intera vita passata ad affrontare problemi e difficoltà e la detenzione sta aggravando le sue condizioni fisiche e psicoligiche così come confermato dall’avvocato che l’ha vista ieri (lunedì 5 dicembre) durante la prima udienza del processo a suo carico.
Quello che sappiamo e che vogliamo è che Lina sia liberata immediatamente e sia individuata una soluzione alternativa alla detenzione in carcere perché è indegno per un paese che si considera moderno e democratico che una donna della sua età e con i sui problemi sia costretta a vivere ancora un minuto in più tra le mura di un carcere.
Le amiche e gli amici di Lina
Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 5 gennaio 2023

Zardins Magnetics di giovedì 5 gennaio  2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Il palingenetico Cospito non deve morire. Aggiornamenti, rassegna stampa e
prossime iniziative a fianco di Alfredo in lotta contro ergastolo ostativo
e 41 bis

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Buon 2023 di lotta a tutt*!!!!!!!

Buon 2023 di lotta a tutt*!!!

Presidio di ieri sera Roma contro il 41bis e l’ergastolo ostativo!!!!!

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Milano 29 dicembre 2022/manifestazione contro il 41bis e l’ergastolo ostativo

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 29 dicembre 2022

Zardins Magnetics di giovedì 29 dicembre  2022

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Ancora e sempre a fianco di Alfredo!
-Aggiornamenti, comunicati, iniziative e azioni a sostegno del compagno
anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre contro 41 bis ed ergastolo
ostativo

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41bis/intervista a Silvia Baraldini su Radio Onda D’urto

41BIS: RILANCIARE LA NECESSITA’ DI LIBERARSI DAL CARCERE. INTERVISTA A SILVIA BARALDINI

“Con Silvia Baraldini, già prigioniera politica in un carcere speciale statunitense e poi estradata in Italia dopo una lunga battaglia, passata anche attraverso una grande campagna internazionale di solidarietà, l’Osservatorio – che cura su Radio Onda d’Urto la trasmissione bisettimanale “Se non li conoscete…” (ogni primo e terzo mercoledì del mese, alle ore 20)ha ripercorso la genesi dell’istituzione del 41bis (dentro la cosiddetta legge Gozzini), la sua applicazione, in particolare per i reati di mafia, ma anche la sua perversione per quanto riguarda la privazione di diritti elementari nelle carceri italiane.

Lo sguardo viene anche posto sul pianeta carcere, da tempo lontano dalle agende della politica istituzionale.

La riflessione viene posta anche in considerazione che sempre più vi è la necessità di rimettere in moto quel movimento che rivendichi la necessità di liberarsi dal carcere.

Carlo Gianuzzi, assieme a Beppe Ricca, dialogano con Silvia Baraldini in quest’intervista”

ascolta qui

Roma, 23 dicembre 2022

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31 dicembre 2022 alle ore 16!

31 dicembre 2022 ore 16 Manifestazione alla DNAA, direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, appuntamento a vicolo della Moretta.

ABOLIRE IL 41BIS, ABOLIRE L’ERGASTOLO OSTATIVO!

FUORI ALFREDO DAL 41BIS

LIBERTA’ PER TUTT* I PRIGIONIER*

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