ZULU/ LA TERRA SOTTO I PIEDI
Una interessante pubblicazione dalle terre salentine!
leggete qui ZULU-0-web-1


Anche la Nato preme per costruire il ponte sullo Stretto, l’infrastruttura servirà a collegare le basi di Sigonella e Napoli
A chi serve davvero il ponte sullo stretto di Messina? Il tema è tornato al centro dell’attenzione dopo che il governo ha deciso di riprendere il progetto infrastrutturale per collegare la Sicilia alla Calabria e sono emerse le forti pressioni dell’ambito militare – in particolare della Nato – per la realizzazione dell’opera.
Più che attuare la costruzione dell’infrastruttura per migliorare la mobilità civile, infatti, l’investimento – lievitato oggi a 13,5 miliardi dai cinque del 2001 – servirebbe a migliorare la mobilità e i collegamenti delle basi militari del sud Italia, dove l’Alleanza atlantica gestisce le principali operazioni americane nel Mediterraneo.
Per questo, l’opera è richiesta a gran voce dall’UE e dalla Nato, ossia da organizzazioni extranazionali che detengono cospicui interessi nel Paese e che – di fatto – decidono la linea da seguire grazie all’influenza determinante che esercitano sul governo di Roma.
Nello specifico, l’opera dovrebbe rientrare nel Trans-European Transport Network, progetto europeo nato per migliorare la mobilità all’interno dell’Unione anche in un’ottica militare e di cui in Italia fa parte anche la Tav Torino-Lione.
A fugare ogni dubbio circa l’impiego e l’ottica prevalentemente militare del progetto, c’è una relazione presentata il 31 marzo dal governo Meloni – smaccatamente europeista e filo-Nato – in cui si specifica che il ponte sullo stretto rappresenta «un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di basi militari Nato nell’Italia meridionale». Continua a leggere

Dopo il colpo di Stato militare che in Niger ha rovesciato il presidente Mohamed Bazoum pesantemente compromesso con l’imperialismo occidentale, la Francia ha comunicato immediatamente la cessazione degli aiuti economici allo Stato nigerino. Migliaia di manifestanti si sono radunati davanti all’ambasciata francese a Niamey, la capitale del Niger, hanno cercato di entrare nell’edificio, hanno strappato la targa con la scritta ‘Ambasciata francese in Niger’, prima di calpestarla e sostituirla con bandiere russe e nigerine gridando “Viva Putin”, “Viva la Russia”, “Abbasso la Francia”.

Educare o informare? Educare o istruire? Educare o far conoscere? Educare o dare strumenti per pensare e capire?
Buon ascolto!



(Maschile e femminile sono casualmente alternati)
Con l’insediamento del governo Meloni è stato riesumato il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, una “grande opera” che puzza di propaganda fascista, con la differenza che cento anni fa venivano almeno costruite anche case popolari e bonificate aree inospitali: la carota per far passare il bastone delle leggi fascistissime, dell’olio di ricino, della guerra e della miseria dilagante. I nostri moderni patrioti invece si comportano come se non avessero alcuna necessità di conquistarsi il consenso tramite interventi che possano apparire di una qualche utilità per chi vive questo territorio (il sud fisico e psicogeografico di tutte le periferie del mondo). Sono convinti che il popolo bue accetterà a testa bassa l’ennesima devastazione, con il trito, ritrito e putrido miraggio di posti di lavoro per la realizzazione di questa mastodontica impresa – alla cui realizzazione finale non crede più nessuno, ma il cui corollario di movimentazione terra e denaro fa gola a molti profittatori.
Così, mentre in Emilia Romagna impazzavano le alluvioni, lorsignori si facevano fotografare con la pala in una mano e con l’altra votavano il decreto per il collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Lo chiamano “progresso” gli importatori di civilizzazione, ma qui persino le cozze nel lago di Ganzirri sanno che si tratta dell’ennesimo progetto coloniale. Lo sa chi vive a Milazzo, Priolo, Augusta, Gela e Melilli in balìa dell’industria petrolchimica che li ha sfrattati quando è stata costruita, sfruttati e ammalate nel periodo d’oro della produzione e cassaintegrati quando ha ceduto il passo alla concorrenza estera. Lo sanno i niscemesi ai quali la costruzione della base militare USA ha tolto la frescura della sughereta e l’acqua corrente, dando loro in cambio le radiazioni del MUOS e i militari a spadroneggiare per le strade. Lo sanno i granelli di sabbia di Punta Bianca, la Beccaccia e il Martin Pescatore dei Nebrodi, sfregiati dalle esercitazioni militari. Lo sanno gli aranci della Piana di Catania, estirpati per far spazio all’allargamento della base NATO di Sigonella. Lo sanno pure i semi privatizzati dalla Monsanto e i contadini denunciati per aver fatto le talee di pomodori infischiandosene dei brevetti.
Ne fanno esperienza tutte le disoccupate dell’isola e anche chi è emigrato perché non voleva essere più disoccupato.
Ne fanno esperienza i 6000 detenuti e detenute nelle 23 carceri siciliane che fanno dell’isola una colonia penale molecolare.
E ne hanno fatto esperienza i due prigionieri che sono morti inascoltati nella galera di Augusta nel corso di uno sciopero della fame. Ne fanno esperienza ogni giorno le migranti che si sono rivoltate nel CPR di Pian del Lago (Caltanissetta) a inizio luglio e i braccianti agricoli nei campi del vittoriese. E lo stesso vale per Daouda Diane: l’operaio ivoriano scomparso un anno fa nel siracusano, due giorni dopo aver denunciato in un video la situazione di caporalato nel cementificio di Acate dove lavorava. Colonia è quel territorio occupato con la forza, violentato per profitto ed estrazione di risorse, militarizzato per reprimere ogni forma di vita che insorge contro lo sfruttamento. Che il risorgimento in Sicilia ha significato deportazione e repressione violenta è scritto nelle memorie del sangue di noi indigeni, nipoti e pronipoti di chi era partito garibaldino e si scoprì brigante all’indomani dell’unità d’italia. Il Ponte ai nostri occhi significa tutto questo. I lavori, pur mancando ancora il progetto definitivo, sono già stati assegnati alle solite note aziende armate di cemento e sputazza: WeBuild (ex Salini Impregilo), che furono i costruttori della base di Sigonella, dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e i responsabili dello smaltimento dei rifiuti in Campania, per nominare giusto un paio delle loro gloriose imprese. Queste consapevolezze coinvolgono gran parte della comunità che abita in questa terra, e si declinano a vari differenti e difformi livelli di critica.
La critica, come fanno le radici degli alberi, scava smuovendo dubbi: quelle del Salice arrivano in profondità, quelle del Limone sono invece piccole, quelle del Ficus sono addirittura aeree. Tanti alberi, diverse radici nella stessa terra.
“Ci immaginiamo anarchiche e anarchici, e quindi è anche a noi che parliamo, sebbene sarebbe bello avere una lingua comune anche con chi si immagina qualcos’altro o, e chissà non sia la scelta più saggia, non si immagina per nulla” (Terra e libertà, articolo tratto da “Black seed, a green anarchist journal”, trad. hirundo 2017).
Per queste ragioni abbiamo cominciato questo percorso di lotta intrecciando i nostri passi e incrociando i nostri sguardi con tante anime diverse, col comune obiettivo di frapporci all’apertura dei cantieri. Affronteremo a testa alta chiunque provi a reprimere la forza generativa che sgorga dal cuore delle lotte, chiunque chiamerà violento il nostro opporci con ogni mezzo necessario a un progetto che ci violenta e violenta la terra che abitiamo, ma anche quei partiti che provassero ad approfittare di questo variegato amalgama umano con l’intento di mangiarselo al prossimo banchetto elettorale. Gli andremo di traverso, saremo loro indigesti, ci proveremo con tutta la tenacia che ci batte in petto e, se falliremo, cercheremo di farlo sempre meglio.
Corteo Noponte 12 Agosto
La Macchia libertaria sicula
P.S. mentre impaginavamo questo scritto, Giovanni Truglio (sì, lui, quello delle ccir di Piazza Alimonda) è diventato capo del comando interregionale carabinieri Sicilia e Calabria; e Gianni De Gennaro (sì, lui, quello di G8 e di Leonardo Finmeccanica!) è diventato presidente di Eurolink.
✓ Rassegna di attualità e spunti di discussione a proposito della forza pervasiva della propaganda repressiva e militare nella società, nelle scuole, nello sport
✓ Il revisionismo storico all’opera, ora mettono le mani sul macello del G8 di Genova


✓ Trento 9 luglio: una giornata di lotta contro il TAV
✓ Facciamo deragliare la locomotiva della guerra! Per una mobilitazione antiautoritaria e internazionalista contro la guerra, incontro a Roma 22 luglio
✓ Un tentativo di ragionamento sull’incompiutezza come pratica di liberazione, leggendo “Men Against Sexism” di Ed Mead

Leggendo le tracce dei temi di italiano per la maturità e che trovate qui P000_ORD23 ci sono venute in mente tutta una serie di considerazioni sullo stato attuale della scuola che vorremmo condividere con voi e ci farebbe altrettanto piacere se chi insegna, chi studia, chi è interna/o a queste problematiche volesse scriverci e scambiare opinioni.
Buon ascolto!


< A Voghera in provincia di Pavia, il 14 luglio appena trascorso, una donna di 44 anni, al mattino mentre era sola in casa, tra l’uscita del marito per andare al lavoro e l’arrivo della suocera, ha ucciso il figlio di quasi un anno. I parenti e i vicini dicono che aveva una depressione post partum che non riusciva a superare, che per questo aveva lasciato il lavoro e che lei e il marito avevano faticato molto ad avere questo figlio, ci avevano messo cinque anni.> Questa la notizia.
Ma siamo proprio sicure che lei abbia voluto questo figlio? e che questo figlio non l’abbiano voluto invece il marito… i parenti… i condizionamenti sociali… il mito della maternità che miete tantissime vittime… l’età fertile che passava…la paura di essere incompleta…? Ribadiamo quello che abbiamo sempre detto e scritto …La ribellione delle donne al patriarcato si esprime spesso in forme estreme, violente e disperate in cui è dominante la sensazione di impotenza e di non aver vie d’uscita oppure di rabbia repressa per anni…

[…] Allora cerchiamo delle risposte. E le sole che troviamo vengono dagli psichiatri e dai magistrati. Risposte parziali e insoddisfacenti, spiegazioni di esperti che sezionano dei <casi> alcune volte con benevolenza e indulgenza ma sempre dall’alto del loro sapere e della loro posizione sociale. Noi siamo di quelle che pensano che non bisogna lasciare agli specialisti il monopolio della riflessione e della parola su dei soggetti che ci riguardano direttamente. E vogliamo dire in modo esplicito qui che l’infanticidio fa parte della nostra storia, di tutte e di tutti. E’ questa posizione che ci ha portato a cercare degli approcci e dei discorsi meno normativi e ci ha condotte ad un incontro decisivo. Questo incontro ha innescato la nostra voglia di esprimere con una presa di parola pubblica la nostra solidarietà e la nostra rivolta contro la sorte destinata alle donne che vivono questa violenza e questa solitudine.[…] https://coordinamenta.noblogs.org/post/2018/06/10/riflessioni-su-un-tabu-linfanticidio/



✓ Mettere la guerra al centro. Presentiamo il n° 14 della rivista “Antitesi – analisi e strumenti per la rivoluzione proletaria”
✓ No SIOT in Carnia! Difendiamo i nostri monti: corteo a Paluzza sabato 15 luglio