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Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza
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La variante dell’indisciplina a Torino!
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Non lasciamoli in pace !!
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Finalmente libera?
Non appena questa mattina ho letto, sul canale Palestina Hoy, la notizia – attesa da giorni – della scarcerazione di Israa Jaabis, l’ho inoltrata ad alcune compagne commentandola con Finalmente libera!.
Ma, col passare delle ore, mi sto chiedendo se Israa si possa davvero considerare libera: è tornata nell’apartheid di una città da decenni spaccata in due, occupata e militarizzata, vi è tornata con un corpo devastato anche grazie alla sadica e sistematica negligenza della canaglia sionista che, dopo averla incarcerata, ha sempre respinto ogni sua richiesta di cure.
Su Infopal potete leggere la vicenda del suo arresto. Una campagna e vari appelli sono stati fatti negli anni scorsi per la sua scarcerazione, ma tutto è, ovviamente, caduto nel vuoto.

Ieri sera i militari occupanti sono andati a casa della sua famiglia minacciando che Israa non sarebbe stata liberata se lì fosse rimasta la stampa ad attenderla (quanto avrebbero voluto che nell’incendio della sua auto le si fosse bruciata anche la lingua!!!), come se non bastasse il fatto che il governo isaeliano sta cercando di imporre il divieto di festeggiare chi viene rilasciato/a dal carcere, con la minaccia di riportarli/e in carcere.
Sabato 25 novembre WOMEN IN STRUGGLE/ Vi aspettiamo!
Sabato 25 novembre 2023 la coordinamenta femminista e lesbica invita alla proiezione di <WOMEN IN STRUGGLE> (2004) della regista palestinese Buthina Canaan Koury, film documentario basato su interviste a militanti palestinesi sopravvissute all’apparato repressivo israeliano. Donne in lotta, donne imprigionate, donne torturate, donne che con forza e semplicità cercano ancora giustizia e felicità per se stesse come per la loro terra.
Sweet Bunch, via Casilina 283/A ore 20 e 30.
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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 23 novembre 2023
Zardins Magnetics di giovedì 23 novembre 2023
Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.
Gli argomenti:
✓ No al pacchetto sicurezza. Contro la violenza del patriarcato e dello Stato, autodifesa femminista
✓ Presentazione delle serate in solidarietà a Georges Ibrahim Abdallah
✓ Aggiornamenti dalla società carceraria
Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/
Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/
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La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 3
La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 3 
Questo è il testo che abbiamo scritto lo scorso anno
Uscire dal pensiero del nemico
25 novembre 2022
La giornata della gentilezza, la giornata mondiale dei diritti del bambino, la giornata della pace, la giornata della memoria, la giornata della terra, la giornata della disabilità…perfino la giornata mondiale del povero, la giornata internazionale contro la guerra, la giornata mondiale del migrante e del rifugiato… e poi la giornata internazionale contro la violenza sulle donne…Tutte giornate e ricorrenze create a tavolino da quello stesso sistema di potere che poi si arroga il diritto di decidere della nostra vita e delle nostre scelte.
Ce n‘è per tutti i gusti, per tutte le occasioni e per tutte le ragioni. Peccato che la gentilezza il neoliberismo non sappia neanche dove stia di casa dato che propaganda arrivismo e carrierismo spietato, che l’attenzione ai bambini sia un grande business che riguarda pannolini, vestitini, giocattoli…oppure indottrinamento attraverso libri per l’infanzia per abituare all’obbedienza e alla delega, psicologi e farmaci, vaccini obbligatori e scuole-parcheggio. E’ addirittura destabilizzante ascoltare i discorsi pelosi di tutela che questo sistema porta avanti verso di loro messi a confronto con la violenza che attuerà su questi esseri umani quando saranno adulti: potranno morire di fame e dormire sotto i ponti e sarà comunque colpa loro. Vogliamo parlare della giornata della memoria che significa stravolgimento della storia e propaganda del pensiero unico? O della giornata internazionale contro la guerra che significa invece legge del più forte e inneggiare alla Nato e all’occidente portatore di pace e di tutela di diritti mentre l’industria delle armi è un asse portante delle nostre così dette democrazie?
Vogliamo parlare della giornata internazionale contro la violenza sulle donne?
Il 25 novembre assisteremo a kermesse, rappresentazioni istituzionali, lacrime di coccodrillo, patriarche in vesti di gala che pontificheranno su quanto bene hanno fatto alle donne con leggi, leggine, centri di supporto psicologico, centri antiviolenza, associazionismo vario, teatranti e maschere, commedianti e commedie. Ma si dimenticheranno di dire che sono sempre loro a fare leggi di sfruttamento spietato e precarietà, leggi di guerra e di controllo che impediscono qualsiasi autodeterminazione, che negano la possibilità di una casa dignitosa o di un lavoro decente, che costringono tutte le altre donne a lottare per la sopravvivenza, strette tra violenza domestica e mancanza di vie di fuga. Assisteremo a manifestazioni rituali che dietro ad una parvenza trasgressiva (perché il significato delle parole ormai è stato stravolto) dimenticano quello che è successo in questi due anni. Fanno finta di scordare che hanno chiuso le donne in casa, che le hanno divise in donne di serie A e donne di serie B, che hanno supportato le scelte di Stato in tutti i modi possibili, che hanno fatto i cani da guardia del potere.
Nulla è più come prima, nulla potrà essere più come prima. Le maschere sono cadute e i volti si presentano per quello che sono.
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La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 2
La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 2 
Lo Stato: carnefice, giudice, tutore e samaritano.
(Quattro passi/ Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale, Autoproduzione, 2019 pp.47-50)
È uscito da pochi giorni ( agosto 2016 n.d.r.) un appello (Nudm n.d.r.) che chiama tutte le donne ad una manifestazione nazionale “per l’eliminazione della violenza sulle donne”, che dovrebbe tenersi a Roma il prossimo 26 novembre; un appello incentrato, al di là degli slogan e delle belle parole, sulla richiesta allo Stato di diritti e di “presa di coscienza” delle Istituzioni.
Si dimentica e si omette completamente che cosa sia lo Stato cioè il momento organizzativo del potere e, quindi, del sistema socio-economico-politico, in questo momento, capitalista neoliberista.
La violenza maschile sulle donne e il ruolo che a queste è destinato sono costruiti in maniera assolutamente funzionale a questa organizzazione economica basata sulla gerarchia, sul comando, sull’autoritarismo, sulla meritocrazia, sul controllo. Un organismo economico-politico che ci costruisce a suo uso e consumo, che ci usa come riproduttrici, come destinatarie del lavoro di cura, come lavoratrici quando serviamo e quindi come lavoratrici di serie B perché si arroga il diritto di rimandarci “a casa” in qualsiasi momento, può mai essere un interlocutore? Uno Stato che, attraverso l’emancipazionismo, ha cooptato e continuare a cooptare nella struttura di potere le donne che si prestano, in cambio della promozione sociale e della collocazione di classe, a perpetuare l’oppressione su tutte le altre donne – meccanismo usato anche con i/le migranti e le differenze sessuali –, uno Stato che, attraverso le sue istituzioni, dall’istruzione all’informazione, dalla sanità al lavoro, preposte alla trasmissione dei valori dominanti, ribadisce e impone, in ogni ambito della vita, questa divisione del lavoro e dei ruoli basata sulle differenze di classe, genere e razza, può mai essere un interlocutore di qualsivoglia specie?
Nell’appello si legge: ”Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura.” Si pensa davvero, che insegnare la pace nelle scuole, insegni a non fare la guerra? Questi “brandelli accidentali di formazione” non sembra abbiano impedito o impediscano a giudici e polizie di ogni tipo di reprimerci violentemente nelle piazze quando lottiamo per la casa, contro il massacro sociale, contro la distruzione della scuola pubblica, contro il militarismo – che è cultura dello stupro- o contro le guerre umanitarie e la distruzione dei territori. Possiamo mai avviare un’interlocuzione con quelli/e, magistrati e forze dell’ordine, che ci condannano nei tribunali e che hanno il compito di soffocare ogni forma di dissenso?
Le donne non sono oche da cortile che starnazzano in luoghi protetti e che non sanno guardare al di là del loro recinto!
In questo momento storico il neoliberismo, in quanto ideologia a tutto campo, ha rotto il vecchio patto sociale e ha chiuso, in modo unilaterale, ogni spazio di mediazione attraverso il PD, annessi e connessi, che si sono assunti l’onere di naturalizzare la società neoliberista nel nostro paese. In questo scenario, qualsiasi lotta corporativa – com’è la lotta delle donne quando è incapace di connettersi alle altre lotte e cerca, al contrario, il dialogo con le istituzioni – perde di senso in termini di antagonismo e di lotta di classe dal basso e purtroppo ne acquista, sempre di più, in termini di lotta di classe dall’alto. Le lotte corporative che hanno successo oggi sono quelle condotte dai lobbisti per conto delle multinazionali.
Il femminismo non è lotta corporativa, è ben altra cosa! Il femminismo è consapevolezza dei meccanismi che informano l’oppressione e la violenza su di noi ed è quindi alterità a questa società; è ricerca di vie di fuga, è riconoscimento del nemico, è autorganizzazione e autodeterminazione al di fuori di ogni rapporto con le Istituzioni. Non è spartizione di soldi pubblici, non è contrattazione né collusione, non è concertazione, non è vertenza sindacale.
L’appello chiede “ la rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza”
E, così, lo Stato diventa carnefice, giudice, tutore e samaritano delle donne tutte attraverso le donne che si sono prestate e che si prestano ancora. Continua a leggere
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NUOVA OCCUPAZIONE IN SAPIENZA,NASCE “ZONA 1”
Riceviamo il comunicato
NUOVA OCCUPAZIONE IN SAPIENZA,NASCE “ZONA 1”
ciao a tutt3, stamattina come student3 abbiamo occupato l’ennesimo spazio abbandonato in città universitaria. Questo è solo il primo passo per portare dentro l’università un’alternativa al deserto che la circonda. Chiediamo a tutt3 di raggiungerci subito in città universitaria.
Costruiamo legami di condivisione e solidarietà, autorganizziamoci!
Oggi!
ORE 12.00 ASSEMBLEA PUBBLICA
ORE 15.00 VALERIO NICOLOSI, RACCONTI DA GAZA
ORE 18.00 APERITIVO MUSICALE FINO A NOTTE
CI TROVATE SULLA STRADA TRA L’INGRESSO DI VIALE DELL’UNIVERSITÀ (VARCO 3) E SCIENZE POLITICHE. DAJE!
ZAUM
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La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 1
La coordinamenta verso L’ultimo 25 novembre/ Premessa 1 
Care tutte/pubblichiamo a seguire degli articoli che ci accompagneranno verso quello che abbiamo chiamato <L’ultimo 25 Novembre> così man mano si capirà il perché
Linee di tendenza………………………………
di patriarcato e capitalismo nella società neoliberista.
(E.Teghil, Linee di tendenza, Bordeaux 2021,Introduzione)
Dicono che l’occhio umano sia fatto per guardare orizzonti lontani. Dicono. E dicono anche che se l’occhio umano guarda sempre per terra o la parete del palazzo di fronte la capacità visiva si atrofizzi notevolmente.
La lotta di classe e di genere è una guerra, lo sapevamo già, ma ora il potere lo ha dichiarato esplicitamente e usa metodi, linguaggi, sistemi e pratiche conseguenti non solo contro tutte/i quelle/i che non si adeguano subito ed esplicitamente ai suoi desiderata ma costruendo per tutti un immaginario sociale in guerra costante.
Per poter agire e rispondere adeguatamente in una guerra bisogna conoscere e analizzare la situazione sul campo ma bisogna anche capire che cosa si propone il nemico. Le linee di tendenza del suo operare. Bisogna guardare lontano.
La società è stata trasformata dalle fondamenta in pochi anni e questo processo ha subito un’accelerazione molto forte negli ultimi tempi, sia con la scusa dell’emergenza Covid-19 sia perchè il cambiamento tecnologico si attua con una velocità fino a poco tempo fa impensabile.
Ci sono alcune scelte-cardine del capitalismo neoliberista per la ristrutturazione della società che ci permettono di capire più di altre le linee di tendenza della costruzione di un sociale funzionale agli obiettivi che il potere si pone.Questi obiettivi non sono poi così nascosti, il capitalismo ha raggiunto un livello di arroganza e di onnipotenza senza pari ma ricordiamoci che per quanta immaginazione possiamo avere il capitale è già più avanti perché da molto tempo la maggior parte della sinistra di classe sembra aver perso le coordinate per analizzare il presente.
La strumentalizzazione da parte del sistema di potere della rivendicazione di diritti è già in atto da diverso tempo. Le soggettività oppresse invece di radicalizzare le lotte e porsi maniera antagonista e conflittuale si affidano allo Stato in un gioco delle parti tanto ipocrita quanto perverso perchè chi chiede diritti sa che non gli verranno mai concessi veramente, il neoliberismo ha chiuso lo spazio della contrattazione, ma verranno promossi sul campo solo quelli/e che si presteranno al collaborazionismo con lo Stato e lo Stato sa non concederà mai nulla se non quello che è funzionale al mantenimento del suo controllo e del suo potere. Questo vale in tutti i campi da quello del lavoro a quello della violenza sulle donne, a quello delle soggettività Lgbtq…facendo strame di chi continua a subire vessazioni, violenza, sfruttamento. Nelle rivendicazioni viene così ,attraverso il collaborazionismo che propaganda l’immagine di una società democratica, attenta, sensibile, civile, disinnescata ogni carica e capacità socialmente destrutturante.
La <patriarcalizzazione della società> si sta imponendo come strumento fortissimo di trasformazione dell’organizzazione sociale. Cosa intendiamo per patriarcalizzazione? Continua a leggere
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Podcast dell’iniziativa del 12 novembre 2023 con il Collettivo Sumud di Venezia
Podcast dell’Incontro/dibattito con il Collettivo Sumud di Venezia a partire dalla presentazione dell’opuscolo
( scarica qui scr8)
UN ORGANO CHE TUTTO CONTROLLA
UN CONTROLLO CHE TUTTO ORGANIZZA
Smart control room a Venezia, polizia e giustizia predittiva, chip war e molte altre brutte cose!
clicca qui
“Quarantadue!” urlò Loonquawl. “Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?” “Ho controllato molto approfonditamente,” disse il computer, “e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.” (Guida galattica per autostoppisti)
<È sempre più un lavoro complicato ed articolato, quello del cercare di relazionarsi al presente nel contemporaneo momento in cui esso si produce. Si rischia di rimanere intrappolati nel già-visto e nel già-noto, per un’incapacità radicata nell’aver smesso di farsi domande. Oppure proprio nella ricerca delle risposte esatte, di quelle nuove, si scambiano lucciole per lanterne. Le cause di questa difficoltà sono molteplici e, per non divagare troppo, pensiamo che una delle più esplicative sia quella del vedere il capitalismo come una “totalità indeterminata”, ovvero di un rapporto che esiste tra le cose, tra le persone, tra le classi, tra i territori, etc. che permea ogni singolo aspetto della nostra vita, dal più singolare a quello più collettivo e così facendo, essendo ovunque, essendo sempre più totale la sua presenza, diventa indeterminato, illeggibile. Essendo in ogni luogo, fisico ed ideale, non è mai, coerentemente, da nessuna parte. Sappiamo benissimo rispondere a come questo rapporto si produce e riproduce in maniera parziale nelle vite delle persone, ed è da questa certezza nelle risposte che abbiamo perso la fiducia nelle domande. È in questa riproposizione delle risposte che il capitalismo fa proliferare la sua indeterminatezza: quando questo rapporto (il capitalismo) si dà nuove forme, producendo nuove forme di organizzazione della vita, il più delle volte si perde la capacità di interrogarsi su di esse, concentrando l’attenzione sul “come rispondere”. Arrivano però dei momenti in cui le risposte lasciano l’amaro in bocca, e giunge perciò l’ora di tornare a farsi domande. Pensiamo di vivere questa necessità, e da essa vogliamo partire. Brancolare nel buio, procedere a tentoni, avere giusto delle idee (o meglio, delle domande) piuttosto che delle idee giuste (delle risposte), è ciò da cui nasce il tentativo di costruire questo lavoro. Non la certezza di saper rispondere a quanto succede, ma la felicità di interrogarsi su ciò che ci circonda e chi ci sta dentro. Partendo dalla necessità di approfondire un tema a noi vicino, quello della Smart Control Room (SCR) di Venezia e del suo funzionamento, per capirne le reali implicazioni e il suo reale portato. Da qui, ampliando lo sguardo per capire come si sta diffondendo il fenomeno di una cosiddetta “smart-city-zzazione” nelle altre città d’Italia e ricondurre questa “nuova frontiera dell’organizzazione” al contesto nazionale prima, che vede il “progetto Giove” come avanguardia di un nuovo modo di fare polizia, e a quello internazionale poi, intorno alla ridefinizione dei rapporti tra gli Stati in funzione della guerra per il controllo delle “terre rare”. Una sola nota “d’approccio”, più concettuale e terminologica che strettamente pratica, che esplicitiamo fin da subito, dal momento che andremo poi a concentrare l’attenzione su altro. Riteniamo che non ci sia nessuna “nuova fase”, nessuna nuova forma di dominio o controllo: quello che viviamo adesso è il prodotto più sensato, più ragionevole, della razionalità
capitalistica; questo è ciò che intendiamo con la formula “nuova frontiera dell’organizzazione”. Ci teniamo a precisarlo per abbandonare fin da subito un allarmismo che rischia di essere dilagante quando si parla di temi complessi che sono caratterizzati or ora da implicazioni nebulose, e che quindi sposterebbe l’attenzione sulle “forme sbagliate” che il capitalismo si dà, quando invece sono le forme più coerenti in cui il capitalismo si può attualmente manifestare. Ci pare scontato da dire, ma il problema è, ovviamente, alla radice un altro. Non ci si deve scandalizzare o stupire di quanto succede. Certo, il capitalismo si dà nuove forme inedite nella sua storia, ma non sono altro che i prodotti più logici e naturali di essa. Capire e studiare queste nuove forme è un passo imprescindibile per creare spazi di autonomia dai quali costruire i progetti rivoluzionari, ma bisogna sempre tenere a mente l’origine di tutto ciò. Ci teniamo a chiarire ciò fin da subito per impostare il lavoro nella maniera per noi più puntuale possibile.>
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Palestina in strada!
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Oggi bloccato il porto di Salerno/ No armi verso Israele!
Bloccato l’ingresso al porto di Salerno per impedire il traffico d’armi verso Israele
Manifestanti per la Palestina e i portuali dei sindacati di base in sciopero (Si Cobas e Usb), al varco di ingresso del porto di Salerno, oggi hanno bloccato i tir che devono occuparsi del carico e scarico della Tyrrhenian Container. Si tratta della nave diretta ad Haifa che si occupa anche del traffico d’armi verso Israele della compagnia Israeliana Zim.
Una protesta simile è stata adottata già la scorsa settimana al porto di Genova, nei confronti della stessa nave.
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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedi 16 novembre 2023
Zardins Magnetics di giovedì 16 novembre 2023
Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.
Gli argomenti:
✓ Il sionismo, ideologia razzista di un movimento coloniale
✓ Stili di vita, spirito di contestazione e miseria dell’ambiente studentesco in un famoso documento risalente alla vigilia del ’68
✓ “Jin Jiyan Azadi – La Rivoluzione delle donne del Kurdistan” presentazione del libro curato dall’Istituto Andrea Wolf allo Spazio Autogestito di Via De Rubeis a Udine
Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Riascolta le trasmissioni passate:
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Venerdì 17 a 100celleAPERTE/ I CPR si chiudono col fuoco!
𝐍𝐄𝐒𝐒𝐔𝐍 𝐂𝐏𝐑, 𝐍é 𝐐𝐔𝐈 𝐍é 𝐀𝐋𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄!
Domani 𝟏𝟕 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 presentazione dell’opuscolo: 𝐈 𝐂𝐏𝐑 𝐒𝐈 𝐂𝐇𝐈𝐔𝐃𝐎𝐍𝐎 𝐂𝐎𝐍 𝐈𝐋 𝐅𝐔𝐎𝐂𝐎
Dopo l’infame accordo tra Italia e Albania, con il quale il governo intende addirittura dislocare un CPR in un altro territorio, e dopo l’annuncio della costruzione di nuovi Centri di Permanenza per i Rimpatri in Italia (almeno uno per ogni regione!) ci sembra sempre più urgente condividere una critica radicale alla TORTURA LEGALIZZATA perfettamente incarnata dalla detenzione amministrativa.
Grazie alle voci delle persone detenute e di quelle che si sono ribellate è possibile dare forma a un quadro lampante di quello che rappresenta un 𝐂𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐏𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐑𝐢𝐦𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐨, cosa si vive al suo interno e come si muove l’infernale macchina delle espulsioni.
Il grande merito di questo opuscolo è anche quello di aver raccolto le dirette testimonianze di chi subisce quotidianamente brutalità e violenze sistemiche che quasi sempre sono avvolte nel silenzio.
Le rivolte che hanno portato alla chiusura del CPR di Corso Brunelleschi a Torino rendono ancor più necessaria una solidarietà attiva, affinché quelle gabbie non siano ripristinate; con la consapevolezza che non vogliamo 𝐍𝐄𝐒𝐒𝐔𝐍 𝐂𝐏𝐑, 𝐍é 𝐐𝐔𝐈 𝐍é 𝐀𝐋𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄!
https://www.facebook.com/photo/?fbid=681014617482539&set=a.417805160470154
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Fermiamo il massacro del popolo palestinese!
FUORI LA GUERRA DALL’UNIVERSITA’
Venerdì 17 novembre alla Piramide alle ore 9,00
Pubblicato in Guerra, Palestina, Università
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