Storia e memoria-8 marzo 1972

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L’occhio del paDrone

L’occhio del paDRONE

http://dum.org/2015/12/23/locchio-del-padrone/bles.noblogs

Antipatie22A Udine è arrivato il drone urbano: terrà d’occhio gli angoli più nascosti della città, aumenterà la sicurezza dei cittadini e permetterà di bypassare ostacoli senza fatica, effettuando riprese dall’alto da mettere a disposizione di polizia e carabinieri.
Non bastavano, tra private e comunali, 700 telecamere, no.
Non bastavano perchè tanto investimento tecnosecuritario, per un verso è stato un flop, dal momento che i ladri agiscono col volto coperto o mettono fuori uso gli impianti; per l’altro invece, quando si deve tenere a bada la contestazione e la protesta, nulla è mai abbastanza.
Perciò quelli del Protocollo di videosorvegliare (e punire) hanno pensato bene di dotarsi del trabicolo spione… perchè non c’è intervento securitario che non metta al primo posto la sicurezza dell’esercizio del potere che deve sempre sapere chi sei e cosa fai soprattutto se gli fai contro.

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Cesaria Evora-Sodade

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Yeliz Erbay e Sirin Oter

“La rivoluzione delle donne, guerriere coraggiose: la vostra strada è la nostra strada”

Ieri ci sono stati i funerali a Istanbul, nel quartiere di Gazi, di Yeliz Erbay e Sirin Oter, due giovani militanti comuniste assassinate nella notte tra lunedì e martedì nel corso di un blitz dei reparti antierrorismo in un appartamento della metropoli sul Bosforo.  In un comunicato il Consiglio socialista delle donne (SKM) ha accusato le forze speciali di aver giustiziato le due militanti nonostante fossero già inermi e ferite. “Il potere sanguinario giustizia le donne per indurle alla sottomissione.Me le donne socialiste hanno scelto la resistenza non la sottomissione.”  Ieri i manifestanti aderenti a varie organizzazioni della sinistra rivoluzionaria turca hanno sfilato dietro uno striscione sul quale era scritto: “La rivoluzione delle donne, guerriere coraggiose: la vostra strada è la nostra strada”.

https://www.youtube.com/watch?v=araB1meg1uQ&feature=player_embedded

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Volantinaggio con Angela

Volantinaggio con Angela, licenziata perchè No Tav

Volantinaggio con Angela, licenziata perchè No Tav

angelaSabato 19 dicembre si è organizzato insieme ad Angela, licenziata del direttore del carcere delle Vallette Minervini perchè troppo vicina ai No Tav e quindi un “problema di sicurezza”, un volantinaggio presso il negozio Marte di Torino, un negozio temporaneo che offre i prodotti realizzati dai detenuti delle carceri piemontesi e finanziato dalla Compagnia San Paolo.

Nel comunicato stampa in cui la Compagnia di San Paolo presenta il progetto, dimentica di annoverare tra gli eleganti prodotti di qualità della Casa Circondariale Lorusso-Cutugno i provvedimenti anticostituzionali e discriminatori che il direttore Minervini non è nuovo a portare avanti.

Uno dei più recenti è stato infatti il licenziamento di Angela, che ha perso la sua unica fonte di reddito a causa della vicinanza col Movimento No Tav.

Il volantinaggio davanti al punto vendita “Marte”, organizzato con la speranza di ricordare ai sensibili avventori che quelle vetrine, assolutamente poco aderenti alla realtà che si respira e si vive in sezione, servono più al buon nome di Minervini che a costruire benessere per i detenuti che per quelle cooperative lavorano.

Angela lavorava come educatrice a partita Iva all’interno del blocco E del carcere di Torino, in convenzione con l’associazione Morgana e in una struttura comunitaria dedicata a persone con dipendenza da sostanza coogestita col Sert di Corso Lombardia.

Dopo aver perso il lavoro a fine settembre per i vaghi “motivi di sicurezza” già citati, ha avuto accesso solo a fine novembre (e dopo due lettere di sollecito del legale) agli atti con cui il direttore ha deciso di allontanarla.

Gli atti recitano: “Quest’ultimo (provvedimento) è stato adottato in quanto la Giordano ha pubblicamente sostenuto le condotte violente perpetrate da soggetti ristretti in carcere” e a sostegno di tale perentoria e altisonante affermazione compaiono le foto degli arrestati di inizio settembre per un’azioni di lotta in Valle.

La prova schiacciante però, volta a giustificare in modo inconfutabile il fatto di aver tolto il lavoro ad una madre, è riassunta nella segnalazione che due zelanti agenti al cancello di ingresso del carcere hanno steso il giorno 11 settembre quando Angela, all’uscita da lavoro, si era fermata a salutare alcune delle persone che attendevano l’uscita dei ragazzi arrestati: “..e, con fare amichevole e confidenziale li abbracciava baciandoli sulla guancia, oltre a intrattenersi con loro per alcuni minuti”.

E’ proprio questo “gravissimo” episodio alla base della proposta che il comandante di reparto porta al direttore scrivendo: “Si propone la revoca dell’autorizzazione non potendo un operatore condividre idee e valori antisociali e contrari all’ordine e alla sicuirezza”.

Poco importa che il direttore del carcere si sia “dimenticato” di inviare nei tempi previsti dalla legge la proposta di revoca al magistrato di sorveglianza, come altrettanto poco importa capire la situazione: il presidente del Tribunale di sorveglianza a fine novembre appoggia la revoca.

Mentre Lor Signori erano impegnati a scrivere e sottoscrivere decisioni ingiuste e discriminatorie, si è chiesto l’intervento anche di Mellano, garante regionale dei diritti dei detenuti, nonchè una risposta tramite un’interpellanza parlamentare: per ora nessuno dei due tentativi ha avuto alcun seguito.

Angela nel dossier distribuito durante la manifestazione dell’8 dicembre (che riunisce tutti i documenti ufficiali che hanno accompagnato questa vicenda) conclude sottolinenando che la forte solidarietà che l’ha circondata ha rinforzato l’intenzione di non voler accettare un’ingiustizia tanto evidente presa all’interno di quel fortino apparentemente inespugnabile.

Per questo motivo oggi il suo legale Roberto La Macchia ha presentato istanza di ricorso al Tar.

Continueremo a sostenere Angela e la sua lotta, per porre fine a questa criminalizzazione del movimento e di tutti i sui attivisti.

Solidarietà No Tav ad Angela!

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Storia e memoria

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Chiudere Equitalia

equitalia 1 Chiudere Equitalia, chiudere i covi del PD, mandare a casa gli ascari e i collaborazionisti del progetto neoliberista!

 

Equitalia, bontà sua

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/16158-equitalia-bontà-sua

La cosiddetta campagna di “umanizzazione” di Equitalia è partita e la sensibilità del suo amministratore delegato  Ruffini si tramuta in una sospensione delle cartelle durante le feste natalizie, precisamente dal 24 Dicembre al 6 Gennaio.

I dati parlano quindi di 500.000 mila debitori che non riceveranno le maledette buste verdi (contenenti multe, ma anche tasse), mentre non ci sarà tregua o festa che tenga per quegli atti o cartelle dette “inderogabili,” per queste si procederà come da regolamento.

Intanto di pignoramenti, sequestri e debiti si muore.
E’ accaduto il 19 dicembre scorso, un commercialista di Roma che si è impiccato nel suo studio non appena è riuscito ad avere un momento di solitudine e di riservatezza, lontano dagli occhi della sua segretaria, durante una normale giornata di lavoro.

Le poche righe che questo signore di 67 anni ha lasciato scritte non lasciano dubbi e raccontano di una situazione diventata insostenibile a causa dei debiti e nel cassetto della sua scrivania sono state trovate diverse cartelle di Equitalia….
Pare che questo signore avesse almeno 500.000 mila euro di debiti ed un pignoramento ormai prossimo, ma anche per molto meno ai giorni d’oggi c’è chi decide di farla finita infatti solo nel 2014 sono morte almeno 165 persone per fatti legati a cartelle esattoriali.
Dicevamo della campagna di umanizzazione portata avanti da Equitalia nel tentativo di essere “dalla parte dei debitori”, come affermato dall’amministratore Ruffini, e della sospensione natalizia che equivale semplicemente al rimandare il problema di qualche settimana, così da permettere a chi può di fare i regali di Natale e poi, parallelamente, esaurire la tredicesima nella rata di debito.

equitalia 2

Di questo si parla e non di altro, di “piccioli” che questi debitori devono al riscossore legalizzato, a questo sistema di strozzinaggio che fa invidia ai peggiori gestori del racket sulle estorsioni (non dimentichiamoci della Soris ovviamente che è la sorella gemella di Equitalia anche se con diverse aree di “competenza”). Non si riesce, del resto, ad avere un’altra definizione per il livello di coercizione a cui sono arrivati nell’esigere pagamenti arretrati.
Per quanto possa far comodo una sospensione, anche se è difficile che due settimane possano modificare la situazione di migliaia di cittadini/ne, il problema rimane.
Il modello Equitalia, che tenta un quantomai difficile restyling, del resto non non cambia nelle sue funzioni né nella sua pratica di riscossione: “Siamo qui, ti diamo tutto il tempo per pagarci ma a modo nostro però”.
Questi suicidi/omicidi ci riportano ad una dura realtà, in cui le vittime di pignoramenti di immobili o somme di denaro, rischiano di finire per strada e di perdere tutto. Sono tantissimi, infatti, i nuclei famigliari che si rivolgono ai vari sportelli per il diritto alla casa, denunciando frodi e/o sfratti per mancati pagamenti di somme difficilmente sostenibili. Le banche in tutto questo hanno ovviamente un ruolo fondamentale, ma è un’altrettanto complessa questione che varrà la pena maggiormente indagare.
Detto ciò, un altro anno sta per arrivare e le cartelle continueranno ad esigere senza troppi fronzoli gli importi dovuti.
Quei numeri che compongono cifre, corrispondono al pegno che chi subisce la crisi e fa fatica a tirare a fine mese deve portarsi sulle spalle fino a quando o tutto verrà saldato o fino alla decisione, e sappiamo bene che spesso va a finire così, di lasciare perdere perché c’è troppo da pagare e col tempo si vedrà (nel frattempo gli importi delle cartelle crescono in maniera esponenziale).
La “super cazzola” dell’umanità di Equitalia è uno spot buono per chi vede il cittadino moroso come un evasore cronico, un debitore senza arte né parte che si sottrae ai doveri verso lo stato, dimenticando che ci sono vite vere dietro a quei nomi, scelte sbagliate a volte, ma futuri di interi famiglie per sempre ipotecati.
A fronte di tutto questo che fare?
Con la situazione attuale, sempre più disastrosa dal punto di vista  del caro-vita e dell’assenza o della precarietà di un reddito, la platea dei debitori si allargherà sempre più e sempre più persone saranno insolventi. Capire come intercettare la voglia e disponibilità di contrapporsi a questo sistema di strozzinaggio legalizzato sarebbe un ottimo punto di partenza.

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Bloccata trivellaTerna

Contro mega-elettrodotto, bloccata trivella Terna

http://www.notav.info/post/contro-mega-elettrodotto-bloccata-trivella-terna/

NICOLETTA-TRIVELLABloccata questo pomeriggio la trivella di Terna impeganata in un sondaggio per il mega-elettrodotto che vorrebbero far passare in valle per portare elettricità dalla Francia all’Italia.

Un’opera questa fermata a fine anni ’80 dalla mobilitazione popolare della valle, che oggi ripropongono (impongono).

L’opera passerebbe sotto l’autostrada e adiacente alle Statali e proprio per queste suo caratteristiche oggi è possibile “intercettare” i sondaggi geognostici che sono propedeutici al progetto finale.

Altri sondaggi sono già stati fermati nella scorse settimane, oggi pomeriggio l’ennesima rapida mobilitazione di abitanti della valle è riuscita a fare lo stesso.

La modalità sempre la stessa, a richiesta fatta agli operai di fermarsi questi lo hanno fatto e poco dopo sono sopraggiunti i carabinieri che hanno intimato agli stessi di rimetterla in funzione, stesso approccio da parte dei propietari della trivella che volevano il completamento dei lavori.

Arrivati a questo punto i presenti hanno deciso di fermare col proprio corpo la trivella e Nicoletta si è seduta di fronte ad essa impedendole di fatto a proseguire la sua opera.

A fronte di ciò gli operai hanno spento tutto e la trivella è stata smontata.

Ordinaria amministrazione per questa valle, difendere quotidianamente il proprio territorio che pare essere vissuto dai vari progettisti di grandi opere e dai governi come una tavola imbadita da cui trarre profitto, infischiandosene della distruzione irreversibile di queste montagne.

Una trama chiara oramai da parte del sistema, imprescindible il nostro senso di responsabilità verso questa nostra valle così martoriata che va difesa.

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Solidarietà a MISNA

Chiudono MISNA. In questa stagione neoliberista, cupa e grigia, le voci indipendenti e fuori dal coro,vengono tacitate, in un modo, nell’altro o nell’altro ancora.

Solidarietà alla redazione di MISNA

misna

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Mary Crow Dog

Mary Crow Dog
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Donna  Lakota

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marycrowdog
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Donne che resistono
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E’ un colpo nell’anima la storia di Mary Crow, donna indiana moderna cresciuta Sioux ma costretta dalla società a “bianchizzarsi”.
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Nata nel 1955 in una baracca nella riserva di Rosebud nel Sud Dakota, Mary Crow non sentiva il bisogno di avere acqua corrente, riscaldamento ed elettricità per il semplice fatto che nella riserva non si sapeva neppure che esistessero certe cose che persino i bianchi poveri e i neri dei ghetti davano per scontate. Il primo contatto con l’America bianca avvenne quando fu trascinata a forza in un collegio cattolico per imparare il vivere civile.
L’educazione consisteva nell’abbandonare le proprie credenze a forza di punizioni per assumere “l’aspetto esteriore della vita civilizzata”. Le scuole erano state pensate come un’alternativa allo sterminio completo della nazione indiana e la cristianizzazione era solo una morte lenta. Con la fuga dalla scuola Mary entra in un vortice di alcool, droga ed emarginazione passando da una rissa all’altra.
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Travolta dall’ondata di orgoglio tribale che attraversa le riserve negli anni ’70, entra nell’American Indian Movement e partecipa alla storica resistenza contro la polizia nel febbraio del 1973 per settantun giorni a Wounded Knee.
Nota come il grande atto simbolico, la manifestazione era cominciata perché una giuria aveva assolto dei cowboy bianchi colpevoli dell’omicidio di un ragazzo indiano.
Durante l’assedio Mary conosce Leonard Crow-Dog, suo futuro marito, che considerato il capo del movimento fu condannato a 23 anni di reclusione, mentre nel frattempo altri amici e parenti morivano in strani incidenti o in sparatorie con l’F.B.I.
Nel 1990 scrive  “Lakota Woman” e  nel 1993 “Ohitika Woman” con il nome di Mary Brave Bird, libro che è la continuazione del primo.
Mary muore nel 2013,  “
“Donna Lakota” non è solo l’autobiografia di una giovane donna indiana, ma anche la storia della rinascita spirituale di un popolo e un atto d’accusa contro le leggi e la società americana, incapace di comprendere una cultura in divenire. Secondo un proverbio cheyenne una nazione non è conquistata finché i cuori delle sue donne resistono e questo libro ne è la testimonianza.
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Rettifica

Il corteo cittadino di mercoledì 23 dicembre  partirà alle ore 16.00 da Piramide!

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Perché di carcere non si muoia più, ma neanche di carcere si viva

31 dicembre

Perché di carcere non si muoia più, ma  nemmeno di carcere si viva.

Il 31 dicembre, come ogni anno, saremo davanti le mura del carcere di
Rebibbia per portare un saluto caloroso a tutte le persone detenute.

Siamo i compagni e le compagne che portano avanti le lotte sociali in
città, dall’opposizione agli sfratti all’occupazione delle case, dalle
lotte sul posto di lavoro, nelle scuole e nelle università, alla
costruzione di legami solidali nei quartieri dove viviamo, dalle lotte
contro la violenza sessista a quelle contro le frontiere e le prigioni
dove rinchiudono gli esseri viventi.

Lottiamo contro LE INGIUSTIZIE E LE RELAZIONI DI POTERE, COMPETIZIONE E SFRUTTAMENTO CHE VIVIAMO QUOTIDIANAMENTE, in un modello di società che costruisce le prigioni per ricattarci e
costringerci nella rassegnazione, nella solitudine e nella miseria,
per questo siamo contro il carcere ed ogni forma di oppressione.

Quest’anno abbiamo scelto di percorrere tutto il perimetro del carcere
di Rebibbia con un corteo, per fare in modo che tutte le persone
detenute possano sentire la nostra vicinanza e rompere, anche se per
poche ore, l’isolamento in cui il carcere vorrebbe annientarci.
Porteremo un’amplificazione con il microfono aperto a tutti ed in
contemporanea manderemo saluti e messaggi di solidarietà dalle
frequenze di Radio Onda Rossa, sugli 87,9 FM.

Vi invitiamo quindi a partecipare a questo appuntamento, portando con
voi amici e parenti e avvisando le persone care, detenute a Rebibbia,di questa iniziativa solidale.

Ci vediamo alle ore 10 di giovedì 31 dicembre, all’incrocio tra via
Raffaele Majetti e via Bartolo Longo, per passare la mattinata insieme
e muoverci in corteo alle 11,30 per salutare tutti i detenuti e le
detenute.

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Vizi di forma

Vizi di forma

https://animaliena.wordpress.com/2015/12/21/vizi-di-forma/

vizi di forma

Ogni volta che dal piano di realtà si passa a quello delle idee, si generano mostri. La polemica sulla maternità surrogata (o “gestazione per altri” o “utero in affitto”  – come è evidente, le parole scelte per definire tale pratica non sono mai neutre) è caratterizzata dalla polarizzazione estrema delle posizioni, in un senso o nell’altro, nel vano tentativo di riportare una questione complessa e intricata nel rassicurante alveo del binomio giusto/sbagliato, una semplificazione (o banalizzazione) tanto rassicurante quanto inutile.

La stessa dinamica sottende all’acceso dibattito che da anni infuria sul sex work, con il medesimo tragico risultato, ovvero quello di dividere le donne in “perbene” e “permale”, in sante e puttane, in salvatrici e vittime… in sostanza, creando divisioni e ulteriori discriminazioni invece di realizzare quella solidarietà necessaria al fine di scardinare un sistema che ci vede tutte, in maggiore o minore misura, oppresse in quanto donne.

La questione è complessa, e a voler scrutare la luna (e non il dito) riguarda non già – o non esclusivamente – lo sfruttamento delle capacità sessuali/riproduttive delle donne in quanto tali, ma tutto l’intricato, stratificato e capillare apparato di sfruttamento delle capacità dei corpi di produrre profitto.

Certo, la qualità dello sfruttamento non è sempre la stessa, passando da forme più blande e ambigue ad altre più evidenti e brutali, ma il dispositivo originario resta il medesimo. Mettere in discussione le singole manifestazioni di un potere così ramificato – e soprattutto radicato nella narrazione collettiva – in assenza di una critica radicale a questo sistema, risulta in una ipersemplificazione miope, che si illude di salvare le donne impedendo loro, in realtà, di utilizzare gli unici mezzi di sostentamento che attualmente hanno a disposizione – o gli unici che, in piena libertà e all’interno di un sistema di dominio che ci riguarda tutt*, sentono di eleggere a propria scelta autodeterminata – e dunque in sostanza, rendendole più povere e vulnerabili e privandole della libertà – che a questo mondo è soprattutto libertà economica – nell’illusione di averne preservato virtù e dignità.

D’altra parte, seppure sia comprensibile come un tale atteggiamento stimoli una reazione opposta e contraria, la difesa tout court della libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne non deve far dimenticare la medesima criticità sistemica, ovvero che se è vero che le donne devono essere libere di scegliere per se stesse e le proprie vite – ed oggi è innegabile che tale scelta significhi libertà di decidere del proprio corpo a partire da quelle che sono le condizioni di libertà accessibili in questa epoca storica – sono comunque più che mai necessari ragionamenti che vadano oltre la liberalizzazione economica di qualsiasi utilizzo del corpo (umano e non umano).

Questi ragionamenti che devono destrutturare ed esplodere un sistema di dualismi e interessi patriarcali, dovranno avere la forza di smantellare topoi indistruttibili quali (per citarne solo alcuni) la famiglia nucleare, il lavoro come valore, lo scambio tra prestazione e denaro, l’inviolabilità della proprietà privata, la sacralità e la necessità della maternità, i dualismi di genere, l’omofobia, la transfobia, la xenofobia, la zoofobia, ovvero tutti quei presupposti alla creazione di un sistema valoriale che, distruggendo qualsiasi forma di solidarietà,  ratifica la supremazia di alcun* e la liceità della violenza sui corpi sacrificabili di altr* a partire dal solco tracciato dai concetti di specie, razza e genere.

Se un altro mondo è possibile, e se per realizzarlo stiamo spendendo le nostre più preziose energie, allora la costruzione di questa nuova realtà dovrà avere il coraggio di affrontare l’immane compito che abbiamo di fronte senza cercare facili (quanto inefficaci) soluzioni, ma allo stesso tempo senza nascondere le contraddizioni sotto il tappeto di un’idea di libertà che è essa stessa viziata dal desiderio di non prestare il fianco a politiche miopi e reazionarie. Dobbiamo guardare il quadro generale e avere il coraggio di affrontare le incoerenze e le zone d’ombra del nostro pensiero e delle nostre pratiche, senza negarle ma inglobandole in un discorso necessariamente più ampio che metta realmente in discussione il nostro modo di stare al mondo.

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Cantone di Natale

Cantone di Natale

Pubblicato il 20 dicembre 2015 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

BuonNatalePer celebrare degnamente il Natale, baluardo della Civiltà Occidentale e pilastro dell’Identità Nazionale, il governo Renzi ha annunciato l’invio di truppe italiane in prima linea a Mosul, in Iraq.
L’Italia però non sta ancora facendo tutto ciò che potrebbe e dovrebbe per partecipare attivamente allo scontro epocale in atto. Disponiamo infatti d’una grande risorsa che continuiamo egoisticamente ad impiegare soltanto in Patria, dimenticando che in realtà oggi i confini ideali della Patria si estendono fin dove la minaccia alla Civiltà Occidentale ha origine. Questa formidabile risorsa è il Commissario Cantone.
Per quanto la corruzione e il malaffare siano bersagli sacrosanti, non possiamo continuare a limitare ad essi l’azione dei suoi straordinari poteri, dobbiamo schierarlo là dove ce n’è più bisogno, contro i Nemici più pericolosi. La scienza ci fornisce gli strumenti per moltiplicare la sua presenza intervenendo all’estero senza sguarnire il fronte interno: possiamo clonarlo.
Siamo in grado di creare un’intera poderosa e inarrestabile armata di Cant-cloni che sbarchi sulle coste libiche, e avanzi come una gagliarda ruspa padana fino all’Iraq, spazzando via ogni resistenza, e ripristinando Democrazia e Legalità Occidentali in tutta l’area.
Un esercito di Cant-cloni cyber-implementati, interconnessi via wi fi, mente collettiva di un’unica immensa arma modulare componibile, un Commissformer che ci guiderà all’immancabile vittoria finale.
Chi fosse tentato di considerare tutto questo irrealistico, ricordi che niente è impossibile per il nostro giovane, deciso, e illuminato governo.
Non è forse stata sconfitta la crisi grazie alle Riforme che hanno stroncato fannulloni, gufi e disfattisti, ridando vigoroso impulso all’Economia? Non è forse il Parlamento, un tempo aula sorda e grigia, diventato adesso un moderno ed efficiente Decretificio? Non è forse oggi l’Italia il paese più ammirato, invidiato, rispettato, e seguito dell’Occidente?
Chi ha detto no?
Identificatelo e arrestatelo immediatamente.

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Nina Simone-Strange Fruit

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=P8Lq_yasEgo

Le multinazionali americane hanno scelto e imposto un “negro da cortile” come presidente degli Stati Uniti. Ma gli USA sono sempre razzisti: una volta gli afroamericani li impiccavano, oggi li abbattono a colpi di arma da fuoco, una volta penzolavano dagli alberi, oggi sono stesi sull’asfalto.

 

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