Campagna per il NO al referendum di ottobre!

20)Votiamo NO per dire NO all’informazione di regime!

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The only winning move

di Alessandra Daniele

kabulNon ho mai visto I Cannoni di Navarone.
Non ho mai visto Salvate il Soldato Ryan.
Non guardo serie belliche o parabelliche, Band of Brothers, Falliing Skies, Homeland, non importa quanto trash o trendy diventino, e se una serie che guardo s’infila in uno story arc bellico che non sia satirico o di denuncia, di norma la mollo.
Non guardo i bollettini coccodrilli che piangono il massacro di Aleppo, ma vantano la reconquista della Tripolitania come una medaglia olimpica.
Non sono il tipo di persona che è contraria alla guerra per motivi ideologici e/o umanitari, ma poi la trova affascinante al cinema e nelle news.
A me la guerra fa schifo.

Non sopporto la retorica patriottica, la mistica del sacrificio, della fratellanza d’arme, sono convinta che il primo nemico di ogni soldato sia sempre chi lo ha spedito al fronte.
Non sopporto il massacro predatorio mascherato da impresa eroica, da intervento umanitario, da Scontro di Civiltà.
Uno dei motivi per cui apprezzo gli zombie movies è perché decostruiscono la retorica bellica, strappano via tutta la facciata glamour smascherando lo scheletro putrido e cannibale che c’è sotto.
Quando non lo fanno, quando s’arruolano come quella cagata di WWZ mi ripugnano quanto American Sniper.
C’è qualcosa che mi manca molto della Guerra Fredda: il fatto che un’eventuale guerra termonucleare globale fra USA e URSS sarebbe durata solo pochi minuti.
Non ci sarebbe stato tempo per Emilio Fede di esultare per le prime bombe, perché sarebbero state anche le ultime.
L’umanità però non poteva tollerare a lungo che l’unica mossa vincente del suo gioco preferito fosse non giocare, e così per la prima volta nella Storia l’escalation bellica ha subito un downgrade tecnico, ed è proseguita con altri mezzi che consentono all’aggressore di sopravvivere alla sua vittima, e di godersi il frutto delle sue razzie.
Tutte le proxy war dell’area che s’erano avvicendate e sovrapposte nei decenni sono state accorpate sotto un solo stendardo, e quella Terza Guerra Mondiale che sembrava ormai impraticabile s’è materializzata per la gioia di chi piangeva la fine della Storia.
La Storia però non finisce, né si cancella.
E tutte quelle testate nucleari capaci di distruggere l’intero pianeta in pochi minuti sono ancora attive.

[Nella foto la Kabul sovietica, prima che la CIA cominciasse a finanziare i talebani] 

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I soliti sospetti

I soliti sospetti

Pubblicato il 14 agosto 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

tvIl COPASIR ci avverte che l’ISIS cacciato da Sirte potrebbe trasferirsi a Gallarate.
La Boschi però ci assicura che la riforma renziana servirà a combattere l’integralismo islamico.
Forse perché fa carne di porco della Costituzione.
Intanto i media ormai di default fino a prova contraria attribuiscono qualsiasi fatto di cronaca all’ISIS.
Se un locale va a fuoco non si sospetta più la mafia, ma la jiad. Non si pretendono migliori norme di sicurezza contro gli incendi, ma contro il terrorismo. Non si chiede d’aprire un idrante, ma di chiudere una moschea.
È il sistema definitivo per risolvere il problema dell’ordine pubblico percepito.
Se non possiamo eliminare la criminalità, possiamo però derubricarla interamente come terrorismo.
T’hanno scippato? È stato un foreign fighter per pagarsi il viaggio in Siria, usando i tuoi documenti per espatriare.
T’hanno svaligiato l’appartamento? È stata una cellula dell’ISIS per finanziare la jiad coi tuoi CD.
Il tuo vicino ha strozzato la moglie? Evidentemente era d’origine mediorientale, anche se lo credevi toscano da sette generazioni.
Non ci si può fidare di nessuno.
Il prossimo scandalo bancario o edilizio sarà smascherato come complotto dello Stato Islamico per destabilizzare l’economia occidentale.

Potremo in seguito derubricare come vittime del terrorismo anche i morti per incidenti stradali, incidenti sul lavoro, inquinamento, malasanità.
Chi potrà smentire con certezza che non sia stata l’ISIS ad allentarti i freni, o a scambiare le flebo? Quell’infermiera non era velata? Sarà stata davvero una suora?
Il nemico è sempre alieno. Se mai ci sembra uno di noi, è solo in virtù di qualche suo astuto travestimento.
Incidenti e crimini comuni sono inutilmente deprimenti. Invece il terrorismo è carburante per lo Scontro di Civiltà, ricompatta i cittadini occidentali attorno alle loro autorità politiche, militari, religiose, li distrae dal disastro dell’economia, fornisce la giustificazione per bombardare civili a casaccio, e sentirsi migliori.
Con la collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità poi, si potrà riconoscere la matrice terroristica anche del cancro e dell’infarto.
Le cellule cancerose saranno considerate cellule dell’ISIS.
Gli attacchi cardiaci saranno reputati attacchi dell’ISIS.
Entro il 2020, l’ISIS sarà ritenuto la principale causa di morte sul pianeta.
Entro il 2030, l’unica.
Chi potrà più dire allora che la nostra guerra non sia giusta?

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Campagna per il No al referendum di ottobre!

19)Votiamo NO per dire NO alla società dell’antisessismo sessista!

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Lo Stato: carnefice, giudice, tutore e samaritano

Lo Stato: carnefice, giudice, tutore e samaritano.

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È uscito da pochi giorni un appello che chiama tutte le donne ad una manifestazione nazionale “per l’eliminazione della violenza sulle donne”, che dovrebbe tenersi a Roma il prossimo 26 novembre; un appello incentrato, al di là degli slogan e delle belle parole, sulla richiesta allo Stato di diritti e di “presa di coscienza” delle Istituzioni.

Si dimentica e si omette completamente che cosa sia lo Stato cioè il momento organizzativo del potere e, quindi, del sistema socio-economico-politico, in questo momento, capitalista neoliberista.

La violenza maschile sulle donne e il ruolo che a queste è destinato sono costruiti in maniera assolutamente funzionale a questa organizzazione economica basata sulla gerarchia, sul comando, sull’autoritarismo, sulla meritocrazia, sul controllo. Un organismo economico-politico che ci costruisce a suo uso e consumo, che ci usa come riproduttrici, come destinatarie del lavoro di cura, come lavoratrici quando serviamo e quindi come lavoratrici di serie B perché si arroga il diritto di rimandarci “a casa” in qualsiasi momento, può mai essere un interlocutore? Uno Stato che, attraverso l’emancipazionismo, ha cooptato e continuare a cooptare nella struttura di potere le donne che si prestano, in cambio della promozione sociale e della collocazione di classe, a perpetuare l’oppressione su tutte le altre donne – meccanismo usato anche con i/le migranti e le differenze sessuali –, uno Stato che, attraverso le sue istituzioni, dall’istruzione all’informazione, dalla sanità al lavoro, preposte alla trasmissione dei valori dominanti, ribadisce e impone, in ogni ambito della vita, questa divisione del lavoro e dei ruoli basata sulle differenze di classe, genere e razza, può mai essere un interlocutore di qualsivoglia specie?

Nell’appello si legge: ”Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura.” Si pensa davvero, che insegnare la pace nelle scuole, insegni a non fare la guerra?  Questi “brandelli accidentali di formazione” non sembra abbiano impedito o impediscano a giudici e polizie di ogni tipo di reprimerci violentemente nelle piazze quando lottiamo per la casa, contro il massacro sociale, contro la distruzione della scuola pubblica, contro il militarismo – che è cultura dello stupro-  o contro le guerre umanitarie e la distruzione dei territori. Possiamo mai avviare un’interlocuzione con quelli/e, magistrati e forze dell’ordine, che ci condannano nei tribunali e che hanno il compito di soffocare ogni forma di dissenso?

Le donne non sono oche da cortile che starnazzano in luoghi protetti e che non sanno guardare al di là del loro recinto!

In questo momento storico il neoliberismo, in quanto ideologia a tutto campo, ha rotto il vecchio patto sociale e ha chiuso, in modo unilaterale, ogni spazio di mediazione attraverso il PD, annessi e connessi, che si sono assunti l’onere di naturalizzare la società neoliberista nel nostro paese. In questo scenario, qualsiasi lotta corporativa – com’è la lotta delle donne quando è incapace di connettersi alle altre lotte e cerca, al contrario, il dialogo con le istituzioni – perde di senso in termini di antagonismo e di lotta di classe dal basso e purtroppo ne acquista, sempre di più, in termini di lotta di classe dall’alto. Le lotte corporative che hanno successo oggi sono quelle condotte dai lobbisti per conto delle multinazionali.

Il femminismo non è lotta corporativa, è ben altra cosa! Il femminismo è consapevolezza dei meccanismi che informano l’oppressione e la violenza su di noi ed è quindi alterità a questa società; è ricerca di vie di fuga, è riconoscimento del nemico, è autorganizzazione e autodeterminazione al di fuori di ogni rapporto con le Istituzioni. Non è spartizione di soldi pubblici, non è contrattazione né collusione, non è concertazione, non è vertenza sindacale.

L’appello chiede “ la rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza”

E, così, lo Stato diventa carnefice, giudice, tutore e samaritano delle donne tutte attraverso le donne che si sono prestate e che si prestano ancora.

È dalla fine degli anni ’70 che il c.d. terzo settore è in costante crescita. Una miriade di ong, onlus e associazioni di volontariato si fa carico della realizzazione di “interessi pubblici” e della protezione dei diritti umani e sociali al posto delle istituzioni pubbliche o collaborando con esse. Un modello di rapporti tra cittadine/i e poteri pubblici in cui la partecipazione si paga profumatamente: lo stanziamento di fondi pubblici non è gratuito, ha il prezzo della depoliticizzazione del conflitto sociale.  È un modello in cui si fa fatica a riconoscere il significato delle parole ed è facile smarrire la strada della liberazione. Dove riforma significa soppressione delle garanzie e regresso delle conquiste sociali ottenute con la lotta, dove antisessismo significa usare la violenza sulle donne come grimaldello di controllo sociale e leggi securitarie, dove un “movimento delle donne” come SNOQ non era altro che spartizione di posti di potere da parte delle donne che si sono prestate a naturalizzare il neoliberismo nel nostro paese.

Oggi, nella stagione neoliberista, non ha senso chiamare a raccolta tutte le donne perché non tutte le donne sono nostre sorelle, non sono nostre sorelle quelle che fanno il lavoro sporco di licenziare, dall’alto delle loro posizioni acquisite/privilegiate, altre donne, quelle che reprimono e condannano forti di una divisa o di una carica istituzionale, quelle che giustificano le guerre umanitarie, quelle che medicalizzano tutte le altre, quelle che partecipano, da posti di responsabilità negli ospedali e mimetizzate con il camice bianco dell’emancipazione, alla guerra alla 194, quelle che propagandano l’ideologia dominante e partecipano attivamente all’oppressione e alla violenza, questa sì, su tutte le altre donne e sugli oppressi tutti..

Per questo è necessario resistere, opporre resistenza personale, interpersonale, politica alla marea montante della normalizzazione e rimanere fortemente ribelli alle molteplici oppressioni, renitenti alla chiamata della leva, ferme nel nostro pensare femminista con una lucidità che respinge la disperazione, la delusione.

Tutto quello che è stato ottenuto con le lotte degli anni ’70 non è stato ottenuto perché è stato chiesto o contrattato, ma perché il femminismo diceva e voleva altro: voleva la luna, il sole, la vita, perseguiva il sogno della liberazione e si era autorganizzato al di fuori di ogni struttura istituzionale. Ed è proprio per questo che il potere ha tolto l’acqua ai pesci dando contentini e concedendo “diritti”, consultori pubblici e 194, proprio per riportare al controllo e alla ragione un movimento che non ne voleva sapere. E, in questo modo, è stato dato un colpo mortale al femminismo perché alcune in buona fede e alcune in cattiva hanno avallato la scelta istituzionale, hanno accettato la delega e la vittimizzazione, il controllo delle esperte e degli esperti, hanno riportato le donne sotto il controllo dello Stato.

Un controllo “moderno” e “partecipativo”… pericolosissimo!

Insieme a tutte le donne e alle compagne che rifiutano la delega, che continuano a lottare per la propria autodeterminazione, che si prendono ciò di cui hanno bisogno, che conquistano a spinta i propri diritti, che si autodifendono e si autorganizzano contro la violenza di genere esercitata dalle istituzioni, dagli uomini e dalle donne, insieme alle donne vessate dalla magistratura e richiuse in carcere o nei c.i.e., insieme a tutte quelle che si oppongono alla militarizzazione dei territori, alle “guerre umanitarie”, alle speculazioni e alle nocività, che siano un tav, un muos, un inceneritore o lo sfruttamento lavorativo, insieme a tutte quelle che ancora vogliono la luna.

Rimanere rivoluzionarie è il solo modo di costruire strade di liberazione.

Coordinamenta Femminista e Lesbica coordinamenta@autistiche.org/coordinamenta.noblogs.org

 

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Teresa Rebul-L’Oreneta

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

18)Votiamo NO per dire NO alla società dell’antirazzismo razzista!

votare NO

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Manifestazione 7 Agosto a Ventimiglia!

7 agosto 2016

A causa delle politiche migratorie di Italia, Francia e Unione Europea, la violenza e il disagio del confine continuano ad aumentare nella zona di Ventimiglia.

Costruiamo insieme un importante momento di solidarietà e lotta contro il sistema di apartheid e per la libertà di movimento, qui e ovunque.

CAMPEGGIO
5 Agosto, sera – 10 Agosto, mattina
secret location (area Ventimiglia)

MANIFESTAZIONE
Domenica 7 Agosto h15:00
Concentramento: Piazza Costituente (Ventimiglia)

INFO
mail: senzafrontiere@inventati.org
facebook: Campeggio Senza Frontiere
+33 605 789 487

 

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L’hymne des femmes

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Diezienmil

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Aggravamento misure restrittive per Nicoletta

Aggravamento misure restrittive per Nicoletta

nicoletta

Questa mattina è stato notificato a Nicoletta l’aggravamento dell’obbligo di firma a cui è sottoposta dalla fine di giugno. Le misure cautelari sono state permutate in obbligo di dimora nel paese di residenza con rientro notturno dalle 18.00 alle 8.00.

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Sventola la bandiera nel fortino!

Passeggiata No Tav. Sventola la bandiera nel fortino.

fuochi

Ieri sera è tornata a sventolare la bandiera No Tav all’interno del fortino a difesa di quel cantiere che ormai da anni continua a devastare la nostra terra.

Gli attivisti si sono dati appuntamento intorno alle 17.00 a Giaglione, da li circa 200 persone si sono mosse in corteo verso la Val Clarea.

Nessun jeresey ad attenderli questa volta. Nell’attesa che tutti gli attivisti raggiungessero il posto per la cena in programma, un gruppo ha dunque proseguito la passeggiata e raggiunto il ponte del Clarea ritrovandosi di fronte reparti di polizia e carabinieri in assetto antisommossa posizionati  li per impedire il passaggio ai No Tav.

Ma questo non ha assolutamente spaventato il popolo No Tav, che ha continuato a presidiare il ponte e ha proseguito successivamente con un momento di convivialità poco distante da li, dove nel frattempo era stato allestito il posto con tavoli, panche e cibo a volontà.

Finita la cena, complice la notte senza luna e l’estate con i suoi fitti boschi, un gruppo di attivisti è riuscito a raggiungere il cantiere ed attaccarlo con i fuochi d’artificio illuminando il cielo della Clarea e sventolando la nostra bandiera nel fortino violato, mostrando a tutti quanto nella realtà anche la sicurezza di quel posto, per cui vengono spesi ogni giorno migliaia di euro, sia una grande truffa.

Verso l’una di notte la manifestazione si è conclusa e, tra cori e soddisfazione, si è fatto ritorno al presidio di Venaus.

Non poteva avere chiusura migliore il campeggio lanciato dal movimento che ha tenuto sulle spine per due settimane i signori del Tav  e le forze dell’ordine a guardia del “mostro”.

Ma l’estate non è ancora finita, ci saranno ancora molte altre iniziative come quella di questa sera alle 19.30 al presidio di Venaus dove ci sarà un apericena e a seguire la proiezione del film ” Il cartun d’le ribeliun”.

Avanti No Tav!

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

17)Votiamo NO per dire NO alla dittatura delle multinazionali!

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Jolie Mome- Ils n’empecheront jamais le printemps d’arriver…

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L’autodifesa femminista in Italia: una pratica autogestionaria

Autogestion-L’Encyclopédie internationale

L’autodifesa femminista in Italia: una pratica autogestionaria.

di Nicoletta Poidimani

http://www.nicolettapoidimani.it/?page_id=42

L’autodifesa femminista in Italia: una pratica autogestionaria
in Association Autogestion (a cura di), Autogestion. L’Encyclopédie Internationale, Syllepse 2015

Indice del volume

Autogestion-lencycopedie-internationale-1

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