Sul presidio al CIE di Ponte Galeria

Roma – Sul presidio al CIE di Ponte Galeria del 17/12

photo_2016-11-30_12-57-02Sabato 17 dicembre, un gruppo di circa 30 nemiche e nemici delle frontiere è tornato sotto le mura del CIE di Ponte Galeria.
Dopo la deportazione di giovedì in Nigeria, e mentre in città migliaia di persone in corteo chiedevano l’apertura di nuovi centri accoglienza in cui continuare a gestire e controllare le persone migranti, davanti al CIE si urlavano slogan, saluti e il nostro odio per ogni forma di potere, prigione e controllo.
Risolti i problemi tecnici, di casse e microfono, si è continuato con diversi interventi e musica a spezzare il silenzio e la desolazione di quel luogo attraversato solo da sbirri, militari, suore e complici del lager, oltre che da amanti dello shopping che dopo gli acquisti natalizi sono costretti a passarci davanti restando comunque indifferenti.
Un gruppo di sex workers e alleate-i ha ricordato, nella giornata internazionale contro la violenza che colpisce i lavoratori e le lavoratrici del sesso, quanto l’oppressione suprematista e di genere, la militarizzazione e il regime delle frontiere siano strumenti del potere per controllare i nostri corpi, reprimere e deportare chi vive vendendo sesso. Numerose infatti sono le sex workers detenute nel CIE romano a seguito di rastrellamenti in ogni parte d’italia.
Solidarietà è stata dimostrata anche ai lavoratori e alle lavoratrici delle campagne che lottano contro sfruttamento, ricatti e repressione delle persone migranti.
Mentre dalle casse si succedevano interventi e saluti in diverse lingue, da dentro le mura le telefonate e le voci delle detenute (come al solito prontamente chiuse a chiave in cella dai loro aguzzini) hanno scaldato i cuori di chi, sotto lo sguardo del solito nutrito nugolo di guardie, tenta come può di comunicare e mostrare vicinanza a chi è privata della propria libertà.
Fuochi d’artificio e un indisturbato lancio di palline da tennis – con dentro il numero di telefono per rimanere in contatto – hanno accompagnato la fine del presidio. Alcune scritte sono comparse in stazione per ricordare a chi prende il treno che a pochi metri c’è un lager. Un momento di comunicazione con gli- apparentemente ignari- avventori del treno che riportava i/le solidali in città ha chiuso la giornata.
A un anno quasi esatto dalla rivolta che ha portato alla distruzione della sezione maschile del CIE di Ponte Galeria, un abbraccio solidale va alle persone condannate ad anni di galera per la rivolta avvenuta nel lager di Bari Palese nel 2011.
Sempre a fianco di chi lotta e distrugge ogni gabbia, con la speranza che il prossimo anno sia ricco di nuove macerie.

                                                                                                          nemiche e nemici delle frontiere

https://hurriya.noblogs.org/post/2016/12/19/roma-presidio-cie-ponte-galeria-1712/

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Domani mattina calzerò gli scarponi e andrò in Clarea, non in tribunale

Nicoletta: “Domattina calzerò gli scarponi e andrò in Clarea non in tribunale”


Nevica. Una neve sottile, che bagna la terra senza ancora fermarsi; ora che è sera, si intravede appena, come una pioggia ghiacciata contro il giallo dei lampioni.

In cortile i passeri stanno riparati sotto l’edera, occhieggiano di tra il fogliame; qualche breve volo per becchettare le briciole di pane, tributo quotidiano alla loro dolce e petulante presenza.

La sera che scende rapida e silenziosa potrebbe essere l’ultima delle misure preventive che sistematicamente ho violato. Domani si consumerà l’atto conclusivo del teatrino tra la procura di Torino che, colpita dal boomerang delle sue stesse determinazioni, chiede di annullare nei miei confronti arresti domiciliari diventati l’emblema di un un’ingiustizia rifiutata per questo ingestibile, ed il tribunale che ha ribadito tali arresti.

Non assisterò alla rappresentazione ridicola e insieme inquietante di una “giustizia” che nulla ha da proclamare se non la propria iniquità ed impotenza. Non mi coinvolgono le loro decisioni, quali che siano

La mia evasione dalle loro imposizioni è diventata per me una via senza ritorno, una speranza di liberazione collettiva troppo grande perché possa essere ridotta ai calcoli meschini sulla partita di giro del dare e dell’avere.

Dalla finestra della mia tiepida stanza vedo la nevicata farsi più fitta.

Domattina calzerò gli scarponi e andrò in Clarea, ritroverò un sentiero di splendente candore ed alberi come grandi, soffici nuvole. Mi guideranno le tracce degli animali del bosco e forse, in tutta quella primigenia innocenza, il cantiere sarà scomparso, come un brutto sogno che l’alba cancella.

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La Sostituzione della Repubblica

La Sostituzione della Repubblica

Pubblicato il 18 dicembre 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

magritte-decalcomaniaLa conduttrice sorride al suo ospite.
– Congratulazioni per il suo incarico da ministro. Ricordiamo però che il nuovo governo è stato definito un clone del precedente, cosa dire quindi del risultato del referendum che l’aveva bocciato a larghissima maggioranza?
– Non ce ne frega un cazzo.
La conduttrice tace perplessa. Poi chiede
– Eh?…
– Del risultato del referendum non ce ne frega un cazzo – Ripete tranquillo l’ospite – Abbiamo riconfermato praticamente tutti, e persino promosso i più cialtroni. La ministra dell’Istruzione ha la terza media. Il ministro degli Esteri ai vertici fa il grammelot. Non è evidente? Ce ne fottiamo.
– E lo ammette così?
Il ministro si stringe nelle spalle.
– Tanto non potete farci niente.
– Non è in arrivo un altro referendum?
– Possiamo evitarlo cambiando la copertina del Jobs Act, e lasciando il contenuto identico come abbiamo già fatto col governo.
– Ma comunque alle prossime elezioni…
– Quali elezioni?
– Prima o poi si dovrà votare.
– Ah certo, ma lo si farà con una legge elettorale in grado d’impedire altri abusi come quello del 4 dicembre: il Neo Mattarellum.
Neo?
– Il Mattarellum, con una correzione in chiave ullteiormente maggioritaria. Noi l’avevamo già detto: il suffragio universale è obsoleto e non più sostenibile in una democrazia avanzata. Milioni di elettori che svolgono tutti la stessa funzione sono uno spreco di tempo e di denaro. Il multielettroralismo è persino peggiore del bicameralismo. È il momento di passare al monoelettoralismo.
– Cioè?
– Un solo elettore che vota per tutti.
– Chi?
– Appunto Mattarella. Questo otterrà il fondamentale risultato di snellire le procedure: invece di aspettare il risultato delle elezioni, il nostro presidente potrà conferirci direttamente l’incarico di formare il nuovo governo. Come ha appena fatto. Visto che il dissociato corpo multielettorale ha respinto la nostra Riforma Costituzionale, s’è resa indispensabile una Riforma Sostituzionale. La sostituzione della Repubblica democratica con la Repubblica monocratica.
– Ma questa non è una forzatura istituzionale? – Azzarda la conduttrice.
– No, è proprio un golpe. Non l’avete ancora capito? Certo, non ci sono i carri armati e i colonnelli, ma quella è paccottiglia obsoleta, il nostro è un Golps Act: per tornare efficiente la democrazia ha bisogno di licenziare i suoi elettori in esubero. Un monoelettore basterà. E nel caso dovesse servircene qualcun altro, potremo sempre comprarcelo dal tabaccaio. Adesso mandi la pubblicità. È tassativa.
La conduttrice si gira verso la telecamera, e mormora
– Pubblicità.

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Responsabilità collettiva

Responsabilità collettiva

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In solidarietà alla ragazza dello stupro di Parma

Oggi, 19 dicembre, ci sarà l’udienza per lo stupro di Parma, avvenuto sei anni fa, quando una compagna è stata violentata da tre maschi appartenenti a RAF, la Rete antifascista proprio di Parma. Non solo, ma i tre stupratori hanno girato un video della violenza e lo hanno fatto circolare nella loro area antagonista. Il video è stato trovato, durante una perquisizione, dai Carabinieri che hanno dato il via alle indagini che hanno condotto al processo di oggi.

La violenza maschile è strutturale. Siamo perfettamente consapevoli che attraversa anche i movimenti antagonisti e ha sempre una valenza politica, mira a ribadire costantemente la soggezione, l’uso e l’abuso delle donne anche se si maschera dietro pratiche e alibi che vorrebbero essere portatori di ideali altri e diversi.

Oggi ci sarà l’udienza di un processo che conosciamo fin troppo bene per averne visti tanti e troppi. La ragazza subirà un’altra volta una violenza tremenda. Verranno misurati i centimetri dello slip, l’aderenza dei jeans, le sue abitudini sessuali, gli amanti presenti, passati e futuri, il suo stile di vita, come, quanto e dove lavora, quante volte si ubriaca , se fuma o se non fuma…sarà lei ad essere il bersaglio di tutto il processo e non i suoi stupratori.

Da una parte verrà vittimizzata e trattata come una stupida, superficiale ed incosciente e dall’altra sarà la principale accusata.

Sarà lei a doversi difendere da tutto e da tutti. La sua vita e non quella dei suoi violentatori sarà passata al setaccio, rivoltata come un calzino, giudicata, soppesata.

Siamo tutte con lei e speriamo che trovi la forza, la rabbia, la determinazione e il coraggio di affrontare e superare tutto questo.

Ma c’è una responsabilità collettiva in quello che è accaduto e sta accadendo.

Possibile che, in tanti anni, tra tutti quelli e tutte quelle che sapevano, che hanno visto il video, che erano al corrente della violenza…nessuno/a abbia pensato di tutelare e difendere la compagna?

Possibile che nessuno/a tra tutti quelli e tutte quelle che conoscevano la vicenda abbia mai pensato di inchiodare alle loro responsabilità i tre stupratori, di allontanarli dal movimento con le modalità e i mezzi che proprio il fare politico di chi si definisce antagonista, antifascista, antisessista, di chi ha la voglia il desiderio e la pretesa di costruire una società diversa deve avere come bagaglio imprescindibile?

L’ atteggiamento omertoso diventa collaborazione, è esso stesso violenza, avalla ulteriormente un sistema che considera la donna come oggetto da utilizzare a piacimento, che è costruito sull’oppressione di genere, che non mette mai in nessun modo in discussione la natura dei rapporti e delle relazioni, che mette sullo stesso piano chi agisce violenza e chi la subisce.

Tacendo, facendo finta di niente, mettendo la testa sotto la sabbia, coprendo quello che è successo, perpetuando una violenza inenarrabile, sottovalutando l’accaduto e magari facendosi semplicemente i fatti propri, una compagna è stata consegnata, mani e piedi legati, ai carabinieri e alla magistratura borghese, quella stessa che tutti i giorni il movimento antagonista ha la pretesa di denunciare e di combattere e con lei è stato consegnato alla magistratura tutto il movimento antagonista di Parma.

Questa vicenda dovrebbe essere motivo di riflessione severa per il movimento tutto.

TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA’ E VICINANZA ALLA COMPAGNA!

Coordinamenta femminista e lesbica

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Preavvisi di esproprio a Bussoleno.

Pre avvisi di esproprio a Bussoleno.

progetto-bussoleno

Come già successo nelle scorse settimane a San Didero, altro vicino comune della valle di Susa sono arrivati anche a Bussoleno i primi preavvisi di esproprio. Per la prossima settimana dunque si preavvisano serate intense di dibattito e discussione politica che culmineranno in un’assemblea popolare sempre a Bussoleno.  Sono dei meri atti formali in cui Telt, detentrice del progetto Torino Lione, avvisa i proprietari dei terreni interessati dai futuri cantieri. Si apre dunque lentamente la prospettiva per i cantieri nel fondo valle. A dirla tutta sembra più un escamotage per prendere tempo in una fase difficile che altro. Non sono infatti tempi d’oro per i sostenitori della linea. Nonostante la firma del “ventesimo” trattato internazionale e conseguente ratifica nei parlamenti italiano e francese oltre le carte non sembra trovarsi traccia di spinta e volontà politica. Se da un lato il movimento no tav regge e preme sul cantiere di studio geognostico a Chiomonte dall’altro i continui cambi di governo e l’instabilità del PD non giovano alle cause “perse” come la Torino Lione. Proprio il PD, in crollo verticale nei sondaggi era ed è l’unico vero “motivatore” internazionale dell’opera. Caduto in disgrazia con la sconfitta dell’arrogante renzismo, Virano, artefice e architetto del progetto con le trovate degli espropri sembra voler prendere ossigeno. Un modo pre continuare a raccontare balle in Europa e recuperare o meglio sperperare e rubare denaro pubblico. Staremo a vedere, nel frattempo scaldiamo i “motori” e rilanciamo la mobilitazione.

Di seguito un articolo sempre valido sul tema del gennaio 2013 testimonianza di una lotta sicuramente già di lunga durata.

http://www.notav.info/senza-categoria/bussoleno-feletti-luca-una-casa-con-futura-vista-cantiere/

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Perquisizioni in Valle.

Perquisizioni in Valle

http://www.notav.info/post/perquisizioni-in-valle/

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Sono scattate all’alba le perquisizioni a danno di alcuni militanti No Tav del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno all’interno di un’indagine appena  aperta dal fido pm Rinaudo.

Il fatto sotto la lente d’ingradimento della procura torinese è l’apericenza del 2 dicembre scorso, di cui avevamo scritto nei giorni scorsi Attacco a sorpresa al cantiere polizia molto arrabbiata.

Nel descrivere brevemente la serata, non avevamo potuto esimerci dal deridere la reazione isterica della digos torinese che, dopo un attacco subito in Via dell’Avanà all’interno della zona presidiata, si era recata dai No Tav che banchettavano nei pressi dei cancelli minacciando tragiche conseguenze.

Le prime conseguenze sono quindi arrivate, con lo stesso approccio isterico, perquisendo tre fra i più attivi giovani della valle col chiaro intento di intimidire il più vasto movimento che nei giorni scorsi si è largamente mobilitato in occasione della 5 giorni per celebrare l’8 dicembre.

Le motivazioni della perquisizione fanno acqua da tutte le parti, con riconoscimenti talmente approssimativi da far impallidire il più inesperto degli investigatori, ad esempio “la p.g. ritiene, per le movenze e le caratteristiche fisiche, trattarsi di tre uomini ed una donna: l’individuo, abbigliato con indumenti di colore scuro, longilineo, alto circa mt 1,80, che impegna nella mano destra una telecamera con la quale riprende tutte le fasi dell’attività violenta corrisponderebbe a XXX, mentre l’individuo travisato di sesso femminile, indossante pantalone tipo jeans di colore chiaro, un giubbotto di colore scuro, di altezza circa 1.65 corrisponderebbe a XXX.”

Sembra uno scherzo, lo sappiamo, ma vi assicuriamo che è proprio così.

Ora, tralasciando questi dettagli, crediamo che tale operazione sia finalizzata ad acquisire più che altro generiche informazioni sul movimento e i suoi attivisti, considerando che le perquisizioni sono state fatte sulla base di elementi insussistenti e che gli unici sequestri sono stati i cellulari dei 3 perquisiti (a parte  uno scalda collo e dei guanti, abbigliamento comune in montagna).

Serviva evidentemente una prima risposta (ma per darla così avrebbero potuto farne a  meno), alla luce delle difficoltà in cui navigano (vedi Nicoletta in perenne evasione e le mobilitazioni vincenti del movimento nelle ultime settimane) e del fatto che moltissime indagini della “perspicace” questura torinese brancolano nel buio.

Esprimiamo solidarietà ai No Tav perquisiti ed agli altri indagati.

Andiamo avanti, forza No Tav!

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Il comunicato di Pellicceria Occupata!

Mercoledì 14 dicembre, alle 6.30 i vicoli attorno alla Maddalena sono stati invasi da polizia e carabinieri per lo sgombero di Pellicceria Occupata. Alle 15.30 un palazzo vissuto e abitato per 4 anni è stato restituito all’abbandono in cui ha versato per 15 anni. Alcune tra le più ricche famiglie di Genova, proprietarie, oltre che di Pellicceria, anche di castelli, palazzi, terreni, boschi di mezza Liguria, sono finalmente tornate in possesso di una briciola del loro patrimonio, con la speranza di vendere allo speculatore di turno. Ciò contribuirà all’ulteriore svuotamento dei vicoli da tutto quello che non è finalizzato all’interesse privato, al commercio, al turismo, alla socialità basata sul denaro.

Pellicceria ora è vuota, non ci sono più un’abitazione per i suoi occupanti, uno spazio disponibile per chi vive in centro storico, il cinema, la libreria, la palestra popolare, la ciclofficina, il Gran Bazar e, in generale, un luogo di discussione e socialità libero dalla logica del profitto e del mercato.

Hanno sgomberato quattro mura, ma continueremo a difendere idee e pratiche, a partire da quelle dell’occupazione e dell’autogestione.

Pensiamo che occupare case per vivere e sottrarsi alla rapina dell’affitto, aprire spazi in cui incontrarsi e autorganizzarsi sia giusto e necessario; come il costruire rapporti fondati sulla solidarietà e sul mutuo appoggio. In questi anni molte sono le relazioni nate sul sentito comune di prendere in mano le nostre vite e di partire dai nostri bisogni e desideri per trasformare noi stessi e la società in cui siamo immersi. La lotta è il nostro strumento, in tutte le sue declinazioni dalla casa, al lavoro.. per chi ce l’ha, alla guerra, alle grandi opere; il conflitto è il motore del nostro agire contro un’organizzazione sociale basata sul privilegio di pochi e l’esclusione di molti; sfruttati, salariati, disoccupati, immigrati. Donne e uomini esclusi dal banchetto sono i nostri alleati.I nostri sguardi tutti e i nostri cuori vanno oltre gli ostacoli del presente, verso una prospettiva di rottura e di liberazione; per questo nessuno sgombero potrà limitarci o annullarci, ci potrà forse rallentare nell’immediato, ma non potrà nulla su ogni legame intessuto, sulla forza acquisita insieme, sulla convinzione e sulla ostinazione di avere intrapreso la strada giusta, per quanto aspra e tortuosa, l’unica che valga la pena percorrere!Troveremo il modo di realizzare le iniziative in programma nei prossimi giorni, ancora e comunque!

PELLICCERIA OCCUPATA

vico superiore di Pellicceria 1 – Maddalena – Centro Storico – Genova www.autistici.org/pellicceriaoccupata giustiniani19@canaglie.org

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Que volen aquesta gent?

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Collegamento con una compagna di Pellicceria Occupata!

sgombero-pellicceria-genova

Potete ascoltare qui di seguito il collegamento con una compagna di Pellicceria Occupata di Genova, durante lo sgombero dello stabile avvenuto oggi, 14 dicembre 2016.

clicca qui

pellicceria-occupata

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Solidarietà a Pellicceria Occupata!!!

Solidarietà, vicinanza, affetto, partecipazione emotiva e politica alle compagne e ai compagni di Pellicceria Occupata di Genova!!!!!!!

“Stamattina dalle 6,30 i vicoli attorno alla Maddalena sono stati invasi da polizia e carabinieri per lo sgombero di Pellicceria Occupata. Alle 15,30 l’operazione si è conclusa con la chiusura dello stabile e il suo ritorno all’abbandono di prima.

Invitiamo tutte le persone solidali ad un primo appuntamento in risposta alle ore 18.00 in piazza delle Vigne.” queste le righe del comunicato diffuso subito dalle compagne e dai compagni.

Noi della Coordinamenta abbiamo vissuto momenti bellissimi a Pellicceria Occupata, abbiamo condiviso iniziative, siamo state invitate ed ospitate, abbiamo fatto autodifesa femminista nello spazio della palestra, con le compagne di Genova e non solo, abbiamo discusso in cerchio nel sole del terrazzo, chiacchierato la sera nei vicoli che si aprivano davanti al piano terra, ci siamo accoccolate sui divani della sala comune  a parlare di rabbia e di progetti, abbiamo trovato materiale prezioso e utilissimo nello spazio della libreria e dell’archivio. Tutto autorganizzato, autofinanziato e in piena autonomia, tutto pieno di quella voglia che ti fa capire che è possibile costruire una vita che valga la pena di essere vissuta.

Qualunque cosa decidiate, siamo con voi!

Le coordinamente

 

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Joan Baez/ No Nos Moveran

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Lila Downs y Chavela Vargas/ La Llorona

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Il Patto Cazzaroni

Il Patto Cazzaroni

Pubblicato il 11 dicembre 2016 · in Schegge taglienti,

di Alessandra Daniele

Il Cazzaro ha passato la campagna referendaria a promettere che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato dalla politica.
Naturalmente non l’ha fatto.
Indovinate perché.
Vi do un aiutino.
Perché è un cazzaro.
È rimasto qualcuno che creda ancora alle parole di Matteo Renzi?
A questo punto c’è persino da chiedersi se si chiami davvero Matteo Renzi.
Invece di rendere conto della disfatta, mercoledì scorso ha liquidato la direzione del suo partito con un surreale comizietto trionfalistico pieno delle sue solite millanterie miste a spiritosaggini da cena aziendale, lasciando basiti i convocati, a cui è stato impedito di controbattere.
Dopodiché ha ricominciato immediatamente a intrigare per restare al potere, personalmente come segretario del PD, e al governo attraverso un suo fedelissimo, Paolo Gentiloni Silveri, rampollo dei Conti Gentiloni Silveri di Filottrano, Cingoli e Macerata, sessantottino pentito, ed ex delfino di Rutelli come Renzi.
Quale migliore risposta all’incazzatura popolare che affidare la presidenza del Consiglio a un conte?
Esecutore degli stessi mandanti, come pattuito il governo del conte Gentiloni è programmato per essere la fotocopia in bianco e nero di quello del Cazzaro, e durare almeno sei mesi.
La scusa ufficiale è che occorrano soprattutto per rifare la legge elettorale.
Indovinate un po’.
Vi do un altro aiutino.
È una cazzata.
L’Italicum è una legge ordinaria, per abrogarla basta un voto parlamentare a maggioranza semplice, non c’è bisogno d’aspettare il parere della Consulta, volendo non ci vogliono sei mesi e nemmeno sei giorni. Abrogando l’Italicum, e ripristinando anche alla Camera il cosiddetto Consultellum, il proporzionale risultato dalle modifiche della Consulta al Porcellum, si potrebbe votare subito.
Per quanto il Consultellum sia racchio, l’Italicum fa schifo al cazzo, come tutte le cose prodotte dal governo Renzi.
È l’ultimo rimasuglio di quella controriforma fascistoide e golpista che abbiamo giustamente appena respinto a calci in culo.
L’unico motivo per cui Grillo adesso sembra gradirlo, seppure corretto, è perché pensa di poterci vincere le elezioni. Originariamente confezionato dai renziani apposta per garantire il potere assoluto al loro spocchioso ducetto, l’Italicum s’è invece rivelato di fatto della taglia del M5S di Grillo.
E i renziani danno degli incapaci ai grillini.
Nei prossimi mesi, con l’aiuto dei berlusconiani più esperti di loro in riformaialate, i renziani cercheranno di scucire l’Italicum e ricucirlo di nuovo su misura del Cazzaro, che nel frattempo dovrà però faticare per non finire divorato dalle formiche carnivore della minoranza PD che ha cercato di schiacciare per anni, e che ovviamente non vedono l’ora di vendicarsi.
Se “Bastonare il Cazzaro che affoga” sarà il loro motto, per una volta avranno qualcosa da insegnarci. Infatti, benché la nostra del No al referendum sia stata una grande, epocale vittoria, finora è soltanto una mezza misura.
No alla Cazzariforma, e anche alla sua continuazione con altri mezzi.
No half measures.

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14 dicembre a Napoli/ Assemblea contro la guerra e il militarismo

Riceviamo da una compagna della Rete contro la guerra e il militarismo-Napoli

Mostra fotografica «Nome in Codice: Caesar»

PROPAGANDA DI GUERRA

Dopo poco meno di sei anni, quasi sei milioni di rifugiati e più di 250 mila morti, la Siria continua ad essere devastata da una guerra terribile: una guerra che, all’inizio, veniva fatta passare per una guerra civile tra opposte fazioni, ma che sempre più si è dimostrata essere, prima, una guerra per procura e, da almeno due anni a questa parte, una guerra a tutto campo, combattuta dalle maggiori potenze, tutte, direttamente o indirettamente, presenti e attive nello scacchiere siriano.

Strumentalmente “giustificata”, al suo esordio, con il sostegno alle forze della società siriana che rivendicavano più democrazia, sulla scorta di una presunta “primavera siriana”, la guerra ha finito, mano a mano che si aggravava lo scontro, con il mostrare il suo volto più autentico: una vera aggressione di natura imperialistica, volta al rovesciamento di un governo inviso alle potenze occidentali, quello di Bashar al-Assad, e allo smembramento del Paese, per impossessarsi delle risorse strategiche, impadronirsi dei canali di approvvigionamento e ridisegnare la mappa del Vicino Oriente.

I cosiddetti ribelli e le formazioni terroriste e separatiste, dei diversi fronti riconducibili prima ad Al Qaeda poi allo “Stato Islamico”, ampiamente armati, addestrati e finanziati in primo luogo da Stati Uniti, Europa, Turchia e petro-monarchie, sono stati la longa manus che ha consentito alle grandi potenze di condurre, per il loro tramite, questa aggressione. Ma i risultati sul terreno e l’intervento della Russia al fianco del governo siriano (e, ovviamente, a difesa dei propri interessi e delle proprie aree di influenza), facendo saltare i piani predisposti, hanno imposto alle potenze occidentali un’ingerenza sempre più forte.

Non solo quindi le operazioni di supporto ai “ribelli”, l’imposizione di sanzioni crudeli contro il popolo siriano e il provocatorio condizionamento dei tavoli negoziali, nel tentativo di piegare ai propri interessi un controverso e condizionato processo di pace, ma l’intervento militare diretto in concorrenza e scontro sempre più aperto con la Russia.

Il risultato è una “catastrofe umanitaria” di dimensioni gigantesche, morti e devastazioni, che la macchina della propaganda continua a motivare con la necessità di eliminare il “dittatore” Assad e con la lotta al terrorismo dell’ISIS, diventato un alleato troppo autonomo e scomodo per chi ne aveva favorito l’ascesa in funzione anti-Assad.

In questo contesto, è stata lanciata nei circuiti mainstream, ed è ora giunta anche in Italia, una mostra fotografica, «Nome in Codice: Caesar» che, mostrando immagini di vittime di abusi o di torture nelle carceri siriane, è stata recentemente presentata al Museo MAXXI di Roma, alla presenza, tra gli altri, di un ex ambasciatore degli Stati Uniti e di personalità politiche e istituzionali, già note per le posizioni e le iniziative da loro assunte a sostegno delle sanzioni, della rottura delle relazioni e dell’aperta ostilità al governo siriano. Continua a leggere

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19 dicembre/Trasformiamo la paura in rabbia, la rabbia in forza, la forza in lotta!

Solidarietà alla donna offesa e condanna dell’omertà dei “compagni”

Amazora, autodifesa femminista e lesbica a Bologna

Come gruppo di autodifesa femminista e lesbica partiamo dal presupposto che in questo momento storico non ci sono differenze tra una discoteca a Rimini o a L’Aquila, una strada di Porto Salvo in Calabria e il Raf di Parma. Perché in una società organizzata sul dominio del sistema patriarcale sulle donne, nessuno spazio può essere considerato alternativo anche se si dichiara “antisessista” , “antifascista”, “antirazzista”.

Non servono le etichette, non bastano i cartelli all’ingresso degli spazi, anzi, questi sono illusioni pericolose che inducono le donne che li frequentano ad abbassare la guardia, credendo di stare in un luogo sicuro tra “compagni”. Sappiamo bene che non è interesse di tutti combattere il sessismo perché vorrebbe dire rinunciare al privilegio e al vantaggio sociale di essere “uomini”.

Come dovremmo quindi chiamare queste merde che la violenza l’hanno agita, filmata, condivisa, chi ha riso usando dei nomignoli e ha minacciato e cacciato da alcuni spazi di movimento lei che è sopravvissuta a tutto quest’orrore dandole dell’infame? Che nome hanno queste azioni?

Per noi gli infami sono loro: gli stupratori Francesco Cavalca, Francesco Concari, e Valerio Pucci insieme ai/alle loro complici che hanno denigrato e continuano a giudicare lei. Riconosciamo in questo stupro la stessa brutalità e tortura di quello del militare Francesco Tuccia all’Aquila e di tutti gli altri, in divisa e non, legittimati da questa società patriarcale a violare il corpo delle donne. Identifichiamo, con modalità diverse, il loro stesso privilegio di essere creduti, difesi e presenti nello spazio pubblico come se nulla fosse successo!

Pare che non siano bastati i 6 anni di silenzio, ora si condanna pure la mancanza di fermezza ideologica da parte di lei, quando il movimento nei suoi confronti ha reagito nel peggior modo, lasciando che fossero gli sbirri a scoprire lo stupro attraverso il video che si divertivano a girare gli stupratori e i/le loro complici!

Perché si dubita sempre di quelle che la violenza l’hanno subita? Come mai non si è fermi/e e compatti/e contro gli stupratori? Gli uomini non subiscono la stessa violenza che subiamo noi donne e questo episodio, come tutti gli altri, è la radiografia di un corpo sociale organizzato sulla prevaricazione maschile come forma di potere.

La solidarietà alle donne sopravvissute a uno stupro noi la diamo a priori, senza sé e senza ma. Continuiamo a costruire reti di solidarietà tra donne che spezzino l’omertà che si crea intorno ai maschilisti, continuiamo ad autodifenderci senza alcuna delega, contro ogni ideologia, senza maschi, né sbirri, né “compagni”.    Auto-organizziamoci per cacciarli: invece di far girare i loro video di merda, scambiamoci le foto e i nomi degli stupratori, molestatori e sessisti che attraversano e respirano la nostra stessa aria negli spazi, facciamoli vergognare di quello che sono e quello che fanno! Ribadiamo che sono loro che devono essere isolati e non noi donne.

Noi pensiamo che i veri posti sicuri siano solo quelli di donne, organizziamoci per crearne di nuovi, per rafforzarci contro la violenza maschile e per continuare a costruire reti di solidarietà tra donne. Unite siamo più forti. Organizziamoci per andare sotto il tribunale; e non perché siamo d’accordo con un processo, piuttosto perché siamo consapevoli che le donne vengono attaccate anche dal sistema giudiziario e non solo dagli amici degli stupratori, che le minacciano fuori dai tribunali.

Invitiamo tutte a dare solidarietà alla ragazza alla prossima udienza che si terrà il 19 dicembre mattina al Tribunale di Parma.

Trasformiamo la paura in rabbia, la rabbia in forza, la forza in lotta!

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