Terra è Libertà

Critical Wine No Tav 12-13-14 maggio 2017

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Una città da paura!

http://informa-azione.info/mostra_sul_decreto_minniti_e_la_sicurezza_urbana

Una Città da Paura: mostra sul decreto Minniti e la sicurezza urbana

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Ulrike Meinhof/Bambule

In ricordo di Ulrike, 9 maggio 1976/9 maggio 2017

“Bambule” Storie di adolescenti in una casa di correzione femminile tra solitudine e rivolta, 1970

[…] L’educazione sorvegliata riguarda solo i giovani appartenenti alla classe operaia. Le famiglie borghesi hanno raramente a che fare con l’Ufficio assistenza minorenni e con l’intervento sociale nell’ambito familiare. Salari troppo bassi, troppi figli, un appartamento troppo piccolo costituiscono una vera e propria catastrofe per una famiglia operaia […] Per la famiglia operaia l’educazione ha due funzioni: alleviare la famiglia e domare i giovani, senza cambiare in nulla le cause profonde della loro deviazione. Secondo l’Ufficio  assistenza minorenni è esclusa la possibilità che un posto di apprendista non sia adeguato: ciò che realmente conta è che il giovane lo ha lasciato. L’Ufficio assistenza minorenni non prende neppure in considerazione il fatto che un bambino viva in condizioni deplorevoli, ammucchiato con fratelli e sorelle in un appartamento piccolissimo, dove non si possono fare i compiti: ciò che conta è che egli ha marinato la scuola. Poco importa se non ha neppure un soldo, viene considerato solo il fatto che ha rubato. Non è rilevante che una ragazza non abbia nulla da indossare, pur essendo intensamente sollecitata dalla pubblicità, ciò che conta è che batte il marciapiede.

Per i giovani che non vogliono rassegnarsi alla loro condizione di emarginati l’educazione sorvegliata costituisce una minaccia e per coloro che volessero uscirne individualmente, una punizione.

L’educazione sorvegliata non allevia la miseria dei giovani proletari: li costringe a rassegnarvisi. Quando i genitori falliscono in questo compito, che spetta loro in prima istanza, lo stato li sostituisce e, esercitando in prima persona la repressione necessaria, ordina l’educazione sorvegliata.

L’educazione sorvegliata fa rigare diritto: essa è dunque una punizione che serve da ricatto “O rientri nei ranghi o vai in Istituto!” “Se le assenze ingiustificate di vostra figlia si ripetono, saremo costretti a chiedere il suo ritiro in  un istituto”. Nelle famiglie borghesi la minaccia rimane senza conseguenze. Nelle famiglie operaie essa è assolutamente reale e non può essere presa alla leggera.[…] L’educazione sorvegliata è lo sbirro del sistema, è il manganello che inculca nella testa dei giovani che non devono desiderare altro che lavorare tutta la vita alla catena, essere sfruttati, ricevere ordini e tacere.

L’educazione sorvegliata è l’educazione dello stato: i genitori non possono più dire una parola, lo stato fa ciò che gli sembra opportuno. In questo senso l’educazione sorvegliata è esemplare. quando si vede in che condizioni sono ridotti i giovani dell’Assistenza pubblica, ci si può fare un’idea circa la concezione che lo stato ha in materia di educazione. Le vessazioni negli istituti sono un addestramento alla normalità: si può pensare che alla lunga il comportamento ottenuto sarà interiorizzato e diventerà un’abitudine. La reclusione, il divieto di uscire, di avere denaro, sigarette sono tra le vessazioni più normali.[…]

Ulrike Meinhof-“Bambule” 1970/Edizione italiana Savelli Editori “Ammutinamento”Milano 1980

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Nessuna pace per chi vive di guerra!

E’ scattata l’Operazione “Mare Aperto”

https://youtu.be/0iE82CImYfY

https://nobordersard.wordpress.com/   

“Il porto di Cagliari è militarizzato: sono iniziati in sordina i preparativi per la gigantesca esercitazione Mare Aperto 2017 che sta per andare in scena nelle acque della Sardegna. Al largo del poligono di Teulada – dove i militari si alleneranno negli sbarchi – ma non solo. Questo almeno emerge dalla lettura delle ordinanze d’interdizione della navigazione diramate della Guardia costiera cagliaritana e di quella di Sant’Antioco: transito vietato anche davanti alle coste di Santa Margherita, di Terra Mala e di Costa Rei. Il gioco di guerra è grande, anche stavolta”“http://www.youtg.net/v3/index.php/primo-piano/432-grandi-giochi-di-guerrdgdgda-in-mare-porto-di-cagliari-militarizzato-divieti-da-teulada-a-costa-rei-ecco-tutte-le-mappe

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Sabato 13 maggio/Presidio al CPR di Ponte Galeria

Roma – Sabato 13 maggio presidio al CPR di Ponte Galeria

Il 12 maggio 1977 Giorgiana Masi muore assassinata per mano dello Stato. Quarant’anni dopo lo stesso Stato continua ad agire la sua violenza e militarizzare i territori strumentalizzando anche la violenza sulle donne, sulle quali poi riversa invece tutta la sua brutalità; con i rastrellamenti continui per le strade, chi non ha i documenti ogni giorno viene rinchiusa nel CPR (ex CIE) di Ponte Galeria dove, privata della libertà, è costante oggetto di soprusi e minacce. Da Ponte Galeria partono numerosi voli di deportazione verso i Paesi d’origine, che riconsegnano queste donne alla violenza da cui erano scappate.
A Ponte Galeria, l’unico CPR in Italia con una sezione femminile, alcune donne, persino minori, sono recluse anche per aver avuto il coraggio di denunciare il compagno violento o un patrigno che le opprimeva. Per lo Stato la loro condizione di irregolarità o l’impossibilità di dimostrare la minore età ha più valore della loro richiesta di aiuto e necessitá di autodeterminarsi. La sinistra democratica al Governo emana norme di segregazione e discriminazione razziale e concede spazi sempre più ampi alle dimostrazioni di forza dell’estrema destra xenofoba.
A questo Stato democraticamente fascista, razzista e machista e a tutti i lager di Stato noi continuiamo a opporci ogni giorno. Siamo e saremo sempre al fianco delle detenute sostenendo la loro lotta per riconquistare la libertà.
Contro ogni confine, galera e oppressione.

nemiche e nemici delle frontiere

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Una ragazza minorenne reclusa nel CPR di Ponte Galeria

Roma – Una ragazza minorenne reclusa nel CPR di Ponte Galeria

Aggiornamento: Apprendiamo da Olga, da qualche settimana finalmente fuori da quelle maledette mura, che R. è stata trasferita nel carcere di Rebibbia. Al momento non sappiamo i motivi del trasferimento, potremmo fare numerosi supposizioni ma, in attesa di ulteriori novità, quel che è certo è ancora una volta lo Stato infame che non tutela nessunx e non fa che spostare da un carcere all’altro, da un inferno all’altro, chi prova a ribellarsi alla violenza e lottare per la propria libertà.


R. è una ragazza di 17 anni assolutamente consapevole della violenza che lo stato sta agendo su di lei: per questo ha deciso di ribellarsi e raccontare la sua storia.

Ha 10 anni quando scappa con la madre dall’Ucraina e arriva in Italia. Qui frequenta le scuole nonostante i trasferimenti in varie città. A Brescia la madre trova un compagno che negli anni si dimostra autoritario e violento, tanto nei confronti della madre, alla quale impedisce anche di uscire di casa, quanto nei confronti di R. a cui viene anche impedito di vedere la madre.

R. è ancora minorenne, ma decide comunque che questa situazione non è più sopportabile: cerca allora di convincere la madre ad allontanarsi dal compagno e, quando questa si rifiuta, scappa di casa, riprendendosi libertà e indipendenza.

In questo periodo, dopo una rissa in cui lei non era direttamente coinvolta, viene convocata insieme a un’amica in questura per testimoniare ed entrambe vengono recluse in carcere per qualche giorno. L’amica di R. ha il passaporto ed è maggiorenne, ma non ha il permesso di soggiorno e dopo breve viene rimpatriata verso l’Ucraina. R. non ha i documenti con sé, e dopo 4 giorni viene rilasciata con un foglio di via.

Dopo qualche tempo si ritrova nuovamente tra le mani degli sbirri in questura. Lì viene tenuta in cella per due giorni senza che le venga nemmeno comunicato il motivo. Non le vengono dati né cibo né acqua; R. non ha con sé nulla, non un cellulare, non un assorbente, non un cambio, ha solo il certificato di nascita che però senza foto non basta come documento di riconoscimento. Iniziano gli interrogatori durante i quali, ammanettata alla sedia, subisce violenze da parte degli agenti, tanto che alcuni di loro intervengono per evitare che la cosa degeneri. R. non ci sta e nella cella si ribella a gran voce. Viene denunciata per danneggiamento aggravato perché accusata della rottura di una telecamera. Quindi è trasferita al CIE di Ponte Galeria. Solo una volta lì capisce dove è stata portata e cosa comporta e che, in quanto minorenne, in quel posto non ci potrebbe proprio stare. Cerca di contattare la madre in tutti i modi per farsi mandare il passaporto ma, ancora una volta, l’uomo non permette alle due donne di avere contatti e si rifiuta di aiutarla: “sei andata via, mo stai lì, magari quel posto ti raddrizza” le dice al telefono.

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L’esperienza dello “SFASCIATOIO”

L’esperienza dello “SFASCIATOIO”

https://sfasciatoio.noblogs.org/   https://www.facebook.com/Sfasciatoio/

Sfasciatoio è un progetto per organizzare la cura de* bambin* in modo condiviso, non-direttivo, oltre la famiglia tradizionale, i ruoli di genere e le logiche di mercato.

Il parto è un atto politico

13254037_265328790484441_2357533590907854763_nLo Sfasciatoio ha partecipato in collegamento alla trasmissione “Il parto è un atto politico: riflessioni femministe sul lavoro riproduttivo“della Coordinamenta Femminista e Lesbica e ha portato una riflessione su assistenza al parto e autodeterminazione della donna. Di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervista.

“Parlare del parto come atto politico significa parlarne come di un atto che ha a che fare con il potere. In questo senso, implica, prima di tutto, interrogarsi sulla libertà della donna di scegliere se, come e dove partorire e sugli strumenti di cui dotarsi per autodeterminarsi in questo campo. Riflettendo in particolare sull’assistenza al parto, pensiamo che la possibilità della donna di autodeterminarsi in tutto il processo nascita sia legata al modo in cui l’assistenza al parto pensa e riconosce la competenza della donna stessa a partorire e a scegliere le modalità in cui preferisce farlo.

Il riconoscimento della competenza della donna a partorire non è da dare per scontato. Un esempio di situazione in cui questo riconoscimento viene meno è il famoso incitamento “signora, spinga, spinga”, come se una donna non fosse in grado di riconoscere autonomamente le contrazioni e assecondarle. Questo tipo di approccio – purtroppo diffuso in molti ospedali – pregiudica la possibilità di vivere il parto come un’opportunità di rafforzamento: infatti, ascoltare i messaggi del proprio corpo per gestire efficacemente situazioni impegnative come quella del parto può rafforzare la fiducia che nutriamo in noi stesse.

Invece, per fare del parto un’esperienza arricchente, può essere utile mettere in discussione quelle pratiche mediche consuetudinarie che sono più favorevoli ai medici piuttosto che alla donna e al processo nascita: per esempio, la posizione litotomica – quella sdraiata a pancia in su – è un classico caso di pratica pensata per facilitare la vita al medico perché permette di osservare con comodità vagina e collo dell’utero, ma rende più complesso tutto il processo del parto alla donna e al bambin*. Dunque per autodeterminarsi nel parto, al di là delle specifiche scelte di ognuna, crediamo sia importante sviluppare consapevolezza rispetto a tutta una serie di violenze ostetriche, in cui è possibile incorrere, per attrezzarsi e capire come evitarle. Parlando di violenze ostetriche pensaimo non solo alla posizione litotomica, ma anche a manovre mediche invasive e non necessarie come spesso è l’episiotomia, a interferenze di vario tipo che non rispettano l’intimità della donna e rallentano il processo del parto, alla mancata assistenza – qualora richiesta – nel parto e nell’avvio dell’allattamento, all’allontanamento forzato dal bambino dopo la nascita, e cosi via.

Infine, vogliamo sottolineare che la libertà di scegliere come partorire ha molto a che fare anche con l’accesso di classe all’assistenza al parto: per esempio, in molte regioni il sistema sanitario nazionale non copre le spese di un parto in casa e questo comporta che non tutte le donne possano accedere a questa opzione”.

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Grande festa dello Sfasciatoio!!!!!

Grande festa dello Sfasciatoio!!!!!!!!

Avvisiamo che a causa della pioggia la Grande Festa dello Sfasciatoio a Milano è stata ANTICIPATA A VENERDI’ 5 MAGGIO, sempre al parco Trotter, a partire dalle 16.30

https://www.facebook.com/events/193046641208776/

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Dedicata a Maguette Niang

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Retate a Milano e a Roma

Retate a Milano e a Roma

da hurriya.noblogs.org

Roma – Lo Stato ha ucciso Maguette in un rastrellamento

da https://www.facebook.com/consultoria.autogestita.7/

https://www.facebook.com/localteamtv/videos/1500677179974564/

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La Parentesi di Elisabetta del 3/05/2017

“Apartheid di classe”

Il neoliberismo è caratterizzato da politiche di basso costo della manodopera, riduzione della spesa pubblica, precarizzazione del lavoro e viene realizzato tramite un braccio armato, il FMI, e in Italia attraverso il PD.

Essendo una scelta ideologica si irradia a tutto campo nella società e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e permeano anche la vita delle persone, addirittura entrano nella loro quotidianità. La miseria è sempre più grande nelle società così dette economicamente più avanzate e in particolare in quelle occidentali così come l’aumento del divario tra i redditi e la progressiva scomparsa degli universi autonomi di produzione culturale. E’ inaudito il cumulo di sofferenze prodotte da questo regime politico ed economico là dove si è imposto. Il termine regime non è usato casualmente e tanto meno eccessivo perché tale è il sistema politico in cui viviamo. E come tutti i regimi l’informazione è univoca e caratterizza tutti i media. Ma per l’Italia ha anche tratti di paese colonizzato dove le decisioni vengono prese altrove e gran parte della ricchezza prodotta espropriata dalle multinazionali.

Questa violenza strutturale che caratterizza il neoliberismo definisce tutti gli aspetti della società a partire dal mondo del lavoro che è stato svuotato dal ruolo dei contratti nazionali, dalla sanità pubblica divenuta inaccessibile, dall’istruzione pubblica che è diventata una chimera per tanti giovani.

L’ideologia neoliberista si è incarnata in una sorta di macchina infernale che passa attraverso una fortissima egemonia culturale che si è imposta grazie soprattutto al PD e a cui non è immune neanche il “movimento”. Continua a leggere

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6 maggio 2017 sarà manifestazione NOTAV!

Il 6 maggio 2017: sarà manifestazione notav!

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Quarta Campeggia Matriarcale

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1 maggio 2017/L’Internazionale Rock

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Festa dei Laboratori

La Festa dei Laboratori

Pubblicato il 1 maggio 2017 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

dnaDa quando negli anni venti del nuovo millennio la flessibilità genetica ha risollevato le sorti dell’economia e dell’occupazione, la Festa del Primo Maggio è dedicata alla preziosa opera dei Laboratori di Ingegneria che ogni giorno modificano migliaia di risorse umane secondo le richieste del mercato, sempre operando sul DNA di soggetti adulti e mai di embrioni, nel pieno rispetto dei dettami della Chiesa Cattolica
Gli operai multibraccia, i centralinisti multiorecchie, gli edili dallo scheletro gommoso che cadendo dalle impalcature rimbalzano al loro posto, i petrolchimici che respirano metano, le badanti poliocchiute e quelle multifiga, i metalmeccanici metallizzati, ormai sono milioni coloro che devono il loro posto di lavoro alla geniale opera dei Laboratori, e ai relativi nuovi Contratti Mutanti.
Oggi gli imprenditori non devono più preoccuparsi di arcaiche assurdità come le norme di sicurezza, gli operai ignifughi non necessitano di misure antincendio, e non c’è turno che un operaio auto-anfetaminico possa considerare troppo usurante.
Non più una fabbrica a misura d’uomo, ma un uomo a misura di fabbrica, letteralmente.
La disoccupazione non è più una condizione avvilente che grava sulla collettività, ma solo una breve transizione fra una riconversione genetica e l’altra. Gli impiegati polidattili in esubero possono farsi crescere le branchie, e spostarsi nel settore marittimo come polpoperai, le maestranze dell’obsoleto mondo della cultura possono rimpiazzare le parti del loro cervello ormai inutili con wetware contabile, e ricollocarsi come registratori di cassa viventi.
Tutte le nostre imprese sono tornate competitive, compresa Alitalia, i cui piloti alati sono in grado di trasportare cargo passeggeri in tutto il mondo senza l’ausilio d’ingombranti e dispendiosi motori meccanici.
La nuova era è cominciata.
Buona Festa dei Laboratori a tutti.

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