Solidarietà e condanna

Solidarietà e condanna

Orlando Josè Figueras, il ragazzo linciato e bruciato vivo in Venezuela perché chavista dai così detti manifestanti contro il governo di Maduro, non ce l’ha fatta, è morto l’altra notte all’ospedale. Tutta la nostra disperata solidarietà e vicinanza alla madre domestica in una “buona famiglia” che dopo l’accaduto ha pensato bene, tra l’altro, di licenziarla in tronco  e tutta la nostra condanna senza appello  a chi nel movimento e nel movimento femminista si trincera dietro il né-né che significa ignorare volutamente e scientemente i termini del conflitto di classe.

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Per Mara

Margherita Cagol 8 aprile 1945-5 giugno 1975

Mara_Cagol

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In ricordo di Carla

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La Parentesi di Elisabetta del 31/05/2017

“Sottovalutazione”

Tutti i giorni ci sono cariche e fermi contro chi lotta per la casa, contro chi si oppone ai licenziamenti, contro chi lotta in difesa dei territori…qualche giorno fa c’è stata la manifestazione contro il G7 a Taormina…

Chi si espone e si batte per una vita che valga la pena di essere vissuta paga un prezzo molto alto anche per espressioni di dissenso che possono essere catalogate di minima come entrare con i cartelli in un ufficio pubblico, sedersi per terra in mezzo alla strada e fermare il traffico, salire a dare i volantini sull’autobus, scrivere slogan sui muri o attacchinare fuori dagli “spazi consentiti”, interrompere un comizio o tentare di parlare ad un convegno…

Se fino a pochi anni fa chi manifestava poteva succedere che pagasse con il fermo, con le denunce, con l’arresto fino a farsi anni di carcere, ora tutta questa impalcatura è rimasta ma si è rafforzata nelle modalità, ha istituito dei meccanismi repressivi di nuovo conio e ha allargato a macchia d’olio la platea dei destinatari/e. Tra i nuovi e svariati meccanismi di controllo del dissenso, il sistema neoliberista ha messo in atto una modalità molto subdola e pericolosa di repressione e di contrasto che i recenti decreti Minniti hanno ulteriormente accentuato Sono le così dette “sanzioni economiche”.

Le sanzioni economiche possono consistere nella condanna ad un pagamento in denaro comminato in via amministrativa, senza il passaggio per un iter processuale e quindi velocissimo e/o possono essere inflitte come risultato di un procedimento giudiziario. E sono destinate sempre più, con un’accelerazione esponenziale nei confronti del dissenso politico. Possono essere inflitte per svariatissimi motivi: dall’ interruzione di pubblico servizio ai “danni” alla cittadinanza, dall’ addebito di spese per ripulire muri o manufatti distrutti durante le manifestazioni al risarcimento di danni d’immagine… fino al così detto “mancato ricavo” tanto che le ditte o le istituzioni che si ritengono “danneggiate” si possono costituire parte civile in eventuali procedimenti giudiziari.

Ci si rende subito conto che le azioni che vengono colpite da questi provvedimenti sono parte evidente di ogni manifestazione politica, anche la più innocua, a meno di non fare processioni cantando peana allo Stato a cui si chiedono grazie. Subdolamente lo Stato tra l’altro coinvolge i così detti cittadini “per bene” nella condanna delle azioni di protesta con il mantra della legalità, della protezione della proprietà privata, con il diritto dei cittadini ad una città “tranquilla e pulita”, spoliticizzando le lotte e presentando il dissenso come delinquenziale e violento. Così i cittadini/e non si accorgono che quello che viene messo in atto contro i manifestanti è lo stesso meccanismo che verrà usato contro di loro ogni volta che oseranno protestare contro le gabelle di Equitalia o lo sfratto o il pignoramento dei loro beni o le vessazioni sul posto di lavoro o il licenziamento. Tutte situazioni attualmente diffusissime.

Il problema della sanzione economica è che incide direttamente sulla condizione di vita di chi la subisce ed è un deterrente molto forte soprattutto in un momento come quello che stiamo attraversando di grande difficoltà per la maggior parte delle persone.

Questo meccanismo è un prodotto diretto delle politiche socialdemocratiche del politicamente corretto e della legalità testate già nella Bologna di Cofferati che aveva teorizzato il pagamento dei danni delle manifestazioni da imputare direttamente a chi aveva fatto comunicazione dell’iniziativa, della ripulitura delle scritte sui muri e dei murales, salvo poi la “civile” Bologna fare una mostra, non molto tempo fa, della Street Art, mostra a cui, giustamente, alcuni writers hanno risposto con indignazione cancellando le loro opere. Anche la costituzione parte civile di associazioni e parti terze nei procedimenti penali che è stata salutata da parte del movimento, comprese quello femminista socialdemocratico, come una grande conquista, ha aperto alla costituzione parte civile di Ditte che si ritengono danneggiate, un esempio per tutti, dal movimento NoTav, e di Comuni che richiedono i danni d’immagine.

C’è una sottovalutazione di tutto questo sia per quanto riguarda chi, di questo, è stato ed è l’artefice, vale a dire la socialdemocrazia riformista e quindi il PD, sia per quanto riguarda l’impatto sulle lotte.

Da una parte il movimento si sta difendendo con azioni collettive di pagamento delle sanzioni, com’è pratica della lotta NoTav, in modo che i militanti non vengano lasciati soli, dall’altra i militanti si difendono non intestandosi nulla e quindi rendendo impossibile la riscossione e i pignoramenti. Ma la prima soluzione è fattibile quando il contesto di lotta è di un certo peso e spessore, mentre sempre più le sanzioni cadono come mannaie su manifestanti isolati e soprattutto su scioperanti e studenti. In quest’ ultimo caso poi, trattandosi spesso di minorenni, sono colpite le famiglie e sono queste stesse ad esercitare controllo preventivo e dissuasivo sull’operato del figlio/a richiamandolo/a all’ordine e al senso di responsabilità riguardo alle sorti di tutto il nucleo familiare.

Per quanto riguarda la seconda soluzione, non si può pensare che le lotte siano fatte da militanti, chiamiamoli così, di professione che avendo fatto questa scelta di vita si coprono le spalle. Si spera, invece, che la partecipazione possa allargarsi e siano portate a partecipare anche occasionalmente persone che si sentono coinvolte. Ma se il rischio è quello di perdere lo stipendio o la casa…

La questione delle sanzioni amministrative andrebbe affrontata con urgenza. Non è di facile soluzione, ma potrebbe essere inserita in quel tentativo di far passare nel comune sentire che il patto sociale è rotto, che è stato rotto in maniera unilaterale dal neoliberismo e che quindi nessuno deve niente a questo Stato sotto nessun punto di vista. Questo potrebbe essere un elemento unificante di tutti gli strati sociali oppressi, impoveriti e attaccati dal neoliberismo. Il fatto che nulla sia più dovuto a questa organizzazione statale potrebbe essere una risposta collettiva generalizzata del rifiuto di pagare e potrebbe comprendere quindi sia chi è in difficoltà economica sia chi ha ricevuto sanzioni per la militanza politica.

Ma qui si innesta un’altra sottovalutazione che rende problematico mettere in atto questa risposta generalizzata, vale a dire la sottovalutazione di quello che concerne il principio di legalità. Il concetto di legalità è entrato così profondamente nel comune sentire da informare continuamente il discorso pubblico e privato. La socialdemocrazia riformista, sfruttando percorsi e linguaggi di sinistra, è riuscita a far dimenticare che cosa sia lo Stato, di chi sia rappresentazione e momento organizzativo, che cosa siano le leggi, da chi siano fatte e a chi siano indirizzate.

E quanto l’idea di legalità abbia invaso le coscienze e sia cartina di tornasole dell’egemonia culturale del sistema ce lo dicono alcune parole che sono circolate ultimamente in alcune manifestazioni per i migranti “Nessuna persona è illegale” e “Nessuna donna è illegale”, mentre noi dovremmo essere proprio le prime a gridare ai quattro venti “Siamo tutte illegali”, noi che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle quanto dolore il feticcio della legalità ha portato nella vita delle donne.

Scardinare il principio di legalità è una necessità del femminismo e del movimento tutto.

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Diverso il suo rilievo/Alpinismo Molotov

Diverso il suo rilievo. La prima festa di Alpinismo Molotov

Venerdì 2 giugno
17: apertura della festa
18: spazio libri: Enrico Camanni presenta il suo Alpi ribelli (Laterza, 2016)
20: cena
21,30: Concerti: Anonima Coristi (Val Pellice) + Wu Ming 2 & Frida X (Bologna)

Sabato 3 giugno
9: escursioni (3 mete a scelta)
18: spazio libri: Matteo Melchiorre presenta il suo La via di Schenèr (Marsilio, 2016)
20: cena
21,30: Concerti: Duo Passamontagne (Marsiglia, Milano) + Hooligans’ Mountain (Torino)

Domenica 4 giugno
9: escursioni (3 mete a scelta)
17: merenda e saluti

Lo spazio sociale Vis Rabbia si trova in Via A. Galinier, 36, 10051 Avigliana TO.

I pasti saranno offerti dal VisRabbia a prezzi popolari.

Sarà possibile campeggiare liberamente.

L’hashtag  per raccontare e seguire la festa sui social network è #DiversoRilievo.

Diverso il suo rilievo. L’enigmatico settenario non è la definizione di un cruciverba. Viene da Storia di una montagna del geografo, anarchico e combattente per la Comune di Parigi Élisée Reclus. A noi è piaciuto subito.
La montagna è un rilievo in tutti i sensi. Si innalza sulle pianure. È un punto di riferimento quando si è in basso e, quando si è in cima, diventa postazione di osservazione panoramica. È fondamentale per il ciclo ecologico che ci tiene in vita. Dà la spinta ai corsi d’acqua, ospita i ghiacciai. Tutte cose di rilievo.

Ma è diversa la montagna. Basta spostarsi, anche di poco, e il contorno muta, emergono dettagli fino a poco prima nascosti. La montagna è storta e per coglierne un’immagine complessiva obbliga al movimento.
È diversa poi perché rifugio degli irregolari, degli sbandati, dei partigiani. È il polmone di libertà di chi è asfissiato dalle costrizioni sociali delle metropoli. È allo stesso tempo confine naturale e cerniera, porta d’accesso ad altre terre. E al cielo.

Alpinismo Molotov è un collettivo di escursionisti con la penna in mano, di lettori con gli scarponi ai piedi che si sono conosciuti prima sulle pagine virtuali di Giap, il blog della Wu Ming Foundation, uniti dalle storie di Point Lenana, Felice Benuzzi e Gian Piero Motti e che poi hanno cominciato a scarpinare e fare cose insieme.
Dal 2014 a oggi sul nostro blog abbiamo scritto récit d’ascension a più voci, abbiamo provato a decostruire logiche di sfruttamento turistico e industriale, abbiamo recensito libri, riflettuto sul paesaggio e su comportamenti umani connessi alla montagna.
A noi della montagna, dell’escursionismo, dell’alpinismo interessa la dimensione sociale. La convivialità, il ritrovarsi, il discutere e scambiarsi esperienze, ed è questa la ragione principale che ci spinge a organizzare la nostra prima festa.
Vogliamo condividere passi, canti, suoni, storie, riflessioni e vogliamo farlo sulle montagne della Valle di Susa, dove il nostro collettivo ha fatto la sua prima uscita tre anni fa. Vogliamo chiamare a raccolta i nostri “compagni di scarpinate” – il rinato sciame apeino, il CAZ – e chi abbiamo incrociato, anche solo virtualmente, in questi anni. Il campo base sarà offerto dalle/dai compagn* dello spazio sociale VisRabbia di Avigliana, dal 2 al 4 di giugno 2017.

Questi tre giorni di festa per noi non hanno prezzo, ma hanno un costo. Chiediamo aiuto a chi segue il nostro blog, a chi vorrà unirsi alla nostra banda disparata, a chi vuole dar vita con noi alla festa. Chiediamo di contribuire con del vil denaro per sostenere le spese organizzative. Le vostre donazioni andranno a coprire i costi tecnici, i rimborsi per gli artisti e gli scrittori che inviteremo e permetteranno a tutte e tutti, scarponi ai piedi e zaino in spalla, di incontrarsi, raccontarsi e, almeno per alcuni giorni, camminare fianco a fianco.

tutte le info: http://www.alpinismomolotov.org/

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2 giugno 2017/ A Foras Fest

2 giugno A Foras Fest!

A Foras è un’assemblea nata il 2 giugno del 2016 a Bauladu, composta da comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche e individui che si oppongono all’occupazione militare della Sardegna. È una realtà antifascista, anticolonialista, antirazzista, antiomofoba e antisessista. A Foras è un’assemblea orizzontale, aperta e inclusiva che lotta per il blocco delle esercitazioni, la completa dismissione dei poligoni sardi, il risarcimento delle popolazioni da parte di chi ha inquinato e la bonifica dei territori compromessi. Tutti questi obiettivi si possono raggiungere solo attraverso la creazione di un movimento unitario, popolare e di massa, radicato in tutta la Sardegna, e con la solidarietà attiva di tutti gli altri movimenti e comitati locali di lotta, sardi e non, che si battono per l’autodeterminazione dei popoli.
Nell’arco del suo primo anno, l’Assemblea di A Foras ha promosso diverse iniziative, dalle manifestazioni presso i poligoni di Capo Frasca (23 novembre 2016) e Quirra (28 aprile scorso), alle presentazioni del dossier sul Poligono di Quirra, fino alle assemblee informative nelle piazze, nei paesi, nelle città, nelle università e soprattutto nelle scuole.
Per portare avanti questi diversi percorsi, A Foras si è strutturata in sei gruppi di lavoro, nati durante il primo A Foras Camp, svolto a Lanusei nel settembre 2016. Oltre al gruppo di lavoro sulla comunicazione, è stato creato un gruppo che studia gli effetti delle basi sull’economia dei diversi territori, un altro dedicato alla storia del movimento sardo contro l’occupazione militare e al contesto geopolitico internazionale. Altri due gruppi portano avanti il lavoro rispettivamente nelle scuole e nelle università. Infine è attivo un gruppo tematico sulla RWM Italia, la fabbrica di bombe di Domusnovas.

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2 giugno/niente da festeggiare!

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Voltairine De Cleyre

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Attenti alla mia rabbia!

Questa poesia è dedicata a* prigionier* politic* palestinesi che dopo 40 giorni di sciopero, il più lungo sciopero di massa nelle carceri israeliane, hanno ottenuto che il governo israeliano accettasse la trattativa con il leader del movimento dei prigionieri Marwan Barghouti, e gli altri dirigenti dello sciopero. Una trattativa, come riferiscono le fonti ufficiali palestinesi, durata 20 ore nel carcere di Ashkalon. Alla fine i prigionieri hanno ottenuto la firma israeliana su alcune delle loro legittime richieste, e hanno deciso di sospendere lo sciopero.

“Tutte le sfumature di rabbia”

Rafeef  Ziadah

Permettimi di parlare in arabo, la mia lingua, prima che occupino anche quella
Permettimi di parlare la mia lingua madre prima che colonizzino anche la sua memoria
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Tutto ciò che mio nonno ha mai desiderato fare era alzarsi all’alba
e guardare mia nonna inginocchiarsi
e pregare in un villaggio nascosto tra Yaffah e Haiffa.
Mia madre è nata sotto un albero di olivo
in una terra che dicono non è più mia.
Ma io attraverserò le loro barriere,
i loro checkpoints, il loro dannato muro di apartheid
e ritornerò alla mia terra d’origine.
E hai sentito mia sorella urlare ieri,
mentre partoriva ad un checkpoint
con i soldati israeliani che le guardavano tra le gambe
la loro prossima minaccia demografica? Ha chiamato la sua bambina Janeen.

E hai sentito Amna Muna che urlava dietro le sbarre della sua prigione
mentre riempivano di gas la sua cella?
Stiamo tornando a Falasteen
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Ma tu mi dici che il mio utero ti porterà solo il prossimo terrorista.
Che si fa crescere la barba, armato di pistola, con un copricapo, negro di sabbia.
Tu mi dici che mando i miei figli a morire
Ma quelli sono i tuoi ???
i tuoi F16 nel nostro cielo
E parliamo del business del terrorismo, per un secondo
Non è la Cia ad uccidere
E che ha portato Osama al potere?
I miei nonni non sono andati in giro come pagliacci
Con cappe bianche e cappucci bianchi
A linciare gente di colore.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Così, chi è quella donna nera che urla durante una manifestazione?
Scusate. Non dovrei urlare?
Ho dimenticato di essere il tuo sogno orientale,
il genio nella bottiglia, la danzatrice del ventre, la ragazza dell’harem, la donna araba che parla a bassa voce.
– “Si signore. No signore. Grazie per i panini al burro d’arachidi che ci piovono addosso dagli F16 del padrone”
Sì, i miei liberatori stanno uccidendo i miei figli e li chiamano danni collaterali.
Sono una donna araba di colore e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia
Allora lascia solo che ti dica, questo mio utero
ti porterà soltanto il prossimo ribelle
con una pietra in una mano
e una bandiera palestinese nell’altra.

Sono una donna araba di colore
State attenti, state attenti alla mia rabbia

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Vaccini

“Vaccini”

 Trovo davvero folle la miopia politica di questo secolo. Ma nessuno aveva pensato che tutta questa attenzione ai vaccini avrebbe creato poi una legge classista? O eravate troppo presi a dire ad una minoranza di persone che erano pazzi complottisti? Purtroppo spesso cadiamo nella trappola del sistema che dice che dobbiamo essere ragionevoli, democratici e non dare fastidio seguendo la “giusta” logica. Beh, ci sarà pure chi crede ai complotti, ma il problema siete voi altri incapaci di visioni politiche a lungo raggio che credete nel bio senza se e senza ma o che per voi la medicina ha sempre ragione senza calcolare quanto sia invece anch’essa frutto della logica del capitale perché esiste una medicina che crea corpi consapevoli e non è certo quella di Beatrice Lorenzin. A mio avviso tutti voi fermi nella battaglia contro i complottisti dei vaccini avete prestato il fianco di nuovo al nemico. Siamo nel medioevo, nell’epoca dell’oscurantismo, perché non c’è discussione politica sana ed intelligente su nulla. E parlo da mamma che i vaccini fino ad ora li ha fatti fare ma che comunque ha odiato la caccia alle streghe fatta dal PD. L’ignoranza sulla sanità si può risolvere con la conoscenza non certo con la completa delega allo specialista. Non mi sostituisco al medico, ovvio, ma provo a conoscere un minimo il mio corpo rispettando chi si fa di Oki a shottini e chi si cura con l’omeopatia.

Fin qui lo sfogo, la rabbia, sano sentimento oramai bistrattato anch’esso poco in linea con lo “Stato” delle cose. La questione vaccini, al di là della singola scelta, ha un valore fortemente politico. La Glaxo è una multinazionale e non farà mai il bene di nessuno, non starò qui a darvi dati che sono sulla bocca di tutti e tutte. Questa manovra è montata piano piano come una vera e propria caccia alle streghe, è da un anno che si grida all’emergenza sanitaria e all’epidemia facile. Ho sentito spesso collegare l’emergenza migranti con l’aumento delle epidemie, ho sentito la storia dei ceppi che quasi erano stati debellati e poi ecco questi che arrivano con i barconi che prima ci rubano il lavoro e poi ci fanno ammalare, che poi, anche fosse vero, si chiamerebbe legge del contrappasso. In fin dei conti basti ricordare cosa abbiamo fatto noi europei ogni volta che abbiamo colonizzato un popolo. Il populismo di destra, poi, cavalca qualsiasi argomento che possa togliere attenzione al vero nodo politico: controllano le nostre vite e non come qualcuno che fa il nostro bene ma come chi ci vuole pesantemente sfruttare. E per favore basta credere al fatto che i vaccini, come tante altre cose, siano gratuiti. I soldi che usano per decidere che il monopolio vaccinale sia di una multinazionale sono quelli che chiamate soldi pubblici. Qui il punto non è se sia o no giusto il livello di protezione del gregge o se i vaccini cattivi avvelenino, ma il fatto che si urli sempre all’emergenza per imporre decisioni che con la tutela della gente hanno ben poco a che vedere. Sapete, suppongo, che era quasi impossibile trovare un centro vaccini che facesse una vaccinazione solo con i 4 obbligatori? È davvero sempre vero che la medicalizzazione non dà fastidio a nessuno? Forse esiste altro tra l’antibiotico ad ogni starnuto e le palline di zucchero. Non sembra di moda, ma sappiate che se non usciamo da questa dicotomia avalliamo quello che altro non è se non un gioco mediatico Proviamo a non arrivare sempre troppo tardi nelle analisi politiche. Proviamo a non giocare al ribasso facendo o le buone cittadine o le madri coraggio. Per una volta potremmo almeno giocare di nuovo a fare le rivoluzionarie.

Noemi Fuscà

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In memoria di Louise Michel

Una canzone per Louise Michel

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La Commune n’est pas morte

 W LA COMMUNE!!!!!

 

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I poligoni diventano monumenti…

Il poligono militare di Capo Frasca apre al pubblico in occasione della manifestazione “Monumenti Aperti” che domenica 28 maggio interesserà vari comuni fra cui quello di Arbus entro il quale ricade il poligono.

office_du_tourisme_de_paris_tour_eiffel_2 Questa triste novità non ci stupisce, segna però un ulteriore passo avanti verso lo sdoganamento delle forze militari. Così dopo aver sentito che i militari grazie ai poligoni hanno preservato zone vergini della Sardegna, che le guerre in realtà sono operazioni umanitarie, che fare l’assassino in divisa è un lavoro come tanti altri, ci tocca anche sentire che un pezzo di terra, martoriato da decenni, completamente inquinato è un monumento…e quasi quasi vien da dire bene così che aprono i poligoni, almeno la gente vede lo scempio che ci fanno dentro, anche se sarà molto difficile che i militari mostrino le zone più compromesse, infatti pare che sarà visitabile solo la Torre Nuova.

In merito a questo fatto possono essere interessanti le seguenti dichiarazioni: “Questa è la dimostrazione pratica di come attività militari e interessi civili possano coesistere insieme. Questo importante evento – dichiara il delegato del Cocer interforze Antonsergio Belfiori – voluto dal comune di Arbus e sostenuto dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica si aggiunge ad altri tasselli importanti come la sospensione delle maggiori interdizioni dall’1 giugno all’1 ottobre in quanto non ci saranno attività esercitative, e la recente vertenza sugli indennizzi dei pescatori con procedure già operative. Tutto ciò si aggiunge all’attuale confronto tra la Difesa e la Regione”.

“Domenica visiterò personalmente il sito aperto al pubblico – ha precisato Belfiori – per sottolineare che militari e civili possono e devono coesistere insieme trovando, laddove necessario, nuove forme di comunicazione e più celeri procedure che permettano un modo più snello e veloce per accedere a questi siti naturalistici di pregio rimasti intatti proprio grazie alla presenza militare e sottratti alla cementificazione selvaggia che ha negativamente caratterizzato il nostro paese”.

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NO G7 TAORMINA!

No G7 Taormina, Un altro mondo è necessario

No G7 Taormina, Un altro mondo è necessario

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Solidarietà a Marinella Correggia!

Tutta la nostra solidarietà a Marinella  Correggia colpita da denunce e sottoposta all’ allontanamento per un anno dalla città di Roma per aver manifestato ieri , con altri compagni anch’essi denunciati, al passaggio del presidente degli Stati Uniti in via Nazionale.

“All’incrocio tra via Nazionale e la via che porta al Quirinale, abbiamo portato, nascosto, un lenzuolo (più difficile strapparlo) con su scritto testualmente (ma ora è sequestrato come da verbale): Trump/ NATO/G7, Wars on peoples, war against the planet, fathers of terrorism” ( e sotto i dollari e le parole Saud, Qatar, Turkey…). C’erano alcuni fotografi. Quando abbiamo visto arrivare il corteo siamo avanzati di alcuni metri (le transenne non c’erano) cercando di esibire il lenzuolo almeno per qualche secondo. Immediatamente immobilizzati e lenzuolo sommerso. e la foto di Trump e del re Saud stracciata.”

Marinella Correggia

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-trump_nato_assassini_il_video_della_protesta_no_war_oggi_a_roma/82_20260/

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