Consuntivo dell’Anno Politico Agosto 2016/Luglio 2017

Consuntivo dell’anno politico della Coordinamenta femminista e lesbica- Agosto 2016 / Luglio 2017

 

-11 agosto 2016–Comunicato

Lo Stato: carnefice, giudice. tutore e samaritano

È uscito da pochi giorni un appello che chiama tutte le donne ad una manifestazione nazionale “per l’eliminazione della violenza sulle donne”, che dovrebbe tenersi a Roma il prossimo 26 novembre; un appello incentrato, al di là degli slogan e delle belle parole, sulla richiesta allo Stato di diritti e di “presa di coscienza” delle Istituzioni.

Si dimentica e si omette completamente che cosa sia lo Stato cioè il momento organizzativo del potere e, quindi, del sistema socio-economico-politico, in questo momento, capitalista neoliberista.[…] 

L’appello chiede “ la rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza”

E, così, lo Stato diventa carnefice, giudice, tutore e samaritano delle donne tutte attraverso le donne che si sono prestate e che si prestano ancora[…].

-12 agosto 2016- Campagna per il NO al Referendum

Votiamo NO per dire NO alla società dell’antisessismo sessista! 

-27 agosto 2016#ionondimentico/con le MadriPerRomaCittàAperta

-26 agosto-Campagna per il NO al Referendum

Votiamo No per dire NO alla società dell’antifascismo fascista

27 agosto 2016-Contributo/ IL NEOLIBERISMO è UN’IDEOLOGIA

“… Tutto comincia dal constatare che il capitale, mentre è riuscito a farci rinunciare al principio dell’ideologia, gramscianamente intesa come” concezione del mondo”, e, con questa, alla costruzione teorica di un progetto alternativo a questa società, ha riservato a sé il monopolio dell’ideologia in questa stagione neoliberista e, sempre e solo a sé, ha riservato la lotta di classe , l’odio di classe e l’uso della violenza…”

-1 settembre 2016-Supportiamo lo sciopero del 9 settembre nelle prigioni USA contro la schiavitù! 

“Forza, alzatevi e unitevi a noi.
Contro la schiavitù carceraria.
Per la liberazione di tutt*” Continua a leggere

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The High Castle

di Alessandra Daniele

https://www.carmillaonline.com/

Ce lo siamo chiesti tutti: se ci fossimo trovati nell’Italia fascista, nella Germania nazista, e avessimo scoperto che il nostro paese si stava rendendo responsabile d’uno sterminio di massa, che cosa avremmo fatto?
La domanda non è più ipotetica.
L’Italia è direttamente responsabile dei campi di concentramento libici nei quali finiscono massacrati i migranti a cui viene impedito di raggiungere le nostre coste.
Campi di concentramento non è una definizione generica, è documentata: fame, sete, torture, stupri, le condizioni di prigionia sono concepite apposta per falciare i più deboli, e trasformare i superstiti in schiavi. Il governo italiano paga le milizie libiche per questo compito, che definisce “fermare gli sbarchi”.
Questa è la Soluzione Finale che il nostro governo ha scelto per la cosiddetta emergenza immigrazione, cioè qualche migliaio di disperati che approdavano in un paese di 60 milioni di abitanti, e che l’establishment ha efficacemente adoperato come capro espiatorio verso cui deflettere la rabbia popolare, esattamente come fecero i nazifascisti cogli ebrei.
Il discrimine è essenzialmente razziale. Non tutti i prigionieri in Libia sono musulmani, anzi molti, come per esempio gli eritrei, sono cristiani. Qualcuno dovrebbe avvertire Papa Francesco che l’Italia partecipa attivamente alla persecuzione dei cristiani.
Col governo Gentiloni.

La domanda non è più accademica.
Qual è la nostra risposta?
Che cosa stiamo facendo?
Come risponderemo ai sopravvissuti che ce lo chiederanno?
Cosa abbiamo fatto mentre il nostro governo s’offriva come volenteroso carnefice della Fortezza Europa?
Non possiamo sperare di cavarcela con la balla del “Non sapevamo”, non nell’era del web, degli smartphone, e dei canali All News.
Forse speriamo che nessuno ce lo chieda mai.
Che non ci siano sopravvissuti.
Che le guerre, le carestie, le pandemie, gli sconvolgimenti climatici che abbiamo causato nel Terzo Mondo ci diano una mano a svuotarlo.
Che stavolta i nazifascisti vincano la guerra, e riscrivano la Storia.
Ma il deserto continuerà ad avanzare.
La guerra continuerà ad allargarsi.
La Fortezza Europa solleverà definitivamente il ponte levatoio, e ci lascerà fuori.
E allora toccherà a noi.

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Morena Son-Candela

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Concetta e la luce

Concetta e la luce

“L’energia elettrica non è un bene indispensabile alla vita e chi si allaccia abusivamente alla rete non può essere scusato per avere agito in caso di necessità”. Così recita la sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna di Concetta, una donna pugliese, per furto di energia elettrica. La donna aveva dichiarato  di averlo fatto  per stato di necessità essendo senza lavoro,sfrattata e con una figlia incinta a carico.”L’energia procura agi e opportunità”…”Non averla non mette a rischio l’esistenza”…afferma la Corte. 

La povertà è un delitto come nella società vittoriana. Il neoliberismo ha rovesciato sulle classi subalterne la colpa della loro povertà, cerca di cancellare dal comune sentire la differenza tra sfruttatore e sfruttato/a, oppressore ed oppresso/a, spoliticizzando il sociale, dipingendo la lotta politica con tratti delinquenziali sbandierando la legalità come un feticcio.

E se si accendesse un altro tipo di lampadina?  

 

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Per Fabrizio e per noi

8 settembre 1974/8 settembre 2017

“…..Parlare di memoria è anche parlare di eredità e non è mai facile. E’ un lavoro che non ha fine o meglio che, forse, dovremmo essere in grado di accettare e assumere come interminabile, almeno dal punto di vista di una tensione ideale. Non ci sono modi per pensare un patrimonio che ci viene lasciato come altro rispetto a noi. Volgere lo sguardo al passato e ascoltare è pratica nient’affatto banale, e molte volte dolorosa, perché comporta una sorta di rinuncia: smettere di pensare idealmente la propria individualità, e aprire invece la possibilità di pensarsi storicamente, la qual cosa comporta un confronto con il mondo e con l’altro. Io come giovane donna come figlia come erede non esisto in e per me stessa, come individuo isolato, determinato da un carattere e da una personalità innate, ma esisto nella relazione con gli altri e nella misura in cui appartengo ad un società, ad una famiglia, ad una storia. Ciò che desideriamo per il futuro è inconsistente se non è letto alla luce dell’esperienza, di ciò che ci ha costituito e formato per come siamo ora, qui, a parlare. Non si comprende la natura e la forma delle propri ambizioni senza confrontarsi con il passato, con la cultura da cui si proviene, consapevoli dell’interiorizzazione che si è fatta dei valori con i quali si è cresciute. La storia cioè, sia quella con la lettera maiuscola, sia quella di ognuna di noi, non può essere ascoltata e compresa se non mettendosi in gioco come parte attiva, come soggetto, singolare e plurale, nella sua storicità e attualità: io sono parte del sistema che osservo e lo modifico anche solo per esserne l’osservatrice. La memoria, dunque, quando riesce ad essere vissuta come costruzione di sé, e non esercitata come attività neutra, si fa strumento di presenza a noi stesse e quindi alle altre e agli altri…….” (ATTI dell’Incontro Nazionale Separato “Memoria collettiva, Memoria femminista” 2012-Margherita Croce, pag.35)

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Le regole del gioco

Le regole del gioco

animaliena.wordpress.com

La malattia cambia la percezione del tempo.

Le giornate rallentano, la fatica si posa apparentemente lieve sulle spalle al mattino, per trasformarsi nel giro di poche ore in un macigno insostenibile, da trascinare minuto dopo minuto. Arrivare alla sera si fa fatica epica, ma – se si è abbastanza fortunat* – il buio porta in dono il tanto sospirato oblio di sé e della propria condizione.

La malattia è attesa.

Di guarire, certamente. Ma anche solo di migliorare, se possibile. E, prima ancora, di visite, prelievi, esami, altre visite. Attesa di risposte che tardano ad arrivare, mentre i sintomi non hanno alcuna fretta di svanire. E lei, la malattia, gioca a nascondino coi tuoi nervi… cu-cù, dove sei? Cosa sei? E perché hai deciso di rendermi la vita così difficile?

La malattia è un posto in prima fila per lo spettacolo della vita.

Della quale però ti ritrovi spettatore, non più protagonista. Vedi il mondo da una prospettiva sospesa, le persone – vicine e sconosciute – impegnate in un affaccendarsi quotidiano che riconosci, ma che non ti appartiene più. Non ti appartiene nemmeno quando sei in quella ingrata condizione per la quale stai male ma non abbastanza per esimerti dal cercare di funzionare, di performare.

Magari riesci a lavorare. O ti sforzi di portare avanti quelle che erano le tue occupazioni quotidiane, pulisci casa, passeggi con i cani, poti una rosa. Ma una volta eri lì con i tuoi cani, sentivi la vita pulsare in te e in loro all’unisono, e potare la rosa o riordinare il tuo spazio intimo era un compito rasserenante. Ora tutto è cambiato,  sei in una bolla e vedi il mondo vivere, ma tu non sei lì. Le attività consuete sono diventate un fardello, al quale ti dedichi con la malcelata speranza che in fondo questo ti possa far sentire un poco più “normale”. Strana parola questa, aborrita anche, ma quando la malattia ti si fa compagna, diventa una delle parole più care. Vuoi tornare normale, qualsiasi significato avesse questa parola per te.

A volte, in questo tempo sospeso e insopportabile, vuoi che tutto precipiti. Desideri che alla fine lei mostri la sua faccia, quella che ti fa tanto paura – ma che almeno ti darebbe la possibilità di lottare ad armi pari, o di lasciarti andare una volta per tutte. E invece no, lei ama prendersi gioco di te, suonare i tuoi nervi come corde di violino.

Da maggio non mi conosco più. Non mi riconosco più. Quello che ero, è da qualche parte, distante. Non so quanto di me sia rimasto, non so come raggiungermi. Mi manco da morire. E mi rendo conto che questo mio scrivere, che vorrei politico, in realtà è un rantolo personale. Di rabbia, di paura, di angoscia.

Io spero che tu mi mostri la tua faccia, stronza. Perché mi stai avvelenando a poco a poco, e quello che resta di me è esausto. Perché ho ancora tanto da fare in questo mondo. Perché sei egoista, mi vuoi tutta per te e non mi lasci nemmeno un briciolo di me, per amare, per lottare, per sperare.

Voglio combattere ad armi pari, e tu non lo stai facendo. Mi stai rosicchiando pezzettino per pezzettino. Lo sai tu e lo so io, lo sappiamo tutt* dalla più tenera età: così non vale.

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Renoize 2017

Con Stefania e con le Madri per Roma Città Aperta!

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Ciao a tutt*!!!!!

Ciao a tutt*!!!!!

Riapriamo l’anno politico della Coordinamenta con un appello per un* nostr* compagn*, Denys, che ha scritto e scrive su questo blog, che ha fatto le trasmissioni con noi, che ha partecipato della nostra vita e noi della sua. 

Eccolo qua  https://www.gofundme.com/aiutiamoden

Contribuite se volete e se potete e magari mandate in giro!

grazie a tutt*, le coordinamente

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A Foras Camp 2017!

Verso A Foras Camp 2017. Iniziative, banchetti, info

Ecco il calendario di tutte le iniziative di autofinanziamento in vista dell’A FORAS CAMP 2017, che si terrà dal 5 al 10 settembre nella Marina di Tertenia!

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Senza amore, con rabbia.

Senza amore, con rabbia.

https://animaliena.wordpress.com/

Una delle meraviglie meno tenute da conto dalla maggior parte delle persone è quella di avere un corpo integro. Me ne accorgo quando esco di casa, lo vedo nella noncuranza con la quale chiunque, intorno a me, ne dispone – in modi che mi sono da molto tempo preclusi, e che trovo a volte insensatamente rischiosi.

Dall’inizio di maggio il mio corpo ha smesso di nuovo di funzionare, disabilitando una parte essenziale del nostro stare al mondo, quella del nutrirsi, e procurandomi dolori intensi mai provati prima. Ovviamente, come sempre succede quando si parla di me, non si è trattato di un episodio acuto e facilmente diagnosticabile, qualcosa da affrontare tramite un’operazione o una terapia pesante ma relativamente breve e soprattutto collaudata… ancora oggi, dopo tre mesi, non ho una risposta certa a quello che sto vivendo.

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Billie Holiday-All of me

https://youtu.be/4P0hG3sD0-E

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“Somos malas, podemos ser peores”

Somos malas, podemos ser peores (siamo cattive, possiamo essere peggio)

“La brava gente non ci piace, la brava gente produce le più grandi aberrazioni. Le madri vogliono fare del bene: per questo picchiano i figli quando li educano. I padri vogliono fare del bene, per questo controllano la sessualità delle figlie fino all’abuso. Il maestro di scuola vuol fare del bene: per questo ti lega la mano sinistra dietro la schiena.

Ci neghiamo a quel femminismo tenero che tratta le donne come infanti di sei anni a cui si insegna l’alfabeto[…]”

La famiglia è una nocività patriarcale – Incursioni anarcofemministe

https://anarcoqueer.wordpress.com/zines-scaricabili/

 Analisi anarcotransfemminista della famiglia moderna come dispositivo di controllo dell’individux e nucleo base della società eteronormata. Contro la riproduzione, per la distruzione di rapporti gerarchici, la decostruzione dell’amore romantico, dei ruoli di genere, per la liberazione del desiderio, la riappropriazione delle potenze sottratte dalla socializzazione infantile in questa società.

Tratto da “Foucault para encapuchadas”
pubblicato in Argentina nel 2014.

Versione per la lettura:  famiglia-nocivita-patriarcale-per-lettura

Versioni per la stampa (doppia copia su A5 da tagliare):
famiglia-nocivita-patriarcale-doppio-a6-per-stampa
famiglia-nocivita-patriarcale-doppio-a6-pagine-singole

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Venezuela

La Costituente venezuelana, il Movimento Sem Terra, Via Campesina e il nuovo modello post-petrolifero

di Marinella Correggia (*)

Fra gli obiettivi che sono stati dati all’Assemblea costituente votata il 30 luglio figurano il cammino verso «un nuovo modello di economia post-petrolifera, mista, produttiva, diversificata, che soddisfi le necessità di approvvigionamento della popolazione», «il consolidamento delle nuove forme della democrazia partecipativa, con la costituzionalizzazione dei consigli comunali e delle comunas» (unità organizzative di base che spesso sono anche unità produttive), e poi «la preservazione della vita sul pianeta, proteggendo la biodiversità e sviluppando una cultura ecologica».

Nei primi anni Duemila, proponendosi di investire nel settore agroalimentare i proventi petroliferi del Venezuela così da progredire verso l’indipendenza economica, l’allora presidente Hugo Chavez aveva creato a Barinas – suo Stato natale – l’Istituto di formazione in agroecologia Paulo Freire. Chiamò come consulente per lo sviluppo rurale il Movimento Sem terra (Mst) del Brasile, nel quadro della cooperazione Sud-Sud e di quello che ben presto sarà lo scambio paritario fra i paesi dell’alleanza Alba: Cuba Venezuela Bolivia Nicaragua Ecuador.

Questa solidarietà internazionalista costruttiva, concreta non retorica, non si è mai interrotta. Dal 2005, la brigata internazionalista Apolônio de Carvalho (il Mst ha brigate di lavoro in tanti contesti di crisi, Palestina, Haiti, paesi africani) fa un lavoro di formazione e produzione insieme a contadini e organizzazioni popolari venezuelane. Nel 2013, la brigata fu incaricata dal ministero dell’agricoltura di sviluppare un progetto nell’Unità di produzione sociale agricola (Upsa) Caquetíos, nello Stato di Lara, 220 ettari. Quattro anni dopo, oggi, si legge sul sito del Mst: «Abbiamo coinvolto collettivi, consigli delle comunas, movimenti rurali nella formazione tecnica e politica, nell’ottica di sviluppare anche una cultura dell’agricoltura».

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Campeggia matriarcale 2017

Campeggia matriarcale 2017

PROGRAMMA :

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Nadia

Nadia

https://dumbles.noblogs.org/

«È un bravissimo ragazzo, tranquillissimo, laureato, non ha mai dato un problema – ha raccontato la zia Antonietta – È una cosa inspiegabile. Si era trasferito a Spilimbergo per lavoro. Avevo conosciuto anche la ragazza, ce l’aveva presentata, erano felici. Una coppia normale».

Sono le parole della zia Antonietta a cercare disperatamente la garanzia della normalità e la certificazione dell’incapacità di azioni violente.

Invece no; la laurea non è una garanzia, l’essere bravissimi nemmeno e nemmeno l’appartenenza ad una famiglia tanto credente. Nulla di tutto questo garantisce dal commettere femminicidio.

Francesco ha ucciso Nadia strangolandola e girando per dieci ore con il suo corpo sull’auto prima di approdare ad una stazione di polizia.

Questa inquadra il fatto nella sua griglia di lettura questurina che chiama “raptus di gelosia”.

La gelosia, sentimento umanissimo, quando finisce in “raptus” è perchè non c’è capacità di elaborazione, di comprensione, riconoscimento dell’altro/a che può anche non rientrare nel nostro orizzonte e nei nostri progetti perchè deve essere libero/a di coltivare i suoi e perciò non è proprietà di nessun*.

Sono cose che non insegna l’università, né la chiesa, né una società patriarcale e misogina che produce persone normali e bravissime… fino a che…

Ciao Nadia.

La giustizia che dovrebbe essere resa a te e a tutte le donne uccise è il riconoscimento dell’autodeterminazione di tutte.

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