Art.155

Art.155

Elisabetta Teghil

Se non arriverà la riposta di Puigdemont entro giovedì alla domanda se abbia proclamato o no l’indipendenza catalana, Rajoy ha dichiarato che applicherà l’art.155 della Costituzione: ripresa del potere da parte del governo centrale.

Si commetterebbe un errore se si cedesse al formalismo e si guardasse alla Costituzione come a un insieme di regole avulse da qualunque presa di posizione sostanziale.

Non c’è Costituzione che non nasconda fra le sue pieghe un’idea molto definita della società che organizza. L’attuale Costituzione spagnola ha una sua idea precisa, di fatto la stessa di quella che l’ha preceduta, quella franchista. In politica spesso i morti viventi aleggiano grazie all’inerzia tipica delle Istituzioni consolidate, ma nel regime spagnolo la Costituzione è l’ossificazione di interessi materiali e la loro continuazione sostanziale. Anche la più elementare riflessione ci fa constatare che il regime spagnolo sta imputridendo insieme ad un’epoca morente che viene tenuta artificialmente in vita come fu fatto a suo tempo con il dittatore Franco.

E’ una perdita di analisi e di lucidità rimanere sospesi, come il regime spagnolo fa, nell’illusione di poter perpetuare il metodo franchista di repressione delle nazionalità della Penisola Iberica. Vogliono continuare ad opprimere la Catalogna, le Asturie, i Paesi Baschi in un revival fatto di nostalgie autoritarie e di pulsioni repressive con una continuità fuori tempo e fuori posto dei valori franchisti.

L’aspirazione all’indipendenza della Catalogna non è altro che l ‘esplosione di contraddizioni radicate nel paese passate attraverso snodi quali la negazione della storia stessa della Penisola Iberica e l’imposizione della monarchia obbligatoria per tutti perché voluta nel suo testamento dal dittatore Franco.

La Catalogna vuole proclamarsi repubblica e questo aspetto viene passato sotto silenzio come se non fosse importante. E’ invece elemento fondante della rottura con il regime passato e presente.

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Apprendisti stregoni

Apprendisti stregoni

Supera i duecento morti il bilancio dell’attentato ieri a Mogadiscio dove sono esplosi due camion bomba davanti al Safari Hotel. La deflagrazione ha fatto crollare l’edificio intrappolando decine di persone.

“Sapevo che il mio Dio era più grande del loro: sapevo che il mio era un Dio vero e il loro un idolo.” Dichiarazione nel 2004 a proposito delle operazioni militari USA in Somalia del generale  William G.”Jerry” Boykin, veterano delle forze Delta <Unità di intervento dell’esercito americano>, sottosegretario alla Difesa nel 2003 e preposto all’Intelligence negli Stati Uniti.

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Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza/Locandina Ciclo

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Femminismo: il paradigma della Violenza/Non-Violenza

Femminismo: il paradigma della Violenza/Non-Violenza 

E’ importante e utile dare una definizione stretta di violenza perché è in atto una semplificazione, voluta e fuorviante, dei termini violenza e non-violenza che sono stati trasformati in meta-concetti, privi di specificazione e collocazione.

Si intende per violenza l’atto o l’insieme di atti con cui un soggetto privato, sociale, istituzionale interviene nella possibilità di un altro soggetto, anche questo privato, sociale, politico, impedendogli un comportamento spontaneamente realizzabile e/o imponendogli un ruolo ed una collocazione.

Dalla definizione di violenza nasce la correlazione tra la stessa e la forza che permette alla prima di realizzarsi.

In questa società la legittimità dei mezzi garantisce la giustezza dei fini. La legalità è legittimità riconosciuta, la violenza legale è, pertanto, l’unica violenza legittima.

Infatti, la violenza viene praticata in e nei confronti di un’area sociale che non coincide con quella dei detentori del potere. E lo sforzo è tutto teso affinché questo uso della forza e i relativi comportamenti violenti siano accettati e interiorizzati nel costume dei più.

Le elaborazioni teoriche e le campagne mediatiche sul non uso della violenza hanno come obiettivo, esclusivamente, i destinatari della violenza stessa. E chi le fa è consapevole dei rapporti di forza e di chi esercita la violenza in regime di monopolio.

E’ questo il ruolo, nella divisione capitalista del lavoro, delle missionarie e dei missionari della non-violenza. Continua a leggere

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Ciclo “Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza”

Prende il via un ciclo di iniziative, incontri e riflessioni imperniate su

“Femminismo: paradigma della Violenza/Non-Violenza”

perché riteniamo necessario recuperare concetti come indignazione, ribellione, disubbidienza civile, rabbia, autodifesa, rifiuto della norma, rifiuto della legalità, differenza tra oppressor* ed oppress*, sfruttator* e sfruttat*… tutti ricompresi nell’indistinto magma del concetto di violenza che la società neoliberista, fase attuale del capitalismo e del patriarcato, demonizza, togliendo a questo paradigma ogni valenza sociale e collocando la così detta violenza politica in una imprecisata sfera delinquenziale.

Il ciclo si articolerà in cinque sezioni e all’interno di ognuna ci saranno delle iniziative sul tema:

Sezione storia e memoria-Gruppi femministi che negli anni ’70 hanno agito violenza politica e gruppi di donne che hanno scelto azioni armate;

Sezione ruoli-Aggressor* ed aggredit*

Sezione controllo-La norma e la legalità

Sezione egemonia culturale-Indifferenza, indignazione, rabbia

Sezione autorganizzazione- Autonomia femminista, autodifesa, separatismo, rifiuto della delega, militanza.

La prima iniziativa sarà il 10 novembre per la Sezione storia e memoria “Le Militanti del Black Panther Party” con Silvia Baraldini al Nido di Vespe , via dei Ciceri 131-Roma

La sfida per il movimento femminista è di realizzare un progetto antagonista che si misuri con la globalità dell’oppressione di genere e con la critica del vivere quotidiano perché il patriarcato è un rapporto sociale assunto oggi nel metabolismo sociale neoliberista. Il neoliberismo ha chiuso in maniera unilaterale ogni spazio di contrattazione per precisa scelta ideologica e ha lasciato aperto solo lo spazio del collaborazionismo. La socialdemocrazia è stata ed è la principale naturalizzatrice di questi principi. Quindi non si tratta tanto di sconfiggere dei soggetti quanto l’ambiente costruito dai dispositivi semantici, discorsivi, di controllo che rendono possibile il perpetuarsi del patriarcato e del capitalismo

E’ necessario costruire, trovare, inventare nuove forme di lotta. Finché saremo subalterne alla logica della legalità, della norma, del politicamente corretto, del realistico non si riuscirà ad intravvedere la fine della società patriarcale. Ogniqualvolta, invece, saremo in grado di deporre questi assunti quella fine sarà più prossima.

Le coordinamente

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Il sogno di una cosa

Il sogno di una cosa

https://nobordersard.wordpress.com/

Alle compagne e ai compagni del Movimento Rivoluzionario Sardo: Colonialismo e Liberazione Nazionale, appunti per una critica costruttiva.  

– Il principio della nazionalità, deve uccidere uno dopo l’altro, ovunque, i sistemi centralizzatori della burocrazia, i corpi privilegiati, gli eserciti permanenti, gli stati. (Bakunin)

– Nulla è più prezioso dell’indipendenza e della libertà.  (Ho Chi Minh)

– La rivoluzione sociale non è possibile senza la conquista dell’indipendenza.  (Simon Mossa)

Con questo scritto vorremmo confrontarci su alcune tematiche secondo noi imprescindibili, che ultimamente risultano carenti nelle analisi e nell’agire rivoluzionario in Sardegna, infatti pur constatando che alcune realtà abbiano svolto un buon lavoro soprattutto per quanto riguarda l’informazione sulla tematica antimilitarista, contribuendo a rilanciare la lotta, l’azione diretta e la partecipazione attiva contro l’occupazione militare; notiamo un passo indietro per quanto riguarda le istanze anticolonialiste, di indipendenza nazionale e di autodeterminazione della Sardegna. Tematiche che spesso vengono relegate come delle chimere o delle mere espressioni intellettuali, o accantonate in nome di un generico internazionalismo, dimenticando la nostra storia e di quanto queste siano, e lo siano sempre state, vive, attive e significative. Da sempre i Sardi hanno resistito agli invasori e ai colonizzatori di turno: romani, castigliani, piemontesi o italiani; solo per citare alcuni esempi della storia contemporanea novecentesca, ricordiamo come i fermenti politici che seguirono la carneficina del primo conflitto mondiale, in cui morirono circa 14000 proletari Sardi, diedero vita al P.S.d’Az. e a una forte “corrente” nazionalitaria, bloccata dall’avvento del fascismo. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, venne fondato il Partito Comunista di Sardegna d’ispirazione sovietista e gramsciana, sbaragliato da Togliatti e da altri dirigenti del P.C.I. tra cui Velio Spano. In seguito il pensiero indipendentista si amplia con le analisi/tesi di Antonio Simon Mossa, e dagli anni ’70  buona parte dei rivoluzionari sardi si collocano sul piano anticolonialista, per l’indipendenza e l’autodeterminazione. Dal “Circolo città-campagna” a “Su populu sardu”, “Sardegna libertaria”, “Iskra”, “Sardennia contra s’istadu”, “Antagonismu”, il “Comitato del proletariato prigioniero sardo deportato”, l”‘U.A.S.”, “Nihil”, “Confedertzione de sos comunistas sardos”,  “Fraria”, compresi  “MAS” e “Sos Istentales” e tante altre sigle e situazioni hanno posto la discriminante anticolonialista nel loro agire, finanche un partitino della nuova sinistra come “Democrazia Proletaria Sarda” incluse nel suo statuto la finalità dell’autodeterminazione. Certo ben altra cosa dal pessimo esempio che hanno dato e stanno dando i vari partitini indipendentisti e sovranisti, che succubi dei loro leaders, spesso in lite fra loro per una leadership da due soldi, che impastoiati alle istituzioni e incrostati di derive opportuniste sono più che altro interessati ad inseguire le tornate elettorali; un indipendentismo, il loro, interclassista e istituzionalizzato, lontano da qualsiasi carica conflittuale e spesso pronto a dissociarsi alla prima occasione dalle azioni dirette di strada o clandestine. Ma le derive legalitarie e talvolta controrivoluzionarie di questi non devono impedirci di affrontare la questione nazionale da un punto di vista rivoluzionario, anzi dovrebbe spronarci a recuperare una credibilità agli occhi del popolo sardo  – usiamo il termine popolo nella prospettiva della sua esistenza storica negata dalla dominazione coloniale – portando un po’ d’aria nuova e vivacità in quel sentimento “sardista” e ribelle diffuso nel corpo sociale dell’isola. Continua a leggere

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Manifestazione 14 ottobre contro la Joint Stars

Rilanciare la chiamata!

Manifestazione 14 ottobre contro la Joint Stars

A Forascontra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna- rilancia la chiamata per la manifestazione di sabato 14 ottobre 2017 al porto di Cagliari contro la Joint Stars, la più grande esercitazione dell’anno, promossa dal Ministero della Difesa in collaborazione con gli eserciti della Nato.

L’appuntamento del 14 ottobre è stato anticipato da una serie di azioni volte a sensibilizzare ed informare i cittadini sulla crescente militarizzazione del territorio e sulla “normalizzazione” del sistema militare-civile. Martedì 10 ottobre A Foras ha manifestato presso il Palazzo Civico di Cagliari anche con una lettera aperta al Sindaco della città, ancora senza risposta; mercoledì 11 gli attivisti erano ai cancelli della Fratelli Rubino Trasporti per contestare gli accordi commerciali delle aziende private con l’industria bellica; il 12 ottobre compagni e compagne del Culletivu S’IdeaLìbera hanno contestato all’Università di Sassari il corso di laurea in cooperazione e sicurezza internazionale che ospitava come docente un militare della Brigata Sassari. Continua a leggere

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L’interrogatorio di Maya

L’interrogatorio di Maya

Maya, la compagna che all’inizio dell’estate aveva denunciato le violenze e gli insulti subiti da parte della Polizia di Torino, ieri pomeriggio è stata interrogata dal Pubblico Ministero sia come parte lesa, perchè Maya ha sporto denuncia, sia come indagata, non si sa bene di cosa.

Il pubblico ministero è una donna, Emanuela Pedrotta, nota per l’ “attenzione” degli ultimi anni al movimento No Tav e ai militanti torinesi.

La lotta femminista, oggi come non mai, deve fare chiarezza sul ruolo delle donne che si sono messe al servizio del potere, che usano e hanno usato l’emancipazionismo per la promozione personale e hanno fatto propri i valori neoliberisti. Nessuna lotta femminista può essere interclassista. Nessuna lotta femminista che voglia avere un minimo di credibilità può prescindere dalla denuncia del ruolo delle patriarche. 

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Sabato 21 ottobre/Tortura.Una pratica indicibile.

 
Presentazione del libro 

“Tortura. Una pratica indicibile”

edizioni Sensibili alle Foglie.
Sarà presente l’autrice Maria Rita Prette
 
Concerto in acustica della band anarchica HC old school
Labile istante di vuoto
di Cesena
 
SABATO 21 OTTOBRE 2017
dalle ore 17.00
al bar Alla Girada – Via Baldissera, 7 – Udine
 
 
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Cena palestinese al Nido di Vespe!

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Santa Barbara Bendita

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CPR di Ponte Galeria

Roma – Proteste e sciopero della fame nel CPR di Ponte Galeria

La pessima qualità del cibo nei cpr e in generale nelle strutture “d’accoglienza” non è notizia nuova.                  

Da sempre le recluse ci raccontano di cibo marcio, freddo, di bassissima qualità e varietà e non rispettoso delle abitudini alimentari e necessità delle recluse. Tuttavia da ieri la situazione sembra essere peggiorata. Per cena, infatti, sono stati serviti dei broccoli, probabilmente marci, a causa di cui circa una ventina di ragazze sono state male. Poche ore fa ci è arrivata la notizia che nella cena sono stati trovati degli scarafaggi. L’esplosione di rabbia è stata generale. 30 delle 91 donne attualmente recluse nel cpr di Ponte Galeria hanno destinato agli operatori di Gepsa delle dichiarazioni firmate in cui affermano che non avrebbero ritirato la cena per scioperare contro la pessima qualità del cibo distribuito all’interno della struttura.

Solidali e complici con chi si ribella e lotta all’interno di ogni galera.

nemiche e nemici delle frontiere

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La follia scorre da sempre nelle nostre vene.

La follia scorre da sempre nelle nostre vene!

Critica femminista alla psichiatria come dispositivo di controllo

anarcoqueer.wordpress.com

(Individualità femministe per la chiusura degli OPG melma@grrlz.net Testo scritto in occasione del corteo antipsichiatrico del 28 marzo 2015 a Reggio Emilia)

  “Sei   pazza!”   ci dicono  quando non corrispondiamo a quello che ci si aspetta da noi, nel momento in   cui   rompiamo   gli   schemi. Quando   diciamo   NO, quando cerchiamo altre strade rispetto a quelle già tracciate   per   noi, quando   siamo   noi   stesse… veniamo   definite   pazze, folli, malate   mentali,   lunatiche, isteriche. 

Se   denunciamo   un   tentato   stupro, ci   rispondono   spesso   che   ci   siamo suggestionate, se urliamo in faccia davanti ad un aggressione verbale ci liquidano come povere pazze, se cantiamo felici per strada, ci guardano con un misto di imbarazzo e pietà. Se non veniamo viste come brave ragazze, madri responsabili, mogli fedeli, compagne   compiacenti   e   soprattutto   quando   osiamo  arrabbiarci,  essere aggressive e violente, siamo considerate matte, “socialmente pericolose”. 

La società ci vede come esseri pacifici, indifese,  incapaci di agire violenza e conflitto,  da   proteggere  controllandoci   perché   la   violenza   deve   rimanere monopolio di chi comanda, dello Stato, degli uomini, della scienza. È quindi considerato inaudito, folle, incomprensibile che le donne si riapproprino della violenza. Di una donna che reagisce con le mani all’ennesimo insulto, si dice che è un’esagerata, di una madre che uccide il figlio, che è vittima di un raptus, di una donna che sceglie la lotta armata, che non l’ha fatto di sua volontà   ma   plagiata   dal   compagno.   Il   potere   ritiene   assurde   e incomprensibili queste azioni, arrivando al punto di cercarne le ragioni nella deformazione del nostro cervello. Per fare un esempio lo stato tedesco dopo aver ucciso Ulrike Meinhof della Frazione Armata Rossa ha conservato il suo cervello per studiarlo, cercando prove della sua anormalità, in perfetta linea con il  passato  eugenetico  nazista di cui gli  psichiatri furono grandi promotori.  

Accusarci di follia è uno stratagemma usato dalle istituzioni patriarcali, quali la famiglia, lo stato, la scienza, la chiesa, la scuola per limitare la nostra libertà.

Con questo non vogliamo  negare  che  esistano la sofferenza, il disagio o la disperazione, ma non li consideriamo una malattia. Accusarci di essere folli o  malate  mentali è   un  modo   per   incolparci   della   nostra sofferenza, perché sarebbe il nostro cervello ad avere dei problemi, e non invece la società ad opprimerci e a generare sofferenza.  Continua a leggere

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benito.it

benito.it

di Alessandra Daniele

https://www.carmillaonline.com/categorie/schegge_taglienti/

Bentornato, utente PD. Il tuo cazzaro.it ha fallito miseramente. Per mantenere il potere hai quindi bisogno anche tu dell’upgrade a benito.it.
Segui la nostra procedura guidata per configurarlo.

1 – Inserisci il nome del tuo benito.it.
Marco Minniti

2 – Inserisci la password.
Aiutiamoli a casa loro
Password debole.
Spezziamogli un braccio
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3 – Scegli tre caratteristiche vincenti.
Arroganza. Doppiezza. Opportunismo.
Hai scelto la stessa combinazione del tuo Cazzaro. Complimenti per la coerenza, attenzione però, se il tuo cazzaro.it e il tuo benito.it dovessero entrare in conflitto potrebbero causare un crash, quindi il primo dovrà essere disinstallato.

4 – Scegli un personaggio storico recente di riferimento.
Francesco Cossiga Continua a leggere

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Era chiaro che saremmo arrivate/i qui!

Era chiaro che saremmo arrivate/i qui!

Nella

“Il consiglio comunale di Soragna, nel Parmense, ha approvato, nei giorni scorsi, una mozione per la messa al bando dell’ideologia comunista.

Il testo richiama la legge Fiano, provvedimento approvato dalla Camera per contrastare la propaganda di immagini e contenuti legati all’ideologia fascista, applicandola però al comunismo”

Immagino non ci sconvolga troppo l’equiparazione fra fascismo e comunismo, è una vita che sentiamo questa storia. E’ cominciato tutto con la creazione degli “opposti estremismi”, con la condanna della violenza politica sia dell’”estrema sinistra” che dell’”estrema destra” creata ad arte e fomentata proprio dal PCI quello di Berlinguer, di Pecchioli con il compagno di merende Cossiga, quello che ora è il PD di Minniti e Gentiloni (sì anche lui ha un mezzo finto passato da compagno).

Certo la storia del comune di Soragna nel parmense ora farà anche ridere ma invece è l’ultimo atto di un pericoloso percorso. L’equiparazione dei “totalitarismi” non è una chiacchiera da bar per tifosi ma è una manovra ben pensata. Il capitalismo è riuscito ad instillare distanza, sospetto e perfino odio per l’ideologia comunista attraverso la condanna dei “cattivi regimi” di cui l’ultimo in ordine di tempo è oggi la Corea del Nord. Si tratta di un lavorìo ben costruito dalla classe al potere per confondere le acque e sottrarsi ad ogni giudizio politico facendo appello all’emotività immediata. Per cui viene fuori che il fascismo tutto sommato ha fatto degli errori di cui i più grandi sono stati la guerra e le leggi razziali, ma fondamentalmente ha dei valori condivisibili, mentre il comunismo è una forza del male portata avanti comunque da intellettuali borghesi per farci credere che siamo tutti uguali mentre loro mangiano caviale.

Chiaramente viene volutamente ignorato e cancellato il percorso storico, di cui l’ideologia comunista è stata ed è portatrice, di lotte e di speranza per un mondo migliore in cui non ci sia sopraffazione e sfruttamento, mentre il fascismo informato ideologicamente a suprematismo, razzismo, classismo, gerarchizzazione, militarismo, maschilismo, colonialismo e via andare, non è altro che il braccio armato che la così detta “democrazia borghese” usa quando lo ritiene opportuno come cane da guardia di uno Stato che massacra  chi prova ad alzare la voce contro lo sfruttamento e l’oppressione. E’ il suo percorso storico e la sua funzione attuale.

Certo i libri di storia non ci raccontano il ruolo a cui è stato chiamato il fascismo italiano negli anni venti, non ci raccontano delle case del popolo bruciate, delle donne seviziate e del servizio reso ai latifondisti o agli industriali in ascesa. Poi dei golpe fascisti negli altri paesi si parla se sono lontani e sono la scusa per le nostre democrazie per presentarsi come modello di equilibrio democratico e sociale e poi ci dicono che usare questo termine è ormai superato, non è il caso di usarlo neppure per Casapound figuriamoci quindi per il fascismo del PD e di Minniti.

Addirittura dato che ora la Germania ha in parlamento un partito neonazista, in quel paese si prendono di mira i quotidiani comunisti (comunisti? Quali che li vorrei conoscere!) perché una delle loro leader è lesbica (e vai con il pink washing! Mi viene in mente un film abbastanza recente in cui si parla di tre generazioni di donne e c’è una battuta in una scena in cui la nipote vuole diventare un uomo e la nonna lesbica le dice di fare solo la lesbica: “Nonna meno male che ti sei battuta per i diritti dei gay pensavo fossi tollerante! – risposta “Essere lesbica non significa essere tollerante…”) Ma tutto questo non interessa a nessuno, interessa di più il cattivo paese che mangia bambini nel sud est asiatico (e qui mi viene da ridere perché è un gioco che si ripete e si ripete ancora!)).

Il femminismo è tutto ciò che percorre strade di liberazione e di uscita da questa società, è comunista, è anarchico, è libertario…ma non può essere in nessun modo e non sarà mai di destra…fascista o neoliberista perché altrimenti sarebbe, come d’altronde è in questo momento storico, un emancipazionismo e pure finto e che funziona pure male, un donnismo che inneggia alla parità senza voler intaccare minimamente il pesante sfruttamento e la struttura patriarcale che invece sostiene e veicola opprimendo tutte le altre donne e demonizzando quelle che si ribellano al sistema. 

Il problema non è certo che quattro vecchi si tengano o meno la loro sede comunista, il problema è combattere con tutte le forze la teoria mistificatoria degli opposti estremismi anche se a volte penso sia tardi. Mi chiedo come mai ci sia tanta gente che si dichiara di sinistra e che non si scandalizza davanti ad una bugia così grossolana e davanti all’evidenza di uno Stato che trasuda violenza da tutti i pori sistematicamente e quotidianamente e invece viene ancora considerato un interlocutore mentre è la causa di tutto ciò che c’è di male in questo paese. Però mi raccomando continuate a girare come criceti intorno ai   contentini che questo Stato vi ha elargito con “magnanimità” vedi le leggi tipo la 194 chiedendo che vengano attuate, migliorate, sistemate….dimenticando che sono sì frutto delle lotte ma sono state concesse per togliere l’acqua ai pesci, perché i pesci non guardavano il dito, non chiedevano permessi,  ma volevano la luna e la luna si prende e non si contratta! E così è successo che siamo diventate tutte “persone civili” magari vestite di fucsia e ci siamo infilate mani e piedi legati nella tana dell’orco, del capitalismo neoliberista, che, questo sì, mangia i bambini e purtroppo non è una favola.

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