La Parentesi di Elisabetta del 3/4/2019

“Prima che sia troppo tardi”

E’ in preparazione un articolo del disegno di legge Concretezza che prevede la sostituzione del badge per i dipendenti pubblici con sistemi di controllo biometrico, vale a dire impronte digitali, controllo dell’iride e via discorrendo. Tutto contrabbandato dal “nobile” intento di contrastare l’assenteismo nella pubblica amministrazione e invece per coinvolgere la popolazione contro un settore lavorativo e far perdere la visione del progetto globale. Ma la proposta di questo governo è solo l’ultimo atto di un lungo percorso, quello della naturalizzazione del neoliberismo attuato scientemente dalla socialdemocrazia riformista da tanti anni a questa parte. Spero nessuno e nessuna si sia dimenticato dei sindaci/sceriffi, della detenzione amministrativa di Livia Turco e Giorgio Napolitano, dei decreti Minniti, della miriade di telecamere installate in tutti gli angoli del paese, dei varchi elettronici, dei tornelli negli uffici, ma anche del libro bianco di Marco Biagi, dell’organizzazione neoliberista dell’istruzione di Luigi Berlinguer, ma anche di Urban Operation 2020 della Nato sugli scenari per il controllo del dissenso e delle rivolte negli ambiti metropolitani ma anche dell’esercito nelle strade e nelle metropolitane e della militarizzazione dei territori  e si potrebbe continuare senza fine. E spero che nessuno e nessuna sia così ingenuo o buontempone o in malafede da dichiarare che tutto ciò ha un qualsivoglia intento di tutela della cittadinanza.

Ci stanno raccontando della fine delle classi sociali, ma le barriere tra queste sono fatte sempre della stessa materia…soldi, istruzione, famiglia, situazione professionale…e, invece di ridursi, tendono ad aumentare. L’ elemento nuovo è l’iper borghesia o borghesia imperialista, comunque la si voglia chiamare, che si è organizzata come nuova aristocrazia e ha ridotto la restante borghesia a funzioni di servizio gettando il resto della popolazione nella precarietà, nella disoccupazione e dando ai lavoratori/trici soltanto la speranza di essere arruolati/e come nuovi servi/e. Tutto è accompagnato dal refrain della fine delle ideologie facendo un’opera di stravolgimento nella misura in cui la borghesia transnazionale, mentre esclude tutte le parole che finiscono in ismo, si presenta e si realizza come unica ideologia. Continua a leggere

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Con calma

“Con calma” 

Ero calmo il primo giorno e lo fui
anche il secondo e il terzo
fui calmo
con una scarpa sullo stomaco
con la testa riversa nel cesso
con un odiatissimo soprannome
con le palpebre-dighe
in cedimento sul cuscino

Ero calmo quando mi dissero lascia stare
ma nessuno lasciava stare me
ero calmo quando erano tutte ragazzate
e meditavo d’uscite di scena dal teatrino,
ragazzate incluse

Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.

Un giorno fui più calmo del solito
ma un soprusò causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.

Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.

Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.

Denys

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Con le compagne e i compagni di Torino!!!

Con le compagne e i compagni che hanno manifestato ieri a Torino!

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Una risata vi seppellirà

Sarà una risata che vi seppellirà

https://www.facebook.com/barbara.balzerani

“Fatevi gli affari vostri!” fantastica pochezza dei convenuti a Verona, nella ubriacatura di una trionfante conservazione quale che sia, che sanno non essere solo loro merito, ma sopratutto di un avversario che poco avversa. C’è di tutto. Disprezzo, arroganza, orrore nei simboli, e la vulgata di una famiglia che non c’è più, neanche a casa loro. Un dilagare che occupa lo spazio lasciato non presidiato da chi ha perseguito da decenni idee d’ordine e compatibilità, infettando con le ragioni liberiste una resistenza sociale indebolita. Con l’ipocrisia di un po’ di antifascismo, un po’ di antirazzismo, un po’ di femminismo, tutti rigorosamente presentabili. Mai come ora dovremmo diffidare di “unità confuse e corrotte” per ricacciare nell’irrilevanza i crociati di ogni libertà che non sia la loro.

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Gilets Jaunes Acte XX

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2 aprile atto primo: prima udienza del processo Robin Hood

Siamo tutt* Robin Hood!!!!

+++ Per questo invitiamo tutti, il 2 aprile alle 9:00, AL  PRESIDIO DI FRONTE AL TRIBUNALE: perché un’operazione come questa non riguarda solo il Giambellino

A essere chiamata in causa è ogni comunità e forma di vita resistente!

Che il 13 dicembre all’alba quasi 200 carabinieri, corredati di elicottero, hanno militarizzato un quartiere popolare per arrestare dei componenti del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio è ormai storia nota. 

Come nota è stata la serrata sequenza repressiva che ha colpito nord e sud Italia in poco più di un mese, attaccando i volti diversi di una stessa realtà: quella che si oppone ad ogni forma di abuso e di imposizione di diseguaglianza.

Passata la sventolata stampa degna dell’arresto del capo dei narcos, sciorinando con inesattezze e titoloni i dettagli della vita di nove persone tra ragazze, ragazzi, una mamma e un signore di 50 anni, rimangono sul capo dei “RobinHood” le acrobatiche accuse di associazione a delinquere ma senza fini di lucro (!) e resistenze aggravate, per cui sono previste pene tutt’altro che leggere.

Il 2 Aprile si terrà la prima udienza del #processo annunciato a tempo record qualche settimana dopo gli arresti.

Il Giambellino è un quartiere profondamente segnato da una realtà complessa, non estranea alle difficoltà della vita più dura, che scivolano spesso in una scala di guerre intestine verso il basso. Non è estraneo nemmeno al fiorire di legami che nascono dai più genuini sentimenti di solidarietà. 

Abbiamo guardato in faccia le contraddizioni che nutrono questo angolo dimenticato della metropoli, e abbiamo comunque deciso di affrontarle e comprenderle, perché fanno parte del mondo che abitiamo e che vogliamo cambiare.

Abbiamo toccato con mano la condizione di isolamento a cui si viene intenzionalmente abbandonati quando le vite che abitano un luogo sono considerate di valore inferiore, perché incapaci di contribuire alla circolazione della ricchezza, e l’unica attenzione che si rivolge loro è quella necessaria a spingerle sempre più al di fuori, man mano che si allargano i confini della città per bene.

Il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, attraverso il suo ambulatorio, la sua mensa, il suo doposcuola, la scuola di italiano, i suoi luoghi di scambio di progetti comuni, ha cercato di costruire strutture solidali insieme agli abitanti del quartiere, tra le fratture provocate dalla non-cura dello stesso Stato che oggi ci attacca.

Ciò che si vuole attaccare, sotto la coltre dello scandalo criminale, sono le forme di auto-organizzazione dal basso, la possibilità di smarcarsi da un imperativo istituzionale attraverso la solidarietà. Si può agire nei quartieri, nelle città, nelle metropoli solamente nelle modalità già stabilite, qualsiasi forma di alternativa viene repressa brutalmente.

+++ Per questo invitiamo tutti, il 2 aprile alle 9:00, AL  PRESIDIO DI FRONTE AL TRIBUNALE: perché un’operazione come questa non riguarda solo il Giambellino. 

A essere chiamata in causa è ogni comunità e forma di vita resistente.

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Oggi

Oggi, / il mio corpo tornato normale, / siedo e imparo / il mio corpo di donna / come il tuo /bersagliato per strada, / rubatomi a dodici anni / come il petrolio venezuelano / con la stessa spiegazione. / Sei ignorante / ti insegno io / poi ridatomi indietro goccia a goccia… / Guardo una donna osare / oso guardare una donna / osiamo alzare la voce / rompere le bottiglie / imparare…  (Jean Tepperman)

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Opuscologame/ Presto che è tardi

Autoproduzione Laurentino/ L38squat

PRESTO CHE E’ TARDI/Contributo sulla violenza di genere all’interno degli spazi occupati

Dopo numerosi confronti, ognun* è partit* da sé e dal proprio vissuto per scrivere una storia che ha coinvolto qualcun* o tutt* gli/le occupanti dello Squat, successivamente abbiamo contaminato le storie con gli spunti che saltavano fuori dalla lettura di gruppo.

 Scarica l’opuscolo in formato PDF

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Gilets Jaunes Acte XIX

Acte XIX

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24 marzo 1999/noi non dimentichiamo.

“24 Marzo”

 Il 24 marzo 1999 è una data da non dimenticare. E’ la data in cui  l ‘Alleanza Atlantica, guidata dagli Stati Uniti, Bill Clinton presidente e Madeleine Albright Segretario di Stato, senza alcun mandato delle Nazioni Unite, avviava la campagna militare “Allied Force”, che, avrebbe determinato in breve tempo il completo collasso della Repubblica Federale della Jugoslavia. La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado. Questo è stato possibile perché in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell’SPD, in Francia  primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra  primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D’Alema, con il PdCI che faceva parte dell’esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE ,Javier Solana.

Il neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto utilizzare e ha potuto contare sulla socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale.

Il secondo governo D’Alema fu costituito proprio per poter aderire e partecipare all’aggressione alla Jugoslavia. Furono imbarcati anche noti fascisti e il PdCI era nell’esecutivo con il suo segretario ministro della giustizia. Non passando attraverso l’autorizzazione del Parlamento e violando gravemente l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia partecipò ad una campagna di aggressione militare condotta unicamente dal cielo, costellata di bombardamenti che non risparmiarono le strutture civili come case, ospedali, scuole, fabbriche. Fu bombardata la sede della televisione jugoslava e la sede dell’ambasciata cinese a Belgrado. Ogni crimine venne perpetrato. Furono usate anche bombe all’uranio impoverito.

Il governo rimase indifferente a milioni di italiani/e che scendevano in piazza contro la guerra. Le scritte sui muri che denunciavano la responsabilità del governo D’Alema e l’aggressione venivano sollecitamente cancellate dai sindaci del PD che mobilitavano le squadre per il decoro urbano.

Ancora oggi non sappiamo quanti operai siano morti sotto le macerie dei bombardamenti delle fabbriche. Quanti i civili uccisi. Ma sappiamo con certezza che ancora adesso nei territori dell’ormai ex Jugoslavia si muore per effetto delle conseguenze dell’uranio impoverito, che anche militari italiani sono morti per questo e che le acque del mare Adriatico sono inquinate pesantemente, come del resto le acque del Mediterraneo, perché gli aerei che hanno partecipato all’aggressione alla Jugoslavia come del resto anche a quella libica, avevano l’ordine di sganciare in mare nel viaggio di ritorno gli ordigni inutilizzati, con buona pace dei Verdi sponsor di tutte le aggressioni Nato.

Vi furono molti esposti a molte Procure, tutti respinti o fatti decadere, mentre centinaia di militanti e pacifisti/e furono denunciati, processati e condannati.

Ricordare il 24 marzo serve per poter ricominciare perché i 600 raid aerei giornalieri fatti contro la Jugoslavia non solo hanno raso al suolo quel territorio ma hanno anche distrutto la credibilità del termine “sinistra” di cui la socialdemocrazia ha fatto strame.

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A Roma è invasione NOTAV!

A Roma è invasione NOTAV!

La giornata di oggi si conclude con un successo che va oltre ogni aspettativa.

100.000 persone hanno riempito una Roma soleggiata di entusiasmo e parole d’ordine chiare: fermare subito le grandi opere inutili e imposte, mettere al centro dell’agenda del paese una giustizia ambientale capace di indicare responsabilità e soluzioni immediatamente percorribili per salvare il pianeta.

“Serve un cambiamento radicale e non un governo del cambiamento”, questo il filo conduttore di una grande manifestazione che ha visto la partecipazione di comitati e collettivi da ogni parte d’Italia rivendicare un futuro diverso da conquistare insieme, ora, senza più aspettare oltre.

Abbiamo visto le nostre bandiere ovunque, portate da tanti notav del nostro Paese e abbiamo capito quanto la nostra lotta sia sempre più un patrimonio collettivo da far crescere per puntare una volta per tutte alla vittoria. Il TAV è inutile e ecologicamente non sostenibile, come la maggioranza delle grandi opere pensate a tavolino dai soliti gruppi di potere che hanno fame di arricchirsi dai finanziamenti pubblici, inquinando e sfruttando ogni risorsa naturale possibile.

Anche dalla Valle siamo partiti in tantissimi e i giovani notav hanno arricchito il viaggio con la dimostrazione di come un movimento per durare si debba dotare di un ottimo vivaio, e noi ce l’abbiamo.

Il cuore ci si riempie di gioia e di rinnovato entusiasmo, siamo convinti che la battaglia è ancora lunga ma oggi abbiamo visto che c’è una parte di questo paese sempre più grande che non si fa più imbambolare dalle solite bugie sul Progresso e lo Sviluppo. Siamo ancora in tempo ma il tempo è ora. Come al solito proveranno a ignorare questa giornata storica ma la verità è che il modello si sviluppo del cemento e delle grandi opere è arrivato al termine. Questo è solo un assaggio, hanno provato a seppellirci ma oggi si sono accorti che siamo semi. Ci vediamo presto in valle, avanti notav!

http://www.notav.info/post/a-roma-e-invasione-notav/

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Sabato 23 marzo 2019 a Roma

ore 14.00, piazza della Repubblica

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Il corpo: innatismo e materialismo

Il corpo: innatismo e materialismo

Elisabetta Teghil

“E’ maschio o femmina? lo deciderà lo Stato!”
( dal film Louise Michel- Francia 2009)

Che la lettura di classe, da sola, non sia sufficiente a leggere la società e, in particolare, la specificità delle questioni di genere, la cui caratteristica precipua è la trasversalità, non solo è condivisibile, ma è patrimonio del movimento femminista.
Ma è importante partire da questo dato perché, intorno al tema, c’è molta confusione e sottovalutandolo, non solo ci neghiamo una chiave di lettura, ma, anche e soprattutto è imprescindibile nell’odierna agenda politica delle nostre lotte.

L’uso dell’emancipazione come fine e non come mezzo, nella visione femminista socialdemocratica, ha annullato l’orizzonte della libertà, la strumentalizzazione delle diversità è stata uno dei veicoli attraverso i quali  sono state promosse le guerre umanitarie, la tutela delle differenze sessuali, con una lettura asimmetrica, viene “scoperta” solo in paesi non allineati all’occidente, per cui si è arrivati al paradosso tragico, che se circola in rete il blog di una lesbica di un certo paese che denuncia persecuzione, siamo sicure che quel paese è nell’elenco dei paesi da invadere.
La generalizzazione del principio della cooptazione di persone provenienti da ceti, etnie, ambienti oppressi che, in cambio della loro personale promozione sociale, contribuiscono all’oppressione dei gruppi di provenienza e degli oppressi/e tutti/e, ha avuto la sua manifestazione più eclatante nella nomina di un presidente nero negli Stati Uniti, tra l’altro già decisa a tavolino nel 2002, mentre i neri/e d’America che sono il 12% degli americani tutti, in carcere rappresentano il 50% dei detenuti/e.
In questo quadro il pinkwashing è l’emblema delle democrazie sessuali occidentali.

Ma l’assunto delle democrazie sessuali e delle guerre “umanitarie”, partendo dal presupposto di una nostra presunta civiltà, veicola il razzismo in maniera prepotente, per cui ci sono i corpi che vengono percepiti come” non bianchi”, comprendendo in questo non solo i corpi “non bianchi” in senso stretto ma , in una lettura allargata, i corpi che manifestamente sono percepiti come inferiori e schiavizzabili dai vincitori e, per un naturale trascinamento, anche i corpi che nelle nostre democrazie occidentali  vengono, comunque, percepiti come più deboli e/o diversi.

Da qui il passaggio dalla detenzione per condizione dei corpi migranti alla detenzione per condizione dei corpi “altri” in senso lato è breve e da qui la diffusione della violenza come regolatrice dei rapporti tra oppressi.
Il razzismo, sotto mentite e negate spoglie, attraversa e intride le nostre società occidentali in profondità.

Da qui la necessità di rigettare, con forza, ogni forma di definizione e catalogazione dei corpi, delle menti e dei comportamenti attraverso gli esperti perché chiedere  l’annullamento di questa o quella patologia comportamentale, che, magari, ci è più vicina, non fa altro che accettare e rafforzare il principio della catalogazione degli esseri umani.
La definizione dell’essere umano e del suo stesso corpo passa,  prima ancora, attraverso l’impostazione delle menti, volta a tradurre tutto in merce, anche i sentimenti, i costumi, la cultura. Continua a leggere

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Bus Per Roma: dacci una mano!

Sabato 23 partiremo in tanti per andare a Roma alla marcia per il Clima e contro le grandi opere inutili.Abbiamo già organizzato alcuni bus ma vorremmo dare la possibilità a tutti e tutte di partecipare alla manifestazione, senza che il prezzo del viaggio sia un ostacolo insormontabile per gli studenti e per chi non lavora.

Abbiamo fatto già diverse iniziative per raccogliere fondi e il movimento non ha fatto mancare il suo appoggio dalla nostra cassa di resistenza.

In Valle sopratutto i notav che non posso partecipare hanno comprato un biglietto simbolico.

Visto l’entusiasmo crescente, abbiamo prenotato altri bus, ma abbiamo bisogno di una mano per far fronte alle spese, non lasciando nessuno indietro, neanche questa volta!

Per questo chiediamo di fare lo stesso e prendere un biglietto simbolico tramite una donazione con il pulsante qui sotto.

http://www.notav.info/post/bus-per-roma-dacci-una-mano/

Grazie! Avanti notav!

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L’autodeterminazione di una Valle/ verso il 23 marzo

“L’autodeterminazione di una Valle e la nostra autodeterminazione”

(gilets jaunes XVIII)

Un contributo di una compagna NoTav  ai tempi del decreto femminicidio assolutamente da risentire

clicca qui

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