Qui siamo come in una tomba/ mail bombing!

Riceviamo e pubblichiamo

“QUI SIAMO COME IN UNA TOMBA”

Campagna di mail bombing contro la direzione del carcere de L’Aquila

Recentemente alcune compagne anarchiche sono state trasferite dal carcere di Rebibbia al carcere de L’Aquila. Anche se ancora in attesa di giudizio, sono accusate di aver compiuto atti contro strutture che perpetuano la violenza di stato (guerra, deportazione di emigranti, ecc.) e per questo vengono considerate dei simboli: devon venir schiacciate perché passi il messaggio che chi si ribella alla barbarie quotidiana della guerra, del lavoro, della devastazione ambientale verrà isolata/o e fatto a pezzi da quella stessa barbarie.

Per questo sono isolate le une dalle altre per la maggior parte del tempo e la loro possibilità di comunicare con l’esterno è stata ridotta all’osso attraverso un quasi totale blocco della posta, istituito arbitrariamente dalla direzione del carcere e il posizionamento nell’area che corrisponde al vecchio 41-bis, dunque in una sezione costruita in modo da creare una vera e propria deprivazione sensoriale attorno alle prigioniere. Insomma sono isolate dal resto del mondo, dal calore e dalle parole di compagni, amici, solidali. “Qui siamo come in una tomba”, non a caso, è una fra le dichiarazioni rilasciate da una delle compagne durante l’udienza del 12 aprile a Bolzano (la prima per uno dei procedimenti legati alla manifestazione al Brennero del 7 maggio 2016), in videoconferenza.

QUESTA È TORTURA.

Un gesto minimo che tutte e tutti possiamo fare per rispondere a questa tortura intimidatoria è mandare una (o due, tre, quattro…) mail di protesta al giorno ai responsabili di questa situazione fino a che le condizioni di detenzione di queste compagne rientrino almeno nella “normalità”.

Poche righe o un’intera schermata, intasiamogli la posta per chiedere lo sblocco immediato della corrispondenza e la fine dell’isolamento.

A PARTIRE DA LUNEDì 22 APRILE, OGNI GIORNO DALLE h.09:00 ALLE h.13:00 SCRIVERE A: cc.laquila@giustizia.it

È consigliato l’uso di un sistema di invio mail anonimizzato, come anonymousemail.me o, meglio ancora, di inviare le mail da un server protetto/anonimizzante (es. tramite account Autistici).

L’oggetto della mail dovrebbe variare perché non le eliminino automaticamente, mentre il testo può essere semplicemente ‘Basta blocco della posta, basta isolamento, basta tortura’.

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Con Silvia, Agnese, Anna!

Con Silvia, Agnese, Anna!

https://www.autistici.org/macerie/?p=33534#more-33534

Da ormai più di una settimana Silvia, Agnese e Anna, sono state trasferite dalla sezione AS2 (Alta Sicurezza) del carcere di Rebibbia a quella dell’Aquila. Un carcere, quello del capoluogo abruzzese, in cui la quasi totalità della popolazione carceraria è sottoposta al 41 bis. Un regime di carcere duro che prevede l’isolamento 23 ore al giorno, la riduzione delle ore d’aria, l’impossibilità di cucinare in cella, dove l’ingresso della luce è limitato dalla presenza di pannelli opachi di plexiglass, dove c’è una sola ora di colloquio con i familiari che per di più avviene attraverso vetri divisori senza la possibilità di alcun contatto. Non si ha inoltre la possibilità di tenere più di quattro libri in cella, la corrispondenza è sempre sottoposta a censura, è impossibile partecipare ai processi se non attraverso la videoconferenza. Nelle carceri dove è presente il 41 bis, l’ombra di questo regime si estende ben al di là di queste sezioni andando a modificare le condizioni di detenzione del resto dei prigionieri.

Silvia, Agnese e Anna si trovano quindi in celle singole, con i blindi chiusi, nello spazio che era la vecchia sezione 41bis femminile. La loro giornata è scandita da una sveglia alle 7 con l’apertura dello spioncino, alle 8 le guardie passano a battere le sbarre delle finestre per testarne la resistenza, hanno due ore d’aria al mattino e due al pomeriggio. Ogni spostamento da fuori a dentro la cella è cadenzato da un controllo con il metal detector, vengono scansionate in media 12 volte al dì, inoltre ogni giorno subiscono una perquisizione generale personale. Hanno una sola ora di socialità in una stanzetta angusta. Le loro celle sono attrezzate con televisione e bagno, ma non hanno un armadio per riporre vestiti, cibo, libri e oggetti. Hanno in dotazione un armadietto fuori dalla cella in cui possono riporre al massimo 7 capi di ogni tipo di vestiario, quando rimuovono o posano qualcosa viene controllato e ricontato ciò che rimane. In cella possono tenere solo tre libri. Le loro radio sono state piombate, nella televisioni presenti nelle celle è stata oscurato l’orario dal monitor della tv. E’ praticamente impossibile avere cognizione di che ora sia. Le secondine che le sorvegliano sono del corpo dei Gom, donne abbruttite dell’organo speciale di picchiatori della penitenziaria. Le compagne in poco più di una settimana hanno preso nove richiami disciplinari. Una di loro ha appoggiato un piede sul muro della saletta della socialità, un’altra è uscita all’aria con una penna. 

Il carcere ha disposto sin da subito il blocco della posta per tutte e tre in entrata e in uscita. Ad oggi rimane in vigore solo per Silvia, dal giorno del loro trasferimento, sabato 6 aprile, si è vista recidere quel filo – già fino per colpa della censura – di comunicazioni fatto di lettere, telegrammi e pieghi libri con fuori. Legame che è fondamentale per infrangere l’isolamento a cui il carcere costringe, ancor più in una sezione di AS2 in cui ci sono quattro prigioniere. 

Qualche giorno fa Agnese, in videoconferenza dal carcere aquilano durante un’udienza del processo per la manifestazione al Brennero, ha descritto le condizioni a cui sono sottoposte definendo la sezione As2 come una tomba.

Anche lo strumento della videoconferenza si sta sempre più estendendo a diverse tipologie di prigionieri. Inizialmente riservata solo ai detenuti in 41 bis, per cui è automatica, è stata poi applicata a quelli accusati di terrorismo e quindi a tutti quelli considerati pericolosi, indipendentemente dai reati contestati durante i processi. Uno strumento particolarmente pesante, quello della videoconferenza, che oltre a rendere più difficoltosa la difesa legale e limitare la possibilità di fare dichiarazioni in aula, toglie a chi è detenuto la possibilità di incontrare, seppur in un’aula di tribunale, qualche faccia amica e rompere la routine carceraria.

Passando a faccende più strettamente giudiziarie, ci sembra importante sottolineare le ragioni per cui i compagni arrestati nell’ambito dell’operazione Scintilla rimangono ancora in carcere. Caduta l’associazione sovversiva, Beppe e Antonio restano in carcere per la pubblicazione dell’opuscolo “I cieli bruciano”. Trattandosi di un elenco di soggetti, responsabili a vario titolo dell’esistenza degli allora Cie, rivolto a un’area come quella anarchica che è lecito attendersi ne faccia cattivo uso, il solo fatto di pubblicarlo giustifica per il giudice del Riesame questo capo d’imputazione. A questo si aggiunge il diniego degli arresti domiciliari perché il curriculum dei due compagni rende molto probabile il rischio di una recidiva. Silvia resta invece in carcere perché il suo profilo antropometrico, rispetto andatura, statura e corporatura, risulta compatibile con quello della persona ripresa dalle telecamere mentre deposita una tanica di liquido infiammabile davanti a una sede delle Poste Italiane. Una disciplina, quella antropometrica, destinata a diventare una stampella sempre più importante nei prossimi tempi per il lavoro investigativo e su cui sarà certamente il caso di tornare, con riflessioni e approfondimenti più precisi. Concludiamo questo aggiornamento di novelle tribunalizie ricordando che ai tre compagni è stata confermata la censura sulla corrispondenza, le ragioni per il giudice sono da attribuire all’ampia e duratura solidarietà sviluppatasi a partire dai loro arresti e dalla sgombero dell’Asilo.

Intanto è urgente trovare il modo per spezzare l’isolamento, a cui soprattutto Silvia è sottoposta, un modo per scalfire la brutalità del carcere.

Per scrivere alle compagne detenute nel carcere dell’Aquila:

Silvia Ruggeri
Anna Beniamino
Agnese Trentin

Via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100
L’Aquila

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Gilets Jaunes/ Acte XXIII/ 20 aprile 2019

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sabato 4 maggio/Presidio a Ponte Galeria

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Patti Smith/Live in Dublin 2018

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Storie su come stare nelle storie

Intimità, ovvero di storie su come stare nelle storie

Esistono degli automatismi relazionali, li vediamo, li subiamo, talvolta noi stesse li attiviamo. Questa fanzine nasce dalla necessità di ragionarci su in maniera critica. In particolare si tratta di una riflessione sul legame complesso tra sesso e intimità. Nel quadro della decostruzione dell’apparato normativo nel quale siamo -purtroppo- cresciute, ci sono molti aspetti che riguardano il modo in cui dovremmo vivere le relazioni, il sesso, la coppia etc etc…
L’idea di questo scritto è di partecipare ai numerosi ragionamenti sul tema con una prospettiva soggettiva, sperando di contribuire allo smantellamento e ricostruzione
creativa di un modo di stare insieme più libero e non al servizio del capitale. In questo processo politico collettivo, attingiamo a piene mani da libri, testi, fanzine, discorsi in assemblea e chiacchiere tra “amiche”. Non essendo questo un testo accademico,
non abbiamo pretese di scientificità né di dotte citazioni.[…]
da anarcoqueer.wordpress.com

Scarica in versione lettura online: Intimità
Versione per la stampa: Intimità_imposed

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Con piacere insieme a Barbara a Milano

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Senza vergogna!

https://www.facebook.com/geraldina.colotti

Il traditore Lenin Moreno aggiunge un’altra pagina di servilismo al suo curriculum di leccapiedi dell’imperialismo, consegnando a Trump il giornalista Assange, che aveva trovato rifugio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

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Un brutto risveglio

Riceviamo da lavoratricilavoratrici e pubblichiamo questo fatto estremamente grave!

Un brutto risveglio

Si informano lavoratrici e lavoratori che questa  mattina alle 7:25 4 agenti della DIGOS si sono presentati a casa del nostro collega e delegato RSU Marco, con la pretestuosa e assurda motivazione di dover effettuare una perquisizione per la ricerca di armi ed esplosivi.

Questa motivazione è utilizzata dalle forze di polizia per poter effettuare perquisizioni senza bisogno di un mandato della magistratura né dell’intervento di un giudice.

Ovviamente la perquisizione ha dato esito negativo e si è risolta rapidamente.

Questo avvenimento segnala ulteriormente il forte clima autoritario che ormai da tempo grava sul nostro paese. Una volontà di reprimere le istanze e i soggetti proletari che ha subìto una forte accelerazione con le iniziative legislative e amministrative del  Ministro Minniti che hanno aperto un’autostrada alla fascistizzazione della vita sociale operata dall’attuale Ministro Salvini.

In genere queste iniziative vengono assunte al fine di intimorire e paralizzare l’attività quotidiana e di lotta delle persone che ne sono colpite.

Ma stavolta sono caduti male perché né Marco né nessuno di noi si lascerà intimidire da queste provocazioni.

Del resto le lotte per la difesa degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori di ACI Informatica (sul PRA come per la contrattazione integrativa), dei lavoratori della logistica o per una sanità pubblica gratuita ed universale sono la ragione stessa del nostro impegno quotidiano e dunque troveranno nella repressione unicamente un ulteriore stimolo ad ampliarle e rafforzarle.

Siamo contro lo sfruttamento e al fianco di lavoratrici e lavoratori, sfrattati e occupanti di casa, immigrati e in generale solidali con chiunque lotti contro il sistema capitalistico e patriarcale.

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La Sanità NON è uguale per tutti!

Da una parte il triste calvario quotidiano a cui ogni cittadino ammalato è costretto a sottoporsi nella speranza di ricevere cure.

Dall’altra le corsie preferenziali garantite a politici cui, magari senza nemmeno averne bisogno, vengono risparmiate le file al pronto soccorso e garantiti ricoveri in reparti di emergenza.

Ci domandiamo come possano risolvere i problemi, gravi, della Sanità, politici e amministratori che non vivono sulla propria pelle i disastri a cui noi normali cittadini siamo sottoposti quando ci ammaliamo.

Buona lettura.

Leggi la Testimonianza

Comunicato Stampa in formato PDF

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Prigioniere politiche

Riceviamo e diffondiamo 

SEZIONE FEMMINILE A.S.2: DA ROMA-REBIBBIA A L’AQUILA.

Stamattina chi si è trovato allo sportello dei colloqui di Rebibbia Femminile ha potuto vivere personalmente quegli istanti misti di sconcerto e rabbia raccontati più e più volte da chi, dopo aver fatto magari diverse centinaia di chilometri per poter incontrare in carcere il proprio figlio, la propria compagna, il proprio padre, ecc… si è sentito rispondere: “Il detenuto, la detenuta è assente per trasferimento”. “Trasferimento per dove”? Stamattina la guardia di Rebibbia ha risposto. “Per L’Aquila”.

Così si è appreso, prima per una, poi per l’altra, poi per l’altra, che tutte e tre le compagne anarchiche detenute nell’Alta Sicurezza 2 di Rebibbia risultavano assenti. E presumibilmente tutte e tre destinate al carcere de L’Aquila.

Ne abbiamo avuto conferma qualche ora dopo perché Silvia, nel carcere di arrivo, è riuscita a vedere la propria avvocata, potendole quindi confermare che: da stamattina lei, Anna e Agnese si trovano nella sezione A.S.2 di questo carcere istituita circa 2 anni fa e dove, non sappiamo da quanto tempo, è già detenuta una donna per reati relativi al cosìddetto “terrorismo Islamico; si trovano in cella singola; hanno tutte e tre la censura della posta.

Poiché giunte lì solo da poche ore, la compagna non ha potuto riferire su quali siano effettivamente le condizioni detentive che si troveranno a vivere in questa struttura, cioè le ore di socialità e aria concesse, così come l’accesso a biblioteca, palestra, ecc… semmai esistano lì.

Quello che possiamo affermare con sicurezza è che l’aria che si respira in un carcere in cui il 95% della popolazione carceraria sta scontando la pena o una detenzione preventiva in regime di 41bis , non può che essere molto pesante.

Abbiamo specificato altrove perché secondo noi 41bis è tortura.

Sarà impegno anche di tutti e tutte noi occuparci di far fronte all’isolamento cui, proprio per la natura che caratterizza questa struttura, guardie (G.O.M.) e D.A.P. proveranno ad applicare, di default, alle compagne.

Per scrivere loro:

Agnese Trentin/ Silvia Ruggeri/ Anna Beniamino

Via Amiternina 3 Località Costarelle di Preturo  67100 – L’Aquila

Roma, 6 aprile 2019

Rete Evasioni

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19 aprile a roma, assemblea al NED!

Roma 19/4 @ NED-PSM – Incontro in vista del corteo contro i CPR a Modena il 25 aprile

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Al Laurentino 38!

Sabato 13 aprile al Laurentino 38  alle ore 19.00

“Le radici coloniali e patriarcali del razzismo italiano” con Nicoletta Poidimani!

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A proposito di oggi a Torino!

Dietro il TAV, ilponte sullo stretto

Si avvicina la kermesse sitav e ricomincia il bombardamento mediatico sulle madamine. Sabato a Torino ci sarà una sfilata di partiti politici, industriali (coi soldi degli altri) e sindacati confederali in vista delle elezioni europee. Come avevamo sempre detto, la “società civile” non è stata altro se non una foglia di fico per nascondere malamente la solita oscena ammucchiata di chi vuole tornare alla carica con un modello di sviluppo, quello delle grandi opere inutili, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: devastazione ambientale e disoccupazione di massa.

Scorrendo le pagine de La Stampa, house organ dello sconclusionato fronte pro grande magiatoia, abbiamo però strabuzzato gli occhi. Per rimpolpare le file arancioni sembra che sabato ci saranno arrivi da tutta Italia e tra loro, direttamente dalla Calabria, una fantomatica Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno che, apprendiamo su La Stampa, “riunisce tra Sicilia e Calabria le persone favorevoli al ponte sullo stretto di Messina”. Niente di meno!

Di quali interessi fosse portatore il fronte sitav l’abbiamo denunciato da tempo. D’altronde sono gli stessi loschi figuri, Chiamparino in primis, che sono venuti a imporre qui in Val di Susa la seconda canna del Frejus. Treno, tir o automobile poco importa. È il trasversale partito del tondino e del cemento legato a doppio filo ai grandi costruttori e guidato dall’ideologia del SI TUTTO. E pensare che in piazza a Torino, accanto alla lobby per il ponte sullo stretto, sfileranno tanti “progressisti” che irridevano il progetto ai tempi di Berlusconi…

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6 aprile a Milano/ Incontro contro la prossima riapertura del CPR di via Corelli

Ci ricordiamo fin troppo bene del CIE di via Corelli a Milano, chiuso dalle lotte, a giugno lo vorrebbero riaprire!

Pane al pane: NEI CIE LA POLIZIA STUPRA!

Il glossier della lotta con Joy, assolutamente da rileggere:

https://noinonsiamocomplici.noblogs.org/files/2011/03/glossier_per_web_aggiornato.pdf

da Punto di Rottura

Milano: sta per riaprire un lager per immigrati

A giugno 2019, il CPR di via Corelli a Milano sarà riaperto.

I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono lager in cui vengono rinchiusi gli immigrati senza documenti per essere poi deportati nei loro Paesi d’origine. Si tratta di una segregazione su base razziale che utilizza pestaggi, psicofarmaci, stupri e violenze di ogni natura come strumenti di controllo dei reclusi. TUTTO CIÒ È INACCETTABILE.

Il CPR fa parte di un programma che parte da lontano: fu la “legge Turco-Napolitano” (1998) a istituire questo genere di reclusione amministrativa, riaggiornato l’altr’anno con la “legge Minniti-Orlando” e infine ripreso dal governo Lega-M5S con un ulteriore inasprimento nel segno dell’odio razziale e della guerra ai poveri.

L’applicazione della “legge Salvini” su sicurezza e immigrazione colpisce tutti coloro che non stanno alle regole di questo giogo truccato in cui vince sempre chi comanda. L’introduzione di norme sempre più complesse per ottenere i documenti d’immigrazione e il potenziamento del controllo e della repressione hanno lo stesso scopo: limitare la libertà di chiunque, italiano o straniero che sia, e ridurre, fino a eliminarla, ogni espressione di scontento, protesta, lotta.

Vogliamo:

– ricordare le battaglie del passato contro i lager per immigrati, che li hanno fatti chiudere

– discutere della situazione presente

– per iniziare a organizzarci contro il nostro nemico comune.

Troviamoci perciò sabato 6 aprile 2019
dalle ore 15,30, in piazzale Gabriele Rosa
per passare un pomeriggio insieme e confrontarci sui CPR e sulla “legge Salvini”.

Video sulle ribellioni degli immigrati reclusi, opuscoli e libri che vale la pena di leggere. Poi la merenda!

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