A proposito delle recenti elezioni in Spagna!

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30 aprile 1975/Liberazione di Saigon!

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Il TAV non c’entra con il 1° Maggio?

Il TAV non c’entra con il 1° Maggio?

http://www.notav.info/post/il-tav-non-centra-con-il-1-maggio/

La CGIL «Il primo maggio è la festa del lavoro e non va assolutamente strumentalizzata»

La CGIL «Siamo certi che la polizia e i carabinieri garantiranno a tutti di manifestare serenamente»

Il PD Torinese: «Si profila un corteo in cui l’attenzione sarà monopolizzata da un tema divisivo come la Tav, relegando sullo sfondo i temi più generali del lavoro e della politica».

Il PD «Il Primo maggio deve essere quello per cui è nato: una manifestazione nazionale, pubblica, aperta a tutti, indipendentemente da quello che si pensa sul Tav, per rappresentare la centralità del lavoro nella nostra democrazia, un principio della Costituzione spesso trascurato»

Queste sono le reazioni “a sinistra” all’annuncio della partecipazione del Movimento No Tav alla manifestazione del 1 maggio. Lesa maestà da un lato e paura isterica dall’altro.

Entrambi ci fanno sapere di come il primo maggio sia la festa del lavoro e che la manifestazione cittadina possa parlare un solo linguaggio: quello ingessato dalle organizzazioni sindacali.

Scopriamo ancora che, seppur da mesi, sindacati e partiti non perdono occasione per presentare la Torino Lione come la soluzione di tutti i mali economici del Piemonte e dell’Italia intera, al primo maggio non se ne possa parlare, non si possa mettere in discussione un tema “divisivo”. Ma come? A Torino non erano tutti per il TAV? Quindi tutti i mesi scorsi, le prese di posizione nette a favore di un’opera inutile, e le manifestazioni di sostegno bipartisan cos’erano? E perché non se ne può parlare il primo maggio e si delega a polizia e carabinieri il tema? Continua a leggere

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1 Maggio NoTav a Torino!

Non siamo più dispost* ad accettare l’odioso ricatto tra lavoro e salute!

1 Maggio No Tav a Torino!

Dopo la grande manifestazione dell’8 dicembre il movimento No Tav  invita tutti e tutte a partecipare alla manifestazione del 1 Maggio a Torino per portare, ancora una volta in piazza, una visione diversa e maggioritaria della città e dell’intero Paese.

Una visione del presente, e soprattutto del futuro, distante dalle parole d’ordine che abbiamo sentito in questi mesi da parte di Madamine, industriali e partiti che hanno inquinato il dibattito pubblico figurando una seconda linea tra Torino Lione come la panacea di tutti i mali.

Ricette vecchie per l’economia, insostenibili economicamente e ambientalmente, falsate e già conosciute, che sono diventate un ritornello stonato che oggi si trasforma in mera campagna elettorale da parte di volti noti che hanno già fatto abbastanza danni.

Il modello TAV è precisamente il modello di sviluppo che ci ha portato alla catastrofe attuale: disoccupazione di massa in particolare per i giovani, lavoro temporaneo e precario, enorme consumo di suolo, concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, tagli ai servizi e mancanza di manutenzione delle infrastrutture essenziali.

Continua a leggere

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1 maggio all’Orto Ins-Orto!

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Stop mail bombing

Riceviamo e facciamo girare

*STOP MAIL BOMBING:* è appena arrivata la notizia dagli ultimi colloqui a l’Aquila che le compagne preferiscono la sospensione dell’iniziativa di invio mail: la posta sta arrivando e loro stanno “bene” (compatibilmente con la situazione). Fate girare quindi di sospendere l’invio!

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5 pillole di riflessione

Da Hurriya.noblogs.org 5 pillole di riflessione estremamente interessanti

Modena – Pillola 1: Cosa vuol dire lottare contro i CPR oggi

 

Modena – Pillola 2: I RINNOVATI EQUILIBRI POLITICI. Come porsi di fronte al binarismo fra razzismo sovranista e liberaldemocratico

 

Modena – Pillola 3: ALCUNI RESPONSABILI. Uno sguardo agli interessi internazionali

 

Modena – Pillola 4: QUALE ANTIRAZZISMO. Per un superamento del razzismo umanitarista

 

Modena – Pillola 5: PERCHÈ MODENA. Specificità della situazione locale

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25 aprile 2019 a Modena!

BASTA LAGER DI STATO.

25 APRILE CONTRO IL RAZZISMO E CONTRO I FASCISTI

Se lo Stato avanza la libertà recede.
Lo Stato avanza chiudendo i porti, respingendo alla frontiera chi emigra e finanziando i lager libici, aumentando la ricattabilità degli sfruttati (stranieri o italiani che siano), inasprendo la repressione verso marginali e ribelli, rafforzando i poteri di polizia, allargando e diffondendo sul territorio galere e zone detentive d’eccezione. Lo Stato costruisce consenso intorno a un clima di rancore e paura, garantendo lauti profitti a chi finanzia e gestisce le strutture di controllo.
I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), campi detentivi per emigranti, sono l’espressione più brutale di questo avanzamento: migliaia di persone considerate irregolari saranno internate nei lager di Stato in attesa della deportazione nei presunti luoghi d’origine. L’Europa li ha chiesti, il PD li ha creati e la Lega li riempirà: non c’è governo che si salvi.
Il CPR così come le deportazioni rimangono gli strumenti centrali di deterrenza per le persone emigranti. Il CPR è l’ultimo anello di un sistema di controllo, sfruttamento e messa a valore degli individui che passa attraverso il costante ricatto dei documenti, le forme di disciplinamento del sistema d’accoglienza e le forme di lavoro gratuito, propagandato dietro false promesse.
A Modena l’ex CIE diverrà il CPR per l’Emilia-Romagna, una struttura già nota per la durezza dei trattamenti riservata agli internati, da questi ultimi definita “peggio della galera” e da essi stessi chiusa a suon di rivolte nel 2013.
È necessario contrastare questa ennesima espressione del razzismo di Stato e ricordare a chi governa che ancora una volta simili strutture troveranno opposizione. Se le nostre condizioni sono miserabili e le nostre libertà sempre più limitate è perché c’è chi, sotto di noi, subisce sfruttamento e privazione della libertà in modo ancora peggiore.

Ci opponiamo ai CPR perché:

SONO ESPRESSIONE DELLA SVOLTA AUTORITARIA

attuata dagli ultimi governi e tesa a colpire chi sta ai margini, chi non si adegua o chi si ribella, avvisaglie di un vero e proprio Stato di polizia.

RENDONO CHIUNQUE PIÙ RICATTABILE

La minaccia dell’espulsione porta ad accettare anche le peggiori condizioni pur di mantenere il lavoro necessario per il rilascio dei documenti, producendo un generale peggioramento delle condizioni lavorative e di vita di tutti.

DIFFONDONO XENOFOBIA E RAZZISMO

Se chi emigra è trattato da nemico, la solidarietà fra sfruttati va in pezzi a tutto vantaggio di chi ci sfrutta e su ciò l’attuale governo continuerà a guadagnare consensi.

E se paura e rancore dilagano il neofascismo prolifera.

A Modena esso gode di luoghi sicuri, come “Terra dei Padri”, dove i fascisti in camicia nera, l’altra faccia del razzismo di Stato, si preparano a venir fuori appena padroni e governanti lasceranno le briglie. Scendere in strada contro lo Stato di polizia significa scendere in strada anche contro i suoi fiancheggiatori.

Scendiamo in strada il 25 aprile contro tutto ciò.

Solidali con chi è prigioniero perché ha lottato e si è ribellato contro tutto ciò.

OPPORSI AI LAGER DI STATO!

OPPORSI AL RAZZISMO E ALLO STATO DI POLIZIA!

OPPORSI AI FASCISTI!

CONTINUARE A LOTTARE!

Evento FB

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W la Resistenza!

W la Resistenza!

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Qui siamo come in una tomba/ mail bombing!

Riceviamo e pubblichiamo

“QUI SIAMO COME IN UNA TOMBA”

Campagna di mail bombing contro la direzione del carcere de L’Aquila

Recentemente alcune compagne anarchiche sono state trasferite dal carcere di Rebibbia al carcere de L’Aquila. Anche se ancora in attesa di giudizio, sono accusate di aver compiuto atti contro strutture che perpetuano la violenza di stato (guerra, deportazione di emigranti, ecc.) e per questo vengono considerate dei simboli: devon venir schiacciate perché passi il messaggio che chi si ribella alla barbarie quotidiana della guerra, del lavoro, della devastazione ambientale verrà isolata/o e fatto a pezzi da quella stessa barbarie.

Per questo sono isolate le une dalle altre per la maggior parte del tempo e la loro possibilità di comunicare con l’esterno è stata ridotta all’osso attraverso un quasi totale blocco della posta, istituito arbitrariamente dalla direzione del carcere e il posizionamento nell’area che corrisponde al vecchio 41-bis, dunque in una sezione costruita in modo da creare una vera e propria deprivazione sensoriale attorno alle prigioniere. Insomma sono isolate dal resto del mondo, dal calore e dalle parole di compagni, amici, solidali. “Qui siamo come in una tomba”, non a caso, è una fra le dichiarazioni rilasciate da una delle compagne durante l’udienza del 12 aprile a Bolzano (la prima per uno dei procedimenti legati alla manifestazione al Brennero del 7 maggio 2016), in videoconferenza.

QUESTA È TORTURA.

Un gesto minimo che tutte e tutti possiamo fare per rispondere a questa tortura intimidatoria è mandare una (o due, tre, quattro…) mail di protesta al giorno ai responsabili di questa situazione fino a che le condizioni di detenzione di queste compagne rientrino almeno nella “normalità”.

Poche righe o un’intera schermata, intasiamogli la posta per chiedere lo sblocco immediato della corrispondenza e la fine dell’isolamento.

A PARTIRE DA LUNEDì 22 APRILE, OGNI GIORNO DALLE h.09:00 ALLE h.13:00 SCRIVERE A: cc.laquila@giustizia.it

È consigliato l’uso di un sistema di invio mail anonimizzato, come anonymousemail.me o, meglio ancora, di inviare le mail da un server protetto/anonimizzante (es. tramite account Autistici).

L’oggetto della mail dovrebbe variare perché non le eliminino automaticamente, mentre il testo può essere semplicemente ‘Basta blocco della posta, basta isolamento, basta tortura’.

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Con Silvia, Agnese, Anna!

Con Silvia, Agnese, Anna!

https://www.autistici.org/macerie/?p=33534#more-33534

Da ormai più di una settimana Silvia, Agnese e Anna, sono state trasferite dalla sezione AS2 (Alta Sicurezza) del carcere di Rebibbia a quella dell’Aquila. Un carcere, quello del capoluogo abruzzese, in cui la quasi totalità della popolazione carceraria è sottoposta al 41 bis. Un regime di carcere duro che prevede l’isolamento 23 ore al giorno, la riduzione delle ore d’aria, l’impossibilità di cucinare in cella, dove l’ingresso della luce è limitato dalla presenza di pannelli opachi di plexiglass, dove c’è una sola ora di colloquio con i familiari che per di più avviene attraverso vetri divisori senza la possibilità di alcun contatto. Non si ha inoltre la possibilità di tenere più di quattro libri in cella, la corrispondenza è sempre sottoposta a censura, è impossibile partecipare ai processi se non attraverso la videoconferenza. Nelle carceri dove è presente il 41 bis, l’ombra di questo regime si estende ben al di là di queste sezioni andando a modificare le condizioni di detenzione del resto dei prigionieri.

Silvia, Agnese e Anna si trovano quindi in celle singole, con i blindi chiusi, nello spazio che era la vecchia sezione 41bis femminile. La loro giornata è scandita da una sveglia alle 7 con l’apertura dello spioncino, alle 8 le guardie passano a battere le sbarre delle finestre per testarne la resistenza, hanno due ore d’aria al mattino e due al pomeriggio. Ogni spostamento da fuori a dentro la cella è cadenzato da un controllo con il metal detector, vengono scansionate in media 12 volte al dì, inoltre ogni giorno subiscono una perquisizione generale personale. Hanno una sola ora di socialità in una stanzetta angusta. Le loro celle sono attrezzate con televisione e bagno, ma non hanno un armadio per riporre vestiti, cibo, libri e oggetti. Hanno in dotazione un armadietto fuori dalla cella in cui possono riporre al massimo 7 capi di ogni tipo di vestiario, quando rimuovono o posano qualcosa viene controllato e ricontato ciò che rimane. In cella possono tenere solo tre libri. Le loro radio sono state piombate, nella televisioni presenti nelle celle è stata oscurato l’orario dal monitor della tv. E’ praticamente impossibile avere cognizione di che ora sia. Le secondine che le sorvegliano sono del corpo dei Gom, donne abbruttite dell’organo speciale di picchiatori della penitenziaria. Le compagne in poco più di una settimana hanno preso nove richiami disciplinari. Una di loro ha appoggiato un piede sul muro della saletta della socialità, un’altra è uscita all’aria con una penna. 

Il carcere ha disposto sin da subito il blocco della posta per tutte e tre in entrata e in uscita. Ad oggi rimane in vigore solo per Silvia, dal giorno del loro trasferimento, sabato 6 aprile, si è vista recidere quel filo – già fino per colpa della censura – di comunicazioni fatto di lettere, telegrammi e pieghi libri con fuori. Legame che è fondamentale per infrangere l’isolamento a cui il carcere costringe, ancor più in una sezione di AS2 in cui ci sono quattro prigioniere. 

Qualche giorno fa Agnese, in videoconferenza dal carcere aquilano durante un’udienza del processo per la manifestazione al Brennero, ha descritto le condizioni a cui sono sottoposte definendo la sezione As2 come una tomba.

Anche lo strumento della videoconferenza si sta sempre più estendendo a diverse tipologie di prigionieri. Inizialmente riservata solo ai detenuti in 41 bis, per cui è automatica, è stata poi applicata a quelli accusati di terrorismo e quindi a tutti quelli considerati pericolosi, indipendentemente dai reati contestati durante i processi. Uno strumento particolarmente pesante, quello della videoconferenza, che oltre a rendere più difficoltosa la difesa legale e limitare la possibilità di fare dichiarazioni in aula, toglie a chi è detenuto la possibilità di incontrare, seppur in un’aula di tribunale, qualche faccia amica e rompere la routine carceraria.

Passando a faccende più strettamente giudiziarie, ci sembra importante sottolineare le ragioni per cui i compagni arrestati nell’ambito dell’operazione Scintilla rimangono ancora in carcere. Caduta l’associazione sovversiva, Beppe e Antonio restano in carcere per la pubblicazione dell’opuscolo “I cieli bruciano”. Trattandosi di un elenco di soggetti, responsabili a vario titolo dell’esistenza degli allora Cie, rivolto a un’area come quella anarchica che è lecito attendersi ne faccia cattivo uso, il solo fatto di pubblicarlo giustifica per il giudice del Riesame questo capo d’imputazione. A questo si aggiunge il diniego degli arresti domiciliari perché il curriculum dei due compagni rende molto probabile il rischio di una recidiva. Silvia resta invece in carcere perché il suo profilo antropometrico, rispetto andatura, statura e corporatura, risulta compatibile con quello della persona ripresa dalle telecamere mentre deposita una tanica di liquido infiammabile davanti a una sede delle Poste Italiane. Una disciplina, quella antropometrica, destinata a diventare una stampella sempre più importante nei prossimi tempi per il lavoro investigativo e su cui sarà certamente il caso di tornare, con riflessioni e approfondimenti più precisi. Concludiamo questo aggiornamento di novelle tribunalizie ricordando che ai tre compagni è stata confermata la censura sulla corrispondenza, le ragioni per il giudice sono da attribuire all’ampia e duratura solidarietà sviluppatasi a partire dai loro arresti e dalla sgombero dell’Asilo.

Intanto è urgente trovare il modo per spezzare l’isolamento, a cui soprattutto Silvia è sottoposta, un modo per scalfire la brutalità del carcere.

Per scrivere alle compagne detenute nel carcere dell’Aquila:

Silvia Ruggeri
Anna Beniamino
Agnese Trentin

Via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100
L’Aquila

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Gilets Jaunes/ Acte XXIII/ 20 aprile 2019

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sabato 4 maggio/Presidio a Ponte Galeria

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Patti Smith/Live in Dublin 2018

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Storie su come stare nelle storie

Intimità, ovvero di storie su come stare nelle storie

Esistono degli automatismi relazionali, li vediamo, li subiamo, talvolta noi stesse li attiviamo. Questa fanzine nasce dalla necessità di ragionarci su in maniera critica. In particolare si tratta di una riflessione sul legame complesso tra sesso e intimità. Nel quadro della decostruzione dell’apparato normativo nel quale siamo -purtroppo- cresciute, ci sono molti aspetti che riguardano il modo in cui dovremmo vivere le relazioni, il sesso, la coppia etc etc…
L’idea di questo scritto è di partecipare ai numerosi ragionamenti sul tema con una prospettiva soggettiva, sperando di contribuire allo smantellamento e ricostruzione
creativa di un modo di stare insieme più libero e non al servizio del capitale. In questo processo politico collettivo, attingiamo a piene mani da libri, testi, fanzine, discorsi in assemblea e chiacchiere tra “amiche”. Non essendo questo un testo accademico,
non abbiamo pretese di scientificità né di dotte citazioni.[…]
da anarcoqueer.wordpress.com

Scarica in versione lettura online: Intimità
Versione per la stampa: Intimità_imposed

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