La Parentesi di Elisabetta del 16 febbraio 2022

Sul filo del rasoio. La guerra sul fronte esterno e su quello interno.

Elisabetta Teghil

Gli Stati Uniti hanno intrapreso la via della guerra (veramente non l’avevano mai lasciata) in un’escalation di provocazioni nei confronti della Russia gratuite e dense di tremendi presagi. La Nato si palesa sempre di più, se mai ce ne fosse bisogno, come macchina di aggressione programmata. E gli alleati più fedeli fanno la loro parte, Italia compresa.

D’altra parte noi viviamo su una polveriera.

Sul nostro territorio le basi americane e la basi Nato sono una miriade e riguardano gli aspetti più svariati dell’organizzazione militare. Aviano in Friuli Venezia Giulia è una base aerea molto avanzata e un deposito nucleare come anche Ghedi in Lombardia che ha un deposito sempre  di bombe nucleari, oppure Camp Ederle, dove si trova il quartier generale della Nato, per le forze di combattimento terrestri e importante centro di telecomunicazioni e poi Oderzo, famoso centro radar Usa. A La Spezia in Liguria è attivo il centro antisommergibili di Saclant e a San Bartolomeo c’è uno dei più grandi centri per le ricerche sulla guerra sottomarina. A Capo Teulada in Sardegna si trova il poligono di tiro per le esercitazioni aeronavali ed aeree della Sesta Flotta americana e della Nato. La base militare aerea italiana di Sigonella in Sicilia ospita un importantissimo avamposto Nato. Da qui per la sua posizione strategica nel mediterraneo sono partiti spesso gli aerei Usa impegnati nelle così dette <guerre umanitarie>, per non parlare del MUOS della vicina Niscemi…e sono solo le più importanti che vengono immediatamente in mente.

Quando il Senato e la Camera votavano il governo Draghi, il ministro della Difesa Guerini, del Pd tanto per dire, partecipava al Consiglio Nord Atlantico e confermava l’impegno dell’Italia ad aumentare la spesa militare, chiaramente con i nostri soldi. Tanti soldi, con buona pace degli abiti strappati sul debito pubblico: da 26 miliardi all’anno si è arrivati a 36. In più quelli destinati a fini militari dal Ministero dello sviluppo economico e parliamo di 30 miliardi più 25 miliardi del Recovery Fund. E queste spese sono in continuo aumento di anno in anno, senza nessuna opposizione da parte di nessuno. Però si fanno finti dibattiti in parlamento sulla difficoltà economica della gente, sul caro bollette, sui sussidi, sull’Italia che riparte. Una ignobile farsa.

La guerra è sempre stata una grande risorsa per il capitale. Si può dire che gli Stati Uniti abbiano risolto veramente la crisi del’29 soltanto con la seconda guerra mondiale e attualmente l’economia statunitense è arrivata ad un punto di non ritorno. Se gli Usa finora hanno avuto una qualche pelosa remora è stato solo perché sanno che allo stato attuale una guerra coinvolgerebbe direttamente il loro territorio e la loro popolazione civile e non ci sarebbero zone franche in cui rifugiarsi. Anche se hanno abbondantemente dimostrato senza soluzione di continuità di non avere nessuno scrupolo nei confronti della loro stessa gente a cominciare dagli esperimenti atomici nel deserto del Nevada. Forse questa volta i potenti della terra temono direttamente per la loro pelle. Perché non ci sarà un fronte, non ci sarà nessuna possibilità di sottrarsi a niente. I dottor Stranamore però sono numerosi e il presidente Biden altrettanto guerrafondaio. Sanno anche che dovranno tenere conto  dell’alleanza che per necessità Cina e Russia hanno stretto dopo l’esperienza della Libia. Forse per questo stanno cercando di provocare la Russia su una questione limitata e territoriale, come quella ucraina, nella speranza che la Cina non dia seguito al patto di alleanza. Ma è una vana speranza, ormai i meccanismi messi in atto dagli Usa sono evidenti anche ai bambini. La Russia dovrebbe accettare il fiato sul collo della Nato proprio lì ai suoi confini ma non può schierare le sue truppe sul suo territorio. Ma pensa un po’!.Gli americani hanno la memoria a rotelle volutamente spanate, si sono dimenticati del putiferio per i missili sovietici a Cuba?

Le notizie sui media mainstream si susseguono con una propaganda allarmante e terrorizzante su quanto la Russia sia sorda agli appelli di pace degli Usa e su quanto questi ultimi siano per una soluzione diplomatica a tutti i costi per cui se dovranno entrare in guerra lo dovranno fare proprio tirati per i capelli. La stessa modalità di propaganda messa in atto per il covid e la relativa emergenza.

La propaganda di Stato sistematizzata ed <eufemizzata> nelle modalità della <comunicazione> e <dell’informazione> mira a soggiogare la popolazione a vantaggio dell’ordine stabilito sia che si parli di guerra interna a chi non si allinea alle norme imposte sia che si parli di guerra esterna contro chi è sgradito o di intralcio all’<asse del bene>.

Nel momento in cui il discorso pubblico non serve che a mascherare i veri intenti di un pensiero unico a cui tutti si adeguano o devono adeguarsi, ad affermare con disinvoltura argomenti speciosi o spudoratamente falsi, a vestire di una parvenza di buon senso il rifiuto di ogni logica razionale, a rendere ammirabili e onorevoli atti o idee ignobili e disprezzabili, quando parlare e scrivere non sono più sostanzialmente mezzi per comunicare idee o verità o giustizia ma forme di seduzione e menzogna, quando il linguaggio e la comunicazione diventano  vettori di manipolazione demagogica  e strumenti di dominio fra gli altri, allora bisogna necessariamente fare una scelta netta di verità che si esprime in una netta collocazione di campo. Bisogna scegliere da che parte stare. Non ci sono terze vie o <democratici confronti>. D’altra parta questa scelta viene messa in atto esplicitamente dal potere quando invita ai suoi falsi dibattiti persone contrarie al posizionamento dominante e non le fa praticamente parlare e/o le irride.

Il capitalismo neoliberista guarda alla guerra come soluzione ai problemi come il capitalismo ha sempre fatto, ma ha imparato a imbellettarsi. Il mondo digitale modernissimo e sviluppato non conosce la pace né la prosperità, né la libertà per tutti se non nella falsa apparenza, nei privilegi delle minoranze dominanti. Si è messo la maschera del <bene per tutti> per coprire una realtà  di violenza, ineguaglianza e oppressione. Quello che il potere è riuscito ad ottenere attraverso questo meccanismo di comunicazione è l’incapacità della gente di leggere razionalmente la realtà e di trarne le conseguenze. Il processo di abbrutimento dovuto alla scomparsa  della riflessione critica, al martellamento di slogan che esaltano l’impulso immediato  provocato dalla riduzione del linguaggio al livello dell’imbonimento pubblicitario e all’impoverimento intellettuale che lo accompagna ha profondamente penetrato l’insieme della cultura  e della vita sociale provocando guasti terribili.

E così succede che la gente tremi al pensiero di un potenziale infetto da covid, leggi un non vaccinato, che le passa accanto o che entra in ascensore e porti avanti per conto del potere una guerra interna contro chi si pone domande, rifiuta il controllo, esercita pensiero critico. E così succede che la democratica Francia prepari blindati e mezzi corazzati per opporsi alla marcia dei camionisti da Nizza a Parigi. E così succede che i militari nelle strade da anni ormai siano visti come parte del paesaggio urbano e nessuno si scandalizzi più. L’abitudine a scenari quotidiani militarizzati riesce a narcotizzare la popolazione anche rispetto alla prospettiva tremenda di una guerra.

Guerra esterna e guerra interna poggiano su un comune denominatore sociale: assuefazione al controllo letto in termini di sicurezza, aggressività contro il diverso, contro il nemico individuato in chi non obbedisce e letto come un pericolo per il bene comune, affidamento allo Stato e incapacità di pensare in autonomia.

Ci sono dei segnali di risveglio, un po’ qua e un po’ là, un’insofferenza serpeggiante, un malessere condiviso seppure non bene definito. E succede una cosa curiosa, chi si sta svegliando lo fa come nel castello della favola de La bella addormentata guardandosi intorno senza capire bene cosa sia successo e come mai siamo finiti qui.

Ma dobbiamo svegliarci in fretta.

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