“Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere”
di Noemi Fuscà
Quello che è successo a Desirée è l’ennesima violenza subita da una ragazza, e purtroppo non sarà l’ultima. Per scardinare la violenza, lo abbiamo già scritto in mille salse, è necessario il femminismo, non quello istituzionale, né quello emancipazionista né quello donnista. È necessaria l’autodifesa femminista, è necessaria una lettura di classe, è necessario riconoscere il proprio nemico per evitare di essere strumentalizzate dall’ennesimo pacchetto sicurezza o dalle ordinanze anti alcol, come sta succedendo di nuovo. Queste soluzioni servono solo per poterci controllare meglio, perché in questi casi succede spesso che con la scusa del degrado o dello spaccio si limiti la nostra agibilità, il nostro movimento, proprio con la scusa di tutelare i cittadini ma soprattutto le cittadine. Forse dovremmo chiederci cos’è il degrado? Come mai se ne parla così tanto negli ultimi anni? L’infantilizzazione funziona sempre. Una responsabilità diffusa e condivisa ci ha stretto in una morsa asfissiante, siamo colpevoli ma non tutte, e quindi una cartaccia per terra è come un rifiuto nucleare; aver bevuto o essersi drogata equivale a essersela cercata e via dicendo. Mentre noi siamo sempre più costrette a chiedere “per favore”, il neoliberismo espropria tutto, pure le vite.
Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere. La questione delle violenze sulle donne ora va di moda in politica, perché è uno strumento di assoggettamento, perché il modello di oppressione ha funzionato così tanto bene su di noi che dopo secoli di prova hanno deciso di allargarlo a tutti, questa è la globalizzazione baby.
Vorrei poter difendere la memoria di Desirée, evitare che un’altra volta una ragazza sia strumentalizzata, che il suo corpo venga dilaniato dai media, dai tribunali, dalla politica ma non potrò farlo. Spero solo che ci svegliamo da questo intorpidimento, guardiamo in faccia il nostro vero nemico, e a quel punto lo distruggiamo.