La Coordinamenta verso l’8 marzo/Il contributo della lotta femminista alla liberazione di tutt* gli oppress*
CARTELLA N°2
“ La colpevolizzazione e lo stigma”
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la colpevolizzazione e lo stigma sono stati e sono due strumenti potentissimi del controllo sulle donne e sono applicati sia riguardo al comportamento all’interno del microcosmo familiare sia nei rapporti sociali esterni
-i comportamenti violenti del maschio, verbali e fisici, sono stati sempre imputati a mancanze riguardo al ruolo di moglie e di madre “non sa fare da mangiare” “non sa tenere la casa” “i figli non studiano, sono sempre sciatti” “dorme fino a tardi”…
– i tradimenti del coniuge sono sempre stati ritenuti colpa della moglie “pensa non è stata nemmeno capace di tenersi il marito” “certo se la vita sessuale non è appagante l’uomo cerca soddisfazione fuori…” “bisogna che la moglie dia un po’ di pepe alla vita coniugale…”
-non parliamo poi della violenza, delle aggressioni sessuali, degli stupri…”vestiva discinta”, “aveva la gonna troppo corta”, “andava in giro di notte”, “se l’è cercata”, “ha dato confidenza agli estranei”, “civettava con altri”…..la colpevolizzazione poi è imperante nelle aule dei tribunali dove la donna che ha subito violenza diventa la principale imputata…
e lo stigma rispetto a questi comportamenti viene spesso in prima battuta proprio dalle altre donne che hanno il compito di controllare il comportamento sociale del gruppo. Lo strumento del “pettegolezzo” di cui le donne vengono accusate e che viene loro imputato come difetto congenito e “comportamento naturale del femminile” non è altro che l’assunzione del ruolo di “controllore”.
E quando si sono sottratte le donne sono state sempre duramente punite con l’esclusione sociale, con la reclusione, con l’induzione al suicidio o alla pazzia con la morte o sul rogo per mano del potere o per mano dei maschi di famiglia, padri, mariti, fratelli, zii.
Nella società vittoriana la prostituzione era considerata la punizione per le donne colpevoli. Se una donna si prostituiva voleva dire che aveva fatto qualcosa di delittuoso e, allo stesso tempo se una donna commetteva una mancanza grave rispetto alla scala di valori sociale, allora il suo unico destino era la prostituzione perché nessuno le avrebbe mai più dato asilo, accoglienza o aiuto.
il neoliberismo si muove con le stesse modalità forte dello strumento del politicamente corretto portato in dote dalla socialdemocrazia
-è sempre colpa del cittadino/a, degli individui irresponsabili e dannosi…il pianeta è inquinato e devastato? è colpa tua perché non fai la raccolta differenziata, usi troppa corrente elettrica….le città sono affogate nel traffico? è colpa tua perché non prendi i mezzi pubblici… gli uffici pubblici non funzionano? è colpa dei lavativi e dei furbetti…i migranti scappano dai loro paesi distrutti da “guerre umanitarie” e carestie? è colpa tua che mangi troppo, che vuoi avere uno stile di vita agiato ma alle spalle dei popoli del terzo mondo…la città è sporca? è colpa tua che butti le cartacce per terra… non c’è lavoro? è colpa tua che hai solo pretese e pensi che ti sia tutto dovuto… e infine per quadrare il cerchio… sei povero/a? è colpa tua che non ti sai valorizzare e proporre in una società che invece ti fornisce delle possibilità infinite e, comunque, sei uno/a scansafatiche, pretenzioso/a e in fin dei conti pericoloso/a perché non ti rendi conto che la colpa è tua. E ti devi convincere che anche la soluzione può essere solo tua: assistenti sociali, psicologi, psicofarmaci, Tso e autorepressione.
E in ogni caso ci penseranno i tuoi vicini a controllarti, denunciare i tuoi comportamenti, farti rientrare nei ranghi.
” Un terrorismo sociale forte e vincente annichilisce le persone, colpevolizzandole, avvilendole, frustrandole, trascinando perfino ogni comportamento dovuto al bisogno nella sfera delinquenziale. Questo è il pensiero unico cioè l’ideologia neoliberista.”
” anche la sofferenza è una colpa personale e perciò l’io sofferente umiliato, maltrattato viene derubricato dalla sua sofferenza e viene reinserito nel mercato come merce. Un capitalismo per il quale ogni colpa è sempre dell’essere umano che è bacato, fallato e attanagliato da un intimo disordine da combattere ricorrendo alla medicina, al marketing, alla psicanalisi e alla polizia, per cui il conflitto sociale non può che essere un malinteso, le lotte, le ribellioni, gli scioperi i picchetti non possono che essere un disordine intimo da sciogliere in un modo, nell’altro o nell’altro ancora.”
Ma quand’è che noi donne abbiamo cominciato a prendere coscienza di tutto ciò? quando abbiamo capito di essere tutte prigioniere politiche…verso la CARTELLA N°3…