Sciopero delle donne? di chi? con chi? per chi?
Leggiamo sui media che venerdì c’è stato a Pisa un presidio davanti alla Società della salute, ente che integra i servizi sanitari con quelli comunali, presidio in concomitanza con lo svolgimento della Commissione Territoriale Sfratti. Presidio contro le politiche di ghettizzazione di chi si trova sotto sfratto, l’umiliazione nei rapporti con gli assistenti sociali, le situazioni economiche di grande precarietà, la colpevolizzazione a cui vengono sottoposte le persone in queste situazioni. E leggiamo che il protagonismo all’interno del presidio è stato delle donne, verso lo sciopero delle donne dell’8 marzo lanciato da Nonunadimeno.
Ma la maggior parte degli assistenti sociali responsabili della colpevolizzazione di chi è povera/o, delle minacce di portare via i figli a chi occupa le case, dell’umiliazione a cui vengono sottoposte le persone che cercano con le unghie e con i denti di sopravvivere, sono donne. Come sono donne tantissimi giudici, magistrati, avvocati, ufficiali giudiziari, direttori di carcere, medici, psicologi, psichiatri…e usiamo il maschile volutamente e non le chiamiamo avvocate, magistrate, psicologhe perché il maschile è il termine deputato per definirle.
Anche tutte queste sono state chiamete allo sciopero e sciopereranno per avere riconoscimento e stipendi adeguati e magari anche contro il lavoro di cura che non permette loro di esprimersi adeguatamente nella professione (quale? quella di picchiare i manifestanti in piazza o quella di togliere i figli a chi occupa le case??)
Il neoliberismo declina il patriarcato in un modo specifico ed ha inglobato le donne che si prestano attraverso la loro promozione personale ad opprimere le altre donne e i subalterni tutti. E’ impossibile condurre qualsiasi lotta ignorando la specificità di una società imperniata sull’antisessismo sessista, sulla strumentalizzazione delle nostre lotte e sul tradimento di quelle che concorrono a supportare attivamente e scientemente questa società in ogni ambito. Un abisso profondissimo divide l’insieme delle donne. Nonostante l’oppressione sia trasversale, la risposta non può essere interclassista.