Denun-cie per chi denuncia

Denun-cie per chi denuncia

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Il 7 gennaio si era svolta a Gorizia, davanti alla prefettura, un presidio contro la proposta del ministero dell’interno di aprire un CIE in ogni regione.
Per il Friuli si tratterebbe della ri-apertura di quell’oscena esperienza di reclusione e deprivazione di ogni diritto che è stato il CIE di Gradisca.
E’ quindi anche contro la sua riapertura che si è manifestato ricordando e leggendo le testimonianze dirette di quelle persone che lì vi erano rinchiuse.
Ebbene, la semplice lettura di una lettera, sembra aver costato a Sara, la compagna che l’ha riportata, una denuncia da parte del sap sindacato di polizia.
Perciò, nel dare la nostra solidarietà a Sara, qui sotto riportiamo la lettera con la quale nel 2010 i reclusi di Gradisca raccontavano ciò che lì dentro accadeva ed i motivi del loro sciopero della fame.

La lettera dei prigionieri di Gradisca:

“Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire.
Ci sono tre minorenni qui dentro, sono tunisini e hanno sedici anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni?
Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti. Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.
La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.
Ci trattano come delle bestie.
Alcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.
C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.
Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente.
Da due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.
Continueremo a scioperare finché non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane.
Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perché non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per sei mesi della loro vita?”

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