La Parentesi di Elisabetta del 10/2/2016

“Falsa immagine”

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Il patriarcato è un processo di sovranità, non c’è peggiore mistificazione che considerare il patriarcato capace di autoregolazione. E’ sempre un rapporto tra chi comanda e chi obbedisce.

Che cosa è il femminismo? assumere il rapporto patriarcale non come concluso e definito, ma come rapporto di forza che di volta in volta si modifica sulla base della lotta, dei modi della lotta e pertanto delle figure della progettualità.

Più precisamente l’analisi femminista oggi si scontra con il ruolo delle patriarche. Queste nella nostra stagione quando la vita intera è sussunta nel capitale e la valorizzazione dello stesso è prodotta da una società messa al lavoro con una femminilizzazione che caratterizza tutto il rapporto produttivo e lo sfruttamento tipico della società patriarcale, si diffondono sull’intero tessuto sociale. E’ a partire da questo momento che la condizione femminile si trasforma perché non riguarda più solamente la condizione materiale femminile ma anche le dimensioni dei soggetti produttivi socialmente.

Patriarcato e patriarche vivono in simbiosi. I disastri di questo connubio, di questa costituzione materiale, sono sotto gli occhi di tutte. Guerra di poche elette contro la stragrande maggioranza delle donne e degli oppressi tutti.

E questo passare, armi e bagagli, dalla parte del patriarcato corrisponde all’esigenza che lo stesso ha di spezzare le lotte della “classe donne” strumentalizzando la parola femminista. Si è data la stura ad una strana situazione, ambigua, perversa, ma prepotente e violenta che consiste da parte del patriarcato nello spostare i limiti, le forme e gli spazi del suo essere e del suo comando.

Da qui la necessità, il desiderio di ogni donna sfruttata, derisa, umiliata nella stagione neoliberista. I processi di disciplinamento delle donne con i metodi tradizionali lasciano ora spazi a nuove, diffuse e ramificate strutture di controllo. A questo punto diviene fondamentale il problema di come resistere, ribattere e riprendere l’iniziativa contro il nuovo assetto patriarcale nella stagione che questo ha cooptato chi per tornaconto personale o di ceto si è venduta. Il femminismo non è stato sconfitto, né riassorbito nelle dinamiche neoliberiste, è un insieme di singolarità che lottano contro il potere neoliberista e patriarcale che cerca di trovare nuove mitologie di coesione e di identificazione.

Il femminismo, come negli anni ’70, è un’affermazione di singolarità che si riconoscono in una lotta collettiva, è una forza di metamorfosi sociale e antropologica, è una concezione militante e creativa, non è solo un nuovo modo di vivere, anche se lo è, ma è soprattutto produzione di soggettività politica che si può realizzare solo producendo libertà.

Dentro il processo neoliberista che ha prodotto l’alleanza tra patriarcato e patriarche siamo tutte povere, vale a dire siamo tutte nelle mani di un potere che ci fa regredire e ci rende completamente asservite ad uno sfruttamento totale e a tutto campo.

Le patriarche mettono in atto un meccanismo per cui presentano l’emancipazione come il femminismo realizzato e concretizzato proprio nella loro posizione di privilegio al servizio del potere, e, allo stesso tempo, dietro questo specchio che riflette una falsa immagine lavorano per il neoliberismo. Approvano e sponsorizzano leggi che mettono sul lastrico tutte le altre donne togliendo loro indipendenza economica e possibilità di scelte autonome, attivano e sollecitano una legislazione securitaria e di controllo che rende la vita militarizzata, contrabbandando per sicurezza quella che invece è cultura dello stupro, promuovono la denuncia d’ufficio, togliendo quella che è la base di ogni scelta di autonomia non solo nostra ma di ogni soggettività, predicano l’antirazzismo e promuovono invece politiche di discriminazione avallando tutto le scelte che riguardano le politiche neocoloniali e di aggressione ai paesi del terzo mondo e la colonizzazione di interi territori interni, impostando così gerarchie di razza e di classe che rafforzano le gerarchie di genere in tutta la società, vanno a braccetto con chi sul fronte interno ed esterno pratica l’aggressione militare ed armata togliendo la discriminante antifascista, sponsorizzando gli USA, cavalcando gli opposti estremismi, dichiarandosi pacifiste e democratiche e arrogandosi così il diritto di essere loro ad esercitare violenza.

Coltivano i servizi sociali e l’associazionismo connotandolo con caratteri polizieschi e dietro l’ipocrisia della tutela ai minori puniscono le donne refrattarie a questo ordine sociale. Propagandano come positivi i ruoli delle donne nelle istituzioni repressive e di controllo cercando di farci dimenticare che le “tendine rosa” coprono un doppio tradimento, sempre quello di genere e quasi sempre quello di classe.

E il loro essere donne ed essere parte integrante della socialdemocrazia riformista mette in difficoltà e ricatta chi vuole contestare loro tutto questo.

Ma l’essenza, lo spirito e l’esperienza delle nostre lotte ci permette di diventare adulte sperimentando l’esercizio della verità. Il nostro essere femministe si realizza attorno alla possibilità di imporre una misura, un argine, una figura alternative alla miseria e alla tristezza di questo mondo.

La costruzione del femminismo dà voce a tutte le espressioni dell’esistente e riesce a rivelarle. Per questo smascheriamo il modello neoliberista di democrazia, di liberazione che si presenta e si definisce come corruzione delle singolarità. Battersi per la libertà è l’orizzonte verso il quale il femminismo si indirizza.

Si tratta di praticare un’interazione continua di singolarità, di antagonismo e di progetto costituente.

Il patriarcato impone la guerra alle donne come fondamento di ogni ordine politico utilizzando le patriarche come ascari. Da qui la necessità della guerra alla guerra.

Le patriarche non sono nostre sorelle, stanno dall’altra parte della barricata.

Il patriarcato ci fa la guerra, non dobbiamo credere alle sirene che ci raccontano di una pace illusoria. Il femminismo è trasmutazione vitale della condizione di morte delle donne che ci è comunemente imposta, è creatività di affetti, di relazioni, di militanza le cui intensità sono irriducibilmente singolari e plurali.

 

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