La Parentesi di Elisabetta del 3/06/2015

“Cinque a due”

cinque a due Commentare l’esito delle recenti votazioni che hanno interessato sette regioni italiane e un cospicuo numero di comuni, presuppone partire  dalla campagna elettorale. Per la prima volta ambienti e singolarità  di sinistra  hanno dichiarato che il PD non andava votato perché sarebbe stata un’occasione per dare una lezione a Renzi, ridimensionarlo e, magari, liberarsene.

Potremmo dire meglio tardi che mai.

Invece questo proverbio non ci può consolare perché una lettura di questo tipo dimentica che Renzi è figlio legittimo del PD e che non c’è un PD cattivo rappresentato da Renzi e un PD buono che fa capo ai suoi oppositori interni. E’ il PD che ha il compito di naturalizzare in Italia il neoliberismo ed è stato scelto solo e soltanto perché secondo i suoi burattinai avrebbe delle capacità comunicative tali da poter far passare le scelte neoliberiste con il consenso degli elettori.

Da qui due constatazioni: la prima che Renzi non è l’erede della democrazia cristiana come invece viene detto da più parti, la seconda che non è affatto un “bla, bla, bla” ma, purtroppo, sta lavorando alacremente per realizzare i dettami delle multinazionali anglo-americane.

Pensare di personalizzare in  Renzi le scelte politiche attuali del suo Partito significa non rimuovere e non tagliare il cordone ombelicale che lega da anni il PD all’ideologia neoliberista perché il neoliberismo è un’ideologia nel senso più compiuto del termine e ha la pretesa di occupare con i suoi principi e le sue scelte la società tutta.

Nella campagna elettorale nessuno ha sposato la causa del ritorno al proporzionale e della reintroduzione dell’immunità parlamentare e i temi  di politica internazionale come, in particolare, le guerre “umanitarie”, le missioni all’estero, il ruolo della Nato e la presenza dell’Italia nella stessa, la funzione di Equitalia nel drenare le ricchezze degli italiani/e  da gettare nella fornace della macchina bellica, sono stati  completamente omessi.

Venendo al risultato, constatiamo che il PD rimane di gran lunga il partito di maggioranza e che il M5S, risposta interclassista al malessere del paese, non riesce a sfondare elettoralmente.

A ogni piè sospinto viene ricordato che Renzi ha giocato demagogicamente la carta degli 80 euro, ma la proposta del M5S di dare il reddito di cittadinanza in questo caso non ha funzionato neanche a livello demagogico elettorale.

Per non parlare della candidatura vincente di De Luca in Campania. Con disinvoltura e faccia tosta la regola della non presentabilità, cavallo di battaglia del PD,  è stata bypassata come, d’altra parte, passa sotto silenzio l’abuso dei decreti legge che, fatti da Berlusconi, avrebbero minato il potere e la centralità del Parlamento, mentre fatti in maniera molto più massiccia dal governo Renzi, vengono ignorati usando un bel po’ di memoria corta.

E che dire della retroattività delle leggi? un principio così osceno che avrebbe dovuto far insorgere chiunque, al di là della collocazione politica. E dei principi costituzionali scavalcati? da sempre c’è uno scollamento tra la costituzione scritta e  quella materiale, ma da quando ai vertici delle Istituzioni c’è stato Giorgio  Napolitano e si sono susseguiti presidenti del consiglio del PD, comunque si chiamino, si è passati alla violazione esplicita degli articoli della Costituzione. Un bel salto, a cominciare  dal finanziamento pubblico alle scuole private con il governo D’Alema.

Questa confermata maggioranza del PD avrà effetti negativi sugli italiani/e tutti/e e nessuno/a pensi di essere al riparo.

Gli italiani/e hanno confermato di essere un popolo fondamentalmente reazionario. Una parte degli italiani è esplicitamente di destra, un’altra grandissima parte è altrettanto di destra, per idee, prese di posizione e visione della vita e della società ma ha trovato il modo nel  PD, con i suoi discorsi falsamente ed esteriormente di sinistra ma fondamentalmente fascisti, che contrabbandano idee di destra con un linguaggio di sinistra, di avere un alibi. La parola “riforma” sintetizza più di ogni altra questa collocazione di pensiero.

La responsabilità principale dell’affermazione del neoliberismo in Italia è del Partito Democratico e di quei partitini della “così detta sinistra”, suoi reggicoda, che appena possono si alleano e fanno cordate come, del resto, in occasione di queste elezioni, come d’altra parte tutte quelle sigle, quelle associazioni vecchie o di nuovo conio che non sono altro che sostegno e foraggio del PD.

Ma c’è anche chi ha  avallato con le proprie scelte, con la propria collocazione e il proprio voto questo percorso. Una particolare responsabilità è di quella che, un tempo, si chiamava “ classe operaia” che, irretita dalle soluzioni corporative, dalle sirene dei sindacati, ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie. E sta pagando caro e pagherà ancora di più. e, comunque, non sarà più circondata dall’aureola e dall’orgoglio della propria collocazione di classe. Gli operai /e saranno letti così come erano letti gli operai dell’ottocento: brutti, sporchi e animali da soma. E  i lavoratori italiani non pensino di scaricare questi giudizi sui migranti in una guerra fra poveri che fa solo il gioco del neoliberismo. Si prospetta una vita senza sicurezza lavorativa ed economica, non compreranno più, sia pure con sacrifici, la casa, anzi in molti casi si dovranno vendere quella che hanno. E’ doloroso dirlo, soprattutto per chi lotta contro l’oppressione di genere, ma ritornerà il fenomeno delle mogli dei lavoratori che andranno “a servizio”, in una riproposizione forte dei ruoli nelle classi subalterne.

L’altra categoria che in questo percorso ha una responsabilità diretta è quella dei laureati in prima generazione. E, in particolare, quelle/i che vengono chiamati “lavoratori cognitivi”. Presuntuosi/e. Hanno pensato che il merito fosse loro, non si sono domandati/e perché il padre e il nonno, la madre e la nonna non avevano studiato e loro invece sì. Questo è successo solo e soltanto grazie alle lotte degli anni ’70.

Non si facciano illusioni: oggi loro lavorano sotto il loro livello di studi, ma soprattutto  i loro figli non si laureeranno più, a meno di enormi sacrifici economici come del resto avviene già nei paesi a neoliberismo realizzato.

Le parole sono dure ma dette con affetto e partecipazione. Il medico pietoso uccide il paziente.

Per certi versi l’attuale situazione ricorda quella degli anni venti quando si affermò il fascismo che ruppe con il blocco sociale che aveva guidato il paese dall’unità d’Italia. Oggi è quanto mai attuale il pensiero e l’insegnamento di Gramsci che intendeva chiamare a raccolta tutte le classi e le frazioni di classe che volevano opporsi al fascismo, ma dovette fare i conti non solo con il nemico dichiarato ma con le correnti del marxismo determinista e con quelle che si ammantavano di purezza e che contribuirono, paradossalmente, del fascismo, all’avvento.

La nostra stagione che vede rotto il patto sociale che ha governato questo paese nel dopoguerra e ha gettato nell’incertezza, quando non nella povertà…lavoratori e lavoratrici, liberi professionisti, piccole e medie imprese… e ha promosso socialmente uno strato elitario della borghesia quella che potremmo definire iper-borghesia, borghesia transnazionale o borghesia imperialista, richiede una ricomposizione di classe di tutti quei ceti che intendono opporsi al neoliberismo.

 

Questa voce è stata pubblicata in La Parentesi di Elisabetta, Trasmissione RoR - I Nomi delle cose e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.