La Parentesi di Elisabetta del 19/11/2014

“Politiche sociali”

strada Tutte le idee del femminismo sono all’interno del politico e non si può distinguere il politico dal sociale e si materializzano e si realizzano nella libertà e nella giustizia sociale che sono legate fortemente.

Nella nostra stagione, quella del neoliberismo, c’è una tendenza, per ora vincente, per cui il personale tanto viene sussunto a tutto campo nel tempo del lavoro, tanto è niente dal punto di vista politico, vale a dire che tutto ciò che è personale deve essere risolto individualmente. E una delle manifestazioni più eclatanti è lo smantellamento dello stato sociale. Il paradosso è che questa idea ,intesa come onnicomprensiva della società, perciò ideologia, è un’orchestrazione e una realizzazione propria della società americana, la società che è stata sussunta in maniera reale sotto la dominazione del capitale e della sua declinazione patriarcale. Tutto è stato alienato., la vita sentimentale, affettiva, culturale. Non solo la produzione e riproduzione del potere.

Nell’impegno di indebolire le tensioni di liberazione, comprese quelle che erano nel pensiero femminista, il neoliberismo ha aperto ad una concezione dell’essere secondo la quale i mercato è la natura.

Nella stagione del trionfo del neoliberismo e del patriarcato, che manipola l’emancipazione e la nostra oppressione, è necessario recuperare, di fronte a questo mondo unificato e compatto, le alterità, le resistenze e le figure e le sequenze di trasformazione.

La rivoluzione femminista è posizione di soggettività a partire da un nuovo vocabolario politico che smascheri l’unicità del pensiero rispetto a questa omologazione a cui noi diciamo no.

Questo è il nuovo tessuto politico femminista come incarnazione delle istanze irriducibili alla libertà. Oggi ci troviamo davanti il moloch dell’Impero, inteso come Stato del capitale, e della sua ideologia neoliberista che percorre e blocca la vita di ognuna in ogni segmento della stessa. Dobbiamo ragionare su idee, sulle forze materiali e collettive che diano voce alla sofferenza della vita e renderle immediatamente espressive.

L’abolizione dello stato sociale è forma concreta per rigettarci in una situazione simile a quella ottocentesca. Di fatto le epoche mutano, l’organizzazione sociale si trasforma , ma il tempo presente ha modificato il lavoro, la vita sociale, le forme di partecipazione ad essa, la vita stessa è stata messa al lavoro, è divenuta produttiva.

L’alterità, l’anelito alla libertà, sono la condizione preliminare dell’esistere, dell’esistere comune, la condizione della nostra vita. Non più rituale, non più meccanicistica, ma un recupero del proprio senso e in questo deserto del pensiero socialdemocratico, del pensiero politicamente corretto, dell’emancipazionismo, inteso come promozione sociale individuale, il femminismo è una pista che permette di trovare una strada per arrivare all’oasi. Là dove la realtà pretende di essere totalizzante, proprio lì comincia la nostra lotta. Si rivela la dimensione della nostra vita intesa come proposta di conquista della libertà.

Il rapporto tra femminismo e mondo femminile è spazio pubblico , è cooperazione intellettuale, è costruzione del comune, è scelta di parte.

Il femminismo è dialettico, il femminismo e le donne nel momento in cui si collocano e scelgono costruiscono qualche cosa di comune. Le scelte di campo producono il medesimo dispositivo e stabiliscono la differenza fra noi e la cultura patriarcale , chiunque ne sia portatore o portatrice.

Questa è la ricchezza del femminismo, il suo fascino, perché esalta tutto ciò che è condizione della vita comune e di parte.

Il femminismo è uno spazio pubblico dove ci aspetta una lotta lunga e faticosa, è lì che ci troviamo insieme o contro, tanto più in una società dove la comunicazione di massa, l’omogeneizzazione del linguaggio, la nicchia dei privilegi ha comportato, paradossalmente il ritorno di questa società a valori nazisti, ottocenteschi e medioevali.

La strada è lunga, irta di difficoltà, ma se ci sono trappole in cui non dovremmo cadere sono quelle “del prima e del dopo” e quelle “del progresso continuo e costante”.

Entrambe queste varianti ci vogliono far dimenticare che la libertà è una scelta che si fa qui e ora.

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