Podcast della trasmissione del 7/05/2014

“I Nomi delle Cose”

Puntata del 7/05/2014 clicca qui

“Prendete i vostri desideri e considerateli realtà”- sui muri di Parigi,-maggio ’68/Buonismo violento/Illegalità delle lotte fonte del diritto/Siamo tutte terroriste”“12 maggio 1977/ 10 maggio 2014″

Illegalità delle lotte fonte del diritto/Rosso marzo-aprile 1975

“..La conclusione sostanzialmente positiva per il movimento dei processi agli occupanti di case IACP ed oggi arrestati durante l’autoriduzione dei prezzi al supermercato SMA di viale Padova ha dimostrato come l’unità di classe costringa a recepire come legali forme di lotta tradizionalmente illegali. E’ abbastanza inutile rifare la storia di questi processi, delle prevaricazioni poliziesche, al tentativo fallito di criminalizzare la protesta proletaria: questo compito è stato già egregiamente assolto dalla stampa quotidiana e, oralmente, dalle centinaia di compagni presenti alle udienze.

Ci preme piuttosto partire da questa vittoria politica per aprire un dibattito sul problema più generale della repressione oggi, ed in particolare della repressione delle lotte d’avanguardia, dai sabotaggi agli scontri armati.

Per la verità l’ipotesi stessa della repressione come un fatto estraneo all’assetto giuridico-politico dell’Italia repubblicana e come tendenza involutiva rispetto ad una contrapposta legalità democratica, ci pare falsai, scorretta e frutto di un’analisi errata dalla fase odierna dello scontro di classe.

[…]

Ogni decisione antioperaia diventa il parto di giudici e funzionari “fascisti” cui immediatamente si contrappongono le minoranze di sinceri democratici e gli inevitabili “appelli”, in un complessivo revival del fronte popolare che non poteva mancare in questo periodo di generale rilancio degli anni 30.

Il risultato è quello di creare degli emblemi di una democrazia capace di rinnovarsi al suo interno e dunque degna di fiducia, in quadro di avallo della tripartizione dei poteri, cara e abbandonata nonostante tutto.

[…]

il primo governo di centro-sinistra sorgeva sulle ceneri del governo Tambroni e seguiva di pochi giorni l’eccidio di Regio Emilia: lo presiedeva il sen. Fanfani […]

In Emilia si è avuto il patto di compartecipazione, la fine del latifondo e il salto verso la fabbrica verde proprio contemporaneamente alle condanne durissime (quelle di oggi, al confronto, sono inesistenti) dei braccianti comunisti e di licenziamenti comunicati a centinaia per volta.

E mentre tutti uniti si ricostruiva la ricchezza dei padroni distrutta dalla guerra, creando insieme il boom economico, i partigiani venivano spesso condannati all’ergastolo: valga per tutti l’esempio del deputato comunista Moroni, costretto ad espatriare a causa della sua attività di comandante partigiano.

Ogni volta cioè l’attacco repressivo ha spianato la strada non alla reazione, ma alla ristrutturazione, colpendo le avanguardie più decise proprio nel momento in cui gli investimenti e il cambiamento radicale del sistema produttivo distruggevano le antiche e consolidate forme organizzative, rendendo difficili le lotte di attacco e permettendo il controllo della situazione.

[…]

Il PCI si rivela fin d’ora partito di governo…E il vecchio trucco “attenti ai fascisti, tutti al lavoro!” si rivela in Italia un’inesauribile fonte di profitto.

Ma ritorniamo alla repressione. Essa esiste nella misura in cui il movimento è debole; così come le lotte e l’organizzazione delle lotte sono illegali nella misura in cui non si generalizzano e non diventano comportamento di massa. Il problema della repressione può essere risolto solo in termini interni al movimento, solo con l’attacco alle istituzioni e non con richieste di legalità.

Negli anni 30 erano puniti a norma di codice penale lo sciopero e il picchetto, il volantinaggio e la manifestazione: ma erano anche una necessità materiale della classe operaia e sono entrati nell’area dei diritti politici. L’illegalità delle lotte è, a tutti gli effetti, una fonte del diritto!

[…]

Al contrario l’opportunismo, i tentennamenti, le divisioni interne alla sinistra in altri processi (Ognibene, rapina di Bologna) hanno consentito, al di là del risultato del processo, la condanna esemplare delle avanguardie. Le avanguardie infatti possono pagare sulla loro pelle le debolezze altrui.

Sotto processo è l’autonomia operaia, in tutte le sue forme, il potere operaio di distruggere la macchina dello Stato. Sotto processo è la possibilità del tecnico di Milano di sabotare i calcolatori financo di Hong Kong, del proletario di prendersi le case e di non pagare i costi sociali, dell’operaio frammentato e diviso di riunificarsi bloccando lo sviluppo e distruggendo le macchine. Ad accusare è il potere del capitale unificato.

Solo riconoscendo come proprie tutte le lotte d’attacco, vincenti e perdenti, giuste e sbagliate, facendo patrimonio del movimento operaio, costruendo su quelle basi l’organizzazione, è possibile vincere.

Christine Delphy/Ritrovare lo slancio del femminismo/Le Monde Diplomatique maggio 2004 

“…..Ottenere nuove leggi non era la preoccupazione principale del Mlf. Il suo scopo era più ambizioso, più utopico. Le leggi sono state il positivo sottoprodotto di un lavoro gratuito, privo di finalità concrete immediate, come la ricerca di base. E se un sottoprodotto è nato, è anche perchè non era lo scopo ultimo, o piuttosto perchè si mirava più in alto. Questa ambizione “irrealistica” che si permetteva di mettere fra parentesi la realizzazione immediata, ha prodotto un tale slancio, che alcune cose poi sono state ottenute in concreto…”

Lunedì 5 maggio NO TAV TOUR
Incontro alla Sapienza h. 17 dipartimento di fisica, dibattito con i compagni della Valsusa.
Alcune note preliminari

Il 10 maggio si terrà a Torino il corteo NO TAV colpevoli di resistere.
Il corteo è stato indetto in solidarietà con i quattro compagni (Chiara, Mattia, Nicolò e Claudio) arrestati con l’accusa di attentato con finalità di terrorismo e tuttora rinchiusi in sezioni di alta sicurezza (AS 2).
Sono stati arrestati in seguito all’attacco che nella notte tra il 13 e 14 maggio 2013 un gruppo di persone aveva sferrato contro il cantiere-fortino TAV di Chiomonte, con bengala bombe carta e bottiglie incendiarie, provocando il danneggiamento di un compressore ed il blocco dei lavori.
Non si è di certo trattato di un episodio isolato, negli ultimi anni si sono verificati decine di azioni di sabotaggio e disturbo contro quel cantiere e contro i mezzi e le strutture delle ditte impiegate nei lavori. Queste azioni sono una degna ed efficace risposta alla decisione dello Stato di trasformare quella del TAV in Valle di Susa in una questione di ordine pubblico e di attuare una vera e propria occupazione militare del territorio in questione.
Infatti questa numerosa serie di attacchi, dalle varie caratteristiche, hanno dimostrato che il massiccio apparato poliziesco schierato a difesa del progetto TAV non è invincibile e che non bastano le minacce e la violenza dei fautori dell’opera per fermare un movimento popolare. Queste azioni sono inserite a pieno titolo in un più ampio movimento di lotta sociale, che fa della pluralità dei contenuti e dei metodi di lotta la sua forza e che da oltre venti anni sta tenendo testa all’arroganza dello Stato e del capitale. Esempio unico tra le lotte in corso nell’Italia degli ultimi decenni.
Verso questo movimento è stato sferrato un attacco repressivo teso ad annientarlo, che ha acquisito i caratteri di una vera e propria persecuzione di massa. Circa un migliaio di attivisti sono stati inquisiti da una magistratura – quella torinese degli inquisitori Caselli, Padalino, Rinaudo – che non si pone alcuna remora nel farsi arma al servizio delle lobby politiche ed economiche della TAV.
La cricca di magistrati nella sua opera è affiancata da un informazione embedded, prodotta da veri e propri professionisti della disinformazione, giornalisti in trincea.
Non ci indigniamo di fronte a tutto questo perché siamo consapevoli di vivere in una società fondata sullo sfruttamento di tutti e tutte, ad unico vantaggio degli interessi del capitale, ma ci sembra oltremodo importante conoscere e capire le mosse del nemico per meglio indirizzare la nostra azione.
L’utilizzo di misure eccezionali nei confronti di compagni arrestati, l’accanimento contro la lotta NO TAV, a nostro avviso vanno al di là della volontà di realizzare a tutti i costi una grande opera. Si vuole annientare uno tra i principali movimenti sociali presenti nel nostro paese perché hanno paura che questo esempio si propaghi generando molteplici situazioni di lotta realmente conflittuali.

Abbiamo visto tutti la strada che ha intenzione di percorrere il nuovo governo Renzi, cioè la chiusura di ogni spazio di mediazione con le lotte sociali che vengono affrontate come una questione di ordine pubblico. Spicca l’esempio degli attacchi contro il movimento di lotta per la casa in tutto il paese ed in particolare nella capitale. Una grave emergenza sociale viene affrontata come un problema di criminalità.
Il messaggio è chiaro: non disturbate i manovratori. Il potere sente di avere la forza di attuare il pesante ciclo di re-strutturazione in corso, accettando non solo di farsi carico dell’eventuale conflitto sociale generato, ma inoltre attaccando preventivamente ogni potenziale focolaio di rivolta. Se pur a bassa intensità, si tratta di una vera e propria strategia di contro-insurrezione preveniva. Facendo questo, il potere sembra cogliere in alcune componenti del movimento le loro potenzialità sovversive, che attacca duramente. Dovremmo domandarci se forse non sta in noi compagni l’incapacità di cogliere la potenzialità reale dei movimenti di cui facciamo parte e di favorirne l’esprimersi.

D’altronde dobbiamo considerare che le cose vanno molto peggio laddove non si genera conflitto sociale, lì la re-strutturazione avanza ad alta velocità non dovendosi fare carico neppure di rimuovere gli eventuali ostacoli sul suo cammino. Spicca l’esempio del mondo del lavoro dove, nel giro di pochi anni, siamo passati, senza colpo ferire, dalla fine del welfare state al ritorno alla schiavitù, ovvero al totale assoggettamento delle forze produttive alle esigenze padronali.
Sarebbe un errore imperdonabile pensare che questa fase sia transitoria, che vi possa essere un ritorno alle condizioni precedenti. La destrutturazione si compie attraverso una ridefinizione dei rapporti sociali che viene assunta in via definitiva e attraverso un più elevato grado di integrazione del vivente nel processo capitalista. Ogni attendismo è deleterio, ogni nostalgia di un passato prossimo che appariva meno inumano è fuori luogo. Ogni tentativo di quelli che credono sia possibile ristabilire i vecchi rapporti di mediazione con il potere rischia di trasformarsi in un frustrante fallimento, soprattutto se non è supportato da una reale disponibilità a scontrarsi ma unicamente dalla sua rappresentazione spettacolare.
C’è stata lanciata una sfida a cui dovremmo provare a rispondere pena la nostra sconfitta, che si sostanzia non nell’attacco repressivo ma nella attuazione dei progetti del dominio.
Si può discutere su quali siano le migliori modalità di risposta agli attacchi che subiamo ma è importante che nessuno arretri. Per questo siamo convinti che vadano difese tutte le espressioni dello scontro sociale e adoperarsi per ampliare i vari fronti di lotta coinvolgendo altri settori.
Vorremmo inoltre avere l’occasione di aggiungere alcune nostre considerazioni sul concetto di solidarietà che vorremmo venisse concepito in maniera più ampia rispetto alla semplice funzione di testimonianza e di vicinanza a chi è colpito. Fare della solidarietà un’arma, fare intravedere le potenzialità sovversive di questo concetto. Realizzare reti di rapporti sociali dirette tra gli sfruttati in maniera autonoma e orizzontale. Attuare qui ed ora un diverso modo di vivere che frantumi l’alienazione che ci separa gli uni dagli altri. Attuare una secessione dai meccanismi allineanti che ci vengono imposti.

Di tutto questo e di molto altro parleremo lunedì prossimo al dipartimento di fisica.

Compagne e Compagni promotori dell’iniziativa

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