“Come ti ho fatto, ti disfo”

Con l’autorizzazione dell’ autrice e di “Zapruder, Storie in movimento”, pubblichiamo

“Come ti ho fatto, ti disfo”

INTORNO A DONNE E VIOLENZA AGITA NELLA RESISTENZA 

di LIDIA MARTIN

“Anche le donne agiscono la guerra in armi, la violenza politica e quella privata. Sia che si tratti di un anche affermativo o di un anche che provoca disagio, questo è il punto in cui il dibattito politico e storico è fermo da tempo.

Perché?

La violenza femminile è un tema diffi cile da dipanare, è complesso e ambivalente.

E spesso il discorso si trova schiacciato nel confl itto ideologico tra chi rivendica il diritto per le donne di agire violenza e chi ne sostiene l’incompatibilità con il ruolo materno.”

L’articolo si può leggere qui.

È in distribuzione il trentaduesimo numero del quadrimestrale «Zapruder. Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità
sociale» (settembre-dicembre 2013, 160 pagine, 12 euro).
Lo Zoom è dedicato al tema:
“Sotto attacco. La violenza politica in discussione”.

http://www.storieinmovimento.org/index.php?sezione=1
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«ZAPRUDER» N. 32 – PRESENTAZIONE DEL VOLUME
——————————————-Definire i confini della violenza politica è un’operazione complessa, che presenta non poche problematicità, non solo da parte storica. Ne sono un segno evidente i vari modi − non sempre giustificati − di nominarla, di comporre il nome e l’aggettivo della categoria. Attraverso un ampio ventaglio di casi empirici − dalla partecipazione femminile alla violenza agita durante la Resistenza alle ribellioni urbane nella Francia del XXI secolo passando per la lotta armata durante gli anni settanta e alle lotte per la casa in alcuni quartieri romani in quegli stessi anni − in questo numero proviamo a rimettere la categoria, polivalente e dai confini labili, al centro stesso della riflessione, aprendola a una pluralità di fenomeni che esorcizzano tentativi semplificatori e reductio ad unum. Se i riot del 2011, le manifestazioni studentesche del novembre 2010, le rivolte delle banlieue parigine, così come le proteste contro la crisi finanziaria, in Italia e non solo, hanno fornito un primo materiale di riflessione su una categoria eminentemente amorfa che, a seconda delle accezioni attribuite e degli indicatori considerati, è diventata strumento per categorizzare il conflitto e i soggetti coinvolti, in questo numero, considerando la complessità delle dinamiche oppresso/oppressore, abbiamo scelto di privilegiare la prospettiva di quella violenza che tende a sovvertire, a rovesciare l’ordine costituito, mettendo a tema alcune forme che, non immediatamente riconoscibili nel loro carattere politico, hanno la potenza della rottura.

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