E’ maschio o femmina? lo deciderà lo Stato!”
( dal film Louise Michel- Francia 2009)
Elisabetta Teghil
L’uso dell’emancipazione come fine e non come mezzo, nella visione femminista
socialdemocratica, ha annullato l’orizzonte della libertà.
La strumentalizzazione delle diversità è stata uno dei veicoli attraverso i quali
sono state promosse le guerre umanitarie.
La tutela delle differenze sessuali, con una lettura asimmetrica, viene “scoperta” solo in paesi non allineati all’occidente, per cui si è arrivati al paradosso tragico, che se circola in
rete il blog di una lesbica di un certo paese che denuncia persecuzione, siamo
sicure che quel paese è nell’elenco dei paesi da invadere.
La generalizzazione del principio della cooptazione di persone provenienti da
ceti, etnie, ambienti oppressi che, in cambio della loro personale promozione
sociale, contribuiscono all’oppressione dei gruppi di provenienza e degli
oppressi/e tutti/e, ha la sua manifestazione più eclatante nella nomina di un
presidente nero negli Stati Uniti.
Ma l’assunto delle democrazie sessuali e le guerre “umanitarie”, partendo dal
presupposto di una nostra presunta civiltà, veicolano il razzismo in maniera
prepotente, per cui ci sono i corpi che vengono percepiti come” non bianchi”,
comprendendo in questo non solo i corpi “non bianchi” in senso stretto ma ,in
una lettura allargata, i corpi che manifestamente sono percepiti come inferiori
e schiavizzabili dai vincitori e, per un naturale trascinamento , anche i corpi
che nelle nostre democrazie occidentali vengono, comunque , percepiti come più
deboli e/o diversi.
Da qui il passaggio dalla detenzione per condizione dei corpi migranti, alla detenzione per condizione dei corpi “altri” in senso lato e la diffusione della violenza come regolatrice dei rapporti tra oppressi.
Il razzismo ,sotto mentite e negate spoglie, attraversa e intride le nostre
società occidentali in profondità.
Da qui la necessità di rigettare, con forza, ogni forma di definizione e
catalogazione dei corpi, delle menti e dei comportamenti attraverso gli esperti,
perché chiedere l’annullamento di questa o quella patologia comportamentale,
che, magari, ci è più vicina, non fa altro che accettare e rafforzare il
principio della catalogazione degli esseri umani.
La definizione dell’essere umano e del suo stesso corpo passa, prima ancora,
attraverso l’impostazione delle menti, volta a tradurre tutto in merce, anche i
sentimenti, i costumi , la cultura.
E ‘un processo omogeneizzante che attraversa le classi, che vuol far sparire
la conflittualità sociale e la lotta di classe.
Tutto questo è volto a scombinare la scala di valori che , una volta, delle classi erano
caratteristica e riconoscimento.
Le singolarità e i corpi non ubbidiscono a giudizi di valore a prescindere,
possono rendersi complici della missione di sottomettere con ogni mezzo le
molteplici culture, diversità e inclinazioni o rifiutarsi di piegarsi al
pensiero unico e dominante senza neanche essere, a loro volta, un
contropensiero unico, inventando il proprio gioco, le proprie regole del gioco,
conservando un’irriducibile alterità e, in questo, realizzandosi.