Obbligo vaccinale? Organizzarsi è possibile

da il rovescio.info

Volantino distribuito l’8 aprile al personale della principale casa di riposo di Rovereto. Chi ha partecipato al volantinaggio – molto apprezzato da alcune lavoratrici – ci ha raccontato alcune cose interessanti. In quella RSA come in altre strutture simili c’è un clima pesante nei confronti di chi non si vuole vaccinare: minacce di trasferimento fuori regione, ricatto di non rinnovare i contratti a tempo determinato. Dalla cronaca locale, invece, emerge che, tra i medici contrari a questi vaccini, i pochi che si esprimono lo fanno rilasciando dichiarazioni anonime; quelli che si espongono pubblicamente sono medici in pensione. E qualcuno di loro fa parte, non a caso, di quei “Medici per l’Ambiente” che si erano già schierati contro le Acciaierie di Borgo Valsugana e contro il progetto – poi ritirato – di costruire un inceneritore a Trento; che da tempo informano sugli impatti sanitari dell’impiego massiccio di pesticidi in Val di Non oppure che hanno, più recentemente, partecipato alle serate pubbliche contro la rete 5G. Inutile aggiungere che i dirigenti sanitari che gli dànno addosso, non hanno mai aperto bocca sulle tante nocività ambientali.

 

Obbligo vaccinale? Organizzarsi è possibile

Contrariamente a quello che sostiene una martellante propaganda, ci sono delle ottime ragioni per rifiutare gli attuali vaccini anti-Covid:

– contengono organismi geneticamente modificati (per assicurarsene basta leggere le schede tecnico-informative)

– le loro conseguenze a medio-lungo termine sono del tutto sconosciute (non solo sui corpi, ma anche sul virus)

– approntati in dieci mesi e autorizzati sulla base dei dati forniti dalle stesse industrie produttrici, la loro somministrazione è una vera e propria sperimentazione di massa

– se i vaccinati possono lo stesso prendere e trasmettere il virus, ha senso un vaccino?

– puntare tutto – come risorse economiche e logistiche – sulla vaccinazione (e poi sulla rivaccinazione) significa non metter mano alle carenze strutturali della medicina di territorio

– anche chi è favorevole in linea di principio con la vaccinazione non può non nutrire dubbi sulla scelta di applicarla in modo indiscriminato (indipendentemente dall’età, dallo stato di salute, dal grado di immunizzazione naturale già raggiunto)

– e infine, che senso ha un vaccino di fronte a una malattia assolutamente curabile, come hanno dimostrato migliaia di medici che curano i pazienti Covid nelle loro case, con pochissimi ricoveri e ancor meno decessi?

Di tutto questo è vietato parlare.

Chi ha delle enormi responsabilità sugli effetti disastrosi della “gestione Covid” e sulle trentennali politiche sanitarie, si permette di rendere obbligatori dei vaccini sperimentali, trasformando in “mostri” decine di migliaia di operatori socio-sanitari (elogiati fino a ieri come “eroi”) se oggi non si vogliono vaccinare.

Questo ricatto si può spezzare. Solo in Trentino, sono almeno 1700 le persone dell’ambito socio-sanitario che non si sono vaccinate. Cambiare le loro mansioni? Sospendere tutti? Prego! Poi ci vanno i ministri e i parlamentari in corsia o nelle RSA!

Non solo è possibile resistere, ma questa resistenza può diventare una preziosissima occasione per tutti per aprire spazi di confronto su medicina, cura, prevenzione, salute. Incontriamoci. Organizziamoci.

Rovereto, 6 aprile 2021

Collettivo salute e libertà

collettivosalutelibert@protonmail.com

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 8 aprile 2021

Zardins Magnetics di giovedì 8 aprile 2021

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Gli argomenti:

✓ la lettura del comunicato dell’Assemblea contro il carcere e la
repressione “Siamo spiacenti”
✓ un approfondimento sulla situazione del prigioniero Georges Ibrahim
Abdallah, rivoluzionario libanese di 70 anni, prigioniero dell’imperialismo
francese dal 1984
✓ sull’assoggettamento volontario e la prospettiva femminista: Audre Lorde
– nella malattia essere guerriere non vittime; Momò e il sacro diritto di
disporre di se stessi

Per contatti
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione
liberetutti@autistiche.org

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Ordine pubblico

Toh!

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Tre appuntamenti!

Appello da Assemblea parenti e solidali delle persone detenute.

CHI HA DIFESO LA PROPRIA VITA NON SI PROCESSA!

Un anno fa le persone detenute hanno indicato l’unica soluzione possibile per evitare il contagio di massa in celle sovraffollate: svuotare le galere. Alle proteste e alle richieste di salute e libertà lo Stato ha risposto con pestaggi, trasferimenti punitivi, morti e torture: strano modo di tutelare la salute delle persone…

Il tracollo sanitario che ha trasformato le carceri in focolai era in corso già da tempo, così come il sovraffollamento. Quanto sta accadendo in queste settimane nella sezione femminile di Rebibbia, al pari di altre carceri, ne è una terribile conseguenza: ad oggi si parla di 40 donne contagiate e sono le stesse detenute a raccontare del mancato ricovero per chi è in gravi condizioni, della mancanza di mascherine e di tamponi, dell’isolamento totale cui sono costrette tra la chiusura dei colloqui e l’obbligo di stare in cella 24 ore su 24.

L’8 aprile, 54 detenuti di Rebibbia verranno processati in aula bunker per la rivolta del 9 marzo 2020. Altre 20 detenute sono sotto indagine per una protesta avvenuta in contemporanea nella sezione femminile.

Noi siamo al loro fianco e vogliamo che la nostra solidarietà arrivi forte e chiara. Chi ha protestato aveva ragione: l’unica sicurezza contro il contagio non può che essere la libertà.

GIOVEDÌ 8 APRILE – ORE 9:30 presidio davanti l’aula bunker di Rebibbia (via del Casale di San Basilio 168)

VENERDÌ 9 APRILE – ORE 17.00 a un anno dalla morte di Salvo, compagno che ha lottato dentro e fuori le carceri fino all’ultimo respiro, in via dei Volsci, sotto la sede di Radio Onda Rossa

DOMENICA 11 APRILE – ORE 10:30 presidio con microfoni aperti davanti alla sezione femminile di Rebibbia (pratone) per portare i nostri saluti alle detenute

Chiunque abbia voglia di contattarci, può farlo a uno di questi indirizzi:

Punto Solidale, via Augusto Dulceri 211 – 00176 Roma

indirizzo mail: dulceri211[at]gmail.com

Assemblea parenti e solidali delle persone detenute

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SIAMO SPIACENTI: continueremo…

Riceviamo dalle compagne dell'<Assemblea permanente contro il carcere e la repressione>

SIAMO SPIACENTI:
continueremo a fare apologia della ribellione e ad oltraggiare l’oppressione

Alcuni giorni fa, una compagna e un compagno hanno scoperto di essere nuovamente
indagati per istigazione a delinquere-apologia (art. 414 c.p.) e diffamazione (art. 595 c.p.)
per alcuni contenuti della trasmissione radiofonica Zardins Magnetics, realizzata dalla
nostra Assemblea e messa in onda ogni giovedì alle 20.00 su Radio Onde Furlane
Si tratta dell’ennesimo attacco poliziesco e giudiziario alle attività dell’Assemblea tramite
accuse basate su reati definibili come “d’opinione”. Infatti, la compagna e il compagno sotto indagine stanno già subendo un processo, per i medesimi reati, presso il tribunale di Udine per vari interventi a manifestazioni e un’intervista radiofonica nel 2019. Analogamente, una compagna sta subendo ben tre processi a Trieste per imputazioni di istigazione e oltraggio, per vari interventi sotto il locale carcere.
Pare che le Digos e le procure di Udine e di Trieste vogliano farci pesare penalmente ogni
nostra parola che, superando la sterile libertà di indignarsi, rivendichi la libertà di lottare. E così, tanto per fare degli esempi dei nostri capi di accusa, affermare che è giusto colpire con l’azione diretta chi (veramente) istiga al razzismo e alla guerra tra poveri, come la Lega, diventa istigazione a delinquere. Dire che la malasanità in carcere è tortura e dunque
denunciare come torturatori i medici che se ne fregano dei detenuti, diventa diffamazione.
Raccontare ad un presidio presso un carcere di una rivolta accaduta in un altro carcere,
diventa anch’essa istigazione.
Gli orizzonti miseri del diritto borghese si rivelano appieno. Con le nostre parole, infatti,
non vogliamo spingere nessuno a fare nulla, né intendiamo sporcare il nome di chicchessia
che non sia già sporcato dal suo ruolo e dalle sue azioni. Vogliamo invece valorizzare –
questo sì – la ribellione e le lotte che inevitabilmente sorgono, senza bisogno di fantomatici
istigatori, dall’oppressione. Riconosciamo in quest’ultima l’unica vera istigatrice alla
ribellione, aldilà di tutti gli incubi di una pace sociale totalitaria da parte dello Stato e delle
classi dominanti.
Nel nostro piccolo, noi siamo parte di questa ribellione e lotta inestinguibile. Siamo, ad
esempio, stati al fianco dei detenuti del carcere di Udine, quando ci hanno denunciato la
loro condizione di malasanità. Così come delle detenute del Coroneo di Trieste, quanto
hanno rivendicato sanità, salute e libertà nel pieno dell’attuale epidemia. Siamo stati e
saremo al fianco dei prigionieri anarchici, rinchiusi nelle galere perché lottano per
distruggerle.
Pensiamo che sia la nostra pratica in tal senso, più che le parole in sé, a voler essere colpita
con questi procedimenti. Si sforzino pure i nostri inquisitori di centellinare ogni parola per
darvi un “rilievo penale”. Noi continueremo a dire quello che pensiamo e soprattutto a
praticare l’appoggio e la solidarietà a chi si ribella, lottando contro il carcere e resistendo
alla repressione.

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Emergenza coprifuoco

Un articolo molto utile e interessante sull’uso del coprifuoco. Tra l’altro ribadisce un concetto che noi riteniamo molto importante e su cui abbiamo scritto in tantissime occasioni e cioè che la sperimentazione repressiva attuata man mano in questi anni  su alcune categorie sociali era una sperimentazione di controllo sociale a tutto campo e preludeva all’uso degli stessi meccanismi su tutti/ i subalterni appena fosse stato utile al sistema. Dai meccanismi messi in atto contro gli ultras, alla creazione della normativa sul decoro, alla creazione dei centri di detenzione per migranti con la legislazione sulla detenzione per condizione e non per reato, alle sanzioni amministrative…I dispositivi repressivi e coercitivi ci riguardano tutte e tutti, non sono accettabili a nessun titolo e per nessuna ragione e tanto meno per<il nostro bene>.

EMERGENZA COPRIFUOCO

Tra il 22 e il 26 ottobre 2020 le regioni Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia, Calabria e Piemonte hanno imposto un coprifuoco notturno dalle 23 alle 5 del mattino, come “misura urgente di contenimento del contagio” da Covid-19. Con il DPCM del 3 novembre 2020 il coprifuoco dalle 22 alle 5 è stato esteso in tutta Italia a partire dal 6 novembre. Inizialmente temporaneo, il provvedimento è stato rinnovato più volte ed è tuttora vigente, dopo quasi 5 mesi, senza che il suo rinnovo sia stato accompagnato da una effettiva valutazione, trasparente e pubblica, sulla sua reale efficacia nella riduzione dei contagi.

I media hanno ricordato l’ultimo caso di applicazione del coprifuoco avvenuto in Italia, durante la Seconda guerra mondiale: era il luglio del 1943, quando il maresciallo Badoglio, che era subentrato a Mussolini come Capo del Governo, aveva indetto lo stato d’assedio con la legge del coprifuoco, dalle 20 alle 6 del mattino. La disposizione prevedeva il divieto di uscire di casa dal tramonto all’alba, vietava le riunioni di più di tre persone, proibiva l’affissione di stampati e manifesti.

Tuttavia i media si sbagliano. Un coprifuoco di fatto, che comporta il divieto di uscita notturno, è stato imposto a partire dal 2015 nei confronti di persone assegnate a una determinata categoria giuridica e sociale: richiedenti asilo e rifugiatx che vivono nelle varie tipologie di strutture di accoglienza, e lavoratori e lavoratrici agricole immigratx, alloggiatx nelle tendopoli\campi di lavoro istituzionali.

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Vax Show

Vax Show

di Alessandra Daniele

carmillaonline.com

Benvenuti a Moriremo Tutti, il nuovo talk de La7 dedicato alla pandemia, perché Omnibus, Coffee Break, L’Aria che Tira, Tagadà, Otto e Mezzo, Non è l’Arena, Di Martedì e Piazzapulita non bastavano ancora.
Stasera parleremo di vaccini coi nostri esperti virologi, infettivologi ed epidemiologi, dei veri sommelier di sieri, ma ne parleremo anche con chi non ne capisce un cazzo, ma fa comunque numero in tutte le nostre trasmissioni, sottosegretari, opinionisti, editorialisti e tuttologi.
E direttori di giornali.
Giornali che nessuno legge più.
Giornali che nessuno ha mai letto.
Che esistono solo per la rassegna stampa dei Tg.
Che sono come i libri finti delle scenografie: scatole vuote.
Parleremo di contagi. Parleremo di movida. Non parleremo di fabbriche.
Discuteremo di vaccini per ore ed ore fino a notte, ripetendo cose che sono già state dette un milione di volte, e lo faremo nel modo più ansiogeno possibile.
Vi metteremo paura di vaccinarvi.
Vi metteremo paura di non vaccinarvi.
E se il Covid non vi spaventa abbastanza, approfittando dell’argomento vaccini parleremo anche di tetano, ebola, peste e vaiolo.
Perché per noi la paura è l’anima del commercio.
E adesso, pubblicità.

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Saluti e baci-Rote Zora

Saluti e baci/ Rote Zora

La sperimentazione di massa che il sistema di potere sta attuando con la così detta “emergenza covid” sia per quanto riguarda il controllo sociale sia per quanto riguarda la manipolazione genetica è un progetto che il capitalismo porta avanti da diverso tempo. Ora, nella fase neoliberista, è riuscito a mettere in atto anche nel mondo occidentale quello che aveva operato e opera ancora nei territori colonizzati e lo ha potuto ottenere attraverso il meccanismo dell’asservimento volontario. Vi riportiamo alcuni stralci illuminanti  riguardanti comunicati e azioni che le Rote Zora avevano già scritto e messo in atto negli anni ’70 e ’80.

<Sull’ingegneria genetica>

«[…] Nel campo della ricerca sulla manipolazione genetica Schering è entrata in gioco accanto a Höchst, Bayer e BASF. L’idea di questi signori è di riportare sotto il loro controllo (fecondazione in vitro) l’ultimo bastione delle donne, la riproduzione di esseri umani, per affermare così il loro modello di essere umano, la razza bianca maschile dominante. […] Quel che nelle metropoli è appena agli inizi, nel Terzo Mondo da sempre è realtà quotidiana. L’enorme aumento del fatturato di Schering si basa sulle donne. Dietro a ciò si nasconde il fatto che dagli anni ’20 le donne del Terzo Mondo subiscono abusi per testare gli anticoncezionali e, contemporaneamente, mentre nel Terzo Mondo esiste un progetto internazionale per la sterilizzazione forzata delle donne, nelle metropoli la scelta di partorire viene ricompensata con denaro. Nel 1979 a Porto Rico risultava sterilizzato il 34% delle donne, e nel solo anno 1979 ciò è toccato a ben duecentomila donne. In Brasile nel 1971 sono state sterilizzate un milione di donne.

Schering e le altre società farmaceutiche proseguono la tradizione iniziata dai nazisti con gli esperimenti sulle donne chiuse nei campi di concentramento-sterminio. La differenza è soltanto che oggi sono organizzati su scala mondiale».

comunicato sull’attacco incendiario alla società Schering, Berlino, 7 marzo 1982

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Loro, i signori del programma genetico, si sono già presentati. Dicono che l’ambiente deve ritornare ad essere pulito, le malattie incurabili diventare curabili, la fame nel Terzo Mondo eliminata, che la razza bianca deve essere un pacchetto concentrato di preziosi cromosomi sociali. Così possono accedere al dominio completo sugli esseri umani e sulla natura e ad indicibili profitti. Continua a leggere

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Sono venuta a esplorare il relitto.

Sono venuta a esplorare il relitto.
Le parole sono propositi.
Le parole sono mappe.
Sono venuta a vedere il danno che è
stato fatto
e i tesori che sono rimasti. […]
Siamo, sono, sei
per viltà o per coraggio
quell’uno che torna sempre
a questa scena
portando un coltello, una macchina
fotografica
un libro dei miti
nel quale
i nostri nomi non compaiono.
(Adrienne Rich, 1972)

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 1 aprile 2021

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Gli argomenti:
– il modello israeliano, modello militare e propagandistico
– biotecnologie
– la sentenza al processo per la mega tangente ENI – Nigeria
– editing genetico

Per contatti
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione
liberetutti@autistiche.org

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Forza Dana! Forza NoTav!

notav.info

Il 14 aprile il Tribunale di Sorveglianza di Torino si esprimerà nuovamente sulla possibilità di applicare le misure alternative al carcere, per il proseguo della pena di due anni a cui è stata condannata Dana per la manifestazione “Oggi Paga Monti” del 2012.

Nei 30 anni di lotta abbiamo imparato che i momenti più duri si superano stando insieme, la solidarietà è un’arma e l’abbiamo sperimentato in tante occasioni. In questi oltre sei mesi di detenzione di Dana sono state tante le iniziative a sostegno che abbiamo costruito proprio perché “Si parte e si torna insieme” non è solo uno slogan vuoto, al contrario è una metafora che portiamo avanti con profondo impegno.

Per queste ragioni, in vista dell’udienza del 14 aprile, abbiamo lanciato la campagna comunicativa per la liberazione di Dana, che ripercorre le varie motivazioni che l’hanno portata ingiustamente in carcere dal 17 settembre 2020.

Siamo consapevoli che l’arresto di Dana afferma l’applicazione di un modello prettamente punitivo volto a intimidire il movimento e le persone e minacciare il diritto al dissenso, di parola e di espressione. Come sappiamo che le stesse motivazioni della sentenza del Tribunale di Sorveglianza sono davvero assurde e Dana è stata punita esclusivamente perché No Tav. Continua a leggere

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La molla che ti spinge a reagire

[…]Chi non percepisce il pericolo di questa deriva autoritaria, chi reclama come unica soluzione le scelte imposte da Stato e tecnici, è meglio che si dia una sonora svegliata, perché non lottare ora contro certe politiche che tendono a medicalizzare la società in senso repressivo, che tendono ad escludere le libertà degli individui, sarà poi svegliato dall’amara realtà di ritrovarsi rovesciata addosso tutta la passività accumulata.[…]

La molla che ti spinge a reagire

da ilrovescio.info

“… alla mancata evidenzia di idonei dati fattuali da cui inferire il sostanziale distacco dall’ambito ideologico”.

Questa è una delle frasi finali del rigetto – datato il 17.03.2021 – della Corte D’Assise d’Appello di Trento riguardo alla richiesta di revoca delle misure a cui sono sottoposti i compagni e le compagne inquisiti nell’Operazione Renata. I burocrati di tribunale – tramite le veline dei ROS e Digos – cercano di giustificare gli ormai 16 mesi di misure (obbligo di dimora con rientro notturno) con cui li tengono ristretti nei loro obbligati domicili. La loro paura è che ritornino nei lidi in cui per anni hanno vissuto e lottato, e quindi che possano riprendere le proprie attività a loro avviso pericolose. Spremendo le tre paginette dell’argomentazione del rigetto sono questi i motivi delle continue restrizioni. Il fatto che in Trentino gli anarchici non siano spariti, e neanche le pratiche di attacco, il fatto che la solidarietà nei loro riguardi sia ancora viva, il fatto non abbiano né detto né scritto nessuna abiura alle idee anarchiche, e quindi al proprio pensiero e alla propria etica, è motivo per i nostri nemici per continuare a tenerli ristretti con delle misure che nemmeno per un giorno saranno utili allo scopo di scontare le pene che sono arrivate, confermate in secondo grado il 22 febbraio davanti alla Corte d’Assise di Trento.

Probabilmente la figuraccia fatta (la caduta, per l’ennesima volta, di ogni reato associativo e “finalità di terrorismo”) da parte della Procura di Trento con annessi scagnozzi con i distintivi, nel cercare di fermare chi per loro è motivo di grattacapi e di buchi nell’acqua investigativi, spinge questi signori a far sì che in qualche modo i loro sospetti cadano su di loro visto che ignoti sono gli autori di svariati attacchi accaduti nel tempo.

La sensazione che abbiamo è come se fosse stata affibbiata una specie di Sorveglianza Speciale informale, un reticolo di carte burocratiche, rimpalli tra autorità del Ministero di Giustizia in cui a volte è difficile raccapezzarsi, ambiente ben descritto dal celebre romanzo di Kafka Il processo.

Ma se da una parte diciamo esplicitamente che le nostre idee e la nostra visuale sul mondo rimangono ben salde, se i nostri compagni e compagne si ostinano a starci vicini, come abbiamo già detto altre volte non siamo soliti guardare il nostro ombelico, ancor di più visti gli ultimi mesi repressivi in questo i Paese. Continua a leggere

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Meglio il rischio di ammalarsi che la certezza di vivere sotto dittatura

Meglio il rischio di ammalarsi che la certezza di vivere sotto dittatura! Il tempo per rompere la gabbia è adesso. Sotto l’imperio della paura, ci si abitua a tutto. Anche a una vita disumana.

da ilrovescio.info

Volantino distribuito il 27 marzo a Trento durante un’iniziativa contro la “didattica a distanza” a cui hanno partecipato diverse centinaia di insegnanti, studenti e genitori.

DAD, primo passo verso un mondo a distanza

A distanza di più di un anno NULLA è stato fatto. Non solo per intervenire sulle cause di fondo di questa epidemia (allevamenti intensivi, deforestazione, inquinamento, accaparramento ed uso brutale di ogni angolo del Pianeta), ma nemmeno per rafforzare il sistema sanitario. I pochi fondi destinati alla sanità del Recovery Plan, meno di 10 miliardi, verranno investiti in digitalizzazione e telemedicina. Niente è cambiato né cambierà dunque per quanto riguarda la medicina del territorio, impreparata ed impotente dopo trent’anni di tagli delle strutture e del personale. È inaccettabile, considerando che nella situazione attuale il numero delle ospedalizzazioni è dovuto proprio al fatto che i pazienti non vengono presi in carico e curati durante i primi giorni di malattia. Questa emergenza si prolunga perché per i potenti è una manna dal cielo. Se si riesce ad imporre l’idea che il Covid-19 non si può curare, cosa rimane? La vaccinazione come unico rimedio.

Grazie alla dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’OMS (organizzazione finanziata per 3,9 miliardi su 4,5 dai colossi farmaceutici), in dieci mesi sono stati sviluppati e commercializzati dei nuovi vaccini basati sull’ingegneria genetica. Sempre se si possono chiamare “vaccini” delle terapie geniche che non garantiscono che il vaccinato non si ammali di Covid-19 (lo immunizzano forse dalle sue forme più gravi); non garantiscono che il vaccinato non contagi altre persone; hanno una durata limitata nel tempo (tre mesi? sei mesi?, non lo sanno nemmeno i loro sviluppatori). Gli effetti a lunga scadenza di questo tipo di tecnologia NON si conoscono; sulla base di questo innegabile dato di fatto si può affermare che sta avvenendo la più grande sperimentazione di massa della storia, che riguarderà nelle intenzioni di chi comanda anche i soggetti in età pediatrica (gli esperimenti sono già in corso “su base volontaria” su ragazzini tra i 12 ed i 16 anni per arrivare ai bambini di 2) a partire dalla fine del 2021. Senza riflessioni, momenti di confronto collettivo e una conseguente opposizione è sensato ipotizzare che nell’arco di breve tempo queste vaccinazioni diventeranno periodiche ed obbligatorie.

La chiusura delle scuole e l’imposizione della Didattica-A-Distanza non sono misure dovute a errori, incompetenza o disorganizzazione. Sono scelte politiche ben precise. Primo, perché per Lorsignori chiudere le scuole è quasi “gratis”, mentre a chiudere le fabbriche si toccano interessi troppo grossi. Produrre si deve. Di insegnare ed imparare, invece, si può fare a meno. Ma il motivo più profondo è un altro: l’emergenza Covid-19 viene usata come un rullo compressore per imporre una società digitalizzata. Sempre più isolati, con le nostre vite sempre più ridotte a “dati” da raccogliere, controllare e vendere, sempre più dipendenti dalla tecnologia persino per curarci, cosa rimarrà delle nostre libertà?

Scende la curva dei contagi, è merito del governo. Sale la curva, è colpa della gente poco responsabile. Anche dopo vaccinati, bisogna tenere la mascherina e, in caso di contatto con qualcuno risultato “positivo” al Covid, scatta ancora la quarantena (tranne per gli operatori sanitari: quelli al lavoro ci devono andare!). Scuole aperte, anzi no, forse sì. Ancora un mese di restrizioni, anzi due. Non vi sentite come criceti in gabbia?

Non vogliamo generali che si occupano di salute!

Vogliamo una medicina del territorio che curi la gente a casa e non i vaccini dell’ingegneria genetica!

Non vogliamo relazionarci attraverso gli schermi, essere comandati dagli algoritmi e medicalizzati da un casta di “esperti” incontestabili!

Meglio il rischio di ammalarsi che la certezza di vivere sotto dittatura!

Il tempo per rompere la gabbia è adesso. Sotto l’imperio della paura, ci si abitua a tutto.

Anche a una vita disumana.

Qui il testo in pdf: volantino

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Le Vent Nous Portera

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Conversazione/Silvia De Bernardinis e Barbara Balzerani

Una bella conversazione/ Silvia De Bernardinis e Barbara Balzerani

https://www.facebook.com/notes/compagna-luna/conversando-con-barbara-balzerani-su-brigate-rosse-un-diario-politico-riflession/477627080089766/

È uscito da poche settimane il libro che ho curato Brigate rosse: un diario politico per DeriveApprodi. Chi lo leggerà si troverà di fronte a un testo, se non distante, sicuramente differente dalle ricostruzioni storiche fatte dagli storici. È un’analisi densa, complessa e non facilmente sintetizzabile se non per linee generali, con una costruzione del testo metodologicamente molto chiara che analizza pezzo per pezzo la storia brigatista: parte dal contesto politico, prende in esame partiti politici, movimento di classe, sinistra rivoluzionaria, guerriglia e antiguerriglia, proposta politico-strategica delle Br e verifica alla prova dei fatti. Una ricostruzione a 360 gradi che è storia delle Br e storia dell’Italia degli anni 70, al di là delle intenzioni degli autori. Più che farti domande ti propongo alcuni temi di carattere generale che emergono dal testo su cui può essere utile spendere qualche parola.

Diciamo prima di tutto che i compagni protagonisti del confronto, delle discussioni da cui ha origine il documento che DeriveApprodi ha deciso di pubblicare, sono stati tra quelli con cui hai condiviso sia la fase iniziale della tua esperienza nelle Br, nella colonna romana, sia il periodo successivo, quando ti sei ritrovata a gestire in un ruolo dirigente l’eredità brigatista e la parte finale della sua storia, per usare le tue parole, a cercare di «tradurre in pratica politica e organizzativa quel controverso bilancio». Fa eccezione Carlo Picchiura che hai conosciuto dopo il tuo arresto, nel 1985, durante i processi, uno dei pochi che dal carcere aveva aderito alle Br-Pcc dopo la spaccatura. Si tratta dei compagni politicamente più vicini e di discussioni che hai vissuto direttamente.

Si, ed è difficile parlarne ora che Piero, Gigi, Salvo e Picchio non ci sono più. Mancanze, tra le altre, che hanno reso ancora più vuoti questi anni così difficili da vivere. I legami nelle Br non sono mai stati familistici visto il prevalere su tutto della buona salute dell’Organizzazione e la precarietà della nostra vita a piede libero, ma è indubbio che il sentire i compagni un bene prezioso di cui godere e da preservare, dava forza anche nelle condizioni più dure e compensava la provvisorietà del domani di ciascuno di noi. La fiducia incondizionata è una reciprocità di sguardo che non sempre la politica concede ma che pareggia i conti con le proprie paure e incertezze quando si ha la fortuna di viverla. Cercare di essere all’altezza dell’altro insegna a superare la competizione e i protagonismi. Credo renda migliori.

Questa pubblicazione rende giustizia a una realtà misconosciuta che poco appare nella storia delle Br. Infatti nella vulgata con cui è raccontata emergono pochissimi nomi in confronto ai tanti militanti che l’hanno attraversata e alla loro qualità. Anche questo concorre alla distorsione del suo patrimonio politico e del senso stesso dell’agire in un’organizzazione di comunisti. Come se non fosse un prodotto collettivo in cui ciascuno, per come sa e può, è essenziale a comporre il tutto ma la raffigurazione elitaria di qualche testa pensante nell’insignificanza di tanti anonimi e invisibili, senza nome, faccia e identità. E questo riguarda anche i compagni che hanno lavorato a vario titolo a questo testo dal carcere e che sono stati tra i pochi che ho avuto accanto negli ultimi difficilissimi anni di militanza. La spaccatura di cui parli, quella col Partito della guerriglia, non è stata la sola ma certamente la più devastante sia per l’inconciliabilità dell’analisi, delle tesi politiche e delle pratiche, sia per l’adesione massiccia dei nostri compagni in carcere. Cosa di non poco conto in quel periodo di scarse certezze. Per questo il testo che hai curato è ancora più prezioso, spiragli di luce nella opacità del presente per chi era rimasto fuori a resistere che, purtroppo, sono caduti nel vuoto (forse per un malinteso rigetto di ogni contributo proveniente dal carcere?) e un rimedio di senso nel dilagare di follia che sembrava imperversare tra i seguaci del partito della guerra civile in atto. Una mano tesa nella navigazione rovinosa della nostra crisi politica e del perfezionamento scissionista dei prigionieri del «nucleo storico». Le riflessioni di cui tratta il testo sono quelle che hanno impegnato i compagni prigionieri rimasti nelle Br-Pcc che non potevano che andare all’origine di una storia per poterne valutare i punti di criticità, gli errori, la necessità di adeguare l’analisi e la pratica alle nuove condizioni. Fino all’interrogarsi sulla percorribilità stessa del terreno di lotta per come l’avevamo sempre inteso, in cui l’azione armata costituiva la esemplificazione, il condensato di un programma politico reso possibile dai contenuti presenti nelle punte più avanzate del movimento rivoluzionario di quegli anni e necessario per continuare ad avanzare.

Di quelle lotte interpretavamo l’insito contenuto rivoluzionario, di potere, traducendolo in una strategia politico-militare di guerra di lunga durata. Niente a che vedere con il sindacalismo o i bracci armati dei movimenti, niente con l’insurrezionalismo. Tutte concezioni queste che caratterizzavano molta parte delle altre organizzazioni rivoluzionarie e che verranno riproposte dai diversi spezzoni in cui si è frantumata l’Organizzazione. Si è trattato di uno scontro di idee portato avanti attraverso un intenso lavoro politico all’interno dei movimenti. Questo può spiegare anche la adesione alle Br di molti compagni che avevano animato il movimento del ’77 con la sua radicalità di contenuti, disperso dai carrarmati di Cossiga e la sua impossibilità di tenuta attraverso scontri armati di piazza. Continua a leggere

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