Report Incontro Boicottiamo la guerra-30 giugno 2021

Report incontro “Boicottiamo la guerra” – 30 giugno

Il 30 giugno si è tenuto l’incontro “Boicottiamo la guerra” organizzato dagli Antimilitaristi Campani. Oltre alle realtà che compongono la rete campana (Comitato BDS Campania, Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio – Campania, Napoli Città di Pace, Rete campana contro la guerra e il militarismo) erano presenti i rappresentanti dei lavoratori portuali del CALP di Genova e del CLP di Napoli, il comitato sardo “Madri contro la repressione”, Cagliari social forum, Stop RWM, No Muos Catania, No Muos Palermo, No Muos Ragusa, Rete Antirazzista Catania, Coordinamenta Femminista e Lesbica, antimilitaristi di Ghedi e Livorno, attivisti singoli o appartenenti a realtà politiche.

L’incontro voleva essere un primo momento di confronto sulla necessità di rilanciare l’opposizione alla guerra e al militarismo a partire dal sostegno concreto alle azioni dei portuali contro la movimentazione e il transito di armi nei porti italiani e alle mobilitazioni dei comitati contro tutte le basi militari.

Tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza del rifiuto da parte dei lavoratori dei porti di Genova, Livorno, Ravenna e Napoli a caricare armi dirette nelle zone di guerra, del loro schieramento netto dalla parte degli immigrati e dei popoli oppressi e, soprattutto, dell’impegno che questi lavoratori stanno mettendo in direzione di un coordinamento internazionale tra i porti al fine di rendere ancora più incisivi e coordinati blocchi e scioperi futuri.

La stessa nascita dell’osservatorio Weapons Watch rappresenta uno strumento fondamentale per il monitoraggio del movimento delle armi attraverso i porti europei e per la messa in rete delle informazioni finalizzate a stimolare l’azione degli antimilitaristi e di sempre più lavoratori, sia quelli che fabbricano che quelli che movimentano le armi, e anche a salvaguardare la loro sicurezza. Il neo-coordinamento ha già cominciato a darsi scadenze unitarie. Il compagno del CALP di Genova ha ricordato che per il 16 luglio è stata chiamata una “Giornata contro le armi nei porti” che vedrà un primo confronto internazionale tra le realtà portuali. Egli ha fortemente sottolineato la necessità della solidarietà e della partecipazione attiva alle loro lotte per rafforzarle, ma anche per rispondere alla repressione già abbattutasi sui portuali liguri. Cinque di loro, infatti, sono indagati dalla procura per associazione a delinquere finalizzata a reati che vanno dalla resistenza, all’accensione di fumogeni e bengala (“dispositivi modificati in modo da renderli micidiali”), al lancio di oggetti pericolosi e, perfino, all’attentato alla sicurezza pubblica dei trasporti. La solidarietà e la partecipazione sono tanto più necessarie, dicevano i lavoratori del CLP di Napoli, quando questo tipo di lotta è solo agli inizi e si inserisce in un complesso contesto di vertenze aziendali, come nel caso del porto napoletano.

Proprio sulla lotta unitaria contro la repressione hanno insistito le attiviste del comitato “Madri contro la repressione”. L’Operazione Lince, inchiesta avviata nel 2014 dalla procura di Cagliari nei confronti dei movimenti in lotta contro l’occupazione militare della Sardegna, contro le basi e le esercitazioni militari, ha portato a processo 45 antimilitaristi con accuse che vanno dall’imbrattamento fino, per alcuni di loro, all’associazione con finalità di terrorismo. La prossima udienza si terrà il 14 settembre. Questa potrebbe essere una prima occasione per un’iniziativa unitaria.

Una proposta è stata ripresa dagli altri interventi. Tutti, infatti, hanno convenuto sul fatto che l’unica concreta arma contro la repressione è la solidarietà attiva insieme alla ricostituzione di un forte movimento contro il militarismo e, più in generale, contro le politiche del governo. Questo vuol dire superare le attuali debolezze. Oggi, come testimoniato da molte realtà, troppo spesso sui territori si fa fatica a mobilitare. E’ necessario ridare slancio alla lotta e superare la frammentazione anche alla luce di quanto alcuni evidenziavano: 1) una preoccupante corsa agli armamenti sul piano mondiale, che non si è fermata nemmeno durante la pandemia; 2) l’acuirsi dello scontro tra grandi potenze; 3) nuovi fronti di guerra che si aggiungono a quelli di Siria, Libia, Yemen, Iraq, ecc.; 4) una gestione militarizzata della pandemia che ha reso ancora più invasiva la presenza ed ha legittimato il ruolo delle forze armate anche in settori civili; 5) il crescente interventismo militare dell’Italia, come confermato dal rinnovo delle missioni all’estero già in atto e dal varo di altre due nuove missioni.

Durante la discussione sono stati toccati molti altri temi: l’ampliamento della fabbrica di bombe RWM Italia di Domusnovas (Sardegna); il transito di navi e sommergibili a propulsione nucleare nei nostri porti e la mancata diffusione dei piani sicurezza previsti in caso di incidenti; l’ampliamento del personale e dell’azione di Frontex – dispositivo chiave delle politiche contro gli immigrati e per la militarizzazione delle frontiere europee – contro cui è partita la campagna Abolish Frontex https://abolishfrontex.org/; il prezzo più alto pagato al militarismo e alla guerra dalle donne (a partire dallo stupro usato come arma); la necessità di portare la tematica del militarismo in tutti i contesti di lotta (ambiente, femminismo, migranti, lavoro); il ruolo di Israele nell’escalation militare e come modello per la sicurezza e la militarizzazione interna della stessa Italia e la necessità di avviare le campagne per l’abolizione dei trattati di cooperazione militare Italia-Israele e per il boicottaggio e il disinvestimento.

Temi su cui bisognerà tornare e per agire insieme. Tutti, infatti, hanno espresso la volontà di dare un seguito a questo primo confronto. In questa direzione ci si è impegnati a:

  • Consolidare i contatti e la trasmissione di informazioni con una mailing list

  • Accogliere, diffondere e sostenere le iniziative già messe in campo dalle singole realtà. In particolare:

  1. 16 luglio, “Giornata contro le armi nei porti” lanciata dal coordinamento porti

  2. 7 agosto, giornata di mobilitazione a Niscemi

  3. 14 settembre, iniziativa contro la repressione coordinata su tutti i territori

  4. 17-24 luglio “Caravana Canarias 2021”

https://www.facebook.com/carovanemigranti/photos/a.474367326040269/2325420620934921

  • Organizzare un secondo incontro in data da definire per proseguire il confronto e decidere nuove iniziative

Partecipanti all’incontro “Boicottiamo la guerra” – 30 giugno

01/07/21

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3 luglio 1969/la rivolta di Corso Traiano

3 luglio 1969/ la rivolta di Corso Traiano a Torino/ per ricordare, per riflettere, per imparare, per lottare.

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Oggi alle 17.00 a piazza Trilussa per Assange

Sabato 3 luglio 2021 a Roma in Piazza Trilussa il gruppo <Italiani per Assange> organizza un sit-in contro l’estradizione di Julian Assange.

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5 luglio 2021 Tribunale di Torino

Nicoletta Dosio accusata di 200 evasioni!

da notav.info

Lunedi 5 luglio si terrà la prima udienza di Nicoletta per le evasioni del 2016, quando dichiarò pubblicamente che non avrebbe rispettato la misura arbitraria e ingiusta che le era stata imposta dal tribunale di Torino per aver partecipato a una manifestazione No Tav 5 anni prima.

A Nicoletta infatti, é stato recapitato un elenco di oltre 200 evasioni che fanno pensare a come i soldi pubblici vengano spesi, oltre che per devastare l’ambiente anche per pedinare una donna di 75 anni.

Dopo un anno di pandemia è imbarazzante vedere come Questura e Tribunale abbiano continuato imperterriti a denunciare e portare avanti procedimenti contro i No Tav mentre tutto il resto del mondo si é fermato. È sicuramente questa l’Italia ad alta velocità prevista dal recovery Plan.

Per quanto ci riguarda, continuiamo fedeli al nostro motto a dire che si parte e si torna insieme per questo invitiamo tutti e tutte ad assistere all’udienza appuntamento

LUNEDI 5 LUGLIO ORE 8:30 AL TRIBUNALE DI TORINO

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sabato 10 luglio/ le donne di Seveso

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 1 luglio 2021

Zardins Magnetics di giovedì 1 luglio 2021

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Gli argomenti:

* Sorveglianza speciale per reato d’immaginazione – letture dal romanzo “Io
non sono come voi” di Marco Boba
* Musica tanta

Per contatti:
liberetutti@autistiche.org

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A fianco di Natascia! domenica 4 luglio

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Il privilegio del tempo

Il privilegio del tempo

Quest’opuscolo è la traduzione, a cura di B.L.A. [Brigata Linguistica Antiautoritaria], dal castillano de “El privilegio del tiempo” delle compagne della distro Perras Salvajes

[…]Ci hanno insegnato che il nostro tempo gira attorno alla soddisfazione e all’approvazione di altre persone. Quando il tuo tempo consiste in una sottomissione costante, è davvero il tuo tempo? Se ci è sempre stata negata la possibilità di avere tempo per noi, come possiamo sapere che vogliamo e chi siamo?[…]

leggi qui /privilegio_tempo

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Vogliamo tutto!

VOGLIAMO TUTTO!

ambulatoriopopolare.noblogs.org

quando c’è la salute c’è tutto!
quando c’è TUTTO, c’è la salute!
Rovesciamo il luogo comune: solo quando ci sono tutte le condizioni di una vita buona, possiamo essere davvero in salute.
Questo percorso vuole riflettere in senso critico su quali sono, o meglio, dovrebbero essere queste condizioni.
Cosa vogliamo? VOGLIAMO TUTTO!

#1 cure e accesso alle cure post del 22/3

#2 politiche sanitarie e sicurezza post del 29/3

#3 casa post del 7/4

#4 ambiente post del 13/4

#5 Rispetto per la fragilità post del 20/4

#6 Dignità e rispetto post del 27/4

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 24 giugno 2021

Zardins Magnetics di giovedì 24 giugno 2021

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

FM 90.0 MHz https://radioondefurlane.eu/
https://www.facebook.com/radiazioneinfo/
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Gli argomenti:

* Aggiornamenti e riflessioni sul processo a Udine contro un compagno e una
compagna dell’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione
* Cesare Battisti è in sciopero della fame
* Approfondimento sull’esperienza AED dei Consultori autogestiti negli anni
Settanta

Per contatti:
liberetutti@autistiche.org

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Dietro le quinte, la guerra…

Dietro le quinte, la guerra…

di Nicoletta Poidimani   https://www.nicolettapoidimani.it/?p=1676

Scena 1. Sabato 10 luglio 1976, dall’Icmesa fuoriesce una nube tossica. Ma che si produce in quella ‘fabbrica dei profumi’? Semplice: triclorofenolo di diossina (TCDD) per armi chimiche.

Scena 2. Hanno colpevolizzato i pipistrelli e i cinesi ‘mangiapipistrelli’. Ma da dove arrivi il covid-19 ormai dovrebbero saperlo anche i pangolini: dai laboratori in cui si fa ricerca sulle armi biologiche.

https://youtu.be/cJxCNKfsBpA

Scena 3. Tutti ben ordinati, igienizzati e distanziati, in fila pronti per il vaccino. Quale? Fa lo stesso, anzi più ne mixi e meglio è. Questa è la scienza, baby! Tutto il resto è stregoneria, flatus vocis di ciarlatani…

Coro. La guerra, la guerra, la guerra. È o non è la “sola igiene del mondo”? Dobbiamo o non dobbiamo igienizzarci?!?

No, non sono impazzita né complottista. Molto più semplicemente, malgrado nell’ultimo anno (ma, direi da almeno 2-3 decenni) abbiano fatto di tutto per spegnerci ogni capacità critica, sono ancora in grado di ragionare e di mettere insieme i tasselli, ricordando le parole di G. A. Maccacaro: Siamo cavie umane del profitto altrui.

Ci vediamo a Seveso il 10 luglio, ma non per un’allegra scampagnata nel Bosco delle querce, dove si cammina calpestando la memoria…

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La Parentesi di Elisabetta del 23 giugno 2021

L’illegalità delle lotte fonte del diritto

” Le leggi, il diritto e l’ordine sono fondamentalmente contro di noi anche se, combattendo duramente, abbiamo strappato due o  tre diritti che, comunque, dobbiamo difendere continuando a lottare. La lotta radicale femminista e l’obbedienza alle leggi sono due cose che fanno a pugni fra loro.” Rote Zora

Tutti i giorni muoiono persone sul lavoro, è uno stillicidio, ma a meno che non sia la notizia di un’operaia di 22 anni dilaniata da una macchina tessitrice che produce una particolare impressione per un giorno e via, le altre morti vengono vissute dalla gente come routine. Continuamente ci sono donne stuprate o ammazzate da mariti, fidanzati, amanti, ex, padri, figli, conoscenti, famiglia, amici ma è diventata routine anche questa. Tutti i giorni muoiono persone di miseria, fra poco ci sarà un’ondata di licenziamenti da paura dato che l’ultimo ddl Draghi ha decretato la definitiva eliminazione del blocco in due date indifferibili, 30 giugno e 30 ottobre, ma sarà routine. C’è nella popolazione un’assuefazione al male che non è indifferenza, è rassegnazione, una rassegnazione che comporta l’incapacità di indignarsi e di cercare quindi la ragione di quello che succede.

Una cosa però è certa. Questa è una società che si pavoneggia per l’attenzione ai diritti: sicurezza sul lavoro, leggi sempre più severe, legislazione di tutela per le donne, sbandieramento di attenzione nei loro confronti, sbandieramento dei diritti delle minoranze e delle diversità sessuali, parole a iosa sulle tutele riguardanti immigrati e immigrate… pace, giustizia, democrazia… Ma evidentemente c’è qualcosa che non va, cioè c’è tanto che non va, anzi c’è tutto che non va. Tutto questo sbandierare, tutte queste leggi, tutto questo parlare non servono a niente e si rivelano uno strumento sempre più stringente di controllo sociale, danno la netta sensazione che non ci sia niente da fare e contribuiscono ancora di più all’assuefazione al male. Chiaramente è un discorso che abbraccia l’approccio neoliberista di gestione della società in tutti gli ambiti, ma ce ne sono alcuni particolarmente emblematici per l’uso e gli effetti di questi strumenti di legge imbastiti, creati e propinati dal sistema di potere ai subalterni come soluzione di tutti i problemi. Parliamo delle leggi per la sicurezza sul lavoro, di quelle contro la violenza sulle donne e sulle diversità, delle leggi contro il razzismo, di quelle per la <sicurezza> della cittadinanza…Sono solo alcune ma sono tutte <per il nostro bene>.

Nonostante questo, la violenza personale, interpersonale, sociale non è diminuita ma è aumentata e non potrebbe essere diversamente dato che la violenza è lo strumento principale di cui si è dotato lo Stato per risolvere i problemi sul fronte interno e su quello esterno. La violenza dello Stato è aumentata a dismisura.

Una violenza che ha dei misuratori molto indicativi che parlano da soli e che quindi possono essere considerati dei termometri della situazione sociale.

Il primo è sicuramente l’approccio repressivo nei confronti di chi non si dichiara convinto partecipe, in senso lato e non necessariamente politico nel senso stretto del termine, del progetto neoliberista, approccio caratterizzato dalla tendenza a reprimere, condannare, controllare non il reato ma anche solamente il pensiero di una possibile alterità. Basti pensare al caso, successo poco tempo fa, dello studente che a scuola per protesta non ha voluto mettere la mascherina e per il quale è stato messo in atto un trattamento sanitario obbligatorio, Tso, perché evidentemente chi è contrario alle norme stabilite può essere solamente un pazzo. O a quello che è successo nelle carceri di questo paese durante le proteste per la situazione pandemica, tredici detenuti morti durante le rivolte e non si sa bene come…

Il secondo è il dato sui femminicidi che invece di diminuire aumentano e si fanno più tragicamente serrati nonostante le leggi, le norme, i codici rossi, rosa e a pallini, nonostante i centri antiviolenza, gli osservatori e i finanziamenti. Ma la ragione è tragicamente chiara, tutte queste leggi e strutture non fanno che infantilizzare e vittimizzare le donne spingendole all’affidamento, mentre l’unica risposta efficace è quella dell’autorganizzazione, dell’autodeterminazione e della sicurezza economica. Se le donne si organizzassero in piccoli gruppi di autosostegno e difesa, non necessariamente politicizzati, ma di amicizia e di vicinato, se il movimento femminista si decidesse ad aspettare sotto casa i maschi violenti, se…ma l’autodeterminazione è molto pericolosa, si può imparare a pensare da sole…

Poi ci sono le infinite norme e leggi per la sicurezza sul lavoro, i guanti, le scarpe, i caschetti, la cartellonistica, i corsi, le normative europee, ma non viene in mente a nessuno che sicurezza sul lavoro significa lavorare poche ore perché poi il livello di attenzione scende paurosamente? Che non ci devono essere straordinari ma stipendi adeguati? Che i concetti di produttività e di meritocrazia fanno morire la gente? Che il mettersi in malattia è una sacrosanta difesa della propria salute e della propria integrità fisica e mentale?

Poi c’è la così detta sicurezza urbana e sociale e il decoro per cui la città è tutta un divieto, tutta una norma, basta guardarsi intorno, le persone sono trattate come scolaretti dell’epoca vittoriana, appena ti distrai zac! una bacchettata sulle mani e dalla parte del dorso naturalmente. I militari presidiano la nostra vita perché è noto che la gente è disubbidiente e non si sa gestire.

Infine il vastissimo arcipelago delle leggi contro il razzismo e per la tutela delle culture diverse e degli immigrati e delle immigrate…chiaramente la prima cosa da chiedersi è cosa c’entri tutta la suddetta attenzione con la legge n.40/1998 Turco-Napolitano che ha istituito la detenzione amministrativa e i Cpt, Cie, Cpr o come li volete chiamare. Ma non vi fate troppe domande perché potrebbero fare una legge che proibisce di farsi domande così il problema sarebbe risolto alla radice. Continua a leggere

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Boicottiamo la guerra!

Riceviamo dalla rete antimilitarista  di Napoli

https://www.facebook.com/events/208675537799166/?ref=newsfeed

INCONTRO TRA ATTIVISTI E LAVORATORI PORTUALI IN LOTTA CONTRO I TRAFFICI D’ARMI

Alla nostra richiesta di confronto formalizzata nell’appello “ai lavoratori dei porti di Genova, Ravenna, Livorno e Napoli” (v. sotto), abbiamo avuto le prime disponibilità da parte di alcune di queste realtà. Abbiamo perciò fissato un incontro, che si svolgerà su piattaforma, per il 30 giugno 2021 alle ore 18,30.
Riteniamo questo passaggio della massima importanza. Il G7 e il vertice della NATO che si sono appena tenuti hanno fatto emergere l’inasprirsi della competizione commerciale e militare tra il blocco occidentale e le potenze Russia e Cina, definite entrambe dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, “systemic rivals” per la Nato. Prende il via, così, l’Agenda NATO 2030 che prevede non solo il rafforzamento dell’Alleanza ma anche il suo strategico interventismo a ridosso dei confini e dei mari sia russi che cinesi.
Quello che dobbiamo aspettarci, quindi, è un’ulteriore corsa agli armamenti, l’intensificazione delle esercitazioni militari, l’inasprimento dello scontro tra grandi potenze, oggi ancora solo per procura, negli attuali teatri di guerra, il moltiplicarsi delle missioni all’estero a difesa ognuno delle proprie aree strategiche di influenza e nuove guerre.
In questo scenario, la movimentazione delle armi crescerà e le azioni volte a mettere in crisi la logistica militare, come quelle fatte dai lavoratori dei porti di Genova, Livorno, Ravenna, Napoli e di altri porti internazionali come Oakland, diventano cruciali per inceppare la macchina bellica.
L’incontro vuole essere un primo momento di confronto con questi lavoratori e con altre realtà antimilitariste per valutare insieme:
– quale contributo possono dare gli antimilitaristi per la riuscita di queste azioni;
– come rispondere unitariamente alla repressione che colpisce sia questi lavoratori che le realtà antimilitariste;
– come fare rete per rilanciare un movimento contro la guerra
Invitiamo tutti a partecipare e dare il proprio contributo.
Gli interessati potranno richiedere il link di partecipazione inviando un messaggio su questa pagina o all’indirizzo di posta elettronica: antimilitaristicampani@gmail.com

Il link sarà comunicato il giorno prima dell’incontro.

AI LAVORATORI DEI PORTI DI GENOVA, LIVORNO, NAPOLI E RAVENNA
Richiesta di confronto da parte degli Antimilitaristi campani
Gli “Antimilitaristi Campani” ringraziano i portuali di Genova, Ravenna, Livorno e Napoli e i sindacati che li hanno sostenuti per le loro azioni tese ad ostacolare il transito di armi nei porti italiani. Il rifiuto di questi lavoratori di caricare armi dirette in Arabia Saudita, in Israele, in Siria e in altre zone di guerra, esprime la precisa volontà di non essere complici della distruzione e della morte portata al popolo yemenita, al popolo palestinese, al popolo siriano e di altri Paesi oggetto delle aggressioni e delle mire neo-colonialiste delle grandi potenze o delle potenze regionali. Continua a leggere

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La difficoltà di avere difficoltà

La difficoltà di avere difficoltà

[…]Così ora, quando mi chiedono come va, quella frase curiosa, un’affermazione che sembra una domanda – con tutte le sue aspettative di risposta lineare e affermativa, autoconclusoria: tutto bene, grazie – mi sforzo di rispondere nel modo giusto. Una merda. Perché bisogna sapere che stare male è legittimo e la protesta anche di più. Perché la frustrazione de* singol* sia la rabbia di tutti e tutte.[…]

Denys

Ho difficoltà a fare molte cose.

Non so condividere i miei spazi, non senza impazzire. Non so cominciare e finire le cose con facilità. Non me la cavo granché col linguaggio del corpo e le sottili implicazioni emotive dei messaggi sottintesi. Non sempre riesco a comunicare a voce, e anche quando posso, avverto un enorme peso nel tradurre le mie immagini in lessico intellegibile. Non posso tollerare  i programmi stravolti di punto in bianco. Non so gestire più di un impegno al giorno, massimo due, per le mie energie limitate e per via dell’angoscia e del disorientamento che mi porta la gestione simultanea o sequenziale delle mie istanze quotidiane. Non esco molto di casa perché mutare spesso ambientazione mi stressa molto. Non ho realmente idea di come ci si faccia delle amicizie, o di come si manutengano i rapporti umani: devo i miei residuati di socialità a tutte quelle persone che fanno lo sforzo di perseguire la mia compagnia. Ho bisogno di fare tutto sempre allo stesso modo e di obbedire a piccole e grandi compulsioni utili e inutili che non sono dettate dallo sfogo di un’ossessione ansiosa ma da un’innata, non estirpabile, tendenza alla routine, e non posso non ammettere che mi sento a disagio nel continuare questo paragrafo rompendo lo schema che mi fa iniziare le frasi con un bel non. Ho dei sensi che funzionano in modo intenso e bizzarro, offrendomi la capacità di causarmi disgusto fino al vomito di fronte a molti sapori e consistenze; sentirmi benedetto sulla terra per le deliziose, friabili onde sonore di tarallo masticato sull’autobus dalla passeggera dietro di me; scoppiare in una immensa crisi di rabbia notturna graffiandomi le braccia e sbattendo la testa contro il mobiletto del bagno per via della irritante frequenza dei miei che russano e dell’insopportabile nenia di slinguazzamento che fanno i gatti nei loro riti di toelettatura, poiché dormiamo nella stessa stanza da vent’anni con buona pace del mio ineluttabile bisogno di privacy; avvertire la benché minima variazione di temperatura dunque non riuscire a tenere in mano una tazza moderatamente calda e ciononostante uscire spesso di casa con un abbigliamento inviso a ogni briciolo di buonsenso meteorologico, sudando a fiotti o sfidando la morte per ipotermia con gagliardo sorriso futurista e mani cianotiche. Regolare amministrazione autistica.

Molto tempo fa mi sono accorto di queste difficoltà senza accorgermene davvero. Ho assunto presto la consapevolezza che la mia percezione non corrispondeva alle percezione delle persone che incrociavo. Non che sia poi così difficile quando chiunque ti fa notare che una buona parte dei tuoi modi di fare e d’essere sono per così dire inappropriati, fuori luogo, strani. Dove non sono arrivato io con arguto dedurre, c’è arrivata la pressione sociale con le persuasive argomentazioni della persecuzione fra pari; anche fra dispari, vista l’annosa abitudine delle persone dotate di un potere ad abusarne. Lezione appresa. Diverso non si può, trovarsi in una brutta situazione è un crimine imputabile anche se non è un crimine e anche se non è stato commesso. I bravi bambini obbediscono. Io ho obbedito. Per fortuna ho quasi smesso, ora consumo solo mezzo pacchetto al giorno.

Questo livello di realtà colora tutta la mia vita, il mio stare nel mondo, come anche il cambiarlo. Lo spazio e l’agire tradizionale della politica extraparlamentare – ma anche di quella parlamentare,  la quale però non ho mai vissuto e praticato, e mai accadrà – consiste in un insieme di implicite regole sociali le quali per lungo tempo ho tentato di capire e assecondare, inutilmente, quali diplomazie, narcisismi, bisogni d’appartenenza, omologazione, idiosincratiche intollerabilità di vario genere. La peggiore pretesa è però la straziante richiesta di abdicare la propria persona in favore di un’abnegazione totale, noncurante delle priorità, delle limitazioni e delle necessità individuali e sociali, figlia quell’idea assurda e reazionaria che è l’indipendenza: essere isole, che si sanno bastare da sole o che in questo modo amano raccontarsela; questa indipendenza, che non rappresenta le abilità legate all’autonomia personale, ma il cerotto  applicato su quell’esigenza palpabile che sono i nostri rapporti di interdipendenza reciproca, in termini di affetto, di cura, di soddisfacimento dei bisogni più e meno elementari; viene chiesto insomma di favorire fatica e intelletto a un gruppo, un collettivo, una rete – esattrici di lavoro emotivo che non ne restituiscono altrettanto – che sì, fornisce una forma primitiva, grossolana e distruttiva di supporto, ma soltanto a chi possiede la possibilità e la pazienza di farne porta e soltanto a costo di distruggerl* pian piano, spogliandol* infine del diritto alla sopravvivenza in nome di qualcosa di più grande, così grande da inghiottire contraddizioni, idiosincrasie, umanità. Che libertà è mai questa? Che giustizia porta con sé?  La libertà di farsi tiranneggiare da una comunità terribile, più fascista di quella che ci mette i piedi in testa di solito. La giustizia, quella delle forche. Continua a leggere

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Genova/ presidio contro la sorveglianza speciale/15 giugno

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