Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 7 aprile 2022

Zardins Magnetics di giovedì 7 aprile 2022

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Allarme rosso! Contro il controllo sociale partecipativo e delatorio
✓ La guerra è sempre stata qui. Contributi dell’Assemblea Pubblica “Per chi
sente il ticchettio” di Catania
✓ Considerazioni femministe contro la guerra, il militarismo e
l’imperialismo

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FM 90.0 MHz
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Pensieri, musica, parole:
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione

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La Parentesi di Elisabetta del 6/04/2022

Allarme rosso!

La <democratica e civile> Bologna ha lanciato, in via sperimentale e su base volontaria, la patente del buon cittadino sulla falsariga di quella cinese. Viene chiamata smart citizen wallet e veniamo a sapere che qualcosa di simile sarebbe in procinto di essere lanciato anche a Roma.

D’altra parte non dobbiamo meravigliarci, Bologna ha una lunga tradizione consolidata rispetto a provvedimenti di controllo sociale elevato a cominciare dai sindaci-sceriffo come Cofferati e Roma ha un precedente illustre con Veltroni sindaco quando furono affissi per la città dei manifesti comunali con tanto di numero di telefono da chiamare che invitavano i cittadini alla delazione e alla denuncia di chi imbrattava la città.

Per ora il meccanismo della patente del buon cittadino è impostato su base premiale. Vale a dire che la persona accumulerà punti e otterrà delle regalie in sconti di vario tipo se avrà dei comportamenti in linea con le richieste dell’amministrazione. Sono considerati comportamenti “etici” fare la raccolta differenziata dei rifiuti, usare i mezzi pubblici, gestire in maniera oculata il consumo di energia, non prendere multe, essere attivo con la Card Cultura, una carta varata per le attività culturali nell’area metropolitana di Bologna. Piccola osservazione a margine: la cultura che conta è solo quella ufficiale e istituzionale? Insomma essere dei cittadini rispettosi del “vivere civile” e della “civile convivenza”. Ma il passaggio a bastone e carota sarà breve. La sinistra antagonista dovrebbe entrare in allarme rosso.

Il sindaco Matteo Lepore, PD tanto per non sbagliarsi mai, dice che questo patentino fa parte di un progetto più vasto che intende dare ai cittadini/e una grande rete digitalizzata ma allo stesso tempo personalizzata sull’esperienza di ciascuno. Ci viene in mente il film di Spielberg del 2002 < Minority Report> in cui viene descritta la società del futuro e il relativo controllo sociale. In una scena il protagonista Tom Cruise prende la metropolitana e la metropolitana è piena di pubblicità, ma non di pubblicità qualunque, di pubblicità fatta per lui. Ci sono delle piccole videocamere che riescono a catturare la sua iride, riconoscerlo e dargli dei messaggi fatti apposta e che lo chiamano addirittura per nome. Quella che potrebbe sembrare un’attenzione particolare legata alle esigenze individuali, anche se di stampo pubblicitario e consumistico, è invece nella sostanza controllo sociale. La gente esce dai vagoni del treno e man mano che esce a ciascuno si illuminano gli occhi e in questo modo vengono riconosciuti così il protagonista che sta scappando verrà trovato dalla polizia.

Lo scorso 17 febbraio a Fidenza, in provincia di Parma, il consiglio comunale ha deliberato il nuovo regolamento unico comunale in materia di edilizia residenziale pubblica. Vale a dire l’edilizia economica per le persone meno abbienti. Nell’articolo 8, Titolo III, Parte II, del predetto regolamento viene introdotto un sistema a punti per chi abita le case popolari che istituisce la <Carta dell’assegnatario> sulla quale ogni nucleo familiare che abita una casa popolare riceve un punteggio iniziale di 50 punti. Attraverso il comportamento dei residenti il credito può aumentare o diminuire: nel caso i punti vengano esauriti, i residenti ricevono lo sfratto e devono lasciare l’alloggio. Continua a leggere

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Oggi a Busto Arsizio

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La ‘femminista’ con l’elmetto non è una novità!

La ‘femminista’ con l’elmetto non è una novità!

di Nicoletta Poidimani

Leggo qua e là commenti sorpresi alle dichiarazioni di Rosi Braidotti sul criminale aumento delle spese militari. Nemmeno fosse una novità questo suo posizionamento guerrafondaio e neoliberista! Già durante la guerra contro la Jugoslavia Braidotti aveva preso posizioni apertamente filo-Nato, quindi non c’è proprio da sorprendersi.

Nel lontano 2004 avevo scritto una lettera aperta al proposito, raccontando quello che avevo visto e vissuto nel dipartimento da lei diretto a Utrecht. La ripropongo oggi, perché è bene coltivare la memoria.

A lei e alle tante altre come lei erano dedicate anche le mie Riflessioni su ‘sorella’ Atena.

Una volta per tutte, la si smetta di sbandierare i nonni partigiani – veri o millantati – per difendere i propri privilegi!

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Occupata la facoltà di Lettere alla Sapienza!

Nella serata di ieri, mercoledì 30 marzo, è stata occupata la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma in solidarietà ai portuali di Genova in mobilitazione contro l’invio delle armi in Ucraina.

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Per finirla con la pandemia

Per finirla con la pandemia

di Daniela Danna

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22682-daniela-danna-per-finirla-con-la-pandemia.html

Sento parlare di pandemia come entità agente in tanti, troppi discorsi di chi suppone di lottare contro gli attuali poteri (la solita classe capitalistica) che spingono verso l’ingabbiamento dei lavoratori con l’identità unica digitale e il controllo delle esistenze tramite l’acquisizione di dati – cosa che peraltro rappresenta un’impossibile distopia, data la finitezza delle risorse con cui costruire questi apparati di controllo: 5G e 6G (internet delle cose e internet degli umani), e tutti i server per l’accumulo di questa pretesa “materia prima”, oro o petrolio del XXI secolo (sarebbero i nostri dati), in realtà ennesima bolla che dà fiato al capitalismo morente per la carenza di energia vera a buon mercato. La pandemia ha fatto questo e quello, la pandemia ci ha costretti a vivere isolati, a interrompere l’istruzione dei ragazzi e la sanità come la conoscevamo, la pandemia forse ha addirittura fermato la lotta di classe, e naturalmente oggi viviamo le conseguenze della pandemia – per chi comincia ad accorgersi che, se mai pandemia c’è stata (tasso di letalità dello zero virgola qualcosa per cento ed età media dei decessi quasi in linea con l’aspettativa di vita, persino nei primi mesi), una mediocre influenza che la gente cerca di contrarre per evitare le terapie geniche rese obbligatorie da un governo perfettamente in linea con le azioni dei medici nazisti, forse non è più degna di questo altisonante nome.

Dovremmo capire una volta per tutte che una qualunque malattia non è un soggetto sociale, che la risposta ai patogeni è determinata da azioni umane, che “la pandemia” la si è voluta e cercata e realizzata, prima nel 2009 con il cambio della definizione di “pandemia” dell’Organizzazione mondiale per la sanità, che non usa più la parola per malattie letali ma per qualunque patogeno che si diffonda in molte nazioni, poi dal 2020 con il divieto di curare, la persecuzione dei medici che lo facevano, il divieto di fare autopsie e quindi ridurre il numero di morti – mentre per realizzare la pandemia e la sua pretesa stringente logica di azione, i morti servivano, eccome. La prossima volta che sentite “la pandemia ha fatto questo e quello”, correggete, prego, in “i Signori della pandemia”. I soliti noti. Quelli che hanno oscenamente accresciuto il loro patrimonio. Quelli che si incontrano a Davos e in molti altri luoghi. Quelli di cui i politici sono i burattini. Quelli che organizzano esercitazioni per addestrare e addestrarsi a mettere in atto i loro piani di perfezionamento del dominio. Quelli contro i quali dobbiamo lottare per smantellare l’apparato di controllo informatico che ci vogliono imporre, addirittura prestandoci i soldi per farcelo realizzare con il nostro lavoro (PNRR). La pandemia non ha fatto un bel niente, è un concetto che serve a far sparire, a nascondere e ad assolvere i responsabili di questi due anni di misure dittatoriali che nulla peraltro hanno a che fare con la salute: le terapie geniche sperimentali spacciate per vaccini non fermano la malattia, e rendono più vulnerabili ad essa già qualche mese dopo le inoculazioni (quando non ammazzano direttamente o invalidano con miocarditi, trombosi e compagnia bella); il green pass non certifica nulla se non la propria presenza in determinati luoghi insieme a determinate persone, acquisendo dati nei vari punti di controllo; le mascherine sono inutili a chi non è malato, fanno semplicemente parte del pacchetto “homo homini virus” con cui si distanziano fisicamente e socialmente le persone (peraltro già assenti psicologicamente per dedicarsi ai loro schermini persino in mezzo alla strada). Come ha scritto qualcuno: l’idea più ridicola che hanno spacciato in questa “pandemia” è che chi ci governa abbia a cuore la nostra salute. Si tratta non di “pandemia” ma di politica, decisa mettendo il coronavirus a bersaglio e pretesto, una politica di rottura con le apparenze democratiche degli Stati liberali, per ragioni economiche che – in un modo o nell’altro – hanno sempre a che fare con la ricerca del profitto, e per la perpetuazione e il raffinamento del dominio di classe. La pandemia non è capace di azioni, non è un soggetto. Quando si usa così la parola non si fa altro che legittimare le politiche che ci spingono verso la cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale” e il Grande reset. Finiamola di esprimerci come i padroni, accettando e diffondendo la loro visione del mondo.

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 31 marzo 2022

Zardins Magnetics di giovedì 31 marzo 2022

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ “Siamo tornate!” Riprende il percorso della Consultoria Autogestita di
Milano – letture su utero, vagina e materialità corporea
✓ Approfondimenti di Barbara Duden, Luciana Percovich e altre su Corpi
soggetto e lotte contro la loro medicalizzazione e rimozione
✓ Sulla Magni*fica di Firenze
✓ Ucraina: il paese dell’utero in affitto low cost

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Pensieri, musica, parole:
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione

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La violenza dell’Impero del Bene

Car* tutt*, a giorni uscirà per le Edizioni Bordeaux il nostro ultimo libro. Vi anticipiamo un testo sulla situazione internazionale, contenuto nella pubblicazione, scritto nel dicembre 2017  che  ci sembra quanto mai attuale.

FEMMINISMO: PARADIGMA DELLA VIOLENZA/ NON VIOLENZA

ATTI del Ciclo di incontri 2017/2021

[…] Oggi, / il mio corpo tornato normale, / siedo e imparo / il mio corpo di donna / come il tuo /bersagliato per strada, / rubatomi a dodici anni / come il petrolio venezuelano / con la stessa spiegazione. / Sei ignorante / ti insegno io / poi ridatomi indietro goccia a goccia… / Guardo una donna osare / oso guardare una donna / osiamo alzare la voce / rompere le bottiglie / imparare[…]
Jean Tepperman

La violenza dell’Impero del Bene

Siamo immerse in scenari di guerra. Dovunque volgiamo il nostro sguardo la guerra e la militarizzazione sono diventate paesaggio urbano e dimensione internazionale. Ma tutto questo non è dovuto al Fato, ad una particolare congiuntura, a personaggi particolarmente malvagi… bensì non è altro che lo stadio di maturazione del Capitale. Il neoliberismo è la dimensione politico-ideologica a cui è giunto il capitalismo nella sua necessità di espandersi e di distruggere ogni altra configurazione economica, marginale nei paesi occidentali, di sussistenza nei paesi del terzo mondo che ostacoli il suo processo di crescita. La così detta crisi non è altro che lo strumento per la ridefinizione dei rapporti di forza tra Stati e multinazionali e con le oppresse e gli oppressi tutte/i.

E, in questo procedere, la guerra è strumento di potere e assoggettamento e, allo stesso tempo, momento di crescita economica e di sfruttamento. Non a caso è tornato prepotentemente sullo scenario internazionale il colonialismo, mascherato non più sotto la veste di una superiore civiltà da portare ai popoli del terzo mondo, bensì sotto quella della “democrazia”, della tutela dei diritti umani, di quelli delle donne e delle diversità. In questo processo di ridefinizione degli assetti su fronti interni e fronti esterni, gli Stati Uniti si pongono come Stato del capitale, rivendicando a sé il ruolo guida e mettendolo sistematicamente in atto con la Nato diventata esercito di aggressione e polizia internazionale. Gli Usa, con l’alleata Inghilterra e con gli Stati vassalli, stanno procedendo ad una sistematica destabilizzazione di tutte le aree, i governi, gli stati, che sono asimmetrici rispetto ai loro interessi…dalla Jugoslavia passando per l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria, l’Ucraina… La Francia e la Germania si barcamenano, strette tra la necessità di piegarsi agli interessi statunitensi e quella di tutelare i loro interessi economici. L’Italia è asservita agli Usa, i governi riformisti e a guida PD sono semplicemente dei funzionari statunitensi. In questo quadro il femminismo si trova di fronte alla necessità imprescindibile di fare chiarezza politica, di collocarsi e di scegliere da che parte stare. Le posizioni neutrali non esistono, non esistono più orticelli privati da coltivare o giardini protetti. Si devono necessariamente smascherare i meccanismi che vengono posti in atto per perpetuare la nostra oppressione sotto le mentite spoglie di un’attenzione pelosa e attraverso la promozione sociale di donne che si prestano all’asservimento di tutte le altre donne e degli oppressi tutti/e. Il loro compito è di fornire un paravento dietro il quale la società patriarcale e neoliberista può nascondere i propri obiettivi reali quali l’inasprimento della disoccupazione, la precarizzazione della vita, le crescenti diseguaglianze, le guerre umanitarie, il ruolo di cura da cui dicono di essere affrancate e in cui viene prepotentemente confermata la stragrande maggioranza delle altre donne. Poiché questi obiettivi sono inconfessabili, si veicolano come emancipazione, come transizione, che dovrebbe condurre alla nostra liberazione Continua a leggere

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28 marzo/ per ricordare Annamaria Ludmann

Il 28 marzo 1980 veniva uccisa dai carabinieri nella base di via Fracchia, insieme ad altri tre compagni, Annamaria Ludmann, militante delle BR.  A lei il nostro affettuoso ricordo perché la memoria è parte e strumento del presente.

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Il nemico è in casa nostra! oggi a Torpignattara!

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In nemico è in casa nostra! 25 marzo ore 17 a piazza Perestrello

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24 marzo 1999/ L’aggressione alla Jugoslavia

Nell’anniversario dei bombardamenti Nato del 1999 sulla Serbia, il ricordo di un incontro a Belgrado, con una famiglia di rifugiati serbi che avevano dovuto lasciare Sarajevo tempo prima. E’ stato pubblicato nella raccolta Racconti dal mondo, Premio Pietro Conti IX edizione.

Cara Vesna, la tua casa in mezzo alla strada

di Marinella Correggia   emigrazione-notizie.org

Le guerre spostano i popoli e anche qualche pacifista occidentale. Fortunati, noi della delegazione italiana di solidarietà con gli abitanti della Serbia sotto i bombardamenti della Nato, fra aprile e maggio 1999. Arrivati in pullman a Belgrado, avevamo bussato all’hotel Jugoslavia. C’erano tutte le stanze libere ma costava troppo per noi auto-paganti; l’equivalente di 40.000 lire per notte. Finimmo in un albergo più economico nel quartiere Zemun. Il giorno dopo, il portiere ci disse che l’hotel Jugoslavia era stato bombardato quella notte.

Due notti ardenti a parlare con voi. Vivevate da tempo nella stanza accanto. Vesna, Neboish e vostro figlio Stephan di sette anni, begli occhi allungati come i tuoi. Sfollati ormai stabili dalla sventurata Sarajevo, sventurata per tutte le etnie, da quando queste erano diventate un fattore che conta.

La sedia in più per me entrava a malapena nella vostra stanza già piena: il letto dove dormivate in tre, i quaderni di scuola, il fornellino dove friggeva la frittatina palacinka, «se non c’era la guerra te la facevo più buona con le noci», i fagotti da profughi, le foto della vostra casa e di un’antica gita a Venezia, la chitarra e la Bhagavad Gita di Neboish. Ti dichiaravi «jugoslava, io sono ancora jugoslava», e Neboish taciturno annuiva. Un po’ sdrammatizzavi le bombe che ci cadevano a poca distanza: «Non c’è morte senza destino. Anche a Sarajevo faceva…troppo caldo, ci siamo abituati. Ma certo il cielo ci è nemico. Il bambino di notte ha paura. Il 5 aprile hanno colpito a 100 metri. Devo chiedere il risarcimento danni psicologici alla Nato!» Vesna, tuo marito mobilitato durante la guerra in Bosnia era diventato invalido; da 4 anni vegetariano per amore degli animali, questo pericoloso soldato serbo non trovava lavoro, solo una pensione di 50 marchi. Ti arrangiavi tu, commerciando in biancheria intima, «ma adesso temendo una lunga guerra tutti risparmiano».

Vesna, non dormivamo mai. Il tuo senso di ospitalità e la nostra voglia di amicizia ci tenevano sedute, mentre a gesti incrociavamo io italiano e inglese, tu serbo e tedesco. Mi obbligavate a bere tazze piene di quel pastoso e forte caffè turco che ho sempre detestato, ma come dirvelo? Cosa mangiava Neboish, in questa Belgrado di guerra dove sembrava esser rimasta solo carne e io infatti ero a stecchetto? Scherzavi: «E già, i serbi mangiano i bambini. Violentano le donne. Invece le bombe Nato sono buone». Ridevate amaro. «Il problema era antico, in Kosovo. C’erano conflitti, certo. Ma l’intervento militare porta non solo altri morti, altri senzatetto, porta anche odio». E tu? Profuga di guerra, in un’altra guerra, che pensavi di fare? «Già prima vivevamo giorno per giorno. Adesso è ora per ora. Siamo sfortunati. Forse abbiamo costruito la nostra casa in mezzo alla strada, così si dice da noi. Ma quasi sette settimane di bombe sono tante, non lo auguro a nessuno». Potevi forse tornare a Sarajevo? «No, la nostra casa è abitata da altri, e poi non saremmo al sicuro. Spero nella pace qui, un giorno».

Vesna, la nostra sorellanza nell’emergenza.

Dopo qualche tempo mi mandasti con un volontario che faceva la spola un regalino e io – sempre con lui – ricambiai. Poi ti ho persa. Non avevi email. Non avevo un cellulare.

Dove sei adesso?

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 24 marzo 2022

Zardins Magnetics di giovedì 24 marzo 2022

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Proposte anarchiche contro la guerra
✓ Militanza e movimenti alla prova del ’68: lettura di testi e contributi
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La Parentesi di Elisabetta del 23/03/2022

Libertà di obbedire, obbligo di essere gradit*.

[…] La gerarchia, che si basava sul dare ordini, diventa ora una gerarchia di responsabilità […] La delega di responsabilità non comporta quindi una dissoluzione della gerarchia, ma un cambiamento della sua funzione e del suo significato.

J.Chapoutot, Nazismo e management

Il fratello di mia nonna costruiva case. Non ha voluto prendere la tessera del fascio e non ha più potuto lavorare fino alla fine della guerra. I miei zii erano partigiani sulle montagne della Carnia e siccome i tedeschi non li trovavano sono andati a casa e hanno trascinato via mio nonno e mia zia. Nessuno ha saputo dove fossero finiti fino a quando i tedeschi sono scappati e i partigiani li hanno liberati. Erano nel carcere di Palmanova e sono stati fortunati perché la guarnigione tedesca se n’è andata lasciando tutti i prigionieri chiusi dentro. In altre prigioni li hanno tutti ammazzati prima di scappare. Mia madre si alterava sempre quando mi raccontava che alla liberazione tutto il paese era in piazza con il fazzoletto rosso al collo mentre i partigiani e chi si era opposto al fascismo si contavano sulle dita di una mano e mi diceva che alle sue rimostranze le rispondevano <non sapevo, non credevo, non pensavo>. E invece sapevano tutto. Erano stati indifferenti, avevano coltivato i loro orticelli, i loro interessi o erano stati pavidi o erano convinti che tutto sommato il fascismo era ordine e legalità e andava bene e chi si opponeva era un mestatore, un sobillatore o, peggio, un comunista.

La storia non si ripresenta mai allo stesso modo, ma ci sono dei campanelli d’allarme che dovrebbero risuonare nella testa delle persone quando si percepiscono dei segnali riguardanti la possibilità stessa di vivere degnamente. Come diceva Sartre a proposito della guerra d’Algeria <anche noi sappiamo tutto…Oseremo ancora assolverci?>

L’ideologia neoliberista ha tirato fuori ed esaltato i lati peggiori degli esseri umani. Il nuovo assetto ideologico del lavoro impostato sulla meritocrazia ha scatenato una concorrenzialità spietata in cui tutto è lecito, dalle pugnalate alle spalle alle lettere anonime, dalla maldicenza alla vera e propria menzogna, dall’esaltazione della capacità di servire all’acquiescenza rispettosa della gerarchia. La lode della delazione contrabbandata come essenza del buon cittadino/a e quindi come componente quotidiana del vivere ha creato individui pronti a denunciare chiunque a qualunque titolo e per qualunque cosa possa essere percepita come fuori dalla norma. Almeno un tempo la spia era malvista anche da chi se ne serviva ed era un comportamento stigmatizzato in tutti le classi sociali e in tutti gli ambiti. Ora no, fare la spia, chiamare le forze di polizia a ogni piè sospinto è un< lodevole> comportamento. L’esaltazione della legalità, questo feticcio creato ad arte per rinchiudere in reti dalle maglie sempre più fitte qualsiasi comportamento anche solamente critico nei confronti del potere, ha condotto le persone a chiedere continuamente leggi contro questo o quello in un delirio di affidamento e di richiesta continua di controllo sociale. Il darwinismo sociale ha insegnato che si salvano solo i <migliori> e i migliori sono quelli che obbediscono e spingono gli altri ad obbedire in un riconoscimento del proprio ruolo di suddito che si dà da fare per il signore e ne ottiene il riconoscimento e la benevolenza. La costruzione del paradigma securitario ha inculcato nei cittadini la paura di tutto ciò che è nuovo (a meno che non sia <scientifico>), diverso, altro da noi, o meglio, da quello che di noi ha fatto il potere e quindi la gente si scatena contro i poveri, contro chi la pensa diversamente, contro i non vaccinati, contro i migranti, contro i giovani della movida…aleggia una cattiveria in questa società che è una filiazione diretta della cattiveria del potere. La cattiveria non costituisce una categoria politica ma una caratteristica in più e non necessaria anzi addirittura gratuita dell’esercizio del potere, una sorta di sadismo che esula dagli interessi concreti della stessa classe dominante che non avrebbe bisogno di metterlo in atto per perseguire gli obiettivi che si propone e che ha praticamente raggiunto data la larga percentuale dei cittadini che nello specifico dell’emergenza pandemica hanno aderito alle imposizioni più svariate. Non ci sarebbe infatti nessuna necessità di punire e perseguitare un’esigua minoranza di non vaccinati, non ci sarebbe nessuna necessità effettiva, né sanitaria, né economica, né di sicurezza di allontanare dal lavoro quelli che non si sono allineati privandoli dei mezzi di sussistenza, non ci sarebbe nessuna necessità di infierire impedendo di riscuotere la pensione alle poste, o di entrare nei negozi a chi non si è adeguato alle imposizioni previste.

In una recente pubblicazione intitolata <Nazismo e management/ Liberi di obbedire> Johann Chapoutot mette in luce interessanti correlazioni tra il nazismo e le concezioni manageriali della nostra società. Ci dice analizzando un testo di Herbert Backe, ministro, generale delle SS, responsabile degli approvvigionamenti nell’Est, Continua a leggere

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L’OMS sta lavorando a un passaporto sanitario globale

L’OMS sta lavorando a un passaporto sanitario globale in direzione della<governance 4.0>

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è destinata ad assumere un peso crescente nella gestione di eventuali future pandemie, sia coordinando l’introduzione di un passaporto vaccinale globale, sia assumendo un potere decisionale “straordinario” in caso di nuove crisi sanitarie. È quanto riporta Politico in un articolo in cui si spiega che l’organizzazione sta lavorando per uniformare a livello internazionale i diversi certificati vaccinali adottati dalle singole nazioni, dando vita così ad una sorta di certificazione vaccinale “universale”. Un modello unico di certificazione consentirebbe, infatti, una maggiore facilità negli spostamenti internazionali, costruendo così quello che viene definito un “quadro di fiducia” all’interno della comunità internazionale. Attualmente, gli standard di vaccinazione esistenti riguardano solo il certificato Covid digitale dei Paesi dell’Unione Europea, mentre gli Stati Uniti non hanno standard ufficiali, nonostante la predominanza delle “Smart Health Cards” promosse dalla Vaccination Credential Initiative, una coalizione di organizzazioni pubbliche e private che sviluppano il rilascio di credenziali sanitarie verificabili. L’idea è quella di promuovere un’azione coordinata internazionale che associ ad ogni cittadino una certificazione digitale nella forma di “codice QR”, abbinata ad un’identità digitale. Ciò ricalca molto da vicino il programma ID 2020 promosso, tra gli altri, dalla Rockefeller Foundation e da Gavi, l’Alleanza per i vaccini, sebbene non vi siano ancora indicazioni a riguardo, che però – stando alle dichiarazioni dell’OMS – “dovrebbero arrivare presto”. Continua a leggere

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