Pubblichiamo il Dossier a cura del Comitato per la Liberazione di Khaled El Qaisi con l’invito a darne la più ampia diffusione possibile!


✓ No ZTL, no varchi, no controllo digitale. Da Londra a Roma a…
✓ Per una mobilitazione internazionalista e antiautoritaria contro la guerra. Terzo incontro a Carrara il 1° ottobre
✓ Com’è profondo il male. Un approfondimento sul rapporto “Civiltà del mare” e i suoi autori (Marina Militare e Fondazione Leonardo)

Il sito istituzionale ci dice che <IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico per l’informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso. IT-alert è attualmente in fase di sperimentazione.>
Oggi è stato sperimentato nella Regione Lazio.
Funziona attraverso una applicazione installata sugli Smartphone e oggi abbiamo potuto verificare che disinstallare la App non serve a niente, IT Alert arriva lo stesso, non smette di suonare finché non rispondete e nel frattempo tutte le altre funzioni del telefono sono disattivate.
E’ un meccanismo estremamente pericoloso perché il potere può destabilizzare la popolazione in qualsiasi momento e indurla a fare quello che vuole instillando paura e insicurezza.
Dato che l’applicazione non si riesce a togliere, insieme a tanti altri meccanismi di questo tipo che ormai governano le nostre vite, salta agli occhi come la digitalizzazione dell’esistente sia un cappio che diventa ogni giorno sempre più stretto intorno al nostro collo. Bisogna che cominciamo a pensare seriamente di buttare gli smartphone alle ortiche.

Da ormai un mese Khaled El Qaisi si trova nelle carceri israeliane senza un’accusa e senza che vi siano le minime condizioni per un giusto processo, in violazione del diritto internazionale.
I media, e in particolare la Rai, che dovrebbe fornire un servizio pubblico, tacciono. Non solo davanti al trattamento riservato a un cittadino palestinese, tacciono davanti al trattamento riservato ad un cittadino italiano.
Per Khaled, dal 31 agosto prigioniero nel carcere israeliano di Petah Tikwa, la sospensione del diritto alla difesa e il diniego di giusto processo costituiscono gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, le condizioni di detenzione a cui è sottoposto, tra cui privazione del sonno, minacce, offese verbali e imposizione prolungata di posizioni di stress, sono potenzialmente riconducibili a un crimine di diritto internazionale.
Le autorità israeliane hanno arrestato un cittadino straniero in un territorio che occupano militarmente e lo hanno deportato al di fuori di quel territorio. Lo Statuto di Roma, di cui sia l’Italia che la Palestina sono firmatarie, afferma che la deportazione, il trasferimento e la detenzione illegale sono crimini di guerra. Perché questi fatti sono trascurati dalle istituzioni e dai media?
La salvaguardia dei rapporti tra stati è più importante del rispetto del diritto internazionale e della libertà di Khaled?
È un dovere per lo stato italiano attivarsi con ogni mezzo necessario, affinché un proprio cittadino arrestato senza accusa in uno Stato straniero venga liberato e veda i propri diritti rispettati. E’ un dovere per i media italiani fare una corretta analisi e informazione nel rispetto della persona e dei diritti di un proprio concittadino.
Ci troviamo sabato 30 settembre davanti alle sedi Rai, e delle maggiori emittenti televisive italiane presenti nelle città italiane, per chiedere subito un’informazione rispettosa e degna sulla situazione di Khaled e per la sua immediata liberazione.
L’appuntamento a Roma è in
COMITATO “FREE KHALED”
comitatofreekhaled@gmail.com
freekhaled.noblogs.org


Il Laurentino 38 sta vivendo un’ennesima trasformazione in nome della riqualificazione. Il quartiere, per chi governa, è solo un corridoio
tra un centro commerciale e l’altro con un’umanità da sfruttare o da
spazzare via se in esubero.
I calcoli gelidi di politici, tecnici, architetti e funzionari legati
al Dio denaro incontrano però il sapere condiviso, la storia di
relazioni, l’amore per ogni angolo del quartiere, anche per i muri
brutti.
In questi tempi di guerra, miseria, sfratti, stragi in mare, violenza,
carcere e controllo sociale, l’avvilimento potrebbe vincere su tutto,
eppure, in questa lunga estate, abbiamo rinnovato quel ghigno che ci
fa sentire vivx: che sia un’occasione per la quale i nodi vengano al
pettine.
Ce lo dobbiamo dopo la gestione della pandemia a colpi di pacchi
alimentari distribuiti dall’esercito per sedare la rabbia. Ce lo
dobbiamo con una sanità pubblica che uccide i poveri. Ce lo dobbiamo
perché la violenza sulle donne, da parte di uomini e da parte dello
stato, non è una novità su cui fare propaganda di regime o
rastrellamenti nei quartieri, è la base su cui poggia l’intera
società, quella che vogliamo ribaltare a qualsiasi latitudine. Ce lo
dobbiamo perché non abbiamo governi amici e tuttx possono capire
esattamente la guerra che ci stanno facendo.
L38Squat, il centro sociale del sesto ponte, è sotto sgombero ma
crediamo sia importante che tutte le relazioni che abbiamo costruito
in 32 anni di occupazione possano essere considerate una forza per chi
vive in quartiere.
Facciamo appello a chi conosciamo e a chi ancora non abbiamo
incontrato nelle lotte a partecipare ad un momento di confronto per
lanciare un appuntamento in strada a fine ottobre, proprio nel nostro
quartiere.
Crediamo che in vista del giubileo e del possibile Expo 2030, i
quartieri popolari abbiano molto da dirsi e molto da gridare.
CHE SIA IL GRIDO DELLE PERIFERIE A TUONARE IN CITTÀ
Assemblea aperta a tuttx con invito al passaparola
Venerdì 29 settembre alle ore 19.30
A L38SQUAT via Domenico Giuliotti 8x – Sesto ponte del Laurentino 38
(L’incontro si terrà all’aperto e non ci sarà alcun problema in caso di pioggia)
di Noemi Fuscà

L’altro giorno ho scoperto qualcosa di sconcertante, l’idea di riprendere le manifestazioni di piazza è nata nel 1908 da Umberto Ellero del commissariato Trevi a Roma che si occupò di scrivere un manuale di polizia scientifica, dove spiegava dell’uso della fotografia segnaletica e altre tecniche poliziesche. Ellero infatti scrive così dell’uso delle riprese cinematografiche:
“…la installazione dovrebbe farsi in un ambiente abitato, non troppo elevato, ed esposto con le finestre in modo da poter dirigere l’asse dell’obiettivo sul punto che si prevede più importante per l’avvenimento. La buona riuscita di una sola cinematografia così assunta, in un caso grave, compensa largamente tutte le spese occorrenti per un impianto cinematografico modesto, come io vorrei si adottasse.”
Ammetto che ho sempre pensato che il controllo così come lo viviamo oggi fosse una pratica dell’epoca contemporanea perché l’ho sempre collegato con lo sviluppo tecnologico post boom economico, e credevo che le tecniche più avanzate di controllo fossero tecniche elaborate e raffinate negli ultimi decenni. Questo è ovviamente vero, le tecniche più pervasive sono state sviluppate negli ultimi decenni, anche se gli studi che hanno portato a questi risultati sono datati. Ma scoprire che un funzionario di polizia già nei primi del novecento pensava di mettere delle cineprese in un palazzo per riprendere una manifestazione di piazza e avere le prove dei facinorosi da arrestare, mi ha scioccato.
Questo tipo di controllo quindi esiste da lungo tempo ed è connaturato al capitalismo per due ragioni: per reprimere e per raccogliere informazioni che gli serviranno a creare e sfruttare bisogni.
Con il neoliberismo il potere si è concentrato sull’implementazione tecnologica del controllo, chi non avrebbe usato le meravigliose scoperte tecnologiche che il nuovo secolo ha portato? E poi ricordate nella storia un caso in cui la ricerca scientifica sia stata usata solo a fin di bene? È nelle sale cinematografiche Oppenheimer a ricordarci che no, la scienza viene sempre usata contro qualcuno.
Trovo coerente l’uso del termine fascismo o nazismo per i nostri tempi, spesso contestato da molte compagne perché cristallizzato in categoria storica e non politica, spesso si dice che i fascisti sono solo Salvini o Meloni & company senza vedere che il PD (il centro sinistra in generale anche) ha dimostrato più volte comportamenti fascisti, pensiamo alle guerre umanitarie e neocoloniali che ha avallato contro altri popoli che dovevano essere messi sotto l’egida statunitense o leggi come la Turco-Napolitano e gli esempi sarebbero molti.
Lo stesso avviene con il concetto di controllo elemento centrale del potere ma dimenticato negli ultimi anni da quasi tutti i compagni, basti pensare alla questione del Green pass o adesso al progetto di ZTL. Hanno lasciato spazio sulla questione politica del controllo addirittura alla destra integralista ai così detti complottisti e a chi crede che la terra sia piatta.
Spesso sento dire da cari sinceri democratici che non possiamo lamentarci, perché per esempio io che uso i social e spesso ci lavoro, ho svenduto la mia privacy e che inoltre non posso rompere con il controllo soprattutto se controllo significa sicurezza o bene comune. Questo discorso della privacy durante il periodo del Green pass era un mantra di chi voleva convincerci che in fin dei conti per un bene maggiore bisogna rinunciare a piccoli vezzi.
Ma come femministe sappiamo che quando ci chiedono di farci piccole, di non dare fastidio, di rinunciare a qualcosa perché siamo madri, figlie o altro ci stanno strappando l’autodeterminazione, bisogna stare attenti a quando il lupo chiede qualcosa. Lo stato oggi è il villain e non quello delle favole ma uno vero, toglie dignità e autodeterminazione e pretende quello che vuole, se non lo ottiene vi punisce. Continua a leggere
Pubblichiamo i podcast della giornata di domenica 17 settembre.


Pubblichiamo i podcast della giornata di sabato 16 settembre divisi in tre parti per una maggiore fruibilità, domenica pubblicheremo i podcast della giornata di domenica 17.


COMUNICATO 21 settembre 2023
Aggiornamento sulla detenzione di Khaled El Qaisi, italo-palestinese, trattenuto dalle autorità israeliane al valico di frontiera di “Allenby” e tuttora detenuto.
Il 21 settembre, come previsto, si è tenuta l’udienza relativa alla proroga del suo trattenimento in carcere conclusasi con un’ulteriore estensione della detenzione per altri 11 giorni.
Il tribunale ha deciso che, al termine di questa lunga proroga, sempre finalizzata alla raccolta di elementi, entro un massimo di 3 giorni a partire dal 1° ottobre, le investigazioni dovranno presentare delle accuse poiché il termine per questa forma di detenzione cautelare decadrebbe.
Khaled dunque fino ad allora, senza che siano state formulate delle accuse a suo carico, resterà recluso nella prigione di Petah Tikwa nella quale è stato quotidianamente sottoposto a interrogatorio, sempre senza la presenza del suo difensore.
Vista la perdurante e allarmante situazione detentiva di Khaled e del mancato rispetto dei suoi diritti facciamo nuovamente appello per la sua immediata liberazione.
✓ Malefatte della società carceraria e preziose resistenze che vi si oppongono
✓ Da Ramstein a Torino, Frecce Tricolori assassine!
✓ Piccolo approfondimento su cibo, agricoltura e rottura rivoluzionaria


Pubblichiamo il volantino degli Studenti contro il green pass di Udine per la partecipazione alla manifestazione del 17 settembre a Trieste/YANKEE GO HOME!!! Contiene un passaggio sulla superportaerei americana che abbiamo ritenuto particolarmente significativo e che mettiamo in evidenza :…Un’arma da guerra colossale (emblema della prepotenza e dell’imperialismo a stelle e strisce) del valore di 13 miliardi di dollari, denari magari estorti con le rapine imperialiste ai danni dei popoli oppressi della periferia del mondo oppure sottratti al popolo americano stesso, del quale una fetta sempre maggiore si ritrova a vivere in baracche, roulotte o peggio ancora a sopravvivere nelle strade delle grandi città.
Questa domenica arriverà nel bellissimo golfo di Trieste la super portaerei a propulsione nucleare americana Gerald Ford, un mostro capace di far decollare 75 aerei da guerra e trasportare più di 4.500 militari.
Un’arma da guerra colossale (emblema della prepotenza e dell’imperialismo a stelle e strisce) del valore di 13 miliardi di dollari, denari magari estorti con le rapine imperialiste ai danni dei popoli oppressi della periferia del mondo oppure sottratti al popolo americano stesso, della quale una fetta sempre maggiore si ritrova a vivere in baracche, roulotte o peggio ancora a sopravvivere nelle strade delle grandi città.
Segnaliamo l’arrivo di questo emblema dell’oppressione nella nostra regione, onta e umiliazione per chi come noi desidera e ama la vita e la libertà. Spregio al diritto internazionale (come ci ricordano gli amici e compagni del Fronte della Primavera Triestina, che domani sfileranno in corteo per chiedere la demilitarizzazione e la neutralità della città e del “T.L.T.”), alla nostra terra e, soprattutto, agli uomini e alla loro
naturale bellezza.
Monito rivolto a tutti noi, i quali dobbiamo osservare l’intoccabile potenza dell’impero americano e temerla.
Ma noi, pur nella nostra piccolezza e impotenza, non ci stiamo e
categoricamente pubblichiamo il nostro disgusto e la nostra avversione a questa dimostrazione di forza, così come a tutto l’imperialismo occidentale.
Sosteniamo l’iniziativa del coordinamento No Green Pass e Oltre di Trieste, che domenica intende dare il suo benvenuto alla più grande macchina da guerra mai realizzata (e la quale locandina dell’evento inoltriamo in seguito).
*Contro l’imperialismo e la NATO!*
*SCGP UDINE*
(Studenti contro il green pass-Udine)