Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 20 marzo 2025

Zardins Magnetics di giovedì 20 marzo 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Contro guerra e repressione. Come i/le palestinesi insegnano, la lotta non finisce al cancello della prigione: la prigione è una continuazione della lotta

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Giovedì 20 marzo/ Il genocidio continua, fermiamo Israele!

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Trento, 21 marzo: Libertà per Stecco e Juan, contro guerra e repressione

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Nella serra in cui fiorisce ogni mistificazione

Un articolo importante da ilrovescio.info 

Nella Serra in cui fiorisce ogni mistificazione

Cos’è la guerra? La si può definire senz’altro in tanti modi. Dal secondo conflitto mondiale a oggi, essa è contemporaneamente – e indissociabilmente – scontro di potenza tra gli Stati, artificializzazione dell’ecosfera e attacco generalizzato a ogni forma di autonomia individuale-comunitaria. Se è nel solco della Seconda Guerra mondiale che si appronta il mondo come laboratorio – eugenetica, campi di prigionia e di sterminio, fusione di scienza, Stato e industria, costruzione della bomba atomica, “modello IBM” e paradigma cibernetico –, l’ulteriore sviluppo delle tecnologie convergenti fornisce oggi alla macchina bellica una dimensione totale (terra, acqua, cielo, spazio ultra-atmosferico, onde elettroniche, corpi e cervelli). Contrariamente alle tante imbecillità profferite per anni sulla “fine dello Stato”, sulla fase post-imperialista e sulla “microfisica dei poteri” che avrebbe abolito il comando verticale e centralizzato, la contesa sulla definizione delle gerarchie statali (e dei monopoli che queste difendono e da cui dipendono) ritorna in tutta la sua brutalità. E “ritorna”, appunto, armata di tutto ciò che ha accumulato nella storia. La guerra è anzi proprio il momento in cui si svela che l’«accumulazione originaria» del capitale non è un evento, bensì una struttura. L’economia di guerra serve ad allargare e a difendere con le armi vecchie e nuove enclosures (terre, prodotti agricoli, fonti energetiche, “dati”, cavi sottomarini, “minerali strategici”, sequenze di DNA, reti neurali…).

La guerra s’impone innanzitutto come parodia assassina della lotta di classe. Non solo perché essa incorpora nei propri arsenali le vittorie contro i salariati e i loro tentativi di emanciparsi dallo sfruttamento, ma perché si basa sulla mistificazione totale del concetto di violenza. Si può forse dire, in tal senso, che l’attuale incapacità di dar vita a un movimento disfattista orientato a trasformare la guerra dei padroni in guerra ai padroni, sia direttamente proporzionale a quanta mistificazione è stata interiorizzata negli ultimi decenni. Il vero dramma, infatti, non è tanto quello di uscire sconfitti da un lungo ciclo di lotte, quanto quello di lasciarsi arruolare nel sistema di valori del nemico. Senza una qualificazione etica e sociale delle tipologie di violenza (violenza degli oppressori e violenza degli oppressi, violenza coloniale e violenza anticoloniale, violenza indiscriminata e violenza rivoluzionaria, violenza statale e violenza liberatrice) si è letteralmente disarmati. La «guerra al terrore» con cui dal 2001 in poi gli USA e i loro alleati (Stato d’Israele soprattutto) hanno esteso ulteriormente la loro macchina bellica e predatrice – fusione tra Pentagono e piattaforme digitali, sviluppo dei droni, giustificazione giuridica della «caccia al nemico planetaria», ibridazione soldato-macchina ecc. – era stata condotta e vinta prima sul piano interno grazie alla riqualificazione – mediatica, giudiziaria, sociale – della sovversione armata (e a seguire di ogni conflitto reale) come «terrorismo», cioè come violenza indiscriminata contro l’insieme dei cittadini. Il genocidio a Gaza quale «diritto d’Israele all’autodifesa» e la resistenza palestinese quale «barbarie» – il 7 ottobre come «pogrom», oppure, Gad Lerner dixit, come equivalente della strage di Marzabotto – sono le espressioni più ignobili di tale mistificazione. Nella violenza alle parole e alla loro storia si riverbera sul piano dei concetti l’abisso senza fondo della corruzione morale. Continua a leggere

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Trento 15 marzo/Non un soldo nè un soldato per la guerra

 

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L’Italia processa la resistenza palestinese

L’Italia processa la resistenza palestinese

giuristidemocratici.it

Il 2 aprile 2025 presso la Corte di Assise dell’Aquila inizierà il processo contro tre palestinesi, Anan Yaeesh detenuto dal gennaio 2024 e Ali Irar e Mansour Doghmosh, attualmente in libertà.

Tutti e tre sono accusati di essere partecipanti ad una associazione con finalità di terrorismo prevista e punita dall’art. 270 bis del codice penale.

E’ una vicenda che finora ha avuto troppo poca attenzione e che invece merita di essere conosciuta e raccontata per sue molteplici implicazioni. Per gli addetti ai lavori è una vicenda che si inserisce nel grave quadro complessivo di smantellamento del diritto internazionale. Per i non addetti ai lavori aggiunge un altro grave tassello alle già troppe, inaccettabili, complicità dello stato italiano con lo stato d’Israele.

In generale rappresenta un altro brutto esempio di diritto asservito alle esigenze politiche degli Stati.

Abbiamo intervistato l’Avvocato Flavio Rossi Albertini del Foro di Roma, che fa parte del Collegio di difesa e che ringraziamo. Con lui proviamo brevemente a segnalare gli aspetti inquietanti del processo che si aprirà all’Aquila. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 13 marzo 2025

Zardins Magnetics di giovedì 13 marzo 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

“L’epoca della rivoluzione è appassionata. La nostra è un’ epoca ragionevole, riflessiva, senza passione”
Una serie di contributi sull’idea di rivoluzione – quarto frammento

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Allarme Rosso 20/ Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

da ilrovescio.info

[…] eccoci alla commercializzazione delle prime «Intelligenze Biologiche Sintetiche», cioè di «cellule cerebrali umane derivate da staminali» e «coltivate su un chip di silicio dotato di una griglia di microelettrodi». Con l’immancabile squillo di trombe: saremmo così vicini «all’alba di una nuova era in cui computer e cervello saranno termini intercambiabili». Il cervello umano come materia prima di un cyber-mondo da cui espellere gli umani: il capitolo ultimativo della «guerra alla sussistenza» con cui si è imposto il capitalismo.

L’idea di Cortical Labs: l’intelligenza artificiale fatta con neuroni veri

Al Mobile World Congress di Barcellona, la startup australiana ha lanciato il CL1, il primo biocomputer disponibile commercialmente: potrebbe segnare una nuova era nell’informatica

Un po’ defilato tra smartphone e antenne 6G, al Mobile World Congress di Barcellona quest’anno c’era anche il piccolo stand di Cortical Labs. Mentre sotto i riflettori finivano robot e auto elettriche superveloci, la startup australiana aveva in mostra solo una serie di scatolotti bianchi e verdi, che però potrebbero segnare una svolta nella storia dell’informatica. O nella storia e basta.

Un computer vivente

Fondata a Melbourne nel 2019 dal medico Hon Weng Chong (CEO) e dal ricercatore Andy Kitchen, la startup costruisce computer viventi, dove circuiti di silicio e neuroni umani coltivati lavorano insieme.

L’idea è semplice: invece di simulare un cervello umano su un chip di silicio, usare cellule biologiche reali come “hardware” di un computer. Reti neurali, insomma, ma di veri neuroni. Nei primi anni, il team di Cortical Labs – composto da esperti in neuroscienze e informatica – ha sviluppato prototipi in cui neuroni di topi e neuroni umani derivati da staminali sono cresciuti su microchip con migliaia di elettrodi. Questi elettrodi fungono da ponte tra il mondo biologico e quello digitale: possono stimolare elettricamente i neuroni e allo stesso tempo registrare l’attività elettrica prodotta dalla rete di cellule cerebrali. In questo modo, i neuroni sentono segnali dal computer e possono reagire, permettendo una comunicazione bidirezionale uomo-macchina del tutto nuova.[…]

https://www.repubblica.it/tecnologia/2025/03/09/news/l_idea_di_cortical_labs_una_rete_neurale_fatta_di_veri_neuroni-424052662/?callback=in&code=MMZHOWQ2YJYTNZC3NI0ZNJE2LTHHYWITNJZKMTZLZWE1N2JH&ref=RHLM-BG-P27-S5-T1&state=e944c3ac147946f28aab671691c83f7d

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Allarme Rosso 19/ ReArm Europe!

Approvato dal parlamento europeo il piano di Ursula von der Leyen <ReArm Europe>che prevede investimenti in armi e infrastrutture relative per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni.!

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Le parole sono importanti

Riceviamo e pubblichiamo/ Tutta la nostra solidarietà e vicinanza!

NOSTRO COMUNICATO SULLA SENTENZA DI APPELLO PER IL PROCESSO CONTRO UN COMPAGNO E UNA COMPAGNA DELL’ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE DI FRIULI E TRIESTE

Le parole sono importanti

In questo inizio di 2025, vogliamo dare una notizia significativa rispetto ai tempi in cui viviamo.

Ci riferiamo al fatto che lo scorso 25 febbraio la corte d’appello di Trieste ha confermato due condanne per un compagno di Trieste e una compagna di Udine colpevoli di non aver usato mezzi termini nella solidarietà ai rivoluzionari prigionieri e nella lotta contro il carcere. Condannati per delle parole di troppo, insomma.

Il 23 novembre 2019, durante un partecipato corteo per la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, nel centro storico di Udine, il compagno prese il microfono e svolse un corposo intervento, per legare molti e diversi argomenti in un unico principio, la solidarietà di oppressi e sfruttate contro il potere e il dominio. In particolare, diede solidarietà a 7 compagni anarchici di Trento e Rovereto, che si trovavano ancora sotto limitazione della libertà e in attesa della sentenza di primo grado (che era prevista per il 5 dicembre 2019) con l’accusa di terrorismo per alcuni attacchi (incendi e danneggiamenti) contro le filiali di Unicredit, una sede trentina della Lega e apparati dell’esercito e di Eni. Affermò che, chiunque avesse fatto quelle azioni, aveva fatto bene, perché colpire responsabili di sfruttamento, guerra e razzismo è giusto e necessario. Noi non abbiamo dimenticato che, a quel punto, alcune componenti della manifestazione abbandonarono platealmente il corteo, prendendone in seguito le distanze, le stesse componenti che oggi ritroviamo opportunisticamente a lamentarsi per il ddl sicurezza. Il 29 dicembre 2019, in un’intervista resa a RadiAzione durante un presidio sotto il carcere di Udine, la compagna denunciò la condizione di abbandono sanitario dei detenuti, facendo il cognome della responsabile dell’area sanitaria del penitenziario, la dottoressa Bravo.

La procura di Udine costruì un pericolante impianto accusatorio contro l’Assemblea a partire proprio da questi due discorsi – dunque semplicemente da parole pronunciate senza mezzi termini – per finire poi a portarli a giudizio rispettivamente per apologia di attacchi a banche e sedi politiche e diffamazione nei confronti del medico. La causa materiale di questa inchiesta era che la nostra attività incrociava e sosteneva lo scoppio delle proteste e la situazione di incipiente rivolta del carcere provinciale friulano, che infatti esplose di lì a poco con l’emergenza sanitaria generale legata al covid-19 nel marzo 2020.

In primo grado, il 1° giugno 2023 (i tempi si sono dilatati anche a causa di una bizantina deviazione per la Corte costituzionale) il tribunale di Udine condannò il compagno a un anno e la compagna a una multa di 3600 euro.

Ora, in appello la sentenza è stata confermata, al netto di una conversione in pena pecuniaria di oltre 14 mila euro per il compagno e una lieve diminuzione della sanzione alla compagna.

Si tratta di una sentenza paradigmatica dei tempi, soprattutto alla luce del decreto sicurezza alle porte, che introduce il reato di “terrorismo della parola”. Il decreto “elmetto-manganello”, come è stato giustamente denominato in virtù della firma del ministro della difesa accanto a quelle dei ministri dell’interno e della giustizia, impone un contesto dove ogni critica al consenso guerrafondaio e ogni presa di posizione in solidarietà con i prigionieri rivoluzionari deve essere colpita. Il messaggio che si vuol far passare è rendere sempre più difficile prendersi la parola in termini sostanziali, strapparla a chi occupa in tutta la sua estensione lo spazio pubblico, dire le cose come stanno. Secondo sbirri e giudici, nessuno deve più osare neanche parlare della necessità di attaccare le banche che fanno credito ai colossi del complesso militare-industriale-energetico, oppure parlare di guerra in termini disfattisti, rivoluzionari e solidali con chi passa all’azione diretta.

Purtroppo per loro, anche per noi le parole sono importanti. Per loro sono penalmente rilevanti, per noi sono rilevanti nel definire la realtà di sfruttamento, oppressione e guerra imperialista che stiamo vivendo e nel sostenere chi osa combatterla. E con questo abbiamo detto tutto. Andremo avanti, nonostante tutto, a chiamare le cose come stanno e a schierarci dalla parte di chi, dalle parole, ha la forza di passare ai fatti.

Assemblea permanente
contro il carcere e la repressione
del Friuli e di Trieste

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Palestina:il vero volto delle Smart City/ i podcast tutti da ascoltare!

Riceviamo e pubblichiamo i podcast degli interventi agli incontri di Bologna e Ravenna del 26 e 27 febbraio <Immagina il futuro della tua città>

TRAILER DELLE ASSEMBLEEhttps://antifascistecontroilpass.noblogs.org/smart-city-e-guerra/

INTERVENTO DI MASSIMO (Aacgp Bologna)https://archive.org/details/massimo_202503

INTERVENTO DI FABRIZIO (Aacgp Bhttps://archive.org/download/massimo_202503/massimo_202503_archive.torrentologna)https://archive.org/details/fabrizio_202503

INTERVENTO DI CLAUDIO (Lavoratori Autorganizzati Ravenna)https://archive.org/details/claudio_202503

INTERVENTO DI FRANCESCA (ricercatrice di Trento)https://archive.org/details/francesca_202503

INTERVENTO DI ALESSIO (Miracolo a Milano)https://archive.org/details/alessio_20250307

Blog di Aagp – Assemblea Antifascista contro il green pass

Palestina smart city: gli interventi

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La città punitiva

La città punitiva

da osservatoriorepressione

Panchine anti-bivacco, dissuasori lungo i marciapiedi, luci al Led nei centri commerciali per scoraggiare gli adolescenti: l’architettura ostile, in nome del decoro, ridisegna le città reprimendo i comportamenti e scoraggiando chi non consuma a vantaggio delle élite privilegiate

di Tommaso Gori da Jacobin

Hai mai notato come alcune panchine abbiano i braccioli posizionati al centro o come i marciapiedi davanti ai negozi siano dotati di punte metalliche? Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, elementi di questo genere non hanno una funzione decorativa e i braccioli non sono pensati per offrire maggiore comfort. Questi dettagli urbani sono il risultato di precise scelte progettuali riconducibili a quella che viene definita «architettura ostile».

I dissuasori a punta lungo i marciapiedi, gli spuntoni incastonati nei portoni, le panchine anti-bivacco progettate per impedire alle persone – spesso senza fissa dimora – di riposare negli spazi pubblici, persino le fioriere disposte in file ordinate davanti ai negozi. Tutti questi stratagemmi compongono l’’architettura ostile,  impossibile da ignorare una volta che la si nota.

Uscendo dalla stazione di Roma Termini, saltano subito all’occhio le nuove panchine anti-bivacco collocate in piazza dei Cinquecento. L’intervento, realizzato da FS Sistemi Urbani con fondi destinati al Giubileo, è stato ufficialmente inaugurato il 14 gennaio 2025 dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. FS Sistemi Urbani è la principale società incaricata della «valorizzazione» del patrimonio immobiliare ferroviario dismesso in Italia. Pur essendo formalmente privata, opera con fondi pubblici e, invece di destinare questi spazi a progetti di utilità sociale, li inserisce nel mercato immobiliare seguendo logiche speculative.

Tra gli interventi effettuati da FS Sistemi Urbani, spicca l’installazione di nuove panchine in marmo, sulle quali sono stati montati divisori in ferro per impedire alle persone senza fissa dimora di riposare nell’area. È sempre più evidente che siamo benvenuti negli spazi pubblici solo se ci muoviamo in fretta e spendiamo soldi. Il risultato è quello di città più frenetiche in cui vengono meno i momenti per la riflessione collettiva o per gli stessi incontri casuali. Continua a leggere

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Domenica 9 marzo a Fiumicino/Contro la privatizzazione del mare!

Domenica 9 Marzo ore 11:00 a Fiumicino

Ci vediamo tuttə al *PIAZZALE DEL VECCHIO FARO!

Domenica 9 Marzo ore 11:00

Ci vediamo tuttə al *PIAZZALE DEL VECCHIO FARO!*
Contestiamo a gran voce il torto che stiamo subendo, saremo per strada a farci sentire. Porta un ombrellone, l’asciugamano, il pallone e i racchettoni per fare diventare il piazzale una spiaggia!!
Vi chiediamo di esserci in massa, fatelo per voi stessi e per la vostra comunità. È il momento di creare una contestazione reale, massiccia e partecipata..non possiamo più delegare o rimandare!!

Ora più che mai è il momento di essere unitə e determinatə nel ribadire che se c’è un estraneo sulle nostre spiagge è la Royal Carribean, che abbiamo un solo mare e non vogliamo porti a renderlo privato e invivibile.

*Agire adesso è determinante per il futuro di domani!!*

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8 e 9 marzo /a Pontedecimo e a Sanremo contro ogni galera!

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8 marzo 2025/ nodi da sciogliere per capire il presente

<La memoria femminista degli anni settanta  ingarbugliata e tradita / nodi da sciogliere per capire il presente>

Stiamo attraversando  un momento politico-economico-sociale veramente problematico. Il capitale sta cambiando la società dalle fondamenta e può permetterselo perchè con un lavorio di anni ha scombinato e travisato completamente i riferimenti politici degli oppressi/e  compresi quelli del movimento femminista. Il panorama di guerra sul fronte esterno attraverso dichiarazioni addirittura esplicite, manifestazioni di piazza dell’arco costituzionale in favore del riarmo,  approvazioni di finanziamenti per le armi e l’esercito europeo astronomiche, si lega indissolubilmente alla creazione di una società fatta di gabbie visibili e invisibili in cui i subalterni sono costretti ogni giorno di più ad una velocità impressionante: dalla digitalizzazione imperante che monitora ogni nostra scelta, azione e movimento alla creazione di veri e propri ghetti urbani, dai tentativi di condizionare perfino le nostre emozioni e di mettere le mani sui corpi nei modi più disparati per piegarli ai desiderata del sistema di potere.

In questo quadro devastante il femminismo non esiste, a parte alcune sacche di resistenza silenziate e marginali, ha perso completamente i riferimenti di fondo che dovrebbero guidare la lotta delle donne trasformata ormai invece in un emancipazionismo collaborazionista che sostiene di fatto gli obiettivi del potere. Come è stato possibile?

Proviamo ad usare la memoria per cercare di capire come può essere successo.

1)DELEGA E AFFIDAMENTO/ “VIOLENZA” POLITICA

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