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Femminismo: paradigma della Violenza/Non Violenza
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Ottobre 1917/Le donne della rivoluzione
Le donne della Rivoluzione d’Ottobre 1917/2016



Aleksandra Kollontaj
Inessa Armand

Olga Rozanova
Nakzhezda Krupskaja 





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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!
34)Votiamo NO per dire NO al golpe di fatto!

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Sbarack Oboomerang
Sbarack Oboomerang
di Alessandra Daniele
Mentre Obama sbaracca, la pacchiana cena di propaganda alla Casa Bianca conclude la sua disastrosa presidenza su una nota particolarmente squallida.
Come Verdini e Alfano anche Obama sostiene la riforma renziana.
L’appoggio del Supercazzaro degli Stati Uniti uscente, anzi ormai quasi uscito, potrebbe però essere controproducente per il sì almeno quanto quelli della Merkel, e della finanza internazionale.
La riforma renziana, che sapeva chiaramente di sóla fin dall’inizio, adesso ha la stessa credibilità d’un farmaco consigliato da una ditta di pompe funebri.
Non ci sono più dubbi su chi siano i mandanti di Renzi: abbiamo le rivendicazioni.
Anche il fronte opposto ha purtroppo qualche Captain Boomerang, Monti, D’Alema, Brunetta, la Suicide Squad del no: un gruppo di bastardi costretti dalle circostanze a combattere dalla parte giusta, contro un bastardo ancora peggiore. Per quanto sia difficile immaginarsi Giorgia Meloni nei panni di Harley Quinn, la vittoria del no rimane comunque più che mai necessaria.
L‘endorsement di Obama al si di Renzi è infatti direttamente condizionato all’impegno militare italiano in Libia e in Lettonia.
Il no alla truffaldina riforma renziana è quindi anche un indispensabile no alla dissennata deriva neocoloniale.
Un no alla guerra.
Non a caso una delle modifiche, della quale il governo non parla, riguarda proprio l’articolo 78, che cambierebbe così:
- «Art. 78. – La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari».
Con l’Italicum, il partito che vince il ballottaggio ottiene automaticamente la maggioranza assoluta alla Camera, quindi sia il governo, che il potere esclusivo di dichiarare guerra indisturbato come un monarca assoluto.
Questo è un golpe di fatto, e deve essere fermato.
Per la prima volta da anni un nostro voto potrà davvero fare la differenza. E non certo per merito dell’attuale classe dirigente, è la Costituzione che vuole rottamare a prevedere questo obbligatorio passaggio referendario, un fail safe che Renzi non è riuscito ad aggirare, benché ci abbia provato col Patto del Nazareno.
Per la prima, e probabilmente ultima volta abbiamo l’occasione di scaraventare la Boschituzione – Coostituzione Boschi – nel cassonetto dell’indifferenziata al quale appartiene, e liberarci d’un governo di cazzari arroganti, incapaci, guerrafondai, completamente asserviti alla finanza internazionale e all’industria bellica, che è diventato anche fisicamente pericoloso.
Perdere questa occasione per noi sarebbe il vero suicidio.
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Ottobre 1966/ Black Panther Party
Nell’ottobre 1966 nasceva a Oakland in California il Black Panther Party.



Qui di seguito i dieci punti programmatici dello statuto dell’organizzazione,il ten point plan, sempre attuali stante la struttura capitalistica razzista, classista e sessista della società statunitense nell’odierna stagione della dittatura delle multinazionali.
- Vogliamo la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità nera
- Vogliamo piena occupazione per la nostra gente
- Vogliamo la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dell’uomo bianco
- Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani
- Vogliamo per la nostra gente un’istruzione che smascheri la vera natura di questa società americana decadente. Vogliamo un’istruzione che ci insegni la nostra vera storia e il nostro ruolo nella società attuale
- Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esentati dal servizio militare
- Vogliamo la fine immediata della brutalità della polizia e dell’assassinio della gente nera
- Vogliamo la libertà per tutti gli uomini neri detenuti nelle prigioni e nelle carceri federali, statali, di contea e municipali
- Vogliamo che tutta la gente nera rinviata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria di loro pari o da gente delle comunità nere, come è previsto dalla costituzione degli Stati Uniti
- Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiti, giustizia e pace
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Catalunya independent!
La Corte Costituzionale spagnola, rivendicando a sé le decisioni sul territorio “nazionale”, ha deciso di annullare la legge entrata in vigore il primo gennaio del 2012, votata dal Parlamento catalano, che proibisce lo svolgimento delle corride nel territorio della Comunità Autonoma.
A settembre 2017 al referendum sull’indipendenza della Catalogna, un SI convinto e di massa!
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La nostra sigla Rebel Girl!
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I Nomi delle Cose del 19/10/2016
I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica/Anno 2016/2017-Nuova Stagione

Puntata del 19/10/2016
“Riflessioni femministe sul NO al referendum del 4 dicembre”
“Non sopporto più la tua logica pacifista/E il tuo piangerti addosso con aria vittimista/Mi chiami compagn*, per me sei un* nemic*/ Così ti vogliono loro ancora non lo hai capito?”
liberamente tratto da ” Le radici della Rabbia” di Federica Paradiso
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Questa nostra lotta è anche una storia di vigne
Questa nostra lotta è anche una storia di vigne. DI Nicoletta Dosio
Il cortile del mio luogo di evasione è un breve spazio incassato tra antiche mura, ma un vecchio pergolato lo inonda, come un mare verde, carico di grappoli che rimarranno come cibo invernale agli uccelli.
Questa nostra lotta è anche una storia di vigne. Quelle della Ramat che già subirono l’affronto dell’autostrada e che ora sono diventate territorio occupato, sottoposto alle leggi di guerra del cantiere TAV. Le vigne del versante di Giaglione, arroccate sui pendii della Clarea, ormai , per buona parte, in stato d’abbandono: in questi anni di camminate quasi quotidiane verso il cantiere le abbiamo viste inselvatichirsi a poco a poco; alcune sono state espiantate e di loro restano spazi vuoti, espropriati di lavoro e di storia.
E sono ancora paesaggi di vigna ad accompagnare le nostre rapide fughe lungo la penisola verso luoghi di assemblee ed incontri ribelli. Dai finestrini dei treni o dalle auto in corsa intravvedi i lunghi filari che coprono le colline o ne scorgi brevi festoni che occhieggiano tra orti ed uliveti e pensi al mito antico di dei scesi in terra a libare, immagini le opere pazienti di potature e cantine,la socialità di incontri e mense imbandite.
Poi torni al presente di nuovi sfruttamenti e schiavitù e pensi che la liberazione dell’essere umano e della natura non deve rimanere semplicemente una bella favola, ma divenire una meta realizzabile, perché tanto impegno e tanta bellezza abbiano senso e mettano radici.
Mentre scrivo, sale il buio a bussare alla mia porta, il pergolato scompare nell’ombra; qualche fruscio di passero ritardatario; rare stelle in un cielo che sa già d’inverno.
Tra poco scenderò a condividere la cena insieme a quanti veglieranno su di me questa notte.
Nicoletta
La Parentesi di Elisabetta del19/10/2016 e Podcast
“Pelle nera sociale.”

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Le uccisioni di persone afroamericane da parte delle forze di polizia che stanno avvenendo negli USA per le strade, ai posti di blocco o in semplici controlli di routine o dentro le carceri sono uno stillicidio. L’ultimo in ordine di tempo il caso di Michael Sabbie.
“Un nuovo video shock scuote l’America. Mostra almeno sei agenti che saltano addosso ad un detenuto afroamericano in una prigione tra il Texas e l’Arkansas. Michael Sabbie, 35 anni, implora “Non respiro, non respiro”. Il giorno dopo verrà trovato morto in cella. L’episodio è stato già ribattezzato come ‘un nuovo caso alla Eric Garner’, l’afroamericano di New York ucciso da un agente nel 2014 nonostante implorasse di mollare la stretta alla gola che lo stava soffocando.”
I “neri/e” sono assimilati e promossi socialmente se si integrano e si mettono la maschera bianca, se aderiscono ai valori di questa società, se sono disponibili a farsi tramite per la divulgazione dei valori dominanti. Il presidente degli Stati Uniti è nero, tanti/e giudici, magistrati, politici, poliziotti… lo sono, ma i neri sono la maggior parte della popolazione povera e oppressa e rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione carceraria. Vengono uccisi quotidianamente per le strade e sono socialmente emarginati a tutti i livelli, hanno i lavori più scadenti, sottopagati e senza nessuna tutela.
Anche da noi ai migranti si chiede l’integrazione. Il migrante bravo è quello che abbandona i suoi valori e assume quelli occidentali, che ce la fa, che sponsorizza questa società e contribuisce a sostenere leggi securitarie, Cie, perbenismo, legalità… e condanna come violenti quelli che non ce l’hanno fatta e sono rimasti in miseria e che protestano e si ribellano. Ai migranti appena arrivati si chiede di collaborare a pulire parchi, sponsorizzare il politicamente corretto, fare volontariato nei settori più disparati.
Ma questo non riguarda solo i/le migranti o gli/le afroamericani/e, riguarda anche quelle/i che hanno una pelle nera sociale.
E’ stato approvato, qui da noi, un Decreto Interministeriale, operativo dal 18 luglio 2016, che prevede che i poveri/e, gli emarginati, i senzatetto possano accedere a qualche aiuto e sostegno (che poi tra l’altro è sempre di minima) se collaborano al sociale, se si rendono conto che devono provare a partecipare a questa società, se prendono atto della loro scarsa attitudine a concludere “qualcosa di buono”, se realizzano che l’unica strada che hanno è quella di rimettersi in gioco, pena l’esclusione definitiva e a tutto campo.
“Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un Progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. Il progetto viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni e coinvolge tutti i componenti, instaurando un patto tra servizi e famiglie che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni.”
Chiaramente bisogna essere attivi, chiedere la partecipazione, essere in possesso dei requisiti e venire inseriti in una “valutazione multidimensionale del bisogno (sic!)”. Per il progetto sono stati stanziati 750 milioni di euro per il 2016.
Quindi il problema non è dare i soldi, perchè basterebbe dare un contributo a chi è al di sotto di una soglia di reddito, no, il problema è di ottenere la colpevolizzazione del soggetto e la sua disponibilità a far suoi i valori di questa società.
La miseria e l’infelicità vengono ridotte ad un fallimento personale o a un problema psicologico. La società sarebbe sana, sarebbero gli individui incapaci di valorizzarsi e saperla vivere.
Così è anche per noi. Le donne vengono spinte ad integrarsi nei valori di questa società, a partecipare ai suoi destini, a propagandare che se una vuole e si dà da fare può ottenere qualsiasi livello di gratificazione economica e sociale come e meglio degli uomini. Ne deriva che questa è la migliore società possibile e che possiamo contribuire con la partecipazione attiva e la collaborazione ad apportare ulteriori correttivi. Quelle che si vendono al patriarcato attraverso l’uso dell’emancipazione per la propria promozione personale sponsorizzando questa società, che condannano la violenza di chi si ribella, quelle che collaborano, che ne sostengono i valori, riceveranno la mancia. Vengono presentate come femministe, e contribuiscono, sostenendo questo sistema, a tenere nella miseria, nella precarietà, nella soggezione tutte le altre e gli oppressi tutti.
Un integrazionismo violento che trascina ogni rivendicazione nel pantano di un asservimento volontario, in una litania di querule richieste di delega e di protezione,togliendo capacità di indignarsi e possibilità reattiva, un integrazionismo che riporta tutti alla condizione di esseri da tutelare, continuamente alla ricerca di attenzione e approvazione. Una dichiarazione di esistenza vincolata all’approvazione dello Stato e, per i popoli del terzo mondo,all’approvazione da parte della cultura occidentale e neocoloniale a cui si dovrebbero affidare mani e piedi legati.
E’ necessario riportare ad unità la lettura dei meccanismi neoliberisti, contribuire ad una analisi della società a tutto campo che esca dai percorsi categoriali. Questo riesce ad esplicitare meglio le nostre posizioni nello specifico femminista e può essere di aiuto nella comprensione delle modalità di disgregazione del sociale e del dissenso che il neoliberismo usa.
Porsi fuori e contro la società del capitale a partire da rifiuto della sua ideologia al fine di far valere la volontà di riscatto e di liberazione degli oppressi/e. Una pratica di riappropriazione, soddisfazione dei propri bisogni, fuori e contro il lavoro salariato, i ruoli, la meritocrazia, le gerarchie… sapendo che dobbiamo fare i conti con la socialdemocrazia riformista tutta tesa a coartare gli oppressi/e sul fronte interno e ad assoggettare con qualsiasi mezzo i popoli del terzo mondo sul fronte esterno.
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Giornate Internazionali di azione per lo Yemen!
DAL 21 OTTOBRE GIORNATE INTERNAZIONALI DI AZIONE PER LO YEMEN. APPELLO ALLA MOBILITAZIONE

di Marinella Correggia
E’ nota a tutti l’immensità della tragedia in Yemen (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3272). Da diciannove mesi un gruppo di Stati a guida saudita porta avanti contro questa unica repubblica della Penisola araba una guerra di aggressione dai risultati apocalittici. Oltre seimila vittime dei bombardamenti aerei, con aerei e armi occidentali. Centinaia di migliaia di bambini malnutriti a causa del blocco navale imposto dai petromonarchi, con il cibo usato come arma di sterminio. La grande maggioranza della popolazione ormai incapace di far fronte alle proprie necessità. Oltre due milioni di sfollati. Le infrastrutture di base di questo paese gia’ povero distrutte, insieme al suo antico patrimonio storico.
In seguito a incontri sullo Yemen a Londra (agosto) e Ginevra (settembre), alcuni gruppi attivi sul tema hanno deciso di indire dal 21 ottobre alla fine di ottobre le “Giornate internazionali di azione sullo Yemen”, per chiedere la fine dell’export di armi ai Saud come forma importante di dissociazione e pressione nei confronti dei sauditi e dei loro complici. Purtroppo anche il nostro paese continua a macchiarsi di questa complicità con i criminali. Alcune risoluzioni parlamentari giacciono inevase. Il governo continua con i pellegrinaggi nel Golfo. Rete No War a Roma ha fatto nei mesi scorsi varie manifestazioni.
Ma occorrono azioni comuni in un lasso di tempo determinato. Le presenze simultanee in piazza in varie nazioni servono a rafforzare la protesta – se si sarà capaci di veicolare la comunicazione al mondo della politica.
Per ora il 21 ottobre le manifestazioni sono organizzate a Roma il 21 a piazza san Giovanni grazie alla mobilitazione della Rete No War – non solo sullo Yemen http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3277– nel quadro del No Renzi Day e sempre a Roma il 22 con cartelli durante il corteo; il 21 a Londra davanti al Foreign Office.Seguiranno nei giorni successivi manifestazioni a Bruxelles in Belgio, a Vancouver in Canada e in Svezia. In Yemen le manifestazioni sono continue…
Sarebbero utili anche piccoli presidi in altri luoghi!
Inoltre ecco – sempre a partire dal 21 – un possibile impegno tramite i social. Twittare tutti: Pace in Yemen – stop armi ai Saud mettendo il link alla petizione
“Basta bombe fabbricate in Italia e usate dai sauditi nei massacri di civili in Yemen” .
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Solidarietà a Amy Goodman!
Il paese della dittatura delle multinazionali
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Gudrun Ensslin
Gudrun Ensslin, militante della RAF, rivoluzionaria, uccisa come Rosa Luxemburg dalla socialdemocrazia tedesca.
18 ottobre 1977-18 ottobre 2015
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Campagna per il NO al referendum del 4 dicembre!
33)Votiamo NO per dire NO alle menzogne seriali del PD, del governo, della televisione di Stato.

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