
Per Lioce, spiega il suo difensore, “oggi non è di primaria importanza la questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova“.
“Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni – dice – rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso, così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L’unica ragione per cui è ‘murata viva’ è la ‘ragion di stato’ che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti“.
“Aldilà del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva della Lioce – conclude l’avvocato Serra -, va sottolineata la positività e l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno decidere caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base del solo titolo di reato“.
Assunta Cassiano

















