Sul mio corpo decido io!
<Il corpo è mio e decido io> è un’affermazione che fa parte da decenni ormai del patrimonio del movimento femminista. E’ un’affermazione fortemente politica che rivendica la libertà di decisione su tutto quello che riguarda il corpo, terreno di scontro fisico, palpabile e diretto delle lotte contro l’oppressione patriarcale. Ma non può essere certo un’affermazione confinata all’interno di aborto e contraccezione, maternità e sessualità…siamo perfettamente consapevoli ( o no?) che dichiara la volontà di decidere di noi stesse a tutto campo e in ogni momento della nostra vita.
Presuppone il rifiuto della delega, del ruolo degli esperti e delle esperte, dell’ingerenza dello Stato sul nostro corpo e sulla nostra salute. Questo assunto non può essere applicato all’interno di interessi categoriali. E’ un’affermazione politica fondamentale nella lotta contro la società neoliberista che ha la pretesa di patriarcalizzare la vita di tutti trascinando nella totalità del sociale le modalità di oppressione che vengono messe in atto nei confronti delle donne attraverso il modello patriarcale.
Per questo è necessario opporsi fermamente ad ogni tentativo da parte del potere di imporre la coercizione dei nostri corpi attraverso il ricatto di un <bene comune e superiore> a cui ci dovremmo assoggettare e piegare. Non saremmo, evidentemente, in grado di decidere da sole, saremmo irresponsabili e in fin dei conti, dovremmo essere guidate da chi ne sa più di noi prendendo atto della nostra scarsità e inadeguatezza. Questa impostazione è allo stesso tempo infantilizzante e colpevolizzante e costituisce una caratteristica precipua del dominio patriarcale che il neoliberismo ha fatto propria.
Se accettassimo di fare un passo indietro rispetto ad un principio che non solo noi riteniamo fondante, ma che risulta tale dalla nostra storia, dalla nostra memoria e dalle nostre lotte, per un’emergenza come quella attualmente dichiarata per il Covid-19, questo significherebbe essere disposte ad accettare che l’assunto di partenza sia sempre sub iudicio cioè modificabile ogniqualvolta il potere lo ritenga necessario e che sarebbe giusto per lo Stato, in qualsiasi momento e per il bene <comune>, obbligarci ad abortire o a non abortire, a fare figli o a non farli, ad entrare in un modello sessuale o in un altro perché siamo infantili, inaffidabili, incoerenti, immature, bisognose di una guida e incapaci di gestirci da sole, perché non sappiamo qual’é il nostro bene e ci dobbiamo affidare a chi ne sa più di noi a cui dobbiamo considerazione e rispetto.
Ci ritorna alla mente un intervento molto bello di una compagna femminista all’interno dell’Incontro nazionale separato del 2012 “Il personale è politico, il sociale è il privato”, organizzato dalla Coordinamenta, che si intitolava Il corpo è mio, dello Stato o del mercato? di cui riportiamo uno stralcio illuminante
[…] Si potrebbero fare centinaia di esempi, dove vengono coinvolti il lato affettivo, la buona volontà, l’umanità, la pietà, magari anche assieme alla volontà di mantenere un posto di lavoro che, seppur per quattro soldi, ci permette di campare, dimenticando che la nostra vita dovremmo sceglierla noi e non farla scegliere ai nostri sensi di colpa e che il tempo è nostro. Non è un appello all’individualismo: la solidarietà è quella che noi decidiamo di portare avanti nei confronti delle altre, al di là degli obblighi che ci vengono imposti, è spontanea; essa è coscienza di classe, ha l’obiettivo di sostenerci le une con le altre in nome di parole comuni e non di interessi corporativi; non è carità e non si deve acriticamente a tutti; ma soprattutto non è e non deve essere un modo per renderci complici del sistema. (ATTI dell’Incontro nazionale separato< Il personale è politico, il sociale è il privato> pp.29-30)
Se c’è un movimento che in questo momento dovrebbe battersi contro il lockdown e le modalità di attuazione dell’attuale dichiarazione di emergenza è proprio il movimento femminista. Altrimenti che cosa significano autonomia, autodeterminazione, gestione di se stesse?
Il controllo cosciente del proprio comportamento è una possibilità tutta da conquistare e assolutamente da difendere. Coscienza di genere è avere consapevolezza dei complessi meccanismi delle leggi e dei processi di interiorizzazione delle ideologie ufficiali, vecchie e nuove, significa capacità di progettazione consapevole del nostro futuro, significa pratica sociale orientata alla realizzazione delle nostre aspirazioni e alla liberazione di noi tutte. La coscienza personale non si annulla nella coscienza sociale, ma in questa prende linfa e si arricchisce e si sviluppa e si consolida nel corso della rivoluzione sociale contro tutte le manifestazioni del dominio reale del capitale e del patriarcato.
Sul mio corpo decido io!
Coordinamenta femminista e lesbica