A proposito dell’iniziativa a Parma del 19 gennaio

A proposito dell’iniziativa a Parma del 19 gennaio 2018

Riceviamo e inoltriamo in calce a seguire la lettera delle compagne che hanno organizzato l’iniziativa del 19 gennaio prossimo a Parma e il comunicato di Parmantifascista in relazione allo stesso evento, in risposta al testo divulgato dalla rete #iostoconclaudia.

Riceviamo e inoltriamo il comunicato di Nicoletta Poidimani.

 

Parma, 13 gennaio 2018

Care compagne della Coordinamenta, Cara Nicoletta,

vi scriviamo in merito al testo “Ci vuole una comunità per stuprare una donna. Sull’assemblea in programma a Parma.” comparso sul web da ieri. Siamo molto arrabbiate delle inesattezze  riportate in quel testo e delle pesanti accuse che ci vengono rivolte e che riteniamo ingiuste. In particolare quando si scrive di “tentativo di ripulitura di soggetti-e che, non solo non hanno mai preso posizione chiara su tutta la vicenda, ma che nell’ombra hanno lavorato affinché una qualsiasi forma di solidarietà a Claudia non si venisse a creare” e di “una assemblea le cui organizzatrici-tori e sostenitori nulla hanno di differente con i processi borghesi con cui si riempiono la bocca, essendo essi stessi complici di aver perpetuato una cultura dello stupro fatta di processi ai comportamenti, isolamento, minacce e creazione di un clima insicuro e ostile verso quella che chiamano la “vittima infantilizzata”, una teoria usata ad hoc in questi anni per mettere lei sul banco degli imputati”.

Precisiamo che Parmantifascista 2.0 non ha nulla a che vedere con l’ex collettivo Rete AntiFascista (RAF). Parmantifascista 2.0 è una pagina on line di informazione cittadina, non è un collettivo o una rete. Come da loro stesse recentemente precisato, nessuna delle persone che si occupano della pagina faceva parte della RAF e le stesse persone hanno, con noi (e non solo), espresso una posizione netta contro stupro e stupratori. Alcune persone di Parmantifascista 2.0 sono parte attiva della nostra assemblea e per questo, non avendo altri mezzi FB autonomi, abbiamo deciso di chiedere loro di creare l’evento FB dell’iniziativa del 19 gennaio. Non l’avremmo fatto se avessimo avuto qualche dubbio sulla loro eventuale collusione con gli stupratori di via Testi Francesco Cavalca, Francesco Concari e Valerio Pucci o con altri pezzi di merda che continuano ad avere posizioni ambigue in città, come è nostra abituale prassi.

Precisiamo inoltre che il Collettivo Anarchico Antisessista (KAS) ha cessato ogni attività da più di un anno e l’attuale assemblea antisessista non è la sua prosecuzione. Solo alcune (poche) di noi facevano parte del KAS; queste persone si sono sempre espresse contro stupro/stupratori e hanno agito di conseguenza in vari modi. Ci chiediamo come le firmatarie del testo in oggetto possano conoscere il nostro agire quotidiano per affermare il contrario! Riteniamo grave fare supposizioni sulle nostre vite.

Cogliamo l’occasione anche per precisare che nel comunicato a firma KAS che alcune di noi contribuirono a scrivere nel 2015 ci si espresse in termini di “presunto stupro” per non sovradeterminare la volontà della donna che non si era ancora espressa e non certo per coprire gli stupratori (come anche riportato già nel testo del 2015). Avevamo appreso la notizia dai giornali che non riteniamo una fonte attendibile. Ovviamente oggi parlare di presunto stupro è inaccettabile, ma il contesto è importante. Soprattutto ribadiamo a Claudia che abbiamo più volte, dal 2015 cercato di incontrarla, per darle voce e che se non le siamo state vicine nel 2010 era solo perchè non sapevamo della sua storia di merda. Avremmo preferito essere noi al suo fianco per sostenerla, e non lasciarla nelle grinfie di un manipolo di carabinieri. Siamo sinceramente amareggiate per questo.

Le  persone denunciate per favoreggiamento non fanno parte della nostra assemblea né facevano parte del KAS né hanno a che fare con la pagina Parmantifascista 2.0.

Le gravi accuse che ci vengono rivolte e l’invito al boicottaggio della nostra iniziativa del 19 gennaio basato, come abbiamo cercato di spiegare, su inesattezze, crediamo siano ingiuste nei nostri confronti. Soprattutto riteniamo queste accuse dannose per la reale lotta antisessista e antipatriarcale che stiamo cercando di portare avanti con convinzione in città, proprio a partire dalla merda dello stupro di via Testi. Non vogliamo rinunciare alla nostra lotta! 

Temiamo che questa nostra lettera, se resa pubblica, possa innescare un’ennesima guerra di comunicati ed essere comunque strumentalizzata, se chi legge manca di onestà intellettuale  e/o non si pone nella condizione di ascolto e fiducia verso chi scrive. Come sapete, ai dibattiti e prese di posizione virtuali preferiamo la concretezza della lotta quotidiana e il confronto diretto, fuori dalla spettacolarizzazione mediatica e da logiche del “fare politica” delegittimando/diffamando chi non ha esattamente le proprie idee e prassi. Se volete, comunque pubblicate pure questa lettera in favore della chiarezza.

Ci vediamo il 19, un abbraccio,

ASSEMBLEA ANTISESSISTA

 

Da Parmantifascista 2.0

https://www.facebook.com/Parmantifascista2.0/

Visto che, dopo aver pubblicato su questa pagina l’iniziativa prevista per il 19 gennaio sulla violenza maschile sulle donne, è girato un appello al boicottaggio della stessa, rispondiamo qui di seguito a ciò che in quel testo viene erroneamente riportato.

Parmantifascista è una pagina di informazione cittadina, un collettore di iniziative e comunicati a livello locale. Non è un collettivo, non un gruppo o una rete. Parmantifascista non è (non è mai stata) la Rete Antifascista che, a dispetto del nome, era invece un collettivo (non una rete) che non esiste più da tempo. Nessuna delle persone che si occupano della pagina faceva parte del collettivo Raf, né nessuna ha mai lontanamente preso le parti di chi è coinvolto nel processo per lo stupro “di via Testi”.
Non essendo espressione di un collettivo, una rete o un gruppo politico, ma una semplice pagina collettrice, Parmantifascista non esce con comunicati o iniziative proprie, talvolta ospita eventi di realtà che non hanno una pagina Facebook, o talvolta serve da megafono per mobilitazioni di “movimento” (vedi la commemorazione annuale dell’assassinio di Mario Lupo o il corteo della Liberazione).
Rispetto al comunicato scritto nel 2014 a firma Parmantifascista, fu dettato dalla assoluta non conoscenza dell’accaduto e redatto da chi non sapeva nulla dello stupro utilizzando il nome parmantifascista come sigla “collettiva” (talvolta, in un ormai lontano passato, era infatti usata per mobilitazioni antifasciste che raggruppassero più gruppi); i gestori della pagina non hanno sottoscritto quel comunicato, e nelle occasioni pubbliche hanno sempre definito come stupro quegli accadimenti, ovviamente condannandoli.
L’assemblea antisessista è una formazione che è nata più di due anni fa, che non è erede di alcun collettivo o formazione precedente, e di cui alcune di noi fanno parte. A Parmantifascista è stato chiesto di pubblicizzare un evento sui cui contenuti concordavamo tutti e lo abbiamo fatto più che volentieri (come per altre iniziative, manifesti e volantini dell’assemblea).
Chiunque voglia conoscere il nostro punto di vista, può scrivere alla posta della pagina.

 

Da Nicoletta Poidimani

Nella politica delle donne, come nel cancro, c’è sempre il rischio di recidive. 

Non è, infatti, la prima volta che alcune compagne vengono attaccate e infamate perché non si attengono ai diktat di chi si arroga, al pari dello Stato, il monopolio di teorie e pratiche contro la violenza maschile sulle donne. 

Né è è la prima volta che si assiste all’uso politico di stupri o molestie, presi a pretesto per rese dei conti contro questo o quel gruppo di compagne. 

Contro la violenza maschile sulle donne ci sono diversi modi possibili di agire: c’è chi preferisce fare comunicati o cortei, chi stendere piani antiviolenza per il legislatore, chi fare autodifesa, chi andare al cuore delle contraddizioni per farle esplodere, chi vittimizzando e chi ponendosi in una prospettiva post-vittimistica. 

Ciascuna scelga la pratica (o le pratiche) in cui meglio si rispecchia e che più le corrisponde. Ma sarebbe ora, una volta per tutte, di abbandonare la strada delle modalità immiserenti, dell’infamia, della diffusione di notizie false ed infondate, dei veleni da tastiera, del buttar palate di merda gratuita su altre donne.

Tali modalità non fanno che rafforzare la violenza patriarcale, sia essa agita in sedi politiche o in studi medici, come è avvenuto a Parma – anche se sul secondo caso, quello del chirurgo Gianfranco De Lorenzis che ha violentato 20 pazienti, il silenzio delle donne è stato assordante più di quello mediatico…

Parteciperò all’incontro seminariale organizzato dalle compagne di Parma, perché sono convinta che la diffusione di una prospettiva post-vittimistica possa fornire strumenti utili per smantellare alla radice la riproduzione del potere e della violenza patriarcali e dar forza all’autodeterminazione delle donne.

Nicoletta Poidimani

 

Noi compagne della Coordinamenta femminista e lesbica parteciperemo all’iniziativa del 19 a Parma in cui intendiamo esplicitare il portato della nostra esperienza, le nostre riflessioni e le nostre considerazioni riguardo alla violenza maschile sulle donne che abbiamo maturato in anni di militanza femminista. Riteniamo che nessuna possa arrogarsi il diritto di avere il monopolio, l’esclusiva della lettura e delle lotte contro la violenza di genere o quello di concedere benestare sulla bontà e sulla liceità delle iniziative e men che meno quelle che sono invischiate nel pantano del collaborazionismo con lo Stato, che vanno a braccetto con le donne istituzionali, paraistituzionali e di area PD che hanno una responsabilità primaria sul perpetuarsi della società patriarcale che produce la violenza sulle donne. E men che meno che a Parma non si possano fare più iniziative su questo argomento o non si possa praticare più l’antifascismo.

Questo è il link del comunicato che abbiamo fatto a suo tempo sulle vicende di via Testi e che esprime in maniera molto chiara il nostro pensiero.

Responsabilità collettiva

Coordinamenta femminista e lesbica

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